Il colle è la mia prospettiva. Le colline non sono mai le stesse, come le attività di chi studia e scrive. Dall'alto lo sguardo spazia e aiuta la fantasia, la ricerca; guardare aiuta a pensare, a mettere insieme le idee, quelle che fanno scrivere per sé o per far leggere agli altri ciò che si produce.

martedì 23 novembre 2021

25 novembre, proposte per Conegliano

Il contatore delle violenze e dei femminicidi purtroppo non accenna a fermarsi, se possibile la pandemia ha aggravato la situazione di tante donne (e assai spesso dei loro figli) vittime di situazioni intollerabili nelle famiglie, dentro le mura di casa.

Parlarne è importante, celebrare la giornata altrettanto, ma credo che la cosa migliore da fare sia porre in atto iniziative concrete.

Nascoste dietro le porte di casa anche Conegliano conta situazioni davvero complicate, con rischi altissimi e la paura che attanaglia troppe donne, colpevoli soltanto di essere tali, ovvero donne.

In qualità di Presidente del Consiglio Comunale ho ritenuto giusto scrivere una lettera ai colleghi consiglieri, al Sindaco e agli Assessori interessati affinché l'intera città si senta partecipe di progetti che puntino a rendere Conegliano più sicura, anche per le donne e dentro le case.

Ritengo fondamentale progettare anche qui un Centro Anti Violenza, come a Vittorio Veneto; 

fare il punto della situazione con le Forze dell'ordine; 

creare una vera e propria rete attiva che metta insieme le risorse degli Uffici dei Servizi Sociali, l'ULSS, le Associazioni di volontariato;

attivare progetti educativi con modalità innovative per tutte le fasce di età, in tutte le scuole, per creare cittadini e cittadine migliori e più attenti, magari con l'ausilio della Fondazione di Comunità, che in questo campo ha già avuto esperienze positive.

Ho proposto anche di modificare al più presto il regolamento della Commissione Pari Opportunità per renderla più snella ed efficiente e arrivare entro poco alla sua nomina e farla lavorare a favore della nostra Comunità.

Sarebbe bello poter annunciare, il 25 novembre 2022, che Conegliano si pone all'avanguardia per la sicurezza delle donne e dei bambini, con progetti concreti avviati e visibili a tutti.

venerdì 5 novembre 2021

Torno a prendere la parola #conegliano #consigliocomunale


Se dovessimo valutare le nostre idee o posizioni in base ai commenti sui social il rischio di crisi schizofreniche sarebbe ovviamente elevatissimo, quindi lasciamo perdere.

Non ho rilasciato dichiarazioni pubbliche da settimane proprio per evitare di dare ulteriore fiato alle polemiche quotidiane, alle presunte verginità politiche, alle fantasiose dignità di questo o quello.

Nella vita in generale e in politica soprattutto succede di non essere d'accordo su piccole o grandi questioni, dal mio punto di vista risulta più utile guardare più in là.

Fine della premessa.

Ieri sera il nuovo Consiglio Comunale mi ha eletta come sua Presidente e vi assicuro che nonostante il fiume di inchiostro delle ultime settimane sono emozionata e commossa. 

Come detto ieri il primo ringraziamento va a quelle 332 persone (più una, anch'io mi sono votata...) che hanno scritto il mio nome sulla scheda elettorale consegnandomi un risultato che non mi aspettavo e che da un lato mi inorgoglisce ma dall'altro mi carica di responsabilità.

Il secondo grazie va al mio Partito, al circolo di Conegliano e anche alla Segreteria Provinciale che hanno scorto in tutta questa vicenda la possibilità di tentare una strada nuova, che non era e non è scontata visto che nessuno ha la palla di vetro per vedere il futuro: occorre provare a capire se si può costruire qualcosa di nuovo. 

Tutto certo e sicuro? Ovviamente no, ma spesso i piccoli passi contengono significati profondi.

Il terzo grazie va certamente a Fabio Chies e ai suoi alleati, avversari politici da sempre, che hanno appoggiato l'idea che la Presidenza del Consiglio Comunale andasse per la prima volta a una donna, per di più del PD e, ancora di più, con radici ed esperienza politica a sinistra.

Magari (e per una volta mi perdonerete questa digressione), nel mio caso, proprio a prescindere dallo schieramento storico, hanno contato l'esperienza, il mio amore viscerale per Conegliano e per le istituzioni democratiche.

Nei prossimi giorni cercherò di "prendere le misure" dell'incarico che sono chiamata a ricoprire e che mi impegno a svolgere nel modo migliore secondo le mie capacità.

Il Consiglio Comunale è il massimo organo politico e di indirizzo di un Comune: intendo ridargli centralità, soprattutto grazie alla collaborazione di tutti i gruppi, dei singoli consiglieri, degli uffici comunali, del Sindaco e della sua Giunta.

Grazie a tutti e buon lavoro: Conegliano deve riprendersi il ruolo che le è proprio, crediamoci insieme.


Foto da La Tribuna di Treviso




giovedì 14 ottobre 2021

Chiedo la parola

Avrei preferito che Francesca Di Gaspero vincesse al primo turno oppure che, in seconda ipotesi, andasse a ballottaggio? Talmente ovvia la risposta che non varrebbe nemmeno la pena di scriverla: chiaro che sì.

È andata in un altro modo e ora, in quanto cittadini, siamo di fronte a una scelta.

In questi ultimi giorni, nelle riunioni susseguitesi ho affermato più volte che la prima lista, il primo partito della città non possono fare finta di niente, non possono scegliere di starsene orgogliosamente seduti sulla cima dell'Aventino e osservare con distacco ciò che accade.

Ora mi prendo la libertà di dire pubblicamente la mia, si intende nel rispetto delle opinioni diverse.

Da donna di sinistra quale sono ho letto degli appoggi diretti di Giorgia Meloni e Matteo Salvini al candidato Garbellotto e, se non ricordo male, lo stesso si è dichiarato orgoglioso di quelle dichiarazioni, abbiamo sentito tutti l'esordio con sceriffi e manager, come se una città fosse una contea del Kentucky o un'azienda. 

Uno dice, in campagna elettorale si cercano voti un po' ovunque, però poi si fa fatica a far finta di nulla.

Il Presidente Zaia è stato sicuramente il "supporter" più influente al riguardo, spesso andando oltre il ruolo istituzionale che gli spetta, addirittura, in una escalation di dichiarazioni, si è parlato di improbabili capoluoghi di Provincia (ricordo di aver scritto che non abbiamo bisogno di poltronifici), annessioni con San Vendemiano (?), qua e là si è affermato che una Sinistra Piave del tutto in mano leghista permetterebbe maggiori finanziamenti, eccetera.

Quest'ultima mi pare l'affermazione più grave: credevo che fossero progetti, proposte a contare là dove si decide; credo che i sindaci debbano confrontarsi fra loro e collaborare in nome dell'intero territorio, a partire da sanità, trasporti, viabilità…

Non conosco personalmente Piero Garbellotto, ma devo dire che avrei preferito sentire da parte sua un certo distacco da parole e persone (i fatti nazionali degli ultimissimi giorni tra l'altro parlano da sé), dichiarazioni più in linea con ciò che, secondo me e molti altri, rappresenta il bene per Conegliano.

Ad appoggiarlo ci sono anche diverse persone che stimo, alcuni amici, ma questo non mi impedisce di pensare in modo diverso.

Improvviso innamoramento per Fabio Chies? Non scherziamo. Molto più semplicemente preferisco una parte moderata a una più spostata a destra, una persona più disponibile al confronto. 

Dal canto mio, visto che siederò in Consiglio Comunale, nulla mi impedirà di affermare ciò che penso, di essere contraria a proposte e delibere che non condivido, di lavorare, come e più di prima con l'unico obiettivo il bene di Conegliano, a partire, ancora una volta, dai bisogni dei più deboli e dalla valorizzazione del nostro grande patrimonio.

Per questi motivi domenica mi recherò alle urne e voterò per Fabio Chies.

Isabella Gianelloni


mercoledì 29 settembre 2021

E quindi che si fa? @garbellotto @chies

Oggi ho ricevuto la lettera di una signora anziana, nostra concittadina. È disabile, fa molta fatica a muoversi e ha chiesto al Comune di poter usufruire del servizio dei pasti a domicilio.

Mi ha scritto che da qualche tempo a questa parte il servizio è stato demandato direttamente alla ditta che confeziona i pasti, i cui dipendenti, ovviamente, sono pagati e formati per portare il cibo e nient'altro.

La signora non si lamenta della qualità, che a questo punto è il problema minore, ma che da mesi nessuno le chieda come sta, se va tutto bene.

Vi pare poco? No, in realtà è quasi tutto: chi è solo ha bisogno come il pane di una parola di conforto, di sentirsi parte di una comunità che si occupa anche dei più fragili. E gli anziani, oltre a tutto anche disabili, sono in assoluto i più deboli.

Cosa vogliamo fare? Per un sindaco-imprenditore che bada solo all'avanzo di bilancio quella signora è un  numero come un altro, anzi un costo, chi ha amministrato fino ad ora ha pensato, in fondo, la stessa cosa. 

Invece no, lo ribadisco ancora una volta: una città è prima di tutto una comunità: in centro come nei quartieri più periferici nessuno deve sentirsi abbandonato, lasciato solo.

Da consigliere comunale ho ricevuto spesso richieste di aiuto, sollecitazioni, segnalazioni e, in virtù della carica che ricoprivo, ho prima di tutto verificato come stessero le cose con gli uffici preposti. Io stessa, da insegnante e da cittadina, ho segnalato e chiesto chiarimenti per alcune situazioni.

Questo deve fare un amministratore: se governa impegnarsi per una grande opera di inclusione, condivisione, miglioramento dei servizi a favore della popolazione, se sta all'opposizione non smettere mai di stare, comunque, al servizio delle persone.

Soprattutto nell'ambito sociale la parola d'ordine deve essere sempre questa: nessuno deve essere lasciato solo.

Cara signora, le risponderò via lettera, con la sua stessa modalità, e se sarò eletta, da consigliere, mi impegnerò ancora perché né lei né nessun altro venga più lasciato solo.

Conegliano può, da ottobre

lunedì 27 settembre 2021

A Conegliano serve un nuovo poltronificio? Siamo seri!

La "Perla del Veneto" deve tornare a splendere, non con proposte iperboliche e fondamentalmente utili solo a chi le propone, ma con idee e fatti a favore di tutta la comunità.

Appare ormai chiaro che gli ultimi giorni di campagna elettorale fanno salire il livello di stress nelle stanze della politica, ma un po' di raziocinio non sarebbe male.

Conegliano di tutto ha bisogno tranne che di soldi buttati al vento, promesse per buona parte irrealizzabili e totale noncuranza verso le questioni davvero importanti da risolvere.

Fra circonvallazioni che anche la Provincia (quella di Treviso per capirci) ha cassato, proposte di annessione con San Vendemiano (chi annette chi?), ultima in ordine di tempo la mitica Provincia di Conegliano (sigla CG, a cui mancherebbe solo un DO davanti?) mi pare che stiamo andando davvero oltre ogni ragionevolezza.

1. Sappiamo che le poltrone fanno gola e sappiamo ancora meglio che si tratterebbe di un nuovo e inutile poltronificio, con prebende e tutto quanto fa parte della peggior tradizione del nostro Paese.

2. Una nuova Provincia, fra le altre cose, significherebbe costruire ancora, chissà, magari proprio in qualche area da poco rimasta vuota...


Ci sarebbe da ridere, se non si trattasse dell'ennesima "fuffa" che niente porterebbe di buono a una città che ne ha invece tanto bisogno.

La famosa porta dell'Unesco merita investimenti che offrano a Coneglianesi e turisti occasioni e servizi: rendere decoroso il centro storico, oggi vuoto di negozi e ricco di sporcizia sotto i portici; far sì che le mura siano visibili e non nascoste da piante infestanti, magari anche visitabili grazie a qualche atto di coraggio; affrontare il tema del teatro, dimenticato dai più; dare al castello la dignità museale che merita; chiamare le associazioni per lavorare su proposte attrattive in tema di musica, teatro, arti visive...

Pensiamo, magari, a dove trovare il denaro necessario per ridare smalto a tre edifici di nostra proprietà: il castello, l'ex convento di San Francesco, Palazzo Sarcinelli, loro sì porte dell'Unesco.

Prendiamo magari spunto da ciò che altri hanno già pensato e realizzato, come ci ha dimostrato ieri il Sindaco di Bergamo Giorgio Gori: sarebbe un modo più sincero e onesto per presentarsi alla città e per aprirci bene e decorosamente al mondo.

L'alternativa c'è e Conegliano può, da ottobre.




lunedì 20 settembre 2021

Niente giochini di palazzo sui bisogni dei più deboli!

La Caritas diocesana lancia un appello: servono urgentemente strutture per chi non ha un tetto e un emporio con prezzi simbolici che dia dignità a chi non può permettersi la spesa nei supermercati.

Posso tranquillamente affermare che nella politica coneglianese degli ultimi anni il Partito Democratico è stato in prima linea nel porre il problema, proporre ai diversi Sindaci e Assessori che si sono succeduti di affrontarlo insieme alle meritorie associazioni di volontariato, magari servendosi delle strutture già esistenti e snobbate (vedi Fondazione di Comunità).

Ricordo un Consiglio comunale aperto, chiesto da noi dell'opposizione, proprio sui temi della povertà con gli sbadigli, la noia evidente e il silenzio dei consiglieri di maggioranza, alcuni dei quali adesso si ripropongono convinti che tutti dimentichino ciò che in tanti anni non hanno fatto.

Non solo, uno dei risultati più evidenti è che sono state chiuse le docce per i senza tetto organizzate a Casa Fenzi dalla precedente gestione (quella che forse dava fastidio, compreso il compianto Renato Sartor incensato dopo la morte e poco ascoltato in vita).

La pandemia ha sicuramente complicato tutto, ma non è con le chiacchiere e le lacrimucce che si risolvono i problemi, occorre lavoro, tanto lavoro. 

Occorre, tanto per cominciare, non lasciare soli i dipendenti comunali che si occupano del settore del Sociale, proporre iniziative che vadano nella direzione della dignità delle persone: il volontariato è insostituibile ma ha sicuramente bisogno di una amministrazione pubblica che funga da facilitatore e non se ne rimanga in disparte.

Certo, spesso i più poveri non vanno nemmeno a votare, hanno in testa l'abbandono, sappiamo che la povertà e l'emarginazione non sono "belle" da vedere.

Esistono, però, altroché se esistono! La civiltà di una comunità si misura anche dall'attenzione e dalle azioni che pone in atto a favore della parte più fragile.

Non raccontiamoci frottole: chi non ha mai voluto affrontare davvero il problema difficilmente lo farà nei prossimi anni.

Conegliano può cambiare passo anche su questo, dal prossimo ottobre



martedì 7 settembre 2021

Conegliano o pista di Le Mans?

Elezioni amministrative di Conegliano: tutti i candidati (compresi quelli a sindaco) sperano di entrare in Consiglio Comunale, organo politico per eccellenza, quello nel quale si prendono le decisioni più importanti per la città.

Sentir parlare di Comune che funziona alla massima velocità fa venire un dubbio, che speriamo essere smentito. Velocità non sempre fa rima con efficienza, a volte è molto lontana anche dal concetto di democrazia.

Il Consiglio funziona attraverso la discussione, il confronto democratico tra le diverse forze politiche presenti, non è che qualcuno pensa che si tratti di un organismo inutile, speriamo. Sono cose che fanno pensare ad altre epoche e comunque ad altri luoghi del mondo.

Tutti ci auguriamo una macchina amministrativa efficiente, che risponda con solerzia, trasparenza e chiarezza alle esigenze dei cittadini, ma la pista di Le Mans lasciamola lì dov'è.

Anche perché, lo avevamo già affermato tempo fa, un Comune, una città, non sono un'azienda, ma una comunità, concetto molto più complesso e ricco di sfaccettature.

Una Giunta non è un CdA e il Consiglio comunale non è l'assemblea dei soci: in una comunità esistono realtà, pensieri, visioni molto diversi fra loro.

Agli sceriffi e ai piloti di Formula Uno preferiamo pensare a un'Amministrazione comunale efficiente proprio perché pronta all'ascolto, al dibattito, alla partecipazione e al confronto, capace di motivare i dipendenti comunali mettendone a frutto competenze e professionalità, organizzando meglio la "macchina", un'Amministrazione impegnata per il benessere di tutti, partendo dal basso.

venerdì 3 settembre 2021

Musica e teatro: Conegliano ne ha assoluto bisogno

Due forme d'arte, musica e teatro, che contengono valori altissimi anche pedagogici, tradizioni millenarie che hanno donato al mondo e al nostro Paese contenuti, pensieri, idee, bellezza.

Conegliano ha un'antica familiarità con ambedue, basti ricordare la presenza, fin dal XIX secolo, di diversi teatri o la storia gloriosa della Filarmonica Benini.

Venendo a oggi, a questi anni complicati, sono centinaia le persone, giovani o meno, che si sono appassionate alla recitazione, al suono e alla musica, allo spettacolo.

Abbiamo due istituti musicali di assoluto valore, la banda cittadina, giovani che vorrebbero un luogo dove poter suonare che non siano i garage di casa.

Le compagnie teatrali mettono in scena ogni anno tanti spettacoli con altrettanto pubblico.

Oggi, dopo il periodo tremendo della pandemia, musica e teatro hanno assunto, più di prima, anche una funzione terapeutica, psicologica: se è aumentato il consumo di psicofarmaci, un antidoto può essere studiare e suonare uno strumento insieme ad altri, mettersi in gioco e superare le proprie paure recitando.

Non scopro niente, ovviamente, sono cose risapute.

Per tutti questi motivi, oggi più di ieri, le scuole di musica, la banda cittadina, i giovani che vogliono suonare, le compagnie teatrali vanno incoraggiati, aiutati, trovando ogni modo per non creare più problemi di quelli già esistenti. Si tratta, in fondo, di un investimento per il futuro.

Se il Comune vanta crediti è bene che cominci da qualche altra parte, non dai più deboli (in generale), piuttosto pensiamo a razionalizzare l'uso degli spazi, a trovarne di nuovi, a rendere decenti le aule date in concessione alle scuole di musica.

Mi immagino una serie di rassegne in cui ascoltare l'allegria intrinseca della banda, la bellezza della musica classica, il jazz, il rock, le nuove forme musicali suonate dalle nuove generazioni.

Mi immagino la "gara" fra le compagnie teatrali per mettere in scena la pièce più bella, innovativa, meglio interpretata.

Che dite, ci proviamo? Da ottobre si può


venerdì 27 agosto 2021

Paludi del Mekong? No, l'argine del Monticano

 


C'era una volta il "GiraMonticano", un bel progetto di cui Conegliano, tanto per cambiare, doveva essere capofila, ma è soltanto fanalino di coda.

L'idea era quella di costruire e attrezzare un percorso naturalistico per ciclisti, camminatori, famiglie lungo l'argine del fiume, così da collegare Conegliano con Oderzo.

Vazzola, Fontanelle, Oderzo hanno lavorato per dare vita al progetto, la passeggiata a Oderzo attira ogni giorno un sacco di gente.

Conegliano, tanto per cambiare, ha lasciato morire tutto, tranne le erbacce che crescono rigogliose sugli argini; le Amministrazioni non si sono impegnate per far riuscire un progetto bello, pensato per valorizzare il nostro fiume che, anche se meno importante di altri, ospita diverse specie di flora e fauna, regala a chi lo percorre scorci meravigliosi sulle Prealpi, immagini che si scoprono a ogni ansa. 

Fa ridere (o piangere) sapere che il PAT (Piano di Assetto del Territorio) (per i non addetti quello che un tempo era il Piano Regolatore), pomposamente parla di Green Way e Blue Way: l'utilizzo altisonante della lingua inglese non serve a nascondere la realtà.


Realtà che, italianamente, dimostra poca attenzione per il verde e ancor meno per il Monticano.

Oderzo

La famosa "porta dell'Unesco" farebbe bella figura se ci fosse davvero l'idea di valorizzare ciò che di bello ha Conegliano (che è tantissimo), soprattutto ciò che è di tutti, che è pubblico: Coneglianesi e turisti difficilmente possono camminare in mezzo ai vigneti, le nostre strade di collina sono percorse dalle automobili (ovvio): non sarebbero più interessanti percorsi naturalistici che permettano di starsene lontani da gas di scarico e pericoli vari?

Azzardo: mi immagino che bello avere posti di ristoro che accompagnino le persone alla scoperta delle specialità alimentari ed enologiche, dai vini bianchi ai rossi, ai distillati. In giro per l'Italia c'è chi ci ha pensato, copiare non è una vergogna. 

Oderzo


Tra le fila dei due schieramenti di centrodestra che si candidano a governare (ancora!) Conegliano ci sono tanti di quelli che insieme hanno guidato la città.

Conegliano può, da ottobre, ingranare una nuova marcia.


mercoledì 25 agosto 2021

Moriago della battaglia, bravi! A Conegliano potremmo, volendo

 

Il Gazzettino, 25.8.21
Breve post, per sottolineare come anche realtà più piccole di noi (per non parlare di quanto avviene nella vicina Pieve di Soligo) riescano a produrre cultura di alto livello.

Conegliano avrebbe il patrimonio culturale, i luoghi, il ruolo, le potenzialità. 

Conegliano è a metà strada fra Treviso e Pordenone (...), per dirne un'altra.

Conegliano si è dimenticata per decenni delle grandi possibilità che potrebbe offrire, del proprio centro storico che non può essere solo una fabbrica di spritz, chiuso di giorno e aperto solo di sera.

Bravi il sindaco di Moriago, persona sensibile e intelligente, innamorato del suo Comune e la sua amministrazione.

Conegliano potrà, cambiando passo, recuperare posizioni dal prossimo ottobre.

giovedì 19 agosto 2021

Ancora archivio: il centro storico non è solo spritz


Un po' di chiarezza. 

1. Gli archivi pubblici sono già aperti a tutti e gratuitamente, si tratta semmai di rendere maggiormente e meglio fruibile la sala studio.

2. Digitalizzazione, una bella parola che in questo caso non significa nulla: per farlo occorrerebbero investimenti tali da essere improponibili. Lo sanno bene anche archivi come quelli dello Stato di ogni capoluogo di provincia, l'Archivio di Stato di Venezia ecc. Ci sono modi molto semplici per evitare danni, che tutti gli archivi utilizzano, basterebbe informarsi, non pretendo che ci vada chi non ha interessi in quel senso. Si potrebbe anche ascoltare chi ci lavora avendone specifiche competenze. Dirò di più: i professionisti, anche nel campo culturale, esistono e, guarda caso, sanno anche come si fanno le cose. 

3. La storia di Conegliano si è sviluppata in quello che è il suo cuore, ovvero il centro storico, quello è e deve rimanere il suo posto. Al momento non si parla di come immaginare il futuro del centro della città, quello che i mitici turisti del prosecco trovano e dovranno trovare: esso non può ridursi a una fabbrica di spritz attiva solo in orario serale. Anche qui serve voglia di imparare, conoscere, immaginare.

4. Sono contenta che si parli di archivio, un tema che può, all'apparenza, sembrare marginale, ma rappresenta un settore che chi ha amministrato Conegliano fino ad ora non ha considerato segno di attenzione, sbagliando di grosso. Rimango convinta che per ben amministrare sia necessario conoscere bene Conegliano, riconoscerne le eccellenze e ripartire dal patrimonio pubblico, che è di tutti.


martedì 17 agosto 2021

Archivi e magazzini

 

Le cose vanno chiamate col loro nome.

Dopo le denunce in Consiglio Comunale da parte del Partito Democratico sullo stato in cui versa la parte di archivio comunale degli ultimi decenni, sulla mancanza dell'osservanza delle norme antiincendio nei capannoni dell'ex area Zanussi, dopo l'incendio che ha interessato una parte adiacente a quella in cui quei documenti sono conservati, il Comune ha ricevuto la diffida e l'obbligo di spostare il tutto in un nuovo fabbricato.

Ora apprendiamo che l'appalto è stato assegnato e si procederà alla costruzione del nuovo stabile.

Benissimo, ottima notizia: anche la storia edilizia della Conegliano del dopoguerra (fra i tanti documenti di cui si tratta) avrà finalmente una destinazione sicura.

Attenzione, però, un archivio è qualcosa di molto diverso, è un luogo di conservazione e insieme di studio e consultazione, che non può essere ridotta a un magazzino, sia pure nuovo e dotato di criteri di sicurezza. 

La nostra storia è conservata nell'Archivio storico, uno dei più ricchi e meglio conservati e catalogati del Veneto, un vanto per la nostra città, che però soffre di una, chiamiamola così, "disattenzione" da parte di chi ha governato finora la città. 

Le pergamene del XIV secolo sono state da poco restaurate, i documenti più antichi sono nella sede di Piazza Cima, dove "eroicamente" il personale, poco e ancor meno ascoltato, da decenni si preoccupa di tenere vivo un luogo che da sé, senza tanti clamori, produce quotidianamente cultura. 

Tanti sono gli studiosi che vengono da città anche molto lontane per studiare, potrebbero essere molti di più.

Abbiamo più volte dimostrato come realtà molto meno ricche di documenti rispetto a Conegliano riescano a valorizzare il loro patrimonio; ebbene, quello che sorgerà in via Maggior Piovesana sarà un luogo di conservazione, ma NON un archivio vero e proprio.

Credo che anche in questo campo sia necessario, finalmente, imprimere una svolta, dando all'Archivio storico una destinazione centrale, prestigiosa, capace di attrarre studiosi da tutto il Veneto e anche da molto più lontano. Si tratta di un investimento per il futuro, un investimento che si può tradurre anche in arricchimento dal punto di vista turistico (visto che l'argomento tocca tasti sensibili).

A Francesca Di Gaspero un altro compito, fra i tanti: ridare smalto a una eccellenza di Conegliano.

domenica 1 agosto 2021

Decoro e promesse fatte a vanvera #Conegliano

Correva l'anno 2015 e, come era ormai prassi a Conegliano, vennero tagliati i pini marittimi di Viale Gorizia.

Le motivazioni? Sempre le stesse: le radici degli alberi rovinavano il manto stradale e si trasformavano in un serio pericolo di incidenti.

Si disse che di lì a poco si sarebbe provveduto a rifare i marciapiedi, rimettere in sesto la strada e, manco a dirlo, quello che si chiama "viale" riavrebbe avuto i suoi alberi, però con piante senza radici affioranti.

Sono trascorsi sei anni e... il marciapiedi sul lato destro della strada (salendo) è un disastro tra pali della luce, passi carrai e buche varie, l'altro lato versa in condizioni pietose, tra le altre cose manca quella bella ombra che in estate rende le vie più piacevoli il letto del Rujo, pieno di erbacce cresciute rigogliose, è utile per le tane delle pantegane, in attesa, magari, di un'abbondante pioggia per fuoriuscire.

Una delle ultime delibere del Commissario Prefettizio dà il via a lavori di manutenzione di strade e marciapiedi vari in città, tra gli altri un tratto di Viale Gorizia.

Quella strada è molto frequentata, sia da automobilisti che la usano spesso come scorciatoia per evitare il centro sia da pedoni che volentieri percorrono quello che comunemente viene chiamato "giro del castello", all'inizio c'è il ponticello che collega con i giardinetti di Via Brigata Marche, poco prima dell'inizio di Via Benedetto Croce c'è il Cimitero degli Ebrei, che ultimamente viene valorizzato, e giustamente: perché nessuno ha provveduto fino ad ora a mantenere le promesse?

Ovviamente si è pensato, come in altri luoghi di Conegliano, che prima di tutto andassero tolti gli alberi, il resto chissà.

Pensieri distorti, incuranti dell'ambiente, della bellezza e del famoso decoro di cui si parla tanto, molto spesso a vanvera.




martedì 27 luglio 2021

Il tempo che (non) passa #Conegliano #trenitalia

 

Quasi quasi pare che l'orologio della stazione FF.SS. di Conegliano segni le dieci da sempre. Non sappiamo però se si intendano quelle del mattino o della sera.

Uno pensa che si tratti di un guasto transitorio e non se ne cura per qualche tempo anche perché, magari, lo guarda proprio alle dieci, minuto più, minuto meno (siamo abituati all'orario flessibile, noi italiani). 

Però, puta caso, ci si accorge che passano le settimane, magari i mesi, e quel benedetto orologio segna sempre la stessa ora.

Non vorrei si trattasse di un messaggio filosofico subliminale (a Conegliano non succede mai niente, nemmeno il tempo si cura di trascorrere...), ma nutro qualche dubbio.

Ora, non dico di sollevare lo scandalo come quando il Big Ben di Londra si fermò qualche anno fa, però, magari, cari signori delle Ferrovie, riparatelo, cambiatelo, sostituitelo con una meridiana, una clessidra, fate voi: troppo facile l'ironia sui ritardi dei treni italiani ma fateci sapere che ore sono.

Suvvia, nel 2021 non deve essere così difficile.

In alternativa, almeno di giorno e ogni mezz'ora, i campanili continuano a compiere il loro dovere.


sabato 24 luglio 2021

Quelle sul lavoro non sono morti bianche

Solo nelle ultime ore, qui nel Coneglianese, morti e incidenti gravi sul lavoro. 
Non si tratta di morti bianche, né di fatalità ineluttabili e imprevedibili: gli esseri umani, si sa, sono soggetti a distrazioni, momenti di debolezza, malori. Nessun lavoratore, dipendente, artigiano, imprenditore pensa di partire una mattina per non tornare la sera, eppure la strage continua, implacabile, lasciando famiglie e comunità nel dolore. 
Nel XXI secolo abbiamo ormai i mezzi tecnologici per far lavorare le persone in sicurezza: ci sono miliardari che si fanno un giro in orbita, automobili con guida "intelligente" e mille altri dispositivi. Costano, si dice, ma quanto costano e quanto valgono le vite umane? Che quotazione diamo al dolore di chi resta o di chi non potrà mai più lavorare a causa di un grave infortunio?  
Qualche anno fa chiesi al Sindaco di Conegliano di farsi promotore presso la Conferenza dei Sindaci dell'ULSS di una grande iniziativa volta a incidere presso la Regione Veneto per promuovere il rafforzamento degli SPISAL e di ogni attività utile alla prevenzione nei luoghi di lavoro. 
In sostanza non mi fu nemmeno risposto, se non con le ennesime scuse per non fare niente, e dire che, vista anche la grande quantità di aziende presenti nel nostro territorio, la provincia di Treviso è sempre ai primi posti in questa tristissima classifica. 
Credo sia passata, ormai, l'ora, ma è necessario che la politica riparta proprio da qui, dalla sicurezza di chi lavora.

sabato 17 luglio 2021

Brutta, la povertà. Un altro morto a Conegliano

Foto da QDP News

Ogni volta è una sberla in piena faccia e ogni volta, dopo pochi giorni, ce ne dimentichiamo: in fondo cosa ci possiamo fare? 

La povertà è sempre esistita e, ahinoi, non accenna a diminuire, anzi, mostra un'inesauribile vitalità. Solo che nella nostra società opulenta, quella in cui molti fra noi ritengono insopportabile anche solo perdere l'occasione di uno spritz in compagnia, i poveri, gli ultimi in generale vorremmo non vederli.

Nel passato esistevano perfino le patenti per mendicare, pezzi di carta che permettevano di chiedere l'elemosina all'interno delle mura delle città, nella consapevolezza che era inutile far finta di niente.

Oggi abbiamo il welfare, almeno qui da noi, e in questo anno e mezzo di pandemia abbiamo compreso quanto sia importante, per esempio, un servizio sanitario pubblico per tutti.

La persona che è morta in solitudine e che è stata ritrovata dopo giorni nella nostra città, in via Pittoni, aveva sicuramente un nome, una provenienza, una storia difficile alle spalle: non si muore in una casa abbandonata senza premesse tristissime.

In attesa che chi di dovere compia le necessarie indagini non ci resta che ricordare che queste realtà a Conegliano esistono da anni, che con grande sforzo riuscimmo a parlarne in Consiglio Comunale, anche se ben pochi intervennero o ascoltarono i rappresentanti della Caritas, della Croce Rossa, dei Padri Cappuccini, della San Vincenzo.

Qualche passo avanti fu fatto verso i cosiddetti "invisibili" grazie alla collaborazione delle associazioni di volontariato e del passato CdA di Casa Fenzi, ma quasi in modo, appunto, invisibile, non sostenuto abbastanza dall'amministrazione comunale e lasciato poi naufragare.

Non è nascondendo la polvere sotto il tappeto che si risolvono i problemi ed è utile che chi si appresta a chiedere il voto ai Coneglianesi lo faccia con sincerità, senza ipocrisie e senza inutili slogan buoni solo per convincere i cittadini che "tanto non sono problemi che ci riguardano da vicino".

Profonda pietà per questo ennesimo caduto sull'altare della miseria, accanto al necessario impegno per ricordare che una città è e deve essere innanzi tutto una comunità.


sabato 12 giugno 2021

Pro loco e sinergia: parole al vento #Conegliano


Le parole hanno significati precisi, per quanto estesi. Il latino, lingua madre, ci insegna che non vanno pronunciate a caso. 
Poi, nelle due espressioni "pro loco" e "sinergia" c'è di mezzo anche il greco e con i classici è meglio non scherzare troppo, sono pressoché infiniti i casi di prese in giro, discussioni, vere e proprie zuffe per una citazione o una preposizione usate a sproposito, anche in alto loco (ecco). 
Pro loco, appunto, sta a significare qualcosa a favore di un luogo, una comunità, grande o piccola che sia. Sinergia vuol dire mettere insieme le energie per uno scopo solitamente elevato. 

Ora, è inutile girarci intorno: mi sa che tutta la tristissima vicenda della Pro loco coneglianese abbia sortito l'unico effetto di far vendere qualche copia in più dei giornali (ottima cosa, s'intende) e portare agli onori della cronaca persone più o meno in vista. 
Nulla si è notato, se non capisco male, di concreto a favore di Conegliano, città che ne avrebbe disperato bisogno. Basterebbe guardarci intorno, anche non lontano da Conegliano, per vedere che cosa è in grado di proporre la vera sinergia tra Pro loco e Comuni.
Sulla Tribuna di Treviso di oggi l'ex Vice-sindaco nonché Assessore all'Urbanistica e ai Lavori Pubblici parla di sinergia, che in sé sarebbe ottima cosa, peccato che si sia confuso il "con" con il "sotto", che sono cose ben diverse. 
Chi comanda? Per fare che cosa? Con quale fine? A pensar male, diceva quello... 

Se di sinergia si trattava, mi sarei aspettata che chi fino a qualche mese fa aveva la responsabilità dello stato di manutenzione, dei lavori pubblici di Conegliano si fosse dannato l'anima per dare vita a una miriade di iniziative, proporre progetti, uno sull'altro, verificando la possibilità che la Pro loco desse una mano. 
Abbiamo i beni comunali (sale pubbliche, beni immobili dati in concessione, aree verdi sparse qua e là, l'asta del Monticano, siti del centro storico...) ridotti in stato spesso pietoso, e non dal 6 novembre scorso!
Per farla breve chi amministra, secondo me, dovrebbe pensare che pro loco significhi proprio questo, e sono certissima che persone di buona volontà Conegliano ne abbia a centinaia. 
Al posto di veti e fuochi incrociati, se davvero si cerca la sinergia, sarebbe stato più utile, pro loco, non lasciare la ormai famosa Porta dell'Unesco in condizioni pietose.

mercoledì 12 maggio 2021

Memoria corta (più del sentiero)? #Conegliano

21 marzo 2017, lavori già ben avviati
Sono contenta, finalmente sabato aprirà il sentiero della Porta del Soccorso, mi dispiace solo di non poterci essere per salutare gli alpini e Gianfranco Losego (alpino anche lui) e complimentarmi con loro.

Poche centinaia di metri che hanno atteso quasi sette anni per essere sistemati: dagli ultimi mesi del 2014 partecipai ai numerosi incontri per provare a convincere gli amministratori della bontà di una iniziativa che, in partenza, voleva essere un regalo a Conegliano da parte di alcune associazioni cittadine.

Permettetemi la parentesi personale: mio marito era stato contattato per verificare anche la possibilità di realizzare una piccola palestra di arrampicata sportiva per ragazzi...

Per ossequio alla verità, prima dei discorsi ufficiali e di qualche medaglia al valore autoappuntata al petto da parte di qualcuno, va ricordato comunque che tutto partì dal Comitato per il parco del castello, con Gianfranco Losego instancabile presidente, osteggiato da una parte degli allora amministratori pubblici (i motivi sono sempre rimasti oscuri, anche se abbastanza palesi), che in tutti i modi hanno cercato di cassare un'idea semplice, fattibile e generosa.

Si trattava di riprendere una parte del vecchio progetto comunale del 2007, quello che prevedeva la rivalutazione di tutto il complesso del nostro castello e che è stato realizzato solo parzialmente grazie al Rotary Club lungo le mura occidentali ormai nuovamente ricoperte dalla vegetazione (dato che ci sono ci tengo a ricordare anche Renato Sartor che non è più fra noi e che amava la nostra città più di molti altri).

21 marzo 2017

Poche centinaia di metri in proprietà comunale, poche migliaia di euro di investimento, l'apporto autorevole dell'architetto Vendrame (fra i professionisti del progetto iniziale) e la disponibilità degli alpini (non tutti magari, ma le penne nere sanno sempre trovare il modo di mettersi d'accordo se c'è da fare qualcosa di utile)...

Eppure, nonostante la predisposizione tecnica degli interventi necessari, i volontari al lavoro, il singhiozzo ha colpito ancora, là dove bastava un bicchiere d'acqua per far andar giù il fatto che si trattava di un intervento nato "dal basso" e non nelle stanze del governo cittadino.

Ora si taglia il nastro, finalmente, con l'augurio che sia solo il primo passo per ridare la dignità che merita a un sito unico, a una delle poche cinte murarie collinari del Veneto, al castello di Conegliano, meraviglioso avamposto fra la pianura e le montagne.

Certamente, oltre al denaro, che molti altri Comuni hanno trovato, serviranno un po' di coraggio, intraprendenza, idee, disponibilità a guardare più in là, ciò che finora è mancato a chi ci ha governato.

Dall'alto della torre la vista spazia per centinaia di chilometri, magari saliamo lassù: l'aria frizzante aiuta a schiarire le idee.

Intanto, complimenti a chi ha lavorato e un brindisi per Conegliano!



martedì 30 marzo 2021

Un bel tacer... #associazioni #Conegliano



Post breve per porre una domanda facile facile.

La Costituzione garantisce la libertà di associazione, le associazioni poi si dividono in diverse categorie.

Anche i partiti sono libere associazioni, fondamentali per la gestione democratica del nostro Paese. 

Le altre associazioni, più o meno piccole, più o meno famose, sono costituite da volontari che, da un punto di vista personale, la pensano e votano come vogliono, ma nella loro attività associativa si preoccupano di agire per lo scopo dell'associazione.

Fin qui tutto chiaro, mi pare.

Poi, nella pratica quotidiana, le associazioni si interfacciano con la politica: chiedono contributi, presentano progetti, chiedono e a volte ottengono di collaborare.

Anche qui tutto chiaro, mi pare.

Ci hanno però spiegato che la politica, i partiti, non possono intervenire nelle decisioni interne alle associazioni, che devono rimanere libere. Almeno in teoria. Questo ultimo concetto, poi, mi pare chiarissimo.

Per concludere: A Conegliano al momento manca un'amministrazione eletta, non ci sono né sindaco, né assessori e neanche consiglieri comunali. A quale titolo un rappresentante di un partito cittadino, che tra l'altro sta preparando la prossima campagna elettorale, interviene nelle problematiche relative a due associazioni cittadine?

Entrare a gamba tesa non mi pare un atteggiamento corretto. Quanto meno.

Già nei mesi e negli anni scorsi abbiamo assistito a vicende complesse, a polemiche anche dure che hanno investito, oltre tutto, perfino la dignità personale di alcune persone.

Stiamo vivendo momenti difficili, con una pandemia che non molla, difficoltà di rapporti fra le persone, dubbi sul futuro dei progetti, una profondissima crisi di tanti settori economici della nostra città. Era proprio il caso di inoculare un ulteriore elemento virale in un corpo in difficoltà?

Forse vale la pena di usare una citazione popolare: Un bel tacer non fu mai scritto...


giovedì 25 marzo 2021

Il pane, l'esilio... #Dante #Dantedì

Dante esule, viaggiatore per forza...

Dante uomo del Medioevo, uomo del suo tempo, sommo poeta, conoscitore e fustigatore dei vizi. 

Dante che ha letteralmente mandato all'Inferno i suoi nemici, quelli morti e talvolta anche i vivi, Dante e la sua immensa opera letteraria, non solo la Commedia, Dante e i simbolismi, le metafore, il linguaggio che cambia, da quello adatto a una bettolaccia postribolaria fino a quello dell'ineffabilità dei cieli.

Dante che si fa sgridare malamente da Beatrice e che abbassa la testa vergognoso davanti a lei.

Basta aprire una pagina qualunque delle sue opere, soprattutto della Commedia, e vi si trovano spunti, suggerimenti, racconti al limite dello "splatter" (perdonami, sommo poeta) e voli altissimi.

Si può inorridire davanti alle pene infernali e restare sbigottiti davanti alle parole complicate, agli arditi ragionamenti filosofici medievali del Paradiso; sempre, comunque, non si può che inchinarsi davanti a tale bellezza, capacità, fantasia.

Dante che ancora, dopo sette secoli, affascina chiunque abbia voglia di sapere un po' di più, di provare a carpire qualche segreto dalle terzine, Dante che piace agli studenti.

Chi l'avrebbe mai detto? E invece sì, perché la grandezza di un classico sta proprio nella capacità di parlare ancora, di avere ancora cose da dire.

E in questo mondo ingiusto la testimonianza di un esule, furente e sicuro di sé, arrabbiato e pieno di nostalgia per quella patria-matrigna che l'aveva scacciato, riesce davvero a dire qualcosa di eterno: abbandonare ciò che si ha di più caro, subire l'umiliazione di chiedere ospitalità e aiuto, dover abbandonare anche la propria libertà intellettuale fa male, fa male in ogni tempo e in ogni luogo.

Il pane altrui sa di sale, un sale amaro, così come risulta faticoso dover salire scale lontane dalla propria casa.

Fra i mille meravigliosi versi ho pensato a questi, alla profezia di Cacciaguida nel XVII canto del Paradiso e ne ho parlato con l'amico e collega Omar Lapecia Bis: detto, fatto.

L'Istituto Alberghiero "Beltrame" di Vittorio Veneto ha messo in atto la cosa più bella in questo Dantedì: fare il pane, o meglio fare i pani, perché ogni luogo ne ha uno diverso, tutti da millenni impastano acqua e farina. 

Noi Italiani sappiamo quanta fatica sia costato ai nostri emigranti di un tempo non sentire il profumo del proprio pane, oggi a molti altri manca il sapore ancestrale della propria patria.

Quindi grazie ai ragazzi della scuola di Vittorio Veneto, grazie a Omar per l'omaggio (ahimè solo fotografico) di tanti pani diversi.

Sempre parafrasando Dante l'antidoto a (una parte di) tante sofferenze sta forse nella curiosità, nel voler conoscere, nel non accontentarsi, nell'andare oltre, nel fare "dei remi ali al folle volo" (Inferno, XXVI).

Lui, Dante, Ulisse l'ha messo all'Inferno, ma alla fine del racconto di quella avventura, di quel viaggio pazzesco ha taciuto, non ha commentato, chissà forse ha un po' invidiato Ulisse, viaggiatore per desiderio e non per la cattiveria altrui.


sabato 6 marzo 2021

8 marzo, di testa e di corpo

Invertendo l'ordine dei fattori il prodotto non cambia: abitiamo un corpo che sostanzialmente non ci siamo scelte e adoperiamo la testa per usarlo tutti i giorni.

Il corpo è ciò che gli altri vedono, ma noi, oltre a vederlo, lo sentiamo. Questione di consapevolezza, quindi di testa.

Agli esordi degli anni '70 il Collettivo delle donne di Boston pubblicò un testo allora rivoluzionario, che temo sarebbe di grande attualità anche oggi, per le donne più o meno giovani che ancora si trovano a disagio, temono di non essere accettate, lottano contro il proprio corpo senza sapere dove andare a parare, soprattutto lo usano come vetrina, come l'unico sé da condividere, come copertina di un racconto la cui trama è scritta altrove.

Dicevano le donne di Boston, fra le mille altre cose fondamentali: "Per noi, educazione del corpo è educazione psicologica: dal nostro corpo noi muoviamo verso il mondo".

Da allora è trascorso mezzo secolo e ancora la giornata di lunedì prossimo è relegata a ciò che non dovrebbe essere, una sciocca vetrina, una narrazione voluta altrove, da un mondo maschile (una parte di esso, ovviamente) che ha deciso per noi non solo se e quanto farci lavorare, quanto pagarci, quale tipo di carriera concedere, ma addirittura cosa è giusto e cosa no, contrabbandando per libertà ciò che invece è soddisfazione altrui.

La pandemia in corso se non altro quest'anno ci libererà dall'incubo dei volantini con le serate a tema, con bellimbusti che per una sera danno l'illusione di rovesciare i ruoli.

Leggo però con sconcerto articoli, anche sulla stampa locale, che approfittano dell'occasione per disquisire di taglie di abbigliamento, dal cosiddetto outfit all'intimo, più o meno procace, quasi che la vera rivoluzione stesse nella quantità di corpo che si è disposte a mostrare...

Questione tra l'altro antica come il mondo, come l'altra cosa antica come il mondo.

Intendiamoci, per quanto mi riguarda ciascuna (e ciascuno) è libera di vivere come le pare la propria vita, soprattutto la propria sessualità, il dubbio però mi viene quando di donne si parla sia facendo uso di insulse melensaggini o per doppi sensi, quando le stesse donne parlano di sé solo per ciò che appaiono o, peggio, quando sono state convinte che ciò che mostrano sia davvero tutto ciò che sono.

Avrei potuto scrivere come ogni anno un pezzo che ricordi i diritti delle donne conculcati in tutto il mondo, il femminicidio e i maltrattamenti per i quali l'Italia rimane in alta classifica a livello europeo, il continuo attentato alla legge 194, le difficoltà nel lavoro e per lavorare, i lavori precari messi ancora più in difficoltà dalla crisi di questi mesi...

Avrei potuto ricordare per l'ennesima volta quando, come e perché nacque l'8 marzo, perché la mimosa ne è il simbolo.

Avrei potuto scrivere della politica, di come sia ancora tanto difficile, anche dalle mie parti, un cambio effettivo di passo.

Avrei potuto. 

Forse però avevano ragione le donne di Boston, mezzo secolo fa, ad affermare che in fondo è tutta questione di consapevolezza, quella che ci permette di non mostrarci, se non ne abbiamo voglia, o di farlo senza per questo essere etichettate o additate come fenomeni, quella che soprattutto ci porta a non pensare come gli altri vogliono che facciamo.

Gli organi di informazione, si sa, cercano le notizie, meglio se pruriginose, e i direttori sono quasi sempre maschi, magari ammiccanti e sorridenti pensando alle copie vendute o alla pubblicità incassata, sempre sul corpo delle donne.

È giunto (e passato da un bel po') il tempo di cambiare davvero narrazione, di smetterla con atteggiamenti, parole, azioni che non fanno altro che svilire, relegare, fare violenza ogni giorno contro le donne. A partire dai mezzi di informazione.

Buon 8 marzo di consapevolezza.



giovedì 4 marzo 2021

Non cadiamo dal pero! #Conegliano

Già in tempi normali capitava che le parole non corrispondessero sempre alle "carte" (quelle che cantano, di solito), ora che la città è commissariata le amnesie si moltiplicano.

Leggiamo addirittura polemiche riguardo all'archivio comunale custodito nei magazzini dell'ex area Zanussi. Vale la pena di ricordare che è "provvisoriamente" lì all'incirca da una quindicina di anni, che nel frattempo abbiamo, tanto per fare un esempio, ceduto all'INPS uno stabile in via dei Ciliegi per ricavarne un affitto dovendo comunque spendere, adesso, un milione di euro per costruire un fabbricato o dovremmo trovare un altro luogo in affitto.

Già così inizia a girare la testa.

Venendo solo ai fatti più recenti, rispondendo a una mia interpellanza, il 29 luglio del 2019 il Sindaco Chies mi rispondeva "Stiamo verificando la condizione dell'altro archivio (quello all'ex Zanussi ndr) che a me preoccupa di più.

Il 30 luglio dello scorso anno, dopo l'incendio appiccato da qualche balordo nell'area nel mese di giugno, a un'altra mia interpellanza sulla tutela dei beni culturali cittadini, l'allora Assessore Maschio, dopo che l'avevo sollecitata un paio di volte, rispondeva che c'erano "premura e interesse" per tutelare i beni culturali della città.

La testa gira ancora.

Era risaputo che quei locali non hanno certificazione anti incendio e, visto che verifiche e premure andavano a rilento ci pensarono i Vigili del fuoco a dare la sveglia nell'ottobre del 2020, imponendo una scelta necessaria, che sarebbe stata necessaria anni fa, come più volte chiesto dall'opposizione.

Non so se la scelta operata di costruire un capannone in via Maggior Piovesana sia la migliore in assoluto, so sicuramente che una scelta andava fatta, molto prima, ma si fece finta di niente, rimanendo sul pero in attesa di qualche evento celeste, forse.

Tutto gira ormai, adesso leggo che si cerca di far finta di niente, magari addossando tutta la responsabilità ai funzionari comunali, dimenticando i ruoli politici avuti in tutti questi anni, il tempo inutilmente trascorso, le scelte compiute o non fatte che non solo mettono a rischio i beni del Comune ma fanno spendere diversi quattrini.

Noto spesso, ultimamente, un giochino poco simpatico che consiste nel far credere che ogni problema sia nato dopo il 6 novembre 2020, che il Commissario Prefettizio compia atti nati da chissà dove, che prima tutto fosse a posto, che la macchina politica di Conegliano girasse a meraviglia.

Sappiamo bene che così non è e che sarebbe utile scendere da quel pero e compiere un bagno di umiltà e verità.

Isabella Gianelloni (mi firmo perché poi qualcuno dice che il mio blog è anonimo...)

martedì 9 febbraio 2021

Tutta colpa del Carnevale?

Avevo pensato di cercare qualche brano dalle "Baruffe chiozzotte" del grande Goldoni, ma poi ho pensato che non è il caso di scomodare il maestro che ha descritto così bene il clima, vizi e virtù di Venezia e del suo tempo. Le vicende seguite al mio post di ieri mi impongono di non scherzare, per niente, anche se siamo in Carnevale.

1. Ieri sera ho ricevuto un messaggio (gentile ed educato) dalla Presidente della Pro loco nel quale ha dichiarato il dispiacere suo e dei partecipanti all'iniziativa per quanto accaduto, facendomi sapere che quell'affissione non era stata prevista. Per quanto mi riguarda la cosa finiva là.

2. Immediatamente sui social sono partiti post di altro tenore: dalla denuncia dell'invidia di chi aveva spostato le maschere davanti al cimitero, si è poi passati agli insulti, anche pesanti, nei confronti della sottoscritta. Sia chiaro che io di notte dormo e di sicuro non vado in giro a far dispetti a chicchessia, ma mi stupisce che a Conegliano il "dibattito" sia ridotto a simili miserie: gente (non ben definita) che per denigrare qualcuno (di non ben definito) ricorre a mezzi di questo tipo per distruggere gli altri. Giochini squallidi che nemmeno alle medie...

3. Sono convinta che la stragrande maggioranza dei nostri concittadini abbia di meglio da fare che seguire modalità davvero tristi di rivolgersi al prossimo. Non è mia abitudine diffamare gli altri, tanto meno chi non conosco, i miei interventi in Consiglio Comunale, il mio comportamento generale, le interviste e il mio blog lo dimostrano. Cerco di passare sopra alle ingiurie ricevute, ma la mia pazienza non durerà in eterno: la calunnia, la diffamazione sono reati punibili. Nella malaugurata ipotesi in cui si renda necessario disturbare le aule del Tribunale il ricavato dalle condanne non finirà nelle mie tasche ma andrà a progetti sociali e/o culturali per Conegliano.

4. A scuola non passa giorno senza affrontare il tema del rispetto, dell'educazione, dell'uso consapevole degli strumenti informatici, dei danni che si possono causare e dei guai nei quali si può incappare. Che dire, quindi, di quegli adulti che magari insultano i vigili perché applicano le normative, che senza leggere né sapere nulla parlano di ciò che non conoscono, che per partito preso ritengono spazzatura le idee altrui?

Conegliano ha 35 mila abitanti, problemi importanti ed enormi potenzialità per tornare a essere ciò che merita: il punto di riferimento di una zona vasta, popolosa, industriosa, innovativa e vivace. La prossima settimana ci sarà il martedì grasso: a quel punto sarà bene togliere le maschere dietro le quali si nascondono rivalità e odî personali, invidie e vendette incomprensibili e pensare con onestà a dare a Conegliano ciò che merita.

Le visioni, le proposte, le idee diverse sono una risorsa e non un problema, purché si rimanga nell'ambito dell'onestà intellettuale. Conegliano merita risposte.


lunedì 8 febbraio 2021

Ogni scherzo vale... Sicuri?

Est modus in rebus o, per dirla in modo più semplice, il buon senso dovrebbe essere patrimonio comune o, forse, bisognerebbe conoscere i limiti oltre i quali è bene non spingersi.

Capisco il desiderio di sorridere, anche se di questi tempi c'è poco da ridere: il sorriso aiuta a superare i cattivi momenti, a scacciare per un po' tristezza e malinconia.

Carini Balanzone e Arlecchino, Pierrot, Pulcinella e Colombina lungo le strade della città; visto che il carnevale è per forza sotto tono, con le sfilate annullate per il secondo anno, con le restrizioni che impediscono di ballare ed esagerare "semel in anno", qualcuno ha pensato di immaginare le maschere della tradizione ad addobbare la città.

Nulla di male, s'intende, poi potremmo discutere del fatto che si poteva fare meglio e di più, che si potevano coinvolgere più soggetti e non i soliti, che esistono magari idee migliori che non vengono mai prese in considerazione.

A Conegliano in fondo ci siamo abituati e ora che la politica è per forza in un angolo (magari lazzi e frizzi potevano riguardare tutti noi "politici", chissà) è difficile pretendere di più.

Insomma, infine, nulla di grave se qualcuno ha investito del denaro proprio per questa idea, ma accogliere quanti si recano in cimitero a Collalbrigo con Balanzone e Pulcinella mi pare davvero fuori luogo.

Non si fa, non si doveva fare, posso immaginare gli sguardi di chi si reca a portare un fiore ai propri congiunti che si trova le allegre mascherine davanti agli occhi... 


E poi, tanto per andare più a fondo, Pulcinella non c'entra nulla con Collalbrigo ma ha una propria pungente saggezza unita all'atavica fame, vera e di giustizia, ma porre Balanzone, bislacco dottore incapace davanti all'ingresso di un camposanto in tempi di pandemia mi pare davvero troppo.

Smania di protagonismo? Errore dovuto all'entusiasmo di fare?

Non so se le maschere siano anche davanti agli ingressi degli altri cimiteri cittadini, ad ogni modo toglietele, ve ne prego. 

martedì 19 gennaio 2021

Un centenario

 


La prima cosa che notai entrando nel grande palazzo delle Botteghe Oscure fu il simbolo del partito, grande, rotondo e bianco. Me l'aspettavo con i colori che apparivano nei manifesti elettorali, ovviamente, mi aspettavo un bel rosso fiammante e invece mi trovai davanti a un qualcosa che mi fece pensare.

Ero giovanissima, non so se avevo compiuto ancora 16 anni, ed emozionata, leggermente intimorita, comunque orgogliosa di appartenere a qualcosa di grande, numeroso, denso di passato e, soprattutto, di speranza e futuro.

Molti dei dirigenti di allora provenivano dai lunghi anni di clandestinità sotto il fascismo, dall'esilio, dalla Resistenza. Qualcuno addirittura quel partito lo aveva fondato: incontrarli era ogni volta una lezione di vita e di storia, anche, e non era poco, di grande umiltà e apertura verso il futuro.

Guardavano noi giovani con un cipiglio spesso severo, pronti a rimproverarci per i difetti di analisi (eh, già, in politica non si può sbagliare l'analisi), per un sacco di altri motivi, ma erano fondamentalmente curiosi. Curiosi di capire chi eravamo, che cosa ci stava intorno, che cosa volevamo, di che cosa avevamo bisogno.

Un giorno, dopo una notte in un treno in ritardo, stavo arrivando tardi alla riunione ed entrai di corsa in ascensore: realizzai di essere lì da sola con Luciano Lama, grande, bellissimo e con l'immancabile pipa. Non so di che colore diventarono le mie guance, ma lui mi sorrise e mi disse, molto semplicemente "Ciao compagna, da dove vieni?". Mi rincuorò.

In un'altra occasione, non ricordo bene quale ma sicuramente riguardava le donne, mi passò accanto Camilla Ravera, piccola, minuta, quasi invisibile ma potente nel suo lento incedere. Incredibile, aveva guidato il partito in un momento terribile, con Gramsci in carcere e le squadracce fasciste in piena attività.

Ne conobbi tanti altri, dal Presidente Napolitano a Nilde Jotti, da Aldo Tortorella a Marisa Rodano, da Giglia Tedesco a Pietro Ingrao, da Adriana Seroni a Emanuele Macaluso...

Non parlo di Enrico Berlinguer perché io, come tanti altri, mi sento ancora una "ragazza di Berlinguer" e il dolore per la sua perdita non è ancora passato.

Tutto giusto in quel grande partito? No di certo. Nessun errore, nessun rammarico, nessun difetto in quelle donne e in quegli uomini? No di certo. Onestà, integrità morale, volontà e impegno totale? Quello sì, perché la politica era una missione, una scelta.

Oggi è morto un altro di quei protagonisti: Macaluso avrebbe di certo scritto qualcosa di memorabile il prossimo 21 gennaio, peccato, avremmo "bevuto" ancora una volta la sua arguzia, la profondità, la saggezza data dagli anni.

È un centenario davvero impensato, questo. Da un secolo a questa parte è cambiato il mondo, la Terra è diventata più piccola, percorsa in lungo e in largo in poche ore da merci, uomini, armi, pesticidi, gas tossici e virus.

C'è un pianeta in cui si muore troppo per la fame, le guerre e le malattie, in cui milioni di esseri umani non sanno se arriveranno a domani.

C'è un'Europa che sta ancora cercando la propria strada, anch'essa costellata di problemi e spinte che richiamano un passato che speravamo cancellato per sempre, almeno qui.

C'è un'Italia che resiste, ma che trasuda una montagna di problemi da cui pare davvero difficile uscire. Non bisogna sbagliare l'analisi e ciò che abbiamo il dovere di imparare da quella lunga storia, secondo me, è la capacità di alzare lo sguardo e capire bene da che parte stare.

Quei maestri me l'hanno insegnato: si sta dalla parte dei più deboli, in fondo non è difficile da capire, e si deve stare dalla parte del futuro, non del passato.

Il futuro sta nelle giovani generazioni, dovrebbe essere inutile da sottolineare, ma in questo grande Paese pare che non sia così scontato. Dobbiamo sostenere gli anziani, i deboli in generale, ma senza aprire le porte alla cultura, alla scuola, alla formazione e all'istruzione, alla crescita critica, all'ascolto di chi si affaccia oggi alla cittadinanza non andremo lontano.

Grazie, maestri, forse quel simbolo bianco stava a significare il compito di ciascuno di contribuire a scrivere qualcosa di giusto.