Il colle è la mia prospettiva. Le colline non sono mai le stesse, come le attività di chi studia e scrive. Dall'alto lo sguardo spazia e aiuta la fantasia, la ricerca; guardare aiuta a pensare, a mettere insieme le idee, quelle che fanno scrivere per sé o per far leggere agli altri ciò che si produce.

domenica 8 luglio 2012

Giuseppe Bottai sui partiti

Chi riscorra con la memoria tutte le successive fasi della storia del partito fascista, dal '21 ai suoi anni ultimi, e chi, ancora ai giorni nostri, porga attento orecchio ai dibattiti che assumono a proprio obiettivo il concetto e la pratica organizzazione di partito (con tutta quella serie d'ostici neologismi: partitico, apartitico, partitismo, ecc) ritroverà sempre nel fondo questi due motivi, alternantisi o oppugnantisi: l'antipartito, ossia il proposito, dopo grandi avvenimenti nazionali, come un successo rivoluzionario o una guerra che fondono in unità le aspirazioni di un popolo, di toglier di mezzo fin l'ultimo resto delle divisioni di parte per attingere una compatta unanimità nell'unica autorità dello Stato; e l'iperpartito, espanso fino ad abbracciare la totalità dei cittadini, attuante quell'unanimità nella potenza della sua organizzazione e del suo apparato direttivo. Il partito, dunque, tra l'antipartito e l'iperpartito. L'allitterazione fa sembrare questa frase un bisticcio; e non lo è. (Giuseppe Bottai, Vent'anni e un giorno, 1949)
Una riflessione interessante, scritta da un uomo che aveva vissuto da dentro il fascismo e che ne analizza con lucidità, onestà e passione tutta la tragedia. Tutto il libro vale la lettura, vi si trovano parole intelligenti e analisi davvero di prima mano da parte di un fine intellettuale che non giustifica, ma analizza.

martedì 19 giugno 2012

Nave Ospedale "Gradisca".









O  volete essere fra le donne forti, quelle che attraverso la santità della guerra, vissuta in olocausto: attraverso il radioso espandersi delle nuove leggi di vita dellEpopea Mussoliniana, sono venute formandosi ad una nuova magnifica linea di femminilità? Esse vogliono non solo custodire i valori ad essi affidati dalla tradizione: un solo uomo, molti figli, una casa comoda e sana che irradi la pace e lamore: ma questi valori, con un ciclo di opere patriottiche e sociali vogliono assicurare ad ogni famiglia della patria, difendendo così la sanità della stirpe, accrescendo la ricchezza e ogni bene nazionale. La Rassegna Femminile Italiana con sicura coscienza segna la via a questa nuova femminilità italiana. Collaboratrici alte e pure sono con noi. Con noi è il consenso e lo sguardo vigile del Capo del Governo e del Capo delle organizzazioni femminili fasciste. Con noi è la verità e la onestà, senza le quali ogni opera femminile sarebbe vana. ().
Per le Giovani Italiane.
Le norme di vita per le Giovani e Piccole Italiane, dellon. Augusto Turati, Segretario Generale del PNF:
  1. Compiere il proprio dovere di figlia di sorella, di scolara, di amica, con bontà, letizia, anche se il dovere è talvolta faticoso.
  2. Servire la Patria come la Mamma più grande, la Mamma di tutti i buoni Italiani.
  3. Amare il Duce che la Patria ha reso più grande e più forte.
  4. Obbedire con gioia ai superiori.
  5. Avere il coraggio di opporsi a chi consiglia il male e deride lonestà.
  6. Educare il proprio corpo a vincere gli sforzi fisici e lanima a non temere il dolore.
  7. Fuggire la stupida vanità ed amare le cose belle.
  8. Amare il lavoro che è vita e armonia.

I sogni ed i desideri, si sa, hanno una forza tremenda, scavalcano le montagne. Per quelle che riuscivano a conquistare l'autonomia dalle imposizioni familiari lemozione e la spinta interiore erano fortissime:
Per la prima volta avrei dormito fuori casa e in un ambiente del tutto estraneo a una ragazza: quello dei soldati. Eravamo ai primi di luglio del 1940. Da poche settimane era stata dichiarata la guerra e già mio padre portava allocchiello del risvolto sinistro della giacca un piccolo nastrino azzurro con una stellina dargento: mio fratello Giovanni, il maggiore dei due, aviatore, era caduto a ventotto anni e la buona balia portava il lutto stretto. Noi no; mio fratello minore ed io pensavamo che, anziché piangere, era giusto fare qualcosa, per essere degni di lui.
Il verbofarediventa una nuova parola del vocabolario e soprattutto del quotidiano di ragazze di buona famiglia, allevate con una prospettiva del tutto diversa: omaggiate forse ma di sicuro poco utili.
Quel fare significa guerra, sangue, dolore, morte, disperazione, abnegazione e fatica.
Delle crocerossine forse non si è ancora scritto abbastanza, se non di quante prestarono servizio durante la Grande Guerra.