Il colle è la mia prospettiva. Le colline non sono mai le stesse, come le attività di chi studia e scrive. Dall'alto lo sguardo spazia e aiuta la fantasia, la ricerca; guardare aiuta a pensare, a mettere insieme le idee, quelle che fanno scrivere per sé o per far leggere agli altri ciò che si produce.

domenica 28 luglio 2013

Articolo di fondo... quasi 200 anni fa

Non è da dissimulare che considerando le opinioni e lo stato presente dei popoli, la quasi universale estinzione o indebolimento delle credenze su cui si possono fondare i principi morali [...], e da altra parte l'inutilità della virtù e la utilità decisa del vizio dipendenti dalla politica costituzione delle presenti repubbliche; la conservazione della società sembra opera piuttosto del caso che d'altra cagione, e riesce veramente meraviglioso che ella possa aver luogo tra individui che continuamente si odiano e s'insidiano e cercano in tutti i modi di nuocersi gli uni agli altri. Il vincolo e il freno delle leggi e della forza pubblica, che sembra ora essere l'unico che rimanga alla società, è cosa da gran tempo riconosciuta insufficientissima a ritenere dal male e molto più a stimolare al bene.
[...] Le leggi senza i costumi non bastano, e da altra parte i costumi dipendono e sono determinati e fondati principalmente e garantiti dalle opinioni.
In questa universale dissoluzione dei principii sociali, in questo caos che veramente spaventa il cuor di un filosofo, [...] le altre nazioni civili hanno un principio conservatore della morale e quindi della società, che benché paia minimo, e quasi vile rispetto ai grandi principi morali e d'illusione che si sono perduti, pure è d'un grandissimo effetto. Questo principio è la società stessa.
[...]Ciascuna città italiana non solo, ma ciascuno italiano fa tuono (tono ndr) e maniera a sé. Non avendovi buon tuono, non possono avervi convenienze di società. Mancando queste, e mancando la società stessa, non può avervi gran cura del proprio onore. Ciascuno italiano è presso a poco ugualmente onorato e disonorato.
[...] Chi si distingue (nella conversazione) è fra noi l'uomo di più mondo, e considerato per superiore agli altri nelle maniere e nella conversazione, quando altrove sarebbe considerato per il più insopportabile, e il più alieno dal modo di conversare.... (continua...)
Giacomo Leopardi, Dei costumi degli italiani

Una lettura che consiglio... Le grandi opere lettearie costano poco e danno molto.

mercoledì 24 luglio 2013

Ancora sulla povertà

La discussione dell'interpellanza sulla situazione della povertà a Conegliano, durante il Consiglio Comunale del 22 luglio scorso, ha contribuito a sollevare pubblicamente un problema che troppo spesso rimane confinato sia perché scomodo e poco edificante sia per la ritrosia ed il pudore di molti che si trovano in difficoltà ma provano vergogna per uno stato di cose che li priva per prima cosa della dignità.
Quasi tutta la risposta dell'Assessore si è concentrata sul problema della mendicità (tra l'altro tutti sappiamo che non si tratta di una questione gravissima in questa città, ma confinata ad alcune persone ormai ben conosciute), dello sfruttamento di qualcuno delle miserie di altri, del deplorevole comportamento di quanti usufruiscono della mensa dei Frati Cappuccini e poi importunano i fedeli che si recano alla Messa o addirittura hanno comportamenti scorretti all'interno della mensa stessa.
Il tema della povertà e dell'emarginazione però non si ferma assolutamente qui: riguarda fasce di popolazione fino a poco tempo fa immuni da questo problema. 
Il volontariato, per quanto necessario e generoso, non può sostituirsi alle competenze pubbliche.
Come dichiarato l'altra sera, vista l'importanza della nostra città ed il suo ruolo nell'intera area del Coneglianese ma non solo, è necessario che Conegliano si renda protagonista di un'azione di sensibilizzazione e coordinamento all'interno della Conferenza dei Sindaci, anche in rapporto con la Direzione dell'ULSS.
Oltre alla distribuzione di generi di prima necessità si tratta di affrontare problemi gravi e spinosi come quello della casa, dell'emarginazione, dell'impatto psicologico dato dalla perdita del lavoro, dell'educazione a stili di vita, alla gestione più virtuosa dei bilanci familiari.
Per far bene è fondamentale conoscere i dati reali, la consistenza del problema.
I tempi di un'interpellanza sono per forza di cose ristretti: come affermato in quell'occasione ho proposto anche la convocazione di un Consiglio Comunale straordinario, aperto alle organizzazioni del volontariato ed a quanti operano sul fronte della marginalità e della sofferenza sociale.
Verbalmente l'Assessore Perin si è dichiarato d'accordo, vista la complessità del problema: è mio impegno far sì che la discussione e la messa in campo di azioni volte a contrastare la povertà e l'emarginazione diventino una priorità di tutti gli Amministratori della città.
Isabella Gianelloni

venerdì 19 luglio 2013

L'Archivio Comunale è un grande patrimonio di Conegliano e di tutto il Coneglianese

INTERPELLANZA SULLO STATO DELL'ARCHIVIO STORICO DEL COMUNE DI CONEGLIANO

PREMESSO CHE:
  • Già a partire dagli ultimi anni del XIX secolo questa città, grazie al lavoro ed all'intervento di studiosi di grande valore, ha sempre posto attenzione alla conservazione e catalogazione del materiale dell'Archivio Storico del Comune che è stato giudicato come uno dei più importanti della Regione dalla stessa Soprintendenza per i beni archivistici per il Veneto.
  • E' necessario continuare nell'opera di inventario e catalogazione, così come avvenuto nel corso degli anni Novanta del 900.
  • Poco alla volta, nel corso degli anni, il personale addetto alla gestione, manutenzione, aggiornamento, valorizzazione del patrimonio documentario presente nell'Archivio si è ridotto a due unità con contratto part-time
  • La mole di lavoro necessaria per la catalogazione dei documenti, sia antichi che più recenti, (moltissimi dei quali ora accatastati nei magazzini di Viale Battisti) avrebbe bisogno di ben altre risorse con specifica preparazione scientifica
  • L'odierna collocazione dell'intero archivio (pergamene antichissime e documenti di epoca medievale e rinascimentale compresi) si può definire non del tutto adatta ai criteri di conservazione necessari
CONSIDERATO CHE:
  • E’ necessario mettere innanzi tutto in sicurezza il materiale, coordinarne l'acquisizione, assicurare il corretto inserimento nel data base dei dati necessari alla collocazione e poi alla ricerca dei documenti stessi
  • E' di grande importanza per gli studiosi, gli studenti, i ricercatori, i cittadini in generale poter accedere alla sala studio con orari più estesi rispetto ad oggi
Il sottoscritto consigliere CHIEDE:
  • Quali interventi abbia intenzione di realizzare questa Giunta comunale per superare lo stato di insicurezza in cui oggi versa l'Archivio Storico del Comune
  • Se la Giunta non ritenga che almeno un'altra unità debba essere affiancata alle due oggi presenti, posto che, per quanto a conoscenza della scrivente, esistono, fra i dipendenti comunali, persone con la professionalità e le competenze adatte.

Il consigliere comunale
Isabella Gianelloni

lunedì 15 luglio 2013

Interpellanza sulla povertà

Oggetto: interpellanza sulla situazione della povertà nel Comune di Conegliano.
PREMESSO CHE:
  • Anche a Conegliano sta aumentando il disagio economico, cresce il numero dei nuovi poveri e sempre più persone si rivolgono ai Servizi Sociali del Comune ed alle organizzazioni che svolgono opera di assistenza in questo campo
  • Nel Bilancio di previsione approvato in data 20 giugno 2013 compare un aumento degli stanziamenti previsti a favore del comparto sociale, che però difficilmente sarà sufficiente per far fronte a tutte le richieste di aiuto provenienti dai cittadini in difficoltà
CONSIDERATO CHE:
  • La buona volontà di chi si presta per dare aiuto a volte non basta: è necessario un coordinamento per evitare sovrapposizioni, sprechi (già avvenuti)
  • La stampa locale ha riportato la notizia della necessità di evitare che qualcuno possa approfittare della situazione togliendo aiuti a chi ne avrebbe davvero bisogno e della volontà di avviare una sorta di scambio e recupero dei prodotti, contro lo spreco e per la solidarietà
  • In diverse realtà si stanno avviando esperienze di mercati solidali, addirittura di supermercati dedicati alle persone in difficoltà economica che pagano attraverso la fornitura di ore di lavoro
Il sottoscritto consigliere CHIEDE:

  • quali tipi di interventi questa Amministrazione intenda porre in atto per costruire una banca dati che permetta al Comune ed alle Associazioni di poter svolgere la propria meritoria attività con criteri di efficienza
  • se e in che modo si sono attivati rapporti con gli esercizi commerciali della zona per attivare iniziative di solidarietà nei confronti delle persone in difficoltà
  • se, posto che a tutt'oggi l'unica mensa per i poveri funzionante è quella dei Frati Cappuccini, ci sia l'intenzione di attivare, con l'aiuto delle associazioni di volontariato, altri punti e luoghi di aiuto

Il consigliere comunale
Isabella Gianelloni

domenica 14 luglio 2013

Buon 14 luglio - Libertà e cittadinanza

La Francia intera, a parte qualche raro irriducibile nostalgico di un mondo spazzato via dalla storia, festeggia il 14 luglio (ma i Francesi, si sa, forse sono più nazionalisti che rivoluzionari, magari a loro piace crogiolarsi nell'idea che tutto il mondo è costretto, da più di 200 anni, a nominare la Francia come Paese precursore della modernità).
Ad essere incontrovertibile è il fatto che dopo il 14 luglio 1789 nulla è stato più come prima, non tanto perché in quell'estate si prese la Bastiglia, simbolo dell'assolutismo e del disprezzo per le libere opinioni, soprattutto non perché molte teste caddero allora e negli anni seguenti nei cesti sotto la ghigliottina.
Guardando con gli occhi dello storico viene da dire che non si è mai vista una vera rivoluzione senza spargimenti di sangue, analizzando meglio è chiaro che prima (e anche dopo, se è per questo) il sangue è scorso a fiumi, magari senza fare troppo chiasso e senza tanto rumore, forse a causa del fatto che era normale condannare a morte gli oppositori, la "canaglia", che eserciti e soldataglia varia potevano (e possono ancora, se non sbaglio) sfogare rabbia e desideri verso chi si trovava sul loro cammino, che la repressione successiva al Terrore non fu meno cruenta.
Tutto questo riguarda il passato (almeno per noi, abitanti dell'Europa civile, democratica, libera grazie anche alla Rivoluzione Francese): non vogliamo più ghigliottine, non vogliamo più uomini servi di altri uomini, siamo cittadini e non sudditi. 
I cahiers de doléances del mondo grondano ingiustizia, sopraffazione, violenza soprattutto contro i più deboli, contro i bambini e le donne: abbiamo ancora tante, troppe Bastiglie da espugnare.
Buon 14 luglio, dunque a tutti gli uomini liberi, con la grande, immensa eredità che ci ha lasciato, cittadinanza, libertà, uguaglianza:

DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELL'UOMO
26 agosto 1789

L'Assemblea Nazionale riconosce e dichiara al cospetto e sotto gli auspici dell'Ente supremo i diritti seguenti dell'uomo e del cittadino:
Art. 1. Gli uomini nascono e vivono liberi e uguali nei diritti.

martedì 9 luglio 2013

La strage quotidiana: ripartire dai maschi

Il Parlamento italiano è stato fra i primi a ratificare la Convenzione di Istanbul su "prevenzione e lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica".
Questa è una buona cosa: dopo tanto tempo, quando ci eravamo tutti convinti di essere fanalino di coda dell'Europa, per una volta ci ritroviamo all'avanguardia.
L'altro giorno Serena Dandini e le altre donne impegnate con lei hanno portato le letture contro il femminicidio a Bruxelles, davanti alle parlamentari europee: la strage deve finire.
Troppe donne continuano a morire, ancora di più finiscono ogni giorno al Pronto Soccorso a causa di "cadute dalle scale", non sappiamo quante rimangono invece chiuse in casa a soffrire e piangere da sole, terrorizzate all'idea che qualcuno possa fare troppe domande, costringerle a dire la verità, a denunciare.
Non sappiamo quante mogli, fidanzate, figlie subiscano ogni giorno violenza da parte di quelli che dovrebbero essere gli uomini che le proteggono: mariti, fidanzati, padri.
Non dimentichiamolo mai: il mostro ha le chiavi di casa, assai raramente è l'uomo nero che ci assale per strada.
A parte le morti, nessuno ormai si preoccupa più di contare o cercare: la statistica soccombe di fronte alla noia di una curva che non accenna a flettere.
Che fare?
Servono leggi più severe, certo. E' necessario che non ci sia nessuna comprensione per chi colpisce una donna, la maltratta, la violenta, la uccide perché pensa sia roba sua, crede di averne la proprietà esclusiva, di poterne disporre a proprio piacimento.
Ancora più necessario, però, è andare ad incidere là dove parte la violenza: gli uomini devono essere educati fin da ragazzi al rispetto, all'amore. Le donne a difendere la propria dignità.
Ancora una volta si tratta di una grande, enorme battaglia culturale, che parta, magari, dal superamento della caratteristica sessista della società italiana.
Mi paiono sacrosante le parole della Presidente della Camera, Laura Boldrini: "Serve porre dei limiti all'uso del corpo della donna nella comunicazione.  È inaccettabile che in questo paese  ogni prodotto, dallo yogurt al dentifricio, sia veicolato attraverso il corpo della donna. In Italia le multinazionali fanno pubblicità usando il corpo delle donne mentre in Europa le stesse pubblicità sono diverse. Dall'oggettivazione alla violenza il passo è breve. Serve più civiltà ponendo delle regole. Basta all'oggettivazione dei corpi delle donne perchè passa il messaggio che con un oggetto puoi farci quello che vuoi».
Potremmo partire da qui e dalla scuola, dall'insegnamento del rispetto della diversità, dello scambio delle opinioni, della libertà degli individui.
E' necessario parlare, parlarne, ma concordo con Serena Dandini che l'altra sera a Padova ha detto: "Sono stufa che a parlare di violenza, a difendere i diritti dei più deboli siano sempre solo le donne".
Avanti, uomini: insegnate ai vostri simili che una carezza dimostra molta più forza di una sberla.
Parliamone.
Isabella Gianelloni

venerdì 5 luglio 2013

Fermiamoli! Basta costruire in collina!

Cima alla fine del Quattrocento era già pittore famoso, affermato e ben pagato, curioso delle novità ma legatissimo alla sua terra. I paesaggi descritti nei suoi quadri, pur nellallegoria necessaria alla comprensione delle scene sacre, ci offrono una miniera di informazioni sulla conformazione del territorio della terraferma veneta, sulla presenza degli scambi commerciali, sulla vegetazione, fino a regalarci limmagine più preziosa per noi coneglianesi: la S. Elena oggi a Washington è più di un quadro, è immagine e mappa della nostra città di allora, con il Castello e la chiesa di S. Leonardo, le mura lungo il Refosso, il ponte sul Monticano verso levante.
Tutto intorno, la precisione del pittore ci illustra le povere case col tetto di paglia di quanti vivevano fuori dalle mura, la vegetazione rigogliosa ma certamente non controllata e ordinata dalluomo così come la conosciamo noi oggi.
La strada che corre sotto è, con le dovute modificazioni dei secoli, la stessa che oggi attraversa la città da est a ovest, la stessa che portava a Conegliano e permetteva di scorgere da lontano il profilo del colle più alto e che si apriva ai viaggiatori con la nobile sequenza delle "case venetamente querule" descritte da Renato Simoni nei primi anni del 900.
Se Conegliano agli inizi del Novecento veniva chiamata, magari con un podi esagerato campanilismo,perla del Veneto, gran parte della sua fama, stando ai racconti dei cronisti della fine del XIX e dei primi decenni del XX secolo, veniva proprio dal suo essere adagiata ai piedi di colli verdissimi, dallinsieme armonioso dei palazzi affacciati sullantico Refosso e adornati di giardini ricchi e curati.
Oggi noi osserviamo l’insieme di ciò che ci trasmette la storia millenaria della città con un sentimento che potremmo definire “stupore distratto”. Stupore perché ci rendiamo conto di quanta sapienza ci fosse nella costruzione, quanta ricerca dell’utile generale, di come ciò che vediamo risponda ad un criterio generale di armonia, stridente con la confusione e la sciatteria che spesso contraddistinguono il costruire degli ultimi sessant’anni; distratto perché ci perdiamo nella visione generale senza osservare più approfonditamente anche i momenti di rottura, le crasi, le ricerche ardite di novità, anche l’attenzione alle mode che ci testimonia la storia dei secoli passati attraverso Conegliano.
Non possiamo ritornare al paesaggio di un tempo, sarebbe impossibile e fuori tempo. Possiamo però preservare la nostra città da altri scempi.
Fermiamoli! No ad altro cemento sulla collina del Castello!

Testo in corsivo tratto da: Isabella Gianelloni, Alberi e pietre