Il colle è la mia prospettiva. Le colline non sono mai le stesse, come le attività di chi studia e scrive. Dall'alto lo sguardo spazia e aiuta la fantasia, la ricerca; guardare aiuta a pensare, a mettere insieme le idee, quelle che fanno scrivere per sé o per far leggere agli altri ciò che si produce.

mercoledì 24 dicembre 2014

Luci

Dolomiti di Sesto. Foto archivio di Pierluigi Donadon
C'è il bambino musulmano che ha piazzato un minareto di fianco al palazzo di Erode, corredando quest'ultimo di una bandierina triangolare color sabbia. Svetta tranquillo sopra pupazzi spiritosi che compongono il presepe cristiano sottostante.
C'è una suora davvero simpatica che ha pensato ad un presepe di condominio, coi litiganti e la rotonda col traffico sottostante.
C'è Marco, che frequenta un centro di recupero per persone in difficoltà ed è orgogliosissimo della composizione coi tappi di sughero preparata a partire dal febbraio scorso.
Di fronte, dall'altra parte della strada, le ragazze "normali" di una scuola professionale, di tutte le etnie presenti in città, hanno raccolto l'idea di una natività sotto un ombrello coi continenti del pianeta, appoggiato su un cubo nero come i lutti che colpiscono l'umanità e la Terra.
Rabbrividendo di emozione, io, laica, mi sono fermata ammutolita davanti alla natività di un centro per disabili gravi, con le statuine bianche, fatte di gesso avvolto nelle garze del loro dolore.
Comunque la si pensi, qualunque cosa si creda o non si creda, il mio pensiero va agli operatori che con pazienza infinita svolgono un lavoro complesso fungendo da stampella (vera o figurata) per chi da solo non ce la farebbe; agli insegnanti che in una scuola sempre più bistrattata lavorano per includere, motivare, rasserenare, educare ad essere persone, innanzi tutto.
Gli esseri umani cercano da sempre un po' di luce, dalla "notte dei tempi" festeggiano il ritorno di qualche raggio di sole in più.
Sole, nascita, ri-nascita, prosecuzione.
Il mondo cristiano festeggia il Natale, l'umanità continua a soffrire troppo, in modo ormai davvero insopportabile.
Ognuno veda come meglio crede il ritorno di un po' di luce, la speranza è che accada.
Buone Feste a tutti

mercoledì 17 dicembre 2014

Buone parole a tutti

A cosa servono le parole? In un mondo dominato dalla rapidità, quasi mai coniugata con la profondità e men che meno con la riflessione, pare debbano avere cittadinanza solo quelle corte, quasi che usare la voce per pronunciare qualche sillaba, frazioni di secondo per mettere insieme più lettere possa nuocere all'imperativo categorico del "fare presto".
Sul presto magari ci siamo: inglobati nel nostro assurdo modo di vivere non concepiamo nulla che non si faccia o non si concluda "presto" e perciò ci abbandoniamo con leggiadra incoscienza a tutto ciò che ci permette di guadagnare tempo... per fare cosa?
Sul fare mi permetto di dissentire: fare cosa?
Il fare non è neutro, si possono fare tante cose, il verbo ha mille sinonimi (già, però con più sillabe) e altrettanti complementi oggetto. Vedo fare tanti disastri, noto la programmazione sottile della sciagura più grande: mantenere o far tornare nell'ignoranza la maggior parte delle persone.
Meno parole e meno concetti equivalgono ad una massa più acquiescente, che corre senza sapere verso dove perché non riesce a fermarsi a pensare, riflettere, ponderare, acquisire un pensiero critico, scegliere.
E' una vecchia storia, mai passata di moda, anzi.
E allora diamo fiato alle parole, riempiamo il mondo di vocabolari, quelli grossi e pesanti, da appoggiare sulle ginocchia e sfogliare scoprendo non solo il significato che cerchiamo ma i mille che non avremmo mai immaginato.
Facciamoci travolgere dalle parole, quelle piccole e quelle grandi, quelle brevi e quelle lunghe: scopriremo che ci fanno tanta compagnia, che ci accompagnano in sogni nemmeno immaginati, che ci svelano arcobaleni prima che il temporale sia finito.
Buone parole a tutti!

martedì 2 dicembre 2014

Salviamo le mura del Castello di Conegliano!

Lo scorso febbraio ho presentato un'interpellanza al Sindaco di Conegliano riguardo allo stato dei giardini del castello e delle mura settentrionali.
Nel mese di aprile il Comune ha presentato alla Regione la richiesta per aderire ad un bando per l'assegnazione di fondi per il restauro delle mura lato nord e della rocca di Castelvecchio.
Da anni ormai lo stato di degrado del luogo più importante e antico della nostra città è sotto gli occhi di tutti: merli crollati, rattoppi ben poco consoni ad un sito di così alto valore, progressivo sgretolamento delle mura, vegetazione infestante che comunque impedisce lavori e visione d'insieme.
Stante la mancanza di qualunque iniziativa (almeno portata a conoscenza della comunità e del Consiglio Comunale), ieri ho scritto alla Soprintendenza per lanciare un allarme: prima che avvengano altri crolli e che, oltre tutto, qualcuno possa farsi male, visto anche che lì accanto è attiva un'attività di ristorazione.
Credo fermamente che vada percorsa ogni strada, ogni possibile opportunità, usando volontà e fantasia per mettere in sicurezza e salvare il nostro patrimonio più grande.
Vorrei che il nostro Castello diventasse davvero un "luogo del cuore".

Di seguito il testo della lettera:

La sottoscritta Isabella Gianelloni, Consigliere Comunale della Città di Conegliano, con la presente intende segnalare ai vostri uffici la situazione di degrado e pericolosità delle mura lato nord del Castello di Conegliano.
Nonostante le ripetute e ormai datate (fin dal luglio 2013) segnalazioni da parte di cittadini, associazioni ed archelogi, a tutt'oggi non si riscontra l'inizio di nessun intervento, non solo di restauro, ma nemmeno di messa in sicurezza.
Pur essendo a conoscenza delle difficoltà economiche degli Enti Locali e statali, credo non possa essere procrastinato un intervento che permetta quanto meno di evitare ulteriori crolli e dispersione di materiali che vadano a pregiudicare l'assetto dell'intera area nord.
Le piogge della scorsa estate e la corrente stagione invernale non faranno altro che aggravare la situazione.
Chiedo quindi di essere messa a conoscenza di come i vostri uffici possano intervenire in una situazione così grave e pericolosa anche per l'incolumità di quanti si recano giornalmente presso il Castello di Conegliano.
Con ossequio
Isabella Gianelloni – Consigliere Comunale PD Conegliano

venerdì 28 novembre 2014

La rosa bionda. Due brevi pillole....


Prologo

Tea guardò la valigia sulla retina del bagagliaio senza sapere se il peso più grande fosse quello del bagaglio o quello della sua angoscia, della sua speranza, della stanchezza per una corsa che durava da quasi trent'anni.
Non si era mai arresa, non l'avrebbe fatto mai.
Il treno sferragliava, pareva volesse attraversare d'un fiato quel lembo nordorientale della penisola senza lasciarle il tempo per decidere un'altra, definitiva marcia indietro.
Venezia – Trieste Via Udine, questo l'itinerario dell'ultima tappa.
Tea attraversò quella parte di Veneto in una bellissima mattina di sole: i campi di granoturco si stendevano verdi e rigogliosi accanto a vigneti pronti per dare i propri frutti, ovunque si notava il fervore di un mondo in ricostruzione. Qua e là Tea vide gru in movimento, alte abbastanza da oscurare, sfruttando gli inganni della prospettiva, le montagne che si elevavano all'orizzonte.
Il paesaggio l'aiutava a ricordare, a rientrare poco alla volta in un clima, una visione, un modo di essere parte della terra che ci ospita.
Non era ancora il Carso, non vedeva ancora il suo mare, ma sapeva che i suoi monti erano appena più in là, magari dopo il Piave li avrebbe visti da lontano...
Accomodandosi meglio sul sedile chiuse gli occhi e si fece cullare dai rumori intorno a sé, si sentiva finalmente in pace, quasi serena.
Dopo circa vent'anni stava davvero tornando a casa; dopo amori e sofferenze, entusiasmo e disperazione avrebbe trovato ancora tante incognite, una città che non avrebbe forse riconosciuto subito, tanti di quelli che erano stati il suo mondo non c'erano più, ma altri ne sarebbero venuti.
Dalla sua terra d'origine aveva avuto il nome, il destino di quanti nascevano minoranza in quel mondo di confine; aveva avuto il primo amore, un figlio e un destino strano.
[...]

Capitolo 1
Rincorrendo distrattamente il tempo, illudendosi vanamente del suo possibile fermarsi, o almeno rallentare, aveva subito una sorta di estraniazione: seduta nel parco della Villa Comunale era stata avvolta da un’onda di profumo intenso, prepotente, avvolgente, forse un po’ dolce, perfetto contorno alle pigre ore di un primo pomeriggio di quell’autunno incipiente. “Ah, ecco, questo è profumo di…”, guardandosi intorno non seppe darsi alcuna risposta e ancora una volta imprecò fra sé e sé contro la propria ignoranza botanica, che le aveva spesso precluso tante chiacchiere innocenti e rilassanti, durante la sua lunga vita. Dall’intrico verde la luce filtrava, baluginando come certe idee improvvise, brillanti e fuggevoli davanti a volontà deboli.
Glicini, mughetti, gelsomini, ciclamini e pochi altri. Il suo olfatto, finissimo, riusciva a dare un nome preciso solo a qualcuno dei tanti aromi sprigionati dai fiori, compiendo i giusti collegamenti. E dire che alla sua nascita la contessa, dopo averla guardata un po’, aveva consigliato per lei il nome Tea. Per evitare problemi con il parroco avevano poi aggiunto Maria. Aveva scoperto di chiamarsi Maria Tea solo al momento del matrimonio: fino a quel giorno per tutti era sempre stata semplicemente Tea, come la rosa.

martedì 25 novembre 2014

Il paese delle stelle

I salti di roccia coperti di neve somigliano già alle rughe di un pandoro cosparso di zucchero a velo.
Il Canin col suo manto bianco illumina l'intera valle che si stende al suo cospetto, invitando chi entra a percorrerla tutta intera.
Scopro solo oggi la Val Resia, un anfratto che inizia poco dopo Moggio Udinese, a lato della Statale che porta a Tarvisio. Sarà la giornata piena di sole, sarà che da un po' di tempo si è fatto pressante il desiderio di respirare aria frizzante e pulita, scoprire angoli nuovi di un territorio che ha sempre qualche segreto da svelare, ma questa luce chiara, trasparente, invita a correre incontro alla grande montagna.
Una nebbiolina sinuosa come il letto del torrente sottostante sovrasta il corso del Resia, segno del contrasto termico e della recente umidità notturna.
La strada corre sicura e raggiunge Stolvizza. Notiamo subito che la trattoria all'ingresso del paese si chiama "All'arrivo": già, qui si arriva, non ci si passa per caso... (e si mangia anche bene, c'è il pasticcio coi fiori di aglio, prodotto slow food).
Lasciamo per un po' il paese degli arrotini per proseguire fin là dove la valle finisce e cominciano i contrafforti del Canin. Appena di là c'è la Slovenia e qui si parla un dialetto antichissimo e quasi perduto, che affonda le radici nel coacervo di popoli che da millenni scavalcano montagne, si inerpicano come camosci. Dalle indicazioni presenti su qualche cartello deduco che la radice slava deve essere talmente antica che nemmeno gli Slavi di oggi ne capiscono un granché...
Coritis è alla fine di una strada tortuosa, davvero quel che si dice un grappolo di case, quasi tutte chiuse: l'Ente Parco delle Prealpi Giulie ha pensato di spiegare il perché di ogni luogo, spiegando che questo è il posto della musica.
Non c'erano case, un tempo, da queste parti, ma ricoveri di contrabbandieri, non c'erano scuola né dottore, mancava anche la chiesa: oggi che i pochi abitanti se ne sono quasi del tutto andati la piccola chiesa fa bella mostra di sé nella piazzetta (non saprei in che altro modo chiamarla) più essenziale che io abbia mai visto.
Più che di piazza si tratta di un prato che si affaccia sulla valle:

Coritis ha due luoghi di culto, uno religioso ed uno civile; vicino alla chiesa sorge un piccolo monumento, con le parole ormai sbiadite dal tempo, un tricolore che ha sofferto ma rimane lì, a ricordare chi non c'è più.
Sono tanti i tricolori sulle case, in questo confine d'Italia sconosciuto ai più: con una lingua strana e una comunità piccola e attaccata alle proprie tradizioni la bandiera è evidentemente un forte segno di appartenenza a qualcosa di più grande.
Tornati a Stolvizza scopriamo ancora una volta che l'Italia è quella cosa per cui le persone sono partite dalle proprie valli in cerca di lavoro o per fare il soldato, portandosi dietro il proprio bagaglio di conoscenze, sapienze, speranze e si sono fermate (spesso per amore) o sono tornate (spesso col proprio amore).
Stolvizza è il "paese delle stelle" perché in un villaggio di legno ricostruito stanno allestendo un presepe, che sarà vivente a Natale e poi composto di grandi statue, sormontato da una enorme stella cometa che la notte di Natale scenderà dalla montagna illuminata da centinaia di lampadine.
A farci da guida nelle viuzze di Stolvizza composte di scalini è un nuovo amico, simpatico e appassionato, un umbro che ha sposato la figlia di un arrotino e che ha deciso che questo è un buon posto dove vivere. Così l'anima di "ViviStolvizza", dove si parla un incomprensibile paleoslavo è un umbro innamorato che ormai conosce ogni pietra, ogni anfratto di questa valle.
E questa è l'Italia che amo di più, quella che si conosce per caso e che dopo 5 minuti ti invita a casa sua, in una cucina riscaldata da una stufa a legna, per una fetta di "pampepato" di Terni e un bicchiere di vino.
Alle tre del pomeriggio di questa fine di novembre il sole cala dietro i monti e la luce cambia, si fa rarefatta e un po' più grigia.
Risaliamo in auto per tornare a casa: a salutarci c'è ancora il Canin, bianco e illuminato dal sole del tramonto.
23 novembre 2014

venerdì 21 novembre 2014

A Conegliano pagheranno ancora una volta i soliti?

L'ultima puntata della triste vicenda riguardante gli alloggi di Edilizia Economica e Popolare di Conegliano, rischia di diventare una beffa ulteriore nei confronti degli inquilini e dei cittadini tutti.
Nonostante le chiare richieste e l'appello dell'Amministratore Unico di Conegliano Servizi, nonostante le minoranze abbiano provato inutilmente a sollevare il tema delle case popolari e del "social housing" nulla è stato fatto. Anzi.
Con l'arrivo dell'autunno sono esplose non solo le caldaie (vetuste) ma il bilancio mai sanato della Conegliano Servizi.
Si chiede agli inquilini di pagare spese condominiali vecchie di dodici anni...
Ci chiediamo: perché non sono mai state riscosse prima? 
Perché chi doveva vigilare, controllare ed agire non ha fatto nulla al riguardo?
Vuoi vedere che a pagare saranno sempre gli stessi, cioè gli inquilini e tutti i cittadini di Conegliano, al posto di chi invece non ha compiuto il proprio dovere nel passato?
Crediamo sia ora di cambiare modo di operare, di assumere il tema degli alloggi pubblici e popolari come davvero centrale, in un periodo di grave crisi, di attivare modalità nuove e giuste per l'accesso alle graduatorie, di rendere decorose e dignitose le case, di dare chiarezza e trasparenza ad un tema complesso e delicato, e di far pagare chi è davvero responsabile di mancati introiti per tutta la comunità.
Per questo i consiglieri comunale di PD e Marca Civica hanno formalmente depositato la richiesta di convocazione urgente di un Consiglio Comunale aperto nel quale ascoltare l'amministratore di Conegliano Servizi e fare chiarezza.
Il Consiglio Comunale, aperto a tutta la cittadinanza è il luogo giusto dove discutere con lealtà e trasparenza e dove prendere decisioni che potranno essere verificate da tutti.

venerdì 7 novembre 2014

Indecente lo stato delle case popolari a Conegliano

Il freddo è arrivato e lo stato scandaloso delle case popolari di proprietà pubblica è diventato un vero allarme sociale.
A nulla era servito l'accorato appello dell'amministratore della Conegliano Servizi all'Amministrazione Comunale, caduto nel vuoto. 
Nel Consiglio Comunale del 25 settembre scorso, la maggioranza ha bocciato la mozione presentata dal gruppo del PD sul tema dell'edilizia pubblica.
La mozione, vista soprattutto la difficile situazione economica e lo stato in cui versano gli edifici di proprietà pubblica, era volta a predisporre un piano di rilancio e coordinamento delle politiche di “social housing” e di edilizia residenziale pubblica. 
Nessun consigliere di maggioranza ha pensato che questo tema fosse nemmeno degno di discussione e questo, credo, è un vero scandalo.
Ora, con la brutta stagione, i nodi vengono al pettine: termosifoni bucati, caldaie che non funzionano, uno stato di totale inefficienza di molte, troppe abitazioni.

I problemi sono arcinoti, si conoscono da mesi e anni, ma nulla è stato fatto per risolverli.

 Non finiremo mai di dirlo: QUESTO E' UNO SCANDALO!!!!

mercoledì 29 ottobre 2014

Che futuro per la Biblioteca di Conegliano








Cari amici, 
ennesima interpellanza sul futuro dei servizi della Biblioteca cittadina.
Ai posteri...






Conegliano, 24/10/2014

Oggetto: interpellanza sul futuro del servizio Biblioteca

PREMESSO CHE

  • Il prossimo 31 dicembre scadrà la Convenzione con la Società Servizi Socio-Culturali di Mestre (VE) per lo svolgimento di servizi bibliotecari, affiancando il personale dipendente del Comune, per un monte di 2.200 ore annue
  • In data 15 ottobre u.s., con Delibera n. 368, la Giunta Comunale ha dettato le linee di indirizzo per il nuovo affidamento esterno del servizio stesso, dalle quali si evince la volontà di stipulare una nuova convenzione per n. 1.855 ore annue, con una diminuzione di 345 ore
  • Durante la seduta del Consiglio Comunale del 25.09 u.s., in risposta ad una interpellanza sull'orario di apertura della Biblioteca comunale l'Assessore Dugone affermava che “L’orario andrebbe allargato soprattutto in via previsionale anche alla luce di un prossimo miglioramento del servizio” e che al personale addetto alla Biblioteca potrebbero essere affiancati uno o due giovani nello svolgimento del servizio civile

CONSIDERATO CHE,
  • La nostra Biblioteca, nonostante gli annosi e noti problemi logistici e di organizzazione ha un grande numero di soci e di frequentatori
  • Sono però ricorrenti le lamentele dell’utenza, la quale in particolare si duole degli orari di apertura che limiterebbero notevolmente la fruizione del servizio;
  • E' assolutamente necessario dare a questa struttura il rilievo e la capacità organizzativa e propositiva che merita
  • E' altresì necessaria la presenza di personale qualificato nel rapporto col pubblico e nella gestione del patrimonio librario
  • Spesso si fa riferimento alla Biblioteca di Montebelluna come esempio virtuoso nella nostra Provincia e lo stesso Assessore alla Cultura ha affermato che è necessario fare scelte politiche che diano più spazio alla cultura
Il sottoscritto consigliere CHIEDE:
  • Come questa Amministrazione intenda sopperire alla diminuzione del monte ore destinato al prossimo ente firmatario della convenzione al fine di mantenere (e possibilmente allungare) l'orario di apertura al pubblico
  • Se questa Amministrazione, nell'ottica di una riorganizzazione delle risorse umane dell’Ente, intenda aumentare il personale impiegato all'Ufficio Cultura e ai servizi bibliotecari.
Il consigliere comunale
Isabella Gianelloni

venerdì 24 ottobre 2014

Fatiscenti e pericolosi

La sicurezza dei cittadini viene prima di tutto e quella degli edifici pubblici dovrebbe essere di esempio.
Questo il testo di un'interrogazione presentata
 oggi.
 







 
Oggetto: Interrogazione sullo stato degli immobili ex IPC e Caserma San Marco

PREMESSO CHE

  • Come più volte affermato da codesta amministrazione, si intende dare nuova sede alle molte associazioni operanti in città e che ancora non c'è nessuna notizia sui tempi e sulla destinazione degli stabili ex ULSS di Via Maset e dell'ex Tribunale in Piazzale Beccaria
  • Che negli immobili un tempo occupati dall'IPC e dalla Caserma San Marco trovano oggi sede soprattutto le due Università per adulti, che vedono la frequentazione di centinaia di persone
  • Che l'immobile ex IPC di Via Zamboni ha evidenti problemi strutturali, di abitabilità, aumentati dalle infiltrazioni di acqua dal tetto
  • Che anche l'ex Caserma San Marco presenta simili problematiche

CONSIDERATO CHE,
  • E' assolutamente necessario garantire standard minimi di sicurezza e decoro a quanti frequentano le sedi concesse dal Comune di Conegliano
  • Nelle ultime settimane la situazione, soprattutto in Via Zamboni, si è ulteriormente aggravata, con l'infiltrazione copiosa di acqua piovana dal tetto e che la prossima stagione invernale non farà che peggiorare le cose
Il sottoscritto consigliere CHIEDE:
  • Quali azioni questa Amministrazione intenda promuovere affinché venga garantita, con urgenza, la sicurezza delle persone che hanno accesso quotidiano alle due sedi in oggetto.



domenica 19 ottobre 2014

La balena bianca e il pesciolino rosso

Renato Donazzon, 1940 - 2014
Caro Renato,
non ce l'abbiamo fatta, il nostro progetto di scrivere un libro a quattro mani non è diventato realtà.
Ne avevamo discusso a lungo, anche quando sembravi affaticato e parlavi più lentamente: non ti mancava mai la voglia di guardare avanti, di sfruttare le conoscenze e la tua intensa esperienza politica per inventare qualcosa di nuovo, per raccogliere la memoria, per tramandare il significato profondo di qualcosa che per te, come per tutti noi, ha significato una scelta di vita.
Guardavi con orgoglio la bella terra davanti alla tua casa, gli alberi da frutta: segno inequivocabile di un riscatto. Ricordo bene la tua vecchia casa, a Conegliano appena dopo il ponte sul Monticano: per gli operai ed i figli del popolo allora era già molto.
Questi ultimi decenni li hai trascorsi da moderno "Cincinnato", non hai rincorso gloria e potere infiniti, hai fatto però, con naturalezza, del tuo angolo stracolmo di libri e ricordi un luogo in cui tutti, prima o poi, venivano a raccontare, chiedere un consiglio, un contributo per qualche buona causa, discorrere di tutto e fare qualche bella risata.
Eri un ottimo ascoltatore ed i tuoi occhi mobilissimi e sornioni mandavano spesso segnali difficili da decifrare. Noi tutti, però, sapevamo di poterci fidare di te. Qualcuno ti aveva soprannominato (con la sapienza insuperabile dei nomignoli popolari) Volpet, piccola volpe, mettendo insieme il colore dei tuoi capelli e l'acume politico che ti aveva contraddistinto.
Il tuo sguardo e la tua voce rimarranno in tutti noi, anche ora che non ci sei più.
Hai lottato come un leone fino alla fine, perché la lotta era parte di te, perché non ti stancavi mai di parlare, girare per le Feste de l'Unità a parlare con tutti, a tenere i famosi comizi sul cassone di un camion nell'intervallo del ballo liscio, fra un valzer e una mazurka: sapevi di dovere la tua fortuna politica alle tue grandi capacità ma anche alla fiducia di tanta gente che ti amava.
Come un automa stamattina sono andata a riprendere la raccolta di Controcatena, il giornalino comunista degli anni 60 e 70 per gli operai della Zoppas - Zanussi di Conegliano. Le foto, gli articoli, la tua comunicazione del perché della candidatura al Consiglio regionale raccontano di una politica ormai antica, quasi archeologica, però vera, autentica, generosa, sempre e comunque dalla parte dei giusti.
Ora tanto di tutto quello è stato spazzato via dalla storia, dall'evoluzione del mondo e della gente, ma non è finita l'idea di stare, sempre e comunque, prima di tutto dalla parte dei più deboli. Me l'hai scritto nella dedica di uno dei tuoi libri: stare dalla parte dei più deboli. E' difficile e spesso ingrato ma siamo fatti così.
Chissà se riuscirò a scriverlo da sola, quel libro. Senza il tuo sapere guadagnato sul campo, le conoscenze maturate nell'esperienza parlamentare, nella guida delle organizzazioni sindacali di operai e artigiani, senza la tua passione nel ricercare, nel voler conoscere, sarà difficile. 
Volevamo parlare di quegli anni intensi, quelli nei quali il nostro territorio era pervaso dal potere della "balena bianca", una DC che faceva il governo e l'opposizione insieme occupando ogni spazio, anni in cui un piccolo pesciolino rosso (il PCI) riusciva comunque a parlare, lottare, conquistare credibilità e rispetto.
Credibilità e rispetto per la coerenza, la generosità, l'onestà intellettuale, la capacità di analizzare e leggere la realtà, il rifiuto dei facili compromessi, la schiena dritta e la testa alta: i dirigenti comunisti che io ho conosciuto poco più che bambina si erano conquistati tutto questo.
Per questo io, e tanti altri, vi abbiamo amati come dei padri e delle madri, per questo oggi che te ne sei andato sento tutto il vuoto che lasci e piango, ancora una volta, la partenza di una parte di me.
Ciao Renato

lunedì 13 ottobre 2014

Pizzichi di pensieri

Quando certe giornate ci avvolgono come in spire soffocanti, quando ci si guarda intorno attoniti sperando inutilmente di trovare una soluzione luminosa là dove impera una nebbia fitta, il rischio peggiore sta nella facilità con cui si perde il gusto della curiosità.
L'attesa rimane certo una buona tattica, ma rimanere col naso all'insù, immoti e con il senso dell'inutilità che si fa strada inesorabile non aiuta.
Occorre, forse, un'attesa attiva, che non è un ossimoro ma un placebo. Sì, perché un conto è scegliere di stare immobili, tutta un'altra storia avere la netta sensazione di incespicare ad ogni passo, sentire timore, un'ansia sottile e penetrante come l'uggia esterna.
Fermarsi, quindi e guardarsi intorno: anche le quattro pareti domestiche nascondono, forse, visuali nascoste, visioni impensate, occhi diversi, sguardi, chissà, amici.
Amici, parola magica, difficile, abusata e stupenda.
Ne custodisco diversi, appoggiati alle pareti delle stanze, muti per lo più ma pronti a parlare la lingua meravigliosa della sapienza e della fantasia.
Uno più di altri mi ha parlato oggi, chiamandomi all'improvviso. 
Se ne stava là, insieme agli altri, ben ordinato, paziente.
L'ho preso e aperto là dove avevo lasciato un segno buono per un giorno come questo. 

Aveva un'espressione così dolce, così tristemente docile, come se aspettasse da me la felicità, che facevo fatica a trattenermi dal baciare - dal baciare con lo stesso tipo di piacere, quasi, che avrei provato baciando mia madre - quel volto nuovo, che non somigliava più al musetto sveglio e colorito d'una gatta ribelle e perversa dal roseo nasino all'insù, ma sembrava, nella pienezza della sua malinconica prostrazione, fuso nella bontà a larghe colate appiattite e cadenti. Staccandomi dal mio amore come da una follia cronica priva di rapporti con lei, mettendomi al suo posto, mi commuovevo davanti a quella brava fanciulla abituata ad essere trattata con maniere gentili e leali e che un buon amico, quale aveva creduto che io fossi per lei, ossessionava da settimane con persecuzioni arrivate adesso, infine, al loro culmine. Assumendo un punto di vista puramente umano, esterno a noi due, nel quale non trovava posto il mio amore geloso, provavo per Albertine una pietà profonda, che, tuttavia, lo sarebbe stata di meno se non l'avessi amata. 
[...] ...strappai quella tunica che aderiva così gelosamente a un seno desiderato e, attirando a me Albertine:
Mais toi, ne veux-tu pas, voyageuse indolente,
Rêver sur mon épaule en y posant ton front?
(Marcel Proust - Sodoma e Gomorra)

venerdì 26 settembre 2014

Più rispetto per le minoranze, a Conegliano!

Nel Consiglio Comunale di ieri, 25 settembre, la maggioranza ha bocciato la mozione presentata dal gruppo del PD sul tema dell'edilizia pubblica.
La mozione, vista soprattutto la difficile situazione economica e lo stato in cui versano gli edifici di proprietà pubblica, era volta a predisporre un piano di rilancio e coordinamento delle politiche di “social housing” e di edilizia residenziale pubblica. 
Nessun consigliere di maggioranza ha pensato che questo tema fosse nemmeno degno di discussione e questo, credo, è un vero scandalo.
 
L'indignazione non nasce dalla bocciatura di una nostra mozione, ma dalla consapevolezza che non solo si vota "NO" a prescindere, senza nemmeno la volontà di soffermarsi a discutere nel merito tenendo un atteggiamento sprezzante ed arrogante, ma che quando si tratta di questioni sociali ogni logica di coordinamento cade per lasciar posto alla consuetudine della richiesta individuale, possibilmente "col cappello in mano".
Anche il grido d'allarme sui rischi che ormai corre il patrimonio edilizio pubblico a Conegliano, lanciato dall'Amministratore Unico di Conegliano Servizi nel Consiglio Comunale di qualche mese fa, nei fatti è caduto in un silenzio assordante.
Rifiutare anche solo di discutere di coordinamento degli uffici in un settore così delicato ed evidentemente frammentato come quello della casa, con alloggi pubblici ridotti in condizioni spesso pietose è un evidente schiaffo non tanto alla minoranza che siede in Consiglio, ma ai Coneglianesi che lì risiedono ed a tutti quelli che oggi si trovano in difficoltà.
Isabella Gianelloni - Consigliere Comunale PD Conegliano

Per chi desidera leggerlo, di seguito il testo della mozione bocciata ieri sera:
 

Oggetto: Proposta di mozione per la predisposizione, ai fini della successiva approvazione, di un piano di rilancio e coordinamento delle politiche di “social housing” e di edilizia residenziale pubblica.

PREMESSO CHE:

  • la difficile situazione economica e sociale ha causato un aumento della necessità di disporre di alloggi pubblici idonei e funzionali al fine di soddisfare il fabbisogno di abitazioni espresso dalle fasce meno abbienti;
  • il patrimonio edilizio pubblico della nostra città ha urgente bisogno di manutenzione - se non addirittura di pesanti interventi di ristrutturazione edilizia - soprattutto alla luce dell’evidente stato di obsolescenza dei fabbricati residenziali e della relativa impiantistica, della necessità di adeguamento alle norme sismiche e di efficienza energetica e di superamento delle barriere architettoniche, considerando nel contempo che una percentuale consistente dei fabbricati residenziali pubblici è stata realizzata tra gli anni ’40 e ’70 del secolo scorso;
  • il D.L. n. 47/2014, successivamente convertito dalla legge 23 maggio 2014, n. 80 recante “Misure urgenti per l'emergenza abitativa, per il mercato delle costruzioni e per Expo 2015”, ha - tra l’altro - posto in evidenza l’indispensabilità di promuovere iniziative di carattere economico e finanziario e specifici modelli di partenariato finalizzati a riavviare il settore dell’edilizia che ha risentito - e risente - pesantemente della crisi economica;
  • nell’ambito europeo il tema in questione ha peraltro riscontrato particolare rilevanza, evidenziata anche per mezzo di documenti di indirizzo. Tra questi, ad esempio, il Parere del Comitato Economico e Sociale Europeo TEN/484 del dicembre 2012 avente come argomento: “Aspetti problematici di una definizione dell’edilizia abitativa sociale come servizio d’interesse economico generale”, il quale rileva in particolare che “Garantire il diritto all'alloggio è un obbligo internazionale degli Stati membri che l'Unione europea è tenuta a prendere in considerazione. Tale diritto infatti è riconosciuto nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo delle Nazioni Unite, che recita: “ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all'alimentazione, al vestiario, all'abitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari";
  • che in questa prospettiva - e in particolare nel quadro del diritto dell’UE - l’edilizia abitativa sociale assume decisamente un ruolo primario tra i servizi di interesse economico generale affinchè ogni stato membro, adottando nel proprio ordinamento tale impostazione - possa beneficiare di sovvenzioni e compensazioni pubbliche;

CONSIDERATO CHE
  • le vigenti disposizioni di legge, nella specifica materia, si orientano verso obiettivi di ammodernamento ed efficientamento sotto il profilo impiantistico, strutturale energetico e architettonico del patrimonio immobiliare pubblico, privilegiando iniziative di sostituzione edilizia e di rigenerazione degli edifici residenziali;
  • la relazione dell'Amministratore Unico della Conegliano Servizi, presentata a questo Consiglio Comunale lo scorso 12/06/2014 ha evidenziato una serie di criticità, sia dal punto vista tecnico che organizzativo;
RITENUTO CHE
  • è fondamentale la predisposizione di un programma di investimenti e la pianificazione delle iniziative di carattere socio-economico al fine di razionalizzazione e coordinare tutti gli interventi di politica abitativa pubblica di Conegliano;
  • si rende necessario avviare una costante attività di fund raising soprattutto nel contesto della ricerca di fondi regionali ed europei, anche al fine di pervenire a forme di investimenti immobiliari che abbiano impatto neutro rispetto al bilancio dell’ente;
  • la Conegliano Servizi gestisce un patrimonio di 296 alloggi, di cui ben 246 sono di proprietà direttamente del Comune e l'Amministratore Unico ha evidenziato la necessità di prevedere nel bilancio dell’Ente stanziamenti onde far fronte ad iniziative edilizie e di adeguamento impiantistico, alcune di queste peraltro improcrastinabili, per un totale di 1.000.000 di euro per il prossimo triennio 2014/2016;
  • le criticità sociali hanno oramai bisogno di urgente pianificazione e riorganizzazione, anche attraverso il coordinamento degli uffici comunali preposti ad affrontare il tema “casa”, nella fattispecie il Servizio Edilizia Pubblica (ricadente nell’Area Protezione civile servizi tecnici
    ambientali e demografici), il Servizio Patrimonio e Provveditorato, l’Ufficio casa, l’Osservatorio Casa (questi tutti ricadenti nell’Area Economico Finanziaria e delle politiche sociali ed educative) la società partecipata Conegliano Servizi spa, con il coinvolgimento dell'ATER di Treviso;
Tutto ciò premesso e considerato il Consiglio Comunale di Conegliano

Impegna l’Amministrazione Comunale ed il Sindaco

Ad attivare tempestivamente, anche attraverso il nominando Assessore alle Politiche Comunitarie e la struttura comunale preposta per competenza, un’azione mirata, efficace e tempestiva di individuazione di adeguate fonti di finanziamento, anche di rango europeo, oltre che di attivazione di forme innovative di partenariato per sostenere gli interventi più urgenti a favore del mantenimento e recupero funzionale del patrimonio immobiliare di edilizia residenziale pubblica;

Ad istituire con ogni sollecitudine, allo scopo di supportare le attività di cui al punto precedente, un tavolo di coordinamento permanente fra gli uffici preposti al tema della casa, e composto dai rappresentanti del Servizio Edilizia Pubblica (ricadente nell’Area Protezione civile servizi tecnici ambientali e demografici), del Servizio Patrimonio e Provveditorato, dell’Ufficio casa, dell’Osservatorio Casa (questi tutti ricadenti nell’Area Economico Finanziaria e delle politiche sociali ed educative) della società partecipata Conegliano Servizi spa nella persona dell’organo di amministrazione, con il coinvolgimento dell'ATER di Treviso.

lunedì 22 settembre 2014

Incontro con l'Imam

All'ingresso della sala già affollata sono accolta da un intenso profumo di incenso con sentori di sandalo e gelsomino, due lunghi tavoli sono già imbanditi per la festa finale.
Sheikh Rajah Albaqmi è già seduto all'altro lato della lunga sala, immobile e ieratico, ha già pregato insieme a quelli che hanno potuto raggiungerlo prima di cena.
Il suo abito candido incornicia una barba nerissima, i suoi occhi color carbone brillano come solo quelli della sua gente, incandescenti come la sabbia del deserto arabico. E' compunto, serio, assorto e osserva la sala che si riempie di gente chiassosa che si saluta, si abbraccia, si bacia.
Le donne, un gruppetto non molto numeroso, sono sedute nelle ultime file, una accanto all'altra e tentano inutilmente di tenere a bada bimbi di tutte le età che, com'è ovvio, approfittano della serata speciale per giocare, rincorrersi, nascondersi.
Quasi tutti gli uomini indossano il caftano ed il berretto da preghiera, anche i bimbi più grandicelli hanno l'onore di indossare quegli abiti tradizionali: incontrare un Imam, per i musulmani che vivono dalle nostre parti non è cosa di tutti i giorni, l'occasione è solenne.
Pur trattandosi di una struttura normalmente sportiva mi pare di entrare in un altro mondo, mi guardo intorno e la sensazione principale che avverto è l'allegria, quella tipica di chi si incontra dopo tanto tempo e per un'occasione importante.
L'argomento della serata, però, è di quelli che più seri non si potrebbe. Peccato che per motivi organizzativi le comunità islamiche della Sinistra Piave non siano riuscite a pubblicizzare a dovere un evento quasi unico per il nostro territorio: si parla di terrorismo, di quanto male esso faccia all'Islam tutto. 
Sheikh Rajah Albaqmi è un alto esponente dell'Arabia Saudita, dove tra poco confluiranno milioni di musulmani da tutto il mondo per il pellegrinaggio alla Mecca. Si tratta di arginare gli estremismi, di garantire sicurezza e ordine, di mostrare al pianeta intero il volto dell'Islam.
Quando lui inizia a parlare tutti tacciono, a parte i bambini che (uguali in tutto il mondo) non colgono il momento e continuano tranquillamente a giocare all'esterno. Si alzano molti telefonini per riprendere l'evento. Parla in arabo, un addetto traduce.
Penso che i sacerdoti si somigliano un po' tutti: la voce è chiara e forte ma leggermente salmodiante, a volte stentorea. Parla di Dio, dell'unico Dio che accomuna musulmani e cristiani, parla di sicurezza, dice che quest'ultima "è frutto dell'unificazione sotto il volere di Allah". Sottolinea, questo è un passaggio che apprezzo molto, che "Questo è un momento di debolezza, perché ci sono guerra e ignoranza. La sicurezza è il contrario della violenza, perché sta nel cervello e non nel sangue".
Spesso il discorso si trasforma in canto, che io colgo come una sorta di preghiera. Mentre parla molti stanno a capo chino, in religioso ascolto. E' indubitabilmente vero che per ogni credente Dio è in ogni luogo e si manifesta ovunque.
Dice l'Imam che l'Islam vuole il diritto di chiamare all'unificazione il popolo di Allah, dice che Allah vuole la pace, che il terrorismo è contro Allah. Dice che il comportamento è la cosa fondamentale per ogni buon musulmano.
Alla fine chiama a sé i rappresentanti delle varie comunità nazionali presenti in sala: vengono da Tunisia, Marocco, Bangladesh, Senegal, Macedonia.....
Abbiamo ancora molta strada da fare per conoscerci meglio, per accettarci l'un l'altro, per comprendere davvero che la terra è grande e c'è posto per tutti.
Domani, se continueremo a parlarci, se l'Islam risolverà molti dei problemi che lo affliggono e il mondo occidentale la finirà di pensare di essere solo sotto attacco, scopriremo che potrebbe essere davvero poco importante a quale fede (o a nessuna fede) gli esseri umani appartengono.
Incontri come quello a cui ho assistito sono un buon punto di partenza, almeno per la nostra comunità.
Grazie a chi l'ha organizzato, spero ne seguiranno molti altri.

giovedì 18 settembre 2014

Il Centro Storico non è il Bronx e nemmeno una discarica

Urla, schiamazzi, immondizie, deiezioni animali e (anche) umane. A Conegliano il degrado colpisce il centro cittadino, le aree abbandonate sono qui. Polizia e Carabinieri hanno il compito di perseguire i reati, ma esiste un regolamento di Polizia Urbana che va applicato al più presto.
Per questi motivi ho presentato la seguente Interrogazione urgente.
 





Oggetto: Interrogazione urgente sull'applicazione del Regolamento di Polizia Urbana

PREMESSO CHE

  • I cittadini coneglianesi e tutti quelli che ogni giorno arrivano a Conegliano per motivi di studio, lavoro, tempo libero e turismo hanno, oltre che il dovere di rispettare i regolamenti, il diritto di trovare una città pulita e accogliente;
  • Il Regolamento di Polizia Urbana prevede una serie di norme atte a prevenire e punire atti di vandalismo, di mancanza di rispetto per la comunità e per la città intera;
  • I reati di cui anche la stampa ha dato conto debbono essere perseguiti dalle forze dell'ordine con la massima sollecitudine ed è necessario un intervento pubblico urgente nei luoghi di maggior degrado e abbandono della città, posti proprio nel centro cittadino;

CONSIDERATO CHE,
  • Soprattutto nei fine settimana le notti sono funestate dagli schiamazzi, dalle intemperanze e dai comportamenti osceni e a volte delinquenziali di persone evidentemente alterate da alcol o stupefacenti, in modo particolare nelle vicinanze dei numerosi locali pubblici del centro storico e nelle vie adiacenti;
  • Se molti (ma non tutti) cittadini e commercianti provvedono giornalmente alla pulizia delle aree antistanti le abitazioni o negozi, non possono evidentemente prendersi cura di tutte le strade del centro storico, che tra l'altro presenta molti luoghi chiusi e anfratti nascosti e bui;
  • Anche durante il giorno alcuni proprietari di cani non rispettano l'obbligo di controllare che gli animali non sporchino la pubblica via;
Il sottoscritto consigliere CHIEDE:
  • Quali azioni questa Amministrazione intenda promuovere affinché venga rispettato il suddetto Regolamento di Polizia Urbana, con specifico riguardo agli artt. 18, 19, 21, 39, 42, 51, anche attraverso l'uso di telecamere, con il coordinamento tra le forze di polizia e la polizia municipale per il pattugliamento della zona nelle ore diurne e notturne, aumentando, ove necessario, la presenza dei vigili urbani nelle vie del centro.

Il consigliere comunale
Isabella Gianelloni


giovedì 4 settembre 2014

Suggestioni romagnole

Nella valigia di ogni viaggiatore non possono mancare le aspettative e la curiosità, forse qualche ansia, a volte ricordi da verificare, desideri di rivivere o superare emozioni già vissute.
Non importa quanto il viaggio sarà lungo o lontano, forse (ma solo forse) nemmeno quanto durerà.
Fondamentale che la valigia sia sempre a portata di mano, capiente per infilarci ricordi, immagini ed emozioni, malleabile abbastanza per estrarne e lasciare in giro stupidi pregiudizi e quel po' di ottusità che ci portiamo dietro tutti, inevitabilmente.
Ho tanto atteso i miei sospirati 5 giorni di vacanza in un'estate che somiglia davvero poco a ciò che noi tutti conosciamo come tale: poco sole, poco caldo, tanta pioggia, frane, disastri.
Niente Sud, quest'anno, niente mare blu che più blu non si può, ho deciso di rifugiarmi in Romagna, in riva ad un mare che è anche il mio, in una regione che, nel mio immaginario, è composta di certezze più che di dubbi.
Mentre salgo sul treno in una mattina in cui pare di essere immersi in un monsone arrabbiato procedo ad un veloce calcolo delle distanze, confido in una proverbiale "influenza del mare sul clima", e spero. 
Decidere di raggiungere Cervia tramite ferrovia significa già amare l'avventura: la comodità di mezzi e orari è inversamente proporzionale alla mitica organizzazione emiliano-romagnola.
23 agosto. Stazione di Ferrara: con un clima quasi londinese siamo in tanti ad attendere il treno per Pesaro, scopro con sorpresa che esiste una tratta Bergamo - Pesaro, attiva solo in luglio e agosto e daciò deduco che con tutta evidenza molti bergamaschi amano le vacanze in riviera.
Beh, avete presenti quelle scene dei treni degli emigranti nei film del neo-realismo? Ci piombo dentro con tutti e due i piedi (oltre che con le mie due borse): mi ero illusa che qualche baldo giovanotto avrebbe di sicuro dato una mano ad una matura signora per ficcare i bagagli sul ...portabagagli...
Niente di più sbagliato: il treno è composto di carrozze per pendolari, quelle senza posto in alto (né da altre parti) per le valigie; ci ritroviamo in centinaia in vagoni con i finestrini totalmente oscurati da scarabocchi in vernice multicolore, stipati come sardine e con i sedili occupati dai bagagli. 
Tutto intorno a me si parla solo bergamasco, non so se pensare di essere parte del cast di un film o rimembrare un potente "Viva San Marco" di manzoniana memoria.
Sul minuscolo marciapiedi della stazione di Cervia - Milano Marittima ci sono più valigie, zaini e borse che esseri umani, i più contenti sono i viaggiatori che non sono scesi: finalmente avranno un po' di spazio in più...
In attesa del taxi mi chiedo quando sentirò finalmente parlare romagnolo, accompagnata come sono dalla cadenza bergamasca, il viale alberato davanti alla stazione trasuda l'umidità della recente pioggia, tutti insieme guardiamo in sù sperando che Giove Pluvio sia clemente.
Lo è, quasi. Dal balcone della mia camera osservo le nuvole che si spostano da un lato all'altro del mio spicchio di cielo, lasciando cadere dalle pieghe delle loro ampie vesti gocce qua e là, ora grosse e risolute ora sottili e birichine.
Sono in vacanza, e visto che in vacanza è vietato lo stress mi addormento beata.
Ho capito, gli dei mi hanno presa in simpatia: hanno cullato il mio sonnellino con la pioggia per annunciare il sole al mio risveglio.
Finalmente, dopo mesi di attesa, vado a calpestare la sabbia, ad incontrare il mare, annusarne i profumi, ascoltare le chiacchiere di bagnini e bagnanti, allegri per definizione.
Fabio pare lì da sempre, padrone assoluto e incontrastato del Bagno 187: nulla gli sfugge, dietro l'aria scanzonata e bonaria di un romagnolo di mare gli occhi raccontano decenni di vita fra quella sabbia, di ombrelloni aperti e chiusi, bambini urlanti e signore in ferie con obiettivi diversi. Mi squadra dalla testa ai piedi e ritorno: con un grande sorriso mi chiede i dati per lui essenziali e si rilassa beato quando capisce che sono lì sola nel senso che non aspetto nessuno. Ride quando gli dico che sono in Riviera per riposare in pace, si sente rilassato: nei suoi lunghi anni di esperienza ne ha viste di cotte, di crude, lesse e anche arrosto.
Chiudiamo la prima giornata con un meraviglioso doppio arcobaleno!

Continua....
24 agosto. Altro che Bisanzio ed i regni Barbari, nella sala da pranzo dell'hotel, nel cicaleccio pressoché solo lombardo dei commensali pare di essere forse a Sebastopoli.
Irina e Alina sono simpatiche, chissà cosa sanno di Galla Placidia: loro non sono venute qui figlie di imperatori per sposare altri imperatori e metterne al mondo più di qualcuno; per tante donne (soprattutto le donne) i grandi scambi tra Oriente e Occidente paiono ridotti ad una incessante richiesta di lavoro. Le donne lavorano tanto da sempre, queste nostre sorelle spesso vanno a ricoprire i ruoli che noi "emancipate" occidentali non sappiamo più cosa siano. 
Varrebbe la pena di pensarci di più, tra un filetto di sgombro improbabilmente gratinato e peggio ancora pronunciato ed un sugo che di siciliano ha solo il nome malamente affibbiato: con tutta probabilità Alina e Irina hanno due lauree, ma a noi importa poco, importa poco davvero a troppi.

La sera mi avvio verso il centro della cittadina, raggiungendo la piazza principale attraverso strade e viali che ricordano a tutti l'impresa dei Mille.
E' sabato sera e in piazza si suona e si balla, ci si incontra e si chiacchiera, turisti mescolati a romagnoli di ogni età.
In Piazza Garibaldi (quale altro nome altrimenti?) sul palco si alternano ballerini e cantanti.
Giro lo sguardo qua e là, sorrido fra me e me quando vedo le porte della Cattedrale spalancate: sacro e profano da queste parti si mescolano, si frullano insieme, si impastano.
In effetti è un po' strano entrare in una chiesa alle 22 di un giorno qualsiasi, di solito nei luoghi sacri c'è silenzio, l'aria è ovattata. Qui è diverso: non posso fare a meno di immaginare cosa stia pensando quella signora inginocchiata davanti ad un altare laterale, assorta in preghiera con il viso fra le mani mentre fuori impazza una mazurka.
Esco in punta di piedi, almeno io non voglio disturbarla, ma forse la mia è presunzione: qui siamo in Romagna e le cose sono diverse.
Esco mentre la mazurka volge al termine, davanti alla Cattedrale si erge maestoso il Palazzo Comunale, con i suoi lunghi portici e le lapidi che ricordano martiri, caduti ed eroi. La memoria, anche stavolta, non è uno scherzo, in questa terra non si ricordano solo i condottieri, i generali e le battaglie. 
Una lapide ricorda un vero eroe, ricorda a tutti che qui c'è stato un tempo in cui a farla da padroni non erano i ristoranti e gli ombrelloni, ma il lavoro durissimo nelle saline e la malaria che falcidiava le vite della povera gente.

Alberto Missiroli era un medico, uno di quelli che del giuramento di Ippocrate avevano fatto una ragione di vita. Studiò il colera e la brucellosi, ma soprattutto lottò contro un nemico piccolo e micidiale: la zanzara anofele, portatrice della malaria.
Missiroli e quanti collaboravano con lui non solo sconfissero la malaria in Italia, ma il loro metodo divenne un protocollo internazionale per la lotta contro una malattia che, tanto per cambiare, colpiva soprattutto i poveri.
Penso che dovremmo imparare tutti a ricordare di più questi eroi solerti e silenziosi, le cui cartucce erano (e sono) composte di scienza, lavoro silenzioso, impegno diuturno a favore di tutti.
Me ne torno in hotel grata al dott. Missiroli ed a tutti gli scienziati, in un Paese che si dimentica troppo spesso di loro.

Continua....

In Emilia e in Romagna, si sa, la regina è la bicicletta. Le piste ciclabili sono tante e trafficatissime. Noto con piacere che qui a Cervia ogni tratto è intitolato a grandi delle due ruote e sono contenta di trovare, accanto a Coppi e Bartali, il "nostro" Ottavio Bottecchia. 
Passeggiando sul lungomare mi chiedo se ci sia magari una disposizione governativa, un Regio Decreto di chissà che anno per cui in ogni località marittima debba per forza esserci un Hotel Trocadero. Ha un suono vagamente esotico: chissà se chi mette quel nome al proprio hotel pensa alla riva destra della Senna (Paris c'est toujours Paris) o all'omonima battaglia che riportò la monarchia assoluta in Spagna... Mah, io propendo per la prima ipotesi, fate voi.

Quando cielo e mare hanno più o meno lo stesso colore la bellezza ci avvolge, prende il sopravvento. Guardo il mare e rimango senza fiato: quante volte l'ho visto? Tante, tantissime eppure ogni volta vorrei riuscire ad andare con lo sguardo oltre l'orizzonte, mangiarmi quest'aria e questa atmosfera e farle per sempre parte di me.
Provo a sdraiarmi sotto l'ombrellone ma non si può stare fermi: passeggiando sul bagnasciuga arrivo a Pinarella e mi inoltro un po' nel piccolo abitato. La pineta è bellissima, ben tenuta e ancora una volta noto ovunque un numero incredibile di giochi per i bambini, giostre, scivoli, percorsi, casette. Dopo pochi giorni da queste parti si capisce perché tante famiglie decidono di venire al mare in Riviera, qui tutto è pensato in funzione dei più piccoli, così che anche i più grandi stanno meglio.
Anche quelli grandi davvero, anche i vecchi, anche gli ammalati, i disabili: tutti hanno diritto a un po' di aria buona, di mare, di brezza della pineta marittima. C'è un intero viale immerso nel verde, a due passi dalla spiaggia, costeggiato da costruzioni comunitarie, religiose o meno, destinate ad accogliere persone che da sole non andrebbero mai in vacanza.


Sto bene, sto davvero bene e le mie origini emiliane si divertono a fare continuamente capolino facendomi sorridere ad ogni piè sospinto. Domani andrò a Ravenna a trovare la mia amica Caterina. Chissà se riuscirò a dare un saluto anche a Galla Placidia...
Fa un certo che passare col treno di fianco alla basilica di Sant'Apollinare in Classe, incredibile lo sferragliare dei vagoni incuranti della bellezza che si cela oltre quelle mura. Dalla ferrovia fa impressione vedere il nulla intorno a quello scrigno, ma si sa che nulla rimane così com'era. Importante è che quei mosaici rimangano intatti, patrimonio inestimabile anche per un'umanità distratta.
Povera Caterina! La costringo a percorrere il periplo della città per andare a salutare Galla: le spiego che l'imperatrice si offende se non la passo a salutare, che fra me e lei c'è una sorta di accordo secondo il quale non posso andare a Ravenna senza renderle omaggio. La mia amica bonariamente fa finta di credermi e così ci mettiamo il doppio del tempo per andare a casa sua.
E' troppo tardi per entrare a San Vitale e poi nel mausoleo di Galla Placidia, ci passo davanti e mentre i turisti in coda aspettano di entrare in uno dei luoghi più suggestivi del pianeta saluto la mia imperatrice, ripenso a quel luogo e le dò appuntamento per la prossima volta.
Per non farmi mancare nulla Caterina, scarpinando senza fine, allunga un altro pochino per portarmi a vedere il nuovo parco attorno al mausoleo di Teodorico.
 

Qui si ragiona per parchi, così nell'immediata periferia del centro, dove partono i primi cavalcavia, anche Teodorico può sentire un po' di pace intorno a sé.
Un parco per correre e passeggiare ed un monumento ai caduti con un nuovissimo vialetto di cipressi attutiscono il rumore del traffico esterno, creano un'oasi di pace e ridanno un senso ad un monumento troppo spesso dimenticato, reso periferico dall'incuria degli uomini ed ora restituito al fascino della storia e del silenzio.

Un applauso al Comune di Ravenna.





La vacanza volge al termine, vale la pena di visitare Cervia centro con la luce di un giorno un po' rabbuiato dalle nuvole. 
Qui tutto parla del sale, della fatica e dell'orgoglio di lavorare un elemento prezioso regalatoci da madre natura, della capacità di raccoglierlo e trasformarlo grazie a due parole che dovrebbero essere la guida di ogni italiano: sapienza e lavoro.
Il Museo del Sale e la Torre San Michele sono accanto al canale che attraversa la città.
Acqua, mare, pietre, sale.


Non mi resta che percorrere il lato del canale che arriva fino al porto.
 





Sono le 8,45 del mattino ma per i pescatori è già tardi: nei banchi allestiti sulla banchina è rimasto ormai poco pesce, quasi tutto è ormai stato venduto, magari ai ristoranti proprio là di fronte.
Rimane qualche cassetta di cannocchie, il profumo di mare è intenso.




Una volta sistemate le reti i pescatori ed i marinai potranno finalmente concedersi un po' di ozio, un bicchiere di vino e una partita a carte al circolo pescatori che, con grande arguzia e prontezza di spirito, è stato intitolato alla pantofla, ovvero la pantofola, simbolo assoluto del riposo.








La Romagna è quella cosa per cui la Cattedrale e il Palazzo Vescovile affacciano su Piazza Garibaldi e hanno per laterali Via Girolamo Savonarola e Via Giordano Bruno, e giusto per non dimenticarsi mai di certe cose, sulla gru montata in piazza per il restauro del palazzo comunale sventola la bandiera della pace.
Lo so, io la penso così e mi piace stare da queste parti, respiro un'aria buona, soprattutto di tolleranza e simpatia per gli altri esseri umani.
Le contraddizioni e le mancanze esistono, ma questo lembo di Italia dimostra che lavoro e buon umore possono convivere, come del resto guadagno e tolleranza.

Devo proprio ripartire e, insieme ad un po' di abbronzatura mescolata a riposo e rilassatezza, torno a casa con la valigia piena di nuove sensazioni, qualche emozione intensa e la certezza che la Romagna è un buon posto dove andare.
Il tassista che mi accompagna alla stazione mi spiega orgoglioso che quando a Ravenna piove a Cervia può anche splendere il sole, merito del mare e delle saline.
Saluto la Romagna osservando il bar della Stazione: niente degrado, da queste parti, ma allegri anziani che giocano a carte, insegnando briscola  e scopone ai nuovi arrivati, che se vorranno diventare romagnoli, oltre che italiani, dovranno apprendere l'ABC primario.
Arrivederci Cervia!