Il colle è la mia prospettiva. Le colline non sono mai le stesse, come le attività di chi studia e scrive. Dall'alto lo sguardo spazia e aiuta la fantasia, la ricerca; guardare aiuta a pensare, a mettere insieme le idee, quelle che fanno scrivere per sé o per far leggere agli altri ciò che si produce.

venerdì 21 dicembre 2018

Bilancio Preventivo di Conegliano. Sempre tristezza

Di seguito il testo del mio intervento nella seduta ordinaria del Consiglio Comunale di stasera convocato per l'approvazione del Bilancio di Previsione 2019 - 2021






Se il Bilancio è l’atto politico fondamentale per una amministrazione, noi siamo qui esattamente per questo motivo: i conteggi e l’impianto tecnico, i dati contabili e il loro raffronto prodotti dagli uffici tecnici non sono ovviamente in discussione; l’abbiamo detto sempre ma non fa male ripeterlo.
Nel Bilancio e nel Documento di Programmazione Triennale dovremmo scorgere, almeno, la direzione nella quale si vuole andare, vedere chiaramente, almeno, le idee, i desideri, le aspirazioni.
Se negli anni scorsi mi si è detto spesso che le poste messe a bilancio per lavori pubblici importanti erano in realtà numeri e basta (parlo della Marras ma lo faccio solo in questa occasione, ormai è troppa la tristezza se penso a quanto fanno per la propria biblioteca comuni molto più piccoli di noi), stavolta non si vedono nemmeno quelli.
Il corposo DUP riporta giustamente le linee di mandato del Sindaco che, però, è già al suo secondo bilancio previsionale senza che noi siamo in grado di capire bene da che parte stiamo andando.
Parto da una semplice domanda su un tema che può all’apparenza sembrare di secondaria importanza: per gli Asili nido è prevista una spesa di più di 8.000 euro per l’acquisto di pannolini, vorrei sapere se si tratta di pannolini lavabili, sempre più usati nel mondo per diminuire la massa di rifiuti non riciclabili.
Detto questo vorrei porre l’attenzione su alcuni aspetti.
A. Il Bilancio prevede un aumento delle spese per la sicurezza che, va detto, sono un’ottima cosa e in più punti si parla di salute pubblica. Ho cercato fra le numerose pagine dei documenti per questa sera, ma non ho trovato nulla riguardo a due temi che ritengo importanti. Nemmeno un mese fa era il 25 novembre, giornata dedicata alla lotta contro la violenza verso le donne e il femminicidio: Conegliano, tristissimo primato, risulta al primo posto in provincia di Treviso per il numero di donne picchiate in casa. Quando ho chiesto, mesi fa, la nomina della Commissione Pari Opportunità, mi si è risposto che, ancora una volta e guarda caso, avevate già deciso tutto. I risultati si sono visti: la  prima convocazione della Commissione è arrivata stasera. Era ora! Nei documenti che stiamo analizzando stasera, però, nessuna proposta di coordinamento e investimento, che, so, di progetti volti a mettere in atto azioni forti e concrete nella nostra città. Anche in quel caso tutto è stato affidato alle iniziative di associazioni esterne: dal Comune di Conegliano nulla.
Città che, articolo di oggi sulla Tribuna di Treviso, si ritrova al secondo posto in provincia per giocate pro-capite e nelle sale slot, con 2685 euro a testa spesi. Lo stesso articolo ricorda anche che la nostra Città non ha ancora adottato il regolamento dell’Associazione Comuni della Marca Trevigiana su orari e sicurezza. Con il bel risultato che sempre più famiglie si ritrovano a fare i conti con vere e proprie tragedie.
B. Sul diritto allo studio ci si concentra sull’affidamento dei Centri socio-educativi pomeridiani e su quelli Ricreativi Estivi, iniziative ottime e utilissime, s’intende.
È vero però che gli Istituti scolastici cittadini si stanno impegnando tantissimo per la predisposizione dei Piani Triennali per l’Offerta Formativa e sempre di più lavorano duramente per aderire a progetti e ottenere possibilità all’interno di quella che si chiama “scuola digitale”. Peccato che, a differenza di quasi tutte le scuole dei paesi contermini, gli istituti coneglianesi siano sostanzialmente privi di lavagne interattive e comunque di schermi digitali nelle classi. Si vincono i tablet per lavorare nelle classi ma non si possono usare, i docenti partecipano ai corsi di formazione ma poi devono litigare fra loro anche solo per far vedere un documentario ai propri alunni.
Anche su questo tema, avrei piacere di sbagliarmi, non ho trovato nulla.
C. Abbiamo capito tutti che di Piazza Carducci, con annessi e connessi, ne parleremo con calma, più avanti, forse (sempre stando a questo bilancio e al piano delle opere pubbliche)...
Non si capisce però, ancora una volta, cosa si intenda fare nel frattempo.
Con tutti i problemi connessi soprattutto al traffico (appunto) è bello vedere la città animata per il Natale, le persone che girano a piedi per il centro (un po’ meno in via XX settembre, appunto), il clima di festa. Ne do atto.
A preoccuparmi sono i restanti undici mesi. Le polemiche, più o meno pilotate, sui giornali non aiutano a rialzare neanche una saracinesca abbassata e leggendo quanto questa Amministrazione immagina per la Missione 14, ovvero Sviluppo economico e Competitività, è evidente che sale lo sconforto.
Descrizione del programma 01 – Industria, PMI e Artigianato
Leggo: Il programma riguarda l’amministrazione ed il funzionamento delle attività per la programmazione di interventi e  progetti di sostegno e di sviluppo del commercio locale.
Motivazione delle scelte e finalità da conseguire
Il programma comprende le attività dell’ufficio attività produttive.
Il perdurare della situazione di crisi economica richiede la creazione di un sistema strutturato ed organizzato territorialmente, capace di polarizzare le attività commerciali e di contribuire al perseguimento delle seguenti finalità:
- rigenerare il tessuto urbano, rivitalizzandone la centralità, sviluppando idee a sostegno del commercio, anche attraverso idonee forme di attrattività, ecc…
Ma le finalità da conseguire nel 2019 recitano: Al fine di qualificare ancor più le attività commerciali del contesto cittadino in un contesto anche culturale, ci si è posti l’obiettivo di valorizzare il Mercato Agricolo di Conegliano, organizzando momenti di presentazione delle
caratteristiche e delle qualità dei prodotti.
Che cos’è il Mercato Agricolo di Conegliano? Che cosa significa? Al posto della pista di pattinaggio pianteremo patate? Intendiamo far aprire una serie di negozi di frutta e verdura, salumi e carni in centro storico?

Domanda delle domande: è questo il modo di programmare il prossimo triennio per un centro storico in affanno e che non può aspettare solo il Natale?

domenica 16 dicembre 2018

Venezia, la Storia; omaggio a un maestro

Capita, a Venezia, che svolti dopo una calle e ti ritrovi in un mondo diverso. All'improvviso il flusso incessante dei turisti si interrompe, il vociare si fa più lontano e la città si fa ascoltare, scoprire, riesce comunque a stupire.
Pochi, una volta ammirati Tintoretto e  Tiziano, si accorgono del portone (piccolo se commisurato  alla magnificenza della chiesa adiacente) accanto alla chiesa dei Frari, proprio sul canale, eppure l'Archivio di Stato di  Venezia è proprio lì: chilometri di  faldoni capaci di illustrare fin nelle pieghe più nascoste e impensate la millenaria storia della Serenissima, i suoi bizantinismi e la sua organizzazione, la sua attenzione ai particolari e la costante preoccupazione per un dominio e una città continuamente minacciati da avvenimenti più grandi di lei.
Santa Maria del Giglio, con la sua lunghissima storia, le sue opere meravigliose e le splendide nicchie esterne sorge poco lontano da San Marco. Costeggiandola si giunge in riva a un altro canale, proprio sul retro della Fenice. Anche lì c'è un portone, tutto sommato anonimo, da cui si accedeva a un luogo prezioso, vivido di pensiero e attività: uno fra i primi Dipartimenti di Studi Storici d'Italia non poteva che nascere a Venezia, dove la Storia e le storie si intrecciano da secoli e dove i complessi accadimenti, gli intrecci della Repubblica di Venezia con il suo dominio e con il resto del mondo riescono a riservare ancora sorprese. In quel vecchio palazzo, del tutto inadatto dal punto di vista logistico a contenere aule universitarie, migliaia di studenti hanno avuto il privilegio di imparare da luminari assoluti, di scoprire il mondo della ricerca, la passione di non accontentarsi mai e di continuare a cercare, ben sapendo che dagli archivi escono sempre notizie che non ti saresti aspettato e che, addirittura, possono mettere in crisi le teorie che lo studioso si era fatto prima nella testa.
Sì, perché la ricerca storica è così, maestri come Cozzi, Berengo e altri hanno insegnato a  tutti noi che sopra ad ogni altro valore bisogna collocare l'onestà intellettuale, la pazienza e l'umiltà.
Il mio maestro, Marino Berengo, abitava in un palazzetto lungo un rio minore, vicino alle  Fondamenta Nuove ma dove non arrivano gli echi dei vaporetti e delle onde; quando svoltavo da Campo Santi Apostoli per andare da lui, ancora una volta pensavo al privilegio di poter frequentare Venezia in quel modo, entrando in luoghi che mi facevano crescere, non solo come studentessa ma come essere umano. 
In Dipartimento, "al Giglio" come si diceva in gergo, il numero di telefono di casa del Professor Berengo, accademico dei Lincei per dire solo di uno dei suoi titoli,  era appeso in bacheca, a disposizione dei laureandi. A nessuno veniva in mente di fargli scherzi o di importunarlo inutilmente, tanto lui era sempre lì all'Università, a spiegare, discutere, insegnare, in aula come nei corridoi o sulle scale. Era malfermo di salute, ma una roccia nello svolgere il suo dovere, il suo lavoro, fino alla fine.
In assenza di internet andavo a casa sua a discutere l'avanzamento della tesi e mi chiedevo come facessero a starci, tutti quei libri, in uno studio. Ne aveva migliaia e migliaia, poi, in scaffali di ferro zincato che occupavano quasi tutto il piano terra della casa: li trovava con fiuto infallibile a colpo sicuro, magicamente li apriva nel punto giusto per indicarmi una nuova idea di ricerca, darmi uno spunto diverso, indirizzarmi al meglio.
Ed era un uomo allegro e simpatico, amante della buona cucina (sosteneva di cucinare il ragù più buono di Venezia...), ospite impeccabile (mi accoglieva sempre col caffè o il tè pronto), ma totalmente nemico delle nuove tecnologie, compresa la tastiera del telefono fisso di casa, per le quali si serviva della consulenza paziente e innamorata di sua moglie, la professoressa Segre, ordinaria all'Università di Tel Aviv.
Uscivo ricca da casa sua e il giorno della laurea avrei voluto abbracciarlo per tutto ciò che mi aveva donato, per aver insegnato a me e a tutte le centinaia di allievi che aveva avuto durante la sua lunga carriera il valore della cultura e della sua diffusione, l'importanza di dare agli altri ciò che si è imparato, a patto che questi abbiano la voglia e l'umiltà di imparare.
Perché parlarne oggi? Non c'è nessun anniversario, se non la mia contentezza per aver trovato una copia quasi del tutto esaurita di una sua opera sulla quale ho passato "qualche" ora di studio.
È presto detto. Lui, e come lui tantissimi altri, ha trascorso l'intera vita a studiare, a non accontentarsi, a leggere e rileggere, spiegare e rispiegare, stupirsi ogni volta di fronte a ciò che non conosceva ancora.
È bello svoltare, dopo una calle, una strada, una banalità e fermarsi a scoprire quanto c'è ancora da sapere; è affascinante imparare a riconoscere i maestri da quell'aura di serenità che li avvolge, dalla loro insistenza nel non accontentarsi del primo libro letto e neanche del centesimo, dal desiderio di divulgare e imparare per tutta la vita.
Grazie, Marino Berengo