Il colle è la mia prospettiva. Le colline non sono mai le stesse, come le attività di chi studia e scrive. Dall'alto lo sguardo spazia e aiuta la fantasia, la ricerca; guardare aiuta a pensare, a mettere insieme le idee, quelle che fanno scrivere per sé o per far leggere agli altri ciò che si produce.

domenica 12 luglio 2015

Alberi contro i non-luoghi

E' stato abbattuto lasciando un ricordo di bellezza e ristoro sotto le sue ampie fronde, svelando una volta di più quanto di brutto esiste lì intorno: il pioppo della Scuola Enologica ora non c'è più.
Quell'albero maestoso si è ammalato per colpa dell'uomo e dei suoi errori: dalla relazione dell'agronomo che ne ha certificato la necessaria fine, si evince che la malattia è stata causata da errori nella potatura. Ironia del destino: interventi errati su una pianta all'interno di un Istituto Agrario.
Ma andiamo oltre: Conegliano rischia di fare l'abitudine alla perdita della propria memoria botanica (come delle altre in verità), di non accorgersi nemmeno della scomparsa, alla chetichella, di pioppi, pini, platani... C'è troppa disattenzione per ciò che pare secondario ma non lo è, troppa fretta nel passare sopra storie e simboli, nel mandare nel dimenticatoio ciò che pare non utile nell'immediato.
Gli alberi non sono soltanto gli amici di qualche inguaribile e sorpassato romantico, sono fenomenali antidoti contro l'inquinamento (dovremmo averlo capito ormai!!!), contro l'assuefazione, contro la spersonalizzazione, contro i non-luoghi che ci stanno togliendo l'anima.
Se Conegliano agli inizi del Novecento veniva chiamata, magari con un po’ di esagerato campanilismo, “perla del Veneto”, gran parte della sua fama, stando ai racconti dei cronisti della fine del XIX e dei primi decenni del XX secolo, veniva proprio dal suo essere adagiata ai piedi di colli verdissimi, dall’insieme armonioso dei palazzi affacciati sull’antico Refosso e adornati di giardini ricchi e curati, i cui splendidi alberi esistono ancora, sopravvissuti a due guerre mondiali ed alla follia urbanistica degli ultimi settant'anni.
Esistono ancora tanti alberi in città, ma nessuno si preoccupa di contarli, monitorarli, farli conoscere, tutelarli e non considerarli un impiccio ad un non meglio definito sviluppo.
Sviluppo che spesso significa orride strade senza nemmeno un po' di verde e frescura: pensiamo alla bellezza delle due Statali che attraversano il territorio cittadino: la Pontebbana e l'Alemagna sono due immensi e meravigliosi viali, che resistono ancora alla scellerata scelta di abbatterne troppi platani.
Qualche sconsiderato ha deciso che gli alberi lungo le strade sono pericolosi... anche i fossi lo sono, anche i canali, anche i cancelli delle case, tutto ciò che non è automobile in corsa, guidata magari da qualcuno che ha bevuto troppo o che ha troppa fretta di andare chissà dove...
Occorre un urgente cambio di passo: come amministratore non smetterò di chiedere rispetto per gli alberi, il loro censimento e la loro salvaguardia, l'impegno sacrosanto a piantare nuovi alberi ogni volta che un "grande vecchio" per qualche motivo se ne va.