Il colle è la mia prospettiva. Le colline non sono mai le stesse, come le attività di chi studia e scrive. Dall'alto lo sguardo spazia e aiuta la fantasia, la ricerca; guardare aiuta a pensare, a mettere insieme le idee, quelle che fanno scrivere per sé o per far leggere agli altri ciò che si produce.

martedì 30 marzo 2021

Un bel tacer... #associazioni #Conegliano



Post breve per porre una domanda facile facile.

La Costituzione garantisce la libertà di associazione, le associazioni poi si dividono in diverse categorie.

Anche i partiti sono libere associazioni, fondamentali per la gestione democratica del nostro Paese. 

Le altre associazioni, più o meno piccole, più o meno famose, sono costituite da volontari che, da un punto di vista personale, la pensano e votano come vogliono, ma nella loro attività associativa si preoccupano di agire per lo scopo dell'associazione.

Fin qui tutto chiaro, mi pare.

Poi, nella pratica quotidiana, le associazioni si interfacciano con la politica: chiedono contributi, presentano progetti, chiedono e a volte ottengono di collaborare.

Anche qui tutto chiaro, mi pare.

Ci hanno però spiegato che la politica, i partiti, non possono intervenire nelle decisioni interne alle associazioni, che devono rimanere libere. Almeno in teoria. Questo ultimo concetto, poi, mi pare chiarissimo.

Per concludere: A Conegliano al momento manca un'amministrazione eletta, non ci sono né sindaco, né assessori e neanche consiglieri comunali. A quale titolo un rappresentante di un partito cittadino, che tra l'altro sta preparando la prossima campagna elettorale, interviene nelle problematiche relative a due associazioni cittadine?

Entrare a gamba tesa non mi pare un atteggiamento corretto. Quanto meno.

Già nei mesi e negli anni scorsi abbiamo assistito a vicende complesse, a polemiche anche dure che hanno investito, oltre tutto, perfino la dignità personale di alcune persone.

Stiamo vivendo momenti difficili, con una pandemia che non molla, difficoltà di rapporti fra le persone, dubbi sul futuro dei progetti, una profondissima crisi di tanti settori economici della nostra città. Era proprio il caso di inoculare un ulteriore elemento virale in un corpo in difficoltà?

Forse vale la pena di usare una citazione popolare: Un bel tacer non fu mai scritto...


giovedì 25 marzo 2021

Il pane, l'esilio... #Dante #Dantedì

Dante esule, viaggiatore per forza...

Dante uomo del Medioevo, uomo del suo tempo, sommo poeta, conoscitore e fustigatore dei vizi. 

Dante che ha letteralmente mandato all'Inferno i suoi nemici, quelli morti e talvolta anche i vivi, Dante e la sua immensa opera letteraria, non solo la Commedia, Dante e i simbolismi, le metafore, il linguaggio che cambia, da quello adatto a una bettolaccia postribolaria fino a quello dell'ineffabilità dei cieli.

Dante che si fa sgridare malamente da Beatrice e che abbassa la testa vergognoso davanti a lei.

Basta aprire una pagina qualunque delle sue opere, soprattutto della Commedia, e vi si trovano spunti, suggerimenti, racconti al limite dello "splatter" (perdonami, sommo poeta) e voli altissimi.

Si può inorridire davanti alle pene infernali e restare sbigottiti davanti alle parole complicate, agli arditi ragionamenti filosofici medievali del Paradiso; sempre, comunque, non si può che inchinarsi davanti a tale bellezza, capacità, fantasia.

Dante che ancora, dopo sette secoli, affascina chiunque abbia voglia di sapere un po' di più, di provare a carpire qualche segreto dalle terzine, Dante che piace agli studenti.

Chi l'avrebbe mai detto? E invece sì, perché la grandezza di un classico sta proprio nella capacità di parlare ancora, di avere ancora cose da dire.

E in questo mondo ingiusto la testimonianza di un esule, furente e sicuro di sé, arrabbiato e pieno di nostalgia per quella patria-matrigna che l'aveva scacciato, riesce davvero a dire qualcosa di eterno: abbandonare ciò che si ha di più caro, subire l'umiliazione di chiedere ospitalità e aiuto, dover abbandonare anche la propria libertà intellettuale fa male, fa male in ogni tempo e in ogni luogo.

Il pane altrui sa di sale, un sale amaro, così come risulta faticoso dover salire scale lontane dalla propria casa.

Fra i mille meravigliosi versi ho pensato a questi, alla profezia di Cacciaguida nel XVII canto del Paradiso e ne ho parlato con l'amico e collega Omar Lapecia Bis: detto, fatto.

L'Istituto Alberghiero "Beltrame" di Vittorio Veneto ha messo in atto la cosa più bella in questo Dantedì: fare il pane, o meglio fare i pani, perché ogni luogo ne ha uno diverso, tutti da millenni impastano acqua e farina. 

Noi Italiani sappiamo quanta fatica sia costato ai nostri emigranti di un tempo non sentire il profumo del proprio pane, oggi a molti altri manca il sapore ancestrale della propria patria.

Quindi grazie ai ragazzi della scuola di Vittorio Veneto, grazie a Omar per l'omaggio (ahimè solo fotografico) di tanti pani diversi.

Sempre parafrasando Dante l'antidoto a (una parte di) tante sofferenze sta forse nella curiosità, nel voler conoscere, nel non accontentarsi, nell'andare oltre, nel fare "dei remi ali al folle volo" (Inferno, XXVI).

Lui, Dante, Ulisse l'ha messo all'Inferno, ma alla fine del racconto di quella avventura, di quel viaggio pazzesco ha taciuto, non ha commentato, chissà forse ha un po' invidiato Ulisse, viaggiatore per desiderio e non per la cattiveria altrui.


sabato 6 marzo 2021

8 marzo, di testa e di corpo

Invertendo l'ordine dei fattori il prodotto non cambia: abitiamo un corpo che sostanzialmente non ci siamo scelte e adoperiamo la testa per usarlo tutti i giorni.

Il corpo è ciò che gli altri vedono, ma noi, oltre a vederlo, lo sentiamo. Questione di consapevolezza, quindi di testa.

Agli esordi degli anni '70 il Collettivo delle donne di Boston pubblicò un testo allora rivoluzionario, che temo sarebbe di grande attualità anche oggi, per le donne più o meno giovani che ancora si trovano a disagio, temono di non essere accettate, lottano contro il proprio corpo senza sapere dove andare a parare, soprattutto lo usano come vetrina, come l'unico sé da condividere, come copertina di un racconto la cui trama è scritta altrove.

Dicevano le donne di Boston, fra le mille altre cose fondamentali: "Per noi, educazione del corpo è educazione psicologica: dal nostro corpo noi muoviamo verso il mondo".

Da allora è trascorso mezzo secolo e ancora la giornata di lunedì prossimo è relegata a ciò che non dovrebbe essere, una sciocca vetrina, una narrazione voluta altrove, da un mondo maschile (una parte di esso, ovviamente) che ha deciso per noi non solo se e quanto farci lavorare, quanto pagarci, quale tipo di carriera concedere, ma addirittura cosa è giusto e cosa no, contrabbandando per libertà ciò che invece è soddisfazione altrui.

La pandemia in corso se non altro quest'anno ci libererà dall'incubo dei volantini con le serate a tema, con bellimbusti che per una sera danno l'illusione di rovesciare i ruoli.

Leggo però con sconcerto articoli, anche sulla stampa locale, che approfittano dell'occasione per disquisire di taglie di abbigliamento, dal cosiddetto outfit all'intimo, più o meno procace, quasi che la vera rivoluzione stesse nella quantità di corpo che si è disposte a mostrare...

Questione tra l'altro antica come il mondo, come l'altra cosa antica come il mondo.

Intendiamoci, per quanto mi riguarda ciascuna (e ciascuno) è libera di vivere come le pare la propria vita, soprattutto la propria sessualità, il dubbio però mi viene quando di donne si parla sia facendo uso di insulse melensaggini o per doppi sensi, quando le stesse donne parlano di sé solo per ciò che appaiono o, peggio, quando sono state convinte che ciò che mostrano sia davvero tutto ciò che sono.

Avrei potuto scrivere come ogni anno un pezzo che ricordi i diritti delle donne conculcati in tutto il mondo, il femminicidio e i maltrattamenti per i quali l'Italia rimane in alta classifica a livello europeo, il continuo attentato alla legge 194, le difficoltà nel lavoro e per lavorare, i lavori precari messi ancora più in difficoltà dalla crisi di questi mesi...

Avrei potuto ricordare per l'ennesima volta quando, come e perché nacque l'8 marzo, perché la mimosa ne è il simbolo.

Avrei potuto scrivere della politica, di come sia ancora tanto difficile, anche dalle mie parti, un cambio effettivo di passo.

Avrei potuto. 

Forse però avevano ragione le donne di Boston, mezzo secolo fa, ad affermare che in fondo è tutta questione di consapevolezza, quella che ci permette di non mostrarci, se non ne abbiamo voglia, o di farlo senza per questo essere etichettate o additate come fenomeni, quella che soprattutto ci porta a non pensare come gli altri vogliono che facciamo.

Gli organi di informazione, si sa, cercano le notizie, meglio se pruriginose, e i direttori sono quasi sempre maschi, magari ammiccanti e sorridenti pensando alle copie vendute o alla pubblicità incassata, sempre sul corpo delle donne.

È giunto (e passato da un bel po') il tempo di cambiare davvero narrazione, di smetterla con atteggiamenti, parole, azioni che non fanno altro che svilire, relegare, fare violenza ogni giorno contro le donne. A partire dai mezzi di informazione.

Buon 8 marzo di consapevolezza.



giovedì 4 marzo 2021

Non cadiamo dal pero! #Conegliano

Già in tempi normali capitava che le parole non corrispondessero sempre alle "carte" (quelle che cantano, di solito), ora che la città è commissariata le amnesie si moltiplicano.

Leggiamo addirittura polemiche riguardo all'archivio comunale custodito nei magazzini dell'ex area Zanussi. Vale la pena di ricordare che è "provvisoriamente" lì all'incirca da una quindicina di anni, che nel frattempo abbiamo, tanto per fare un esempio, ceduto all'INPS uno stabile in via dei Ciliegi per ricavarne un affitto dovendo comunque spendere, adesso, un milione di euro per costruire un fabbricato o dovremmo trovare un altro luogo in affitto.

Già così inizia a girare la testa.

Venendo solo ai fatti più recenti, rispondendo a una mia interpellanza, il 29 luglio del 2019 il Sindaco Chies mi rispondeva "Stiamo verificando la condizione dell'altro archivio (quello all'ex Zanussi ndr) che a me preoccupa di più.

Il 30 luglio dello scorso anno, dopo l'incendio appiccato da qualche balordo nell'area nel mese di giugno, a un'altra mia interpellanza sulla tutela dei beni culturali cittadini, l'allora Assessore Maschio, dopo che l'avevo sollecitata un paio di volte, rispondeva che c'erano "premura e interesse" per tutelare i beni culturali della città.

La testa gira ancora.

Era risaputo che quei locali non hanno certificazione anti incendio e, visto che verifiche e premure andavano a rilento ci pensarono i Vigili del fuoco a dare la sveglia nell'ottobre del 2020, imponendo una scelta necessaria, che sarebbe stata necessaria anni fa, come più volte chiesto dall'opposizione.

Non so se la scelta operata di costruire un capannone in via Maggior Piovesana sia la migliore in assoluto, so sicuramente che una scelta andava fatta, molto prima, ma si fece finta di niente, rimanendo sul pero in attesa di qualche evento celeste, forse.

Tutto gira ormai, adesso leggo che si cerca di far finta di niente, magari addossando tutta la responsabilità ai funzionari comunali, dimenticando i ruoli politici avuti in tutti questi anni, il tempo inutilmente trascorso, le scelte compiute o non fatte che non solo mettono a rischio i beni del Comune ma fanno spendere diversi quattrini.

Noto spesso, ultimamente, un giochino poco simpatico che consiste nel far credere che ogni problema sia nato dopo il 6 novembre 2020, che il Commissario Prefettizio compia atti nati da chissà dove, che prima tutto fosse a posto, che la macchina politica di Conegliano girasse a meraviglia.

Sappiamo bene che così non è e che sarebbe utile scendere da quel pero e compiere un bagno di umiltà e verità.

Isabella Gianelloni (mi firmo perché poi qualcuno dice che il mio blog è anonimo...)