Il colle è la mia prospettiva. Le colline non sono mai le stesse, come le attività di chi studia e scrive. Dall'alto lo sguardo spazia e aiuta la fantasia, la ricerca; guardare aiuta a pensare, a mettere insieme le idee, quelle che fanno scrivere per sé o per far leggere agli altri ciò che si produce.

martedì 29 gennaio 2019

#Melies Se chiude un cinema siamo tutti più poveri

La vicenda del Multisala Méliès in queste ore sta occupando la stampa e i commenti in città, ma non si tratta solo della complicata questione legata a un'azienda privata in difficoltà.
Il cinema è innanzi tutto un luogo di diffusione culturale e l'arte cinematografica uno degli elementi caratteristici di una società.
Tutti sappiamo che le sale cinematografiche italiane soffrono da anni, ma credo che sia dovere di tutti impegnarsi per trovare soluzioni, rilanciare le attività trovando investitori e finanziamenti, inventando nuove occasioni di aggregazione, momenti di diffusione culturale e di divertimento.
Tra le altre cose a Conegliano tutta la questione in qualche modo si interseca con il Teatro Accademia (che usufruisce di un finanziamento pubblico per la stagione teatrale) e il suo futuro, nonché con altre attività commerciali e i posti di lavoro di diverse persone.
Cinema e teatro sono perni e ricchezza della vita sociale, culturale, del tempo libero della città.
Per tutti questi motivi ho presentato al Sindaco una interpellanza per sapere se l'Amministrazione comunale è a conoscenza di notizie più certe o pensa di poter mettere in atto azioni concrete per arrivare a una soluzione che non impoverisca un territorio già sofferente.
Come di consueto ne trascrivo di seguito il testo.

Oggetto: Interpellanza sul futuro del Multisala Melies e del Teatro Accademia

Facendo riferimento
  • All'improvvisa chiusura del Multisala Melies e dei conseguenti articoli apparsi sulla stampa negli ultimi giorni.
CONSIDERATO CHE
  • La crisi delle sale cinematografiche è certamente un problema che riguarda molte città italiane;
  • Il cinema rappresenta un punto di riferimento imprescindibile nella produzione artistica e nella crescita culturale della società;
  • Già negli anni precedenti il Multisala ha avuto momenti di criticità;
  • Molti cittadini in queste ore si chiedono non solo se il cinema riaprirà, ma anche se verranno eventualmente rimborsati gli abbonamenti e i biglietti già pagati
Il sottoscritto consigliere CHIEDE:
  • Se l'Amministrazione sia in grado di riferire alla città lo stato reale della vicenda legata al Cinema Melies, anche con riferimento alle ricadute occupazionali degli ultimi eventi;
  • Se la situazione economico-finanziaria del Multisala possa avere ricadute negative anche sul Teatro Accademia, visto anche che quest'ultimo gode di un cospiscuo finanziamento pubblico per la stagione teatrale;
  • Se sia ipotizzabile una qualche forma di collaborazione tra investitori privati e partner pubblici per rilanciare l'attività cinematografica e teatrale in città, anche attraverso l'intervento della Regione e/o di fondi nazionali ed europei nel settore culturale.


domenica 13 gennaio 2019

Conegliano: l'area Zanussi è proprio un ...cavolo di problema

Premessa doverosa: la prima canzone che ho imparato a memoria da bambina è stata "Il ragazzo della Via Gluck" e preferisco di gran lunga campi, prati, torrenti e boschi alla selva di cemento e capanoni.
Seconda premessa, altrettanto doverosa: gli studenti e le università studiano e ricercano per definizione, ci danno idee, progetti, spinte verso l'innovazione e se viene detto: "Cosa potremmo fare in questa area nel centro di una città?", loro immaginano e producono ciò che viene loro richiesto. Lo fanno con competenza e passione.

Detto questo, ancora una volta a mancare sono le idee di chi quell'area dovrebbe amministrarla, anche perché di sicuro un record lo abbiamo: quello dei concorsi di idee lasciate poi, come ovvio, nei cassetti e condannate al dimenticatoio.
Il bubbone dell'area ex Zanussi è una ferita nel cuore di Conegliano, è lì ormai da decenni a far brutta mostra di sé. In attesa che qualcosa si muova è una pista di allenamento per le gare di pantegane.
Conegliano, però, ha una serie di problemi irrisolti, uno incastrato nell'altro. 
Shangai, New York, Singapore (scusate ma i paragoni usciti sulla stampa in questi giorni fanno quanto meno ridere)? Nella conferenza stampa del Sindaco di ieri sono usciti anche i nomi di città come Bologna e Belluno (già meglio).
Senza scomodare il capoluogo emiliano, col quale non ci può essere confronto, unisco il link che rimanda al sito della Biblioteca di Belluno: noi, a Conegliano, NON abbiamo ancora una biblioteca degna di questo nome e l'argomento è scomparso (ammesso che ci sia mai stato) dall'agenda politica di questa giunta. Visto che non ci sono i soldi per il mega progetto della Marras lasciamo perdere, tanto non è importante... http://biblioteca.comune.belluno.it/

Abbiamo più volte chiesto quali fossero i progetti della Giunta su un sacco di questioni, dal centro storico alle piste ciclabili, dai parcheggi al ripensamento del commercio, da un bel parco verde alla programmazione degli interventi nei plessi scolastici, da ciò che accade ogni giorno al Biscione alla sede della Polizia Municipale...: ogni volta ci è stato risposto che tutto si sarebbe risolto con il Piano Urbano del Traffico (PUT), che pareva in dirittura d'arrivo. 
Abbiamo, ahinoi, scoperto che il PUT è diventato un PUF (Piano Utopico Fantasma), e che quindi piazze, piste ciclabili, viabilità possono aspettare. Tanto, si sa, la città ama i tempi lunghi e non importa se nel frattempo il mondo corre, noi non abbiamo fretta: bottiglie e sopressa ne abbiamo, il resto pazienza.
Intanto il fantasmagorico piano delle ex Fosse Tomasi dove, oltre al verde pubblico, dovrebbero nascere punti per la produzione legata al comparto eno-gastronomico, una porta della città rivolta a chi proviene dall'autostrada e dalla Pontebbana è desolatamente fermo. Non ne conosco i motivi, ma mi viene spontaneo pensare alle sedute consiliari in cui ce lo avevano illustrato, con torri svettanti e skyline della città che neanche Milano, mamme con passeggini e poi nonnetti, paperelle e quant'altro...
Sempre nel frattempo, tanto per fare un esempio, vicino alla bretella di Parè, proprio dove c'è l'antico ponte romano appena restaurato e totalmente isolato, tanto che a nessuno viene in mente di andarci, abbiamo eliminato un altro campo per costruire ancora.
E adesso, meraviglia delle meraviglie, salta fuori che (con calma, mi raccomando, perché comunque è colpa di Roma) potremmo trasformare l'area Zanussi in campagna, centro per il famoso food, per produrre e vendere cibo. Dove parcheggiamo le auto? Facciamo un autodromo intorno alle culiere di fagioli e patate (in italiano pare si possano descrivere come doline strette e lunghe all'interno dell'orto... mah)?

In sostanza, quale sarebbe il destino della città? Come la volete davvero fra vent'anni? Cosa intendete fare davvero? Mentre pensiamo a questa bellissima idea (perché in realtà gli orti urbani sono davvero un'ottima cosa) come risolviamo il resto che, ricordo ancora, è strettamente legato al futuro di quell'area?
"Basta sogni", ha detto il Sindaco. Vero.
Mi vengono in mente quei versi dei Pitura Freska di qualche anno fa: "Marghera saria più sana, ‘na giungla de panoce pomodori e marijuana"...
Che ne dite: potremmo piantare canapa, che ha forti poteri disinquinanti; magari poi ce la fumiamo e stiamo tutti più contenti.

sabato 5 gennaio 2019

Umanità, rispetto, coscienza: solo vecchi arnesi?

La targa sulla casa dove furono uccisi i Conti Agosti, partigiani della Brigata Piave
Qualche volta è necessario parlare chiaro, non nascondersi dietro frasi a doppio, triplo od oscuro senso o, peggio, sacrificare i propri pensieri profondi sull'altare degli equilibri delle maggioranze. 
In questo modo, lo so, si rischia di perdere una fetta di potere, qualche poltrona, ma di sicuro si può continuare a camminare a testa alta.
Non sono una giurista e mi guardo bene dal brandire la Costituzione come se fosse un testo buono per dire tutto e il suo contrario, non mi metto a fare l'esegesi del diritto internazionale, ma ho una coscienza, così come milioni di altri cittadini.
E la coscienza riesce a farci inghiottire tanti rospi, ma a volte non ce la fa più e ci richiama a un dovere insopprimibile: di fronte a ingiustizie palesi occorre alzare la voce.
Alzarla forte e chiaro.
I cavilli giuridici saranno competenza dei giudici, loro sapranno capire come dipanare le questioni di legge, anche il conflitto tra norme diverse, come accade soprattutto quando si emanano provvedimenti scritti male e di corsa, con l'unico scopo di alzare i toni di una perenne campagna elettorale.
Avrei preferito che il mio Sindaco dicesse che per fortuna qui a Conegliano non ci siamo mai trovati (fino ad ora) ad affrontare i drammi di città come Palermo o Napoli, o Lampedusa, o altri luoghi; avrei preferito sentirgli dire che la nostra (sua ma anche mia) città non si è mai tirata indietro quando c'è stato qualcuno da aiutare senza guardarne il colore della pelle o il passaporto, che se la sicurezza è un valore importante e decisivo non la si garantisce buttando nella spazzatura le persone.
Donne e bambini vanno salvaguardati (perfino i nazisti li lasciavano insieme prima di ammazzarli), ma non capisco perché non possano avere pari dignità un padre di famiglia, un giovane che cerca un futuro, un essere umano e basta solo perché non ce la facevano più a vivere nei loro paesi.
Vorrei che qualcuno mi spiegasse come farebbe a vivere con un solo maledettissimo dollaro al giorno o se quella condizione (comune a grande parte dell'umanità) non sia qualcosa degno di far sussultare la coscienza. Sempre che non si sia abbastanza pusillanimi da lavarsela, la coscienza, con qualche euro di sottoscrizione e una lacrimuccia davanti alla TV mentre si taglia il panettone.
Mi piacerebbe che per una volta si affermasse che relegare nella clandestinità le persone non ci rende più sicuri, anzi, si innesca il meccanismo, pericoloso per tutti, contrario.
Il mio Sindaco viene nelle scuole a parlare agli studenti, li vede, sorride loro: sarebbe in grado, così su due piedi, di stabilire chi fra loro è pericoloso, chi ha la cittadinanza italiana e chi no, chi è meritevole e chi no, da quale situazione sociale provengono? No, ovviamente, sono tutti bambini e allora, perché voler a tutti i costi negare le stesse possibilità ad altri? 
Non basta, magari, anche se è utile, versare del denaro a cause umanitarie: occorre alzare la voce e dire cosa si pensa davvero dei valori del Natale, di quella carta costituzionale che nei suoi principi fondamentali è chiara e limpida come acqua di sorgente e dell'impegno politico che, il mio Sindaco lo ripete spesso ai diciottenni, deve essere inteso come volontà di fare il bene della comunità, che dovrebbe scaturire dal desiderio di cambiare in meglio il mondo, ciascuno per ciò che può.
Mi piacerebbe sentir dire, finalmente, che la criminalità organizzata che sta mettendo radici anche nel nostro Veneto, chi corrompe e chi è corrotto, chi inquina l'ambiente, chi non fa nulla per prevenire gli infortuni sul lavoro e chi sfrutta la manodopera a basso costo, chi evade le tasse e ruba i servizi agli altri (potremmo continuare, ma il concetto è chiaro) sono i veri mali di questo Paese.
O mi volete davvero convincere che l'unico male viene dai disperati della Terra?
Alzi la voce, Sindaco, dica cosa pensa dei veri, grandi problemi d'Italia e del mondo, alzi la voce e faccia pulizia della troppa ipocrisia che c'è in giro, dica che magari (senza ergersi a giudice, ovviamente) i suoi colleghi Sindaci che si sono ribellati hanno posto a tutti noi un problema di coscienza: quanto vale la vita umana? Ci sono vite e vite? Chi stabilisce il valore dell'una o dell'altra?
Prima ancora, ma soprattutto l'8 settembre 1943 in tanti non ce la fecero più e si ribellarono, dissero basta, rischiarono la vita e spesso versarono il loro sangue per la nostra libertà futura.
Oggi, in fondo, si tratta solo di dare voce alla coscienza, dare il giusto senso alla parola "sicurezza", di riaffermare il concetto, semplice dopo millenni di civiltà, di umanità.
Non si tratta di essere salviniani (mi risulta che lei, Sindaco, sia il coordinatore provinciale di un altro partito) o indipendentisti (vedi parentesi precedente), ma uomini del XXI secolo, italiani ed europei, fieri dei secoli di pensiero faticoso e di quanti non hanno mai avuto paura di pagare di persona per un'idea più alta di giustizia e umanità.