Il colle è la mia prospettiva. Le colline non sono mai le stesse, come le attività di chi studia e scrive. Dall'alto lo sguardo spazia e aiuta la fantasia, la ricerca; guardare aiuta a pensare, a mettere insieme le idee, quelle che fanno scrivere per sé o per far leggere agli altri ciò che si produce.

giovedì 31 dicembre 2015

Buon 2016, non scontato

Giornate, queste, di auguri a volte scontati, ma spesso sinceri. E poi, diciamocelo, camminare per la strada e incontrare sorrisi fa piacere.
Tremende sono invece le notizie provenienti da tanta parte di questo nostro mondo: c'è tutta un'umanità che soffre senza sosta, che non solo non sa cosa sia un giorno di festa, ma non vede un futuro davanti a sé; c'è chi un futuro ce l'aveva ma gli è stato tolto con la violenza; c'è chi lotta per il domani e chi, purtroppo, ha ormai rinunciato e cova, magari, un sordido rancore verso tutti gli altri.
E ci sono tutte le storie singole, minime, quelle che tutti noi conosciamo, che ci riguardino o meno: anche durante queste feste ci sono troppi che hanno perso o perderanno il lavoro, tante donne che vivono nel terrore, tanti ammalati, tanti, tantissimi, troppi poveri anche in questo angolo di mondo tutto sommato più felice di altri.
Tanti invisibili in Italia, le statistiche parlano di 55.000 persone senza un tetto sotto cui dormire, 12.000 nella sola Milano e, ahinoi, una media di 30-40 homeless (o barboni, chiamateli come volete) che dormono all'addiaccio nella mia Conegliano e di cui quasi nessuno si accorge, tranne i volontari che si prodigano per alleviare un po' la loro difficile vita. Dietro a ognuno di loro c'è una storia, ognuno di loro è una persona.
Per questi motivi, e per altri ancora, appaiono sempre più assurde la rincorsa a spendere e consumare per forza, l'incapacità di una società ipertrofica e bulimica fino alla nausea di rinunciare anche a piccole cose inutili, la crescita continua di egoismi davvero fuori luogo, la frenesia di dover per forza apparire o parlare senza pensare.
Non viviamo nel migliore dei mondi possibili, questo è certo, ma abbiamo la fortuna di poter leggere, se lo vogliamo; di esprimerci dopo aver pensato, solo che facciamo un piccolo sforzo; di poterci circondare di merci, prodotti, tecnologia, dimenticando che dietro di essi ci sono le persone; di osservare un bel paesaggio; di stupirci ancora una volta davanti alla potenza dell'arte; di amare qualcuno, non importa chi come e dove.
Giunga a tutti il mio più caldo augurio di un 2016 non solo sereno e prospero, come si dice sempre, ma soprattutto che ci insegni a guardarci intorno, a guardare dietro di noi, a compiere, ciascuno per ciò che gli è possibile, qualche azione utile a migliorare la vita di tutti gli altri.

lunedì 21 dicembre 2015

PAT Conegliano. Zero progetti, zero idee per il futuro

21 dicembre 2015. 
Discussione in Consiglio Comunale per l'adozione del PAT (Piano di Assetto del Territorio). Riporto il testo del mio intervento, cui sono seguiti quelli, puntuali ed incisivi, degli altri colleghi dell'opposizione.
Sta ora alla città rendersi conto della classe politica che la governa: nel 2017 si potrà cambiare.

1. Viviamo tempi difficili, colmi di scadenze e così è facile, andando di corsa, sbagliare. Che, come tutti sanno, humanum est, sul perseverare, poi, la questione si fa complicata.
Non mi stupisco, quindi, che nella fretta di stendere questi documenti, la zona della Ferrera sia diventata Ferrara. D'altronde i refusi abbondano anche se la zoppa arena di Conegliano informa pare somigliare più a un lapsus freudiano.
Ma lasciamo perdere, qui stiamo discutendo del PAT, cioè, come recitano i documenti, delle scelte strategiche per il governo del territorio, vale a dire il futuro della nostra città. Un argomento così importante merita serietà, cura e molta attenzione. Si parla di Pianificazione strutturale della città di Conegliano.
La prima impressione è stata che la montagna, come si dice, abbia partorito un topolino, o forse i mustelidi e i piccoli rettili che il PAT si prefigge di proteggere (pag. 125 delle norme tecniche). Siamo sicuri che questi piccoli amici animali troveranno un habitat perfetto nella Amerigo Vespucci che, come tutto il resto della viabilità comunale, nel documento, e quindi nella strategia, non esiste.
2. Il PAT ci dice che non sarà possibile costruire se ciò altera la prospettiva e il pubblico godimento  del quadro storico-ambientale e del contesto figurativo. Si dice anche che, a proposito dei coni visuali, il paesaggio deve essere percepito libero da edificazioni se poi permettiamo di costruire davanti a Monticella da un lato e dall'altro impediamo alla gente di andarsi a godere i famosi coni visuali, per esempio sotto o sulle o intorno alle mura? Dov'è l'intervento strategico?
3. A proposito del centro storico si dice che esso va salvaguardato e conservato, che sono necessari i rilievi archeologici, che bisogna favorire il mantenimento delle funzioni tradizionali, affievolite o minacciate, prima fra queste la residenza della popolazione originaria. Cosa vuol dire tutto questo? Mi sta bene che non si costruisca un bel condominio in Piazza Cima, ma nel concreto, a parte non far crollare gli edifici (tra l'altro per la stragrande maggioranza privati), cosa significa tutto ciò? La popolazione originaria, diciamo meglio gli aborigeni di via XX Settembre, avrà forse delle riserve in cui dare spettacolo per i turisti?
E poi, i turisti, come arriveranno in centro storico, per non parlare del castello?
4. E per gli aborigeni che vivono extra moenia cosa si prevede? Cosa immagina la strategia del Comune nei riguardi dell'edilizia economica e popolare? Ci sono diversi provvedimenti di legge in questo senso, ma nessuno di questi trova spazio nel grande documento che stiamo discutendo. Lo vedremo anche dopo.
5. Rimanendo ancora fuori dagli ATO, fra i beni architettonicamente importanti è completamente sparito il "ponte romano" che molto pomposamente si è dichiarato di voler restaurare e che non esiste nemmeno nei siti a rischio archeologico.
In compenso l'ex scuola elementare di Ogliano, a detta del PAT, è ancora sede del liceo linguistico, in Via Ortigara c'è ancora il centro di salute mentale, a S. Francesco ancora le scuole elementari, non esiste la chiesa di S. Orsola....
6. Gli alberi purtroppo, temo sarà così, non avranno lo stesso destino dei mustelidi degli anfibi e dei piccoli rettili: si segnalano emergenze e si dice che non ci potranno essere abbattimenti ma solo limitati interventi di potatura, ma gli unici alberi monumentali sono in piazza Duca d'Aosta e in via dei Colli. Da qualche parte si prescrive di catalogare altri alberi (ma allora perché avete bocciato la nostra mozione che prevedeva la stessa cosa? Secondo la Legge 10 del 2013 gli alberi monumentali sono anche quelli che presentano un valore ecologico, storico, culturale, religioso, paesaggistico. Tutti gli altri sono un monumento alla bellezza e alla salute.
7. La Grande Guerra. L'argomento, oltre ad essere di grande attualità, è sempre assai luttuoso. È sconvolgente che fra i luoghi segnalati appaia la scuola enologica la cui sede, come si sa, fu inaugurata nel 1924 nientepopodimenoché da Benito Mussolini... Ad essere bombardata fu la vecchia sede nel centro storico, a pochi passi da qui e di cui non c'è più traccia e non ci siano, invece, il Collegio Immacolata e, scusate se è poco, il monumento ai caduti di Piazza IV Novembre (con i nomi di tutti i nostri concittadini morti nella Grande Guerra e il Museo degli Alpini, riconosciuto dalla Regione come luogo simbolo per la conoscenza di quelle vicende.

8. Gli ATO. Solo alcune note, le più eclatanti.
Campolongo: si dice che c'è modesta qualità urbana, con carenza di servizi di quartiere, e poi si dichiara che sui pochi suoli agricoli rimasti bisogna LIMITARE ove possibile l'edificabilità? E si conferma un ambito trasformabile? Io direi Basta cemento e più servizi al quartiere.
Piovesana - Stadio - Zanussi: Nell'area stadio viene inserita come servizio la caserma dei vigili del fuoco... che come sappiamo è da tutt'altra parte.... E poi, quali sarebbero i grandi servizi? Si indica poi anche il macello comunale....che non esiste più da decenni. Non serve commento, sempre che per macello non si indichino la zona di degrado poco prima del semaforo di Via Vital e le case popolari della zona.
Ospedale: Scopriamo ora che fra i servizi sono scomparsi Carabinieri e Guardia di Finanza e che c'è carenza di parcheggi, ma che nulla è stato pensato riguardo allo stato in cui versa la zona dell'ex Caserma San Marco.
Centro storico: scopriamo che la Nostra Famiglia è qui e non  a Costa e che fra i servizi sono scomparse le scuole elementari e medie di Via Sbarra e il luogo in cui siamo. Il Municipio, qui in piazza Cima e tutte le altre sedi, non sono considerati servizi.
Lourdes Monticella: si accenna al traffico sostenuto di Via Lourdes "che condiziona pesantemente l'osmosi tra le aree ad est e ad ovest. Bene, lo sanno bene tutti quelli che vi abitano o transitano. Quindi, cosa si prevede? Di progettare i "vuoti urbani"
Area Zanussi: con la scusa che si tratta di un progetto complesso si prevede che ci possa stare qualsiasi cosa, anche la biblioteca. Ma scusate, non doveva essere alla Marras?
Area ex Fosse Tomasi: Gli indirizzi per il Piano degli Interventi prevedono "La possibile acquisizione di immobili, costituiti da aree da destinare ad uso pubblico ed alla viabilità; in particolare lo svincolo o rotatoria all’incrocio tra la SS. 13 Pontebbana / Viale Matteotti". Rotonda già fatta

Si potrebbe continuare, purtroppo.
A questo punto non si può più parlare di refusi ma di un copia - incolla mal fatto, di errori o dell'idea che tanto nessuno avrebbe letto tante pagine o, peggio, che si tratti di un documento volutamente poco chiaro. Non voglio pensare che sia così, ma questo PAT nel suo complesso fa venire alla mente alcune parole di papa Francesco sull'ipocrisia, quando dice che si tratta di un atteggiamento che non si sa bene come sia, non è luce e non è tenebra, pare non minacciare nessuno, come la serpe, con il fascino del chiaroscuro.

Non lo voglio proprio pensare, penso però che dopo 11 anni qualcuno poteva almeno prendersi la briga di correggere le bozze.

sabato 12 dicembre 2015

Memorie. Cent'anni dopo

Accade un giorno che una persona appena conosciuta ti affida il diario di guerra del nonno.
Cento anni fa un giovane architetto annotò in una piccola agendina impressioni, notizie, sensazioni appena dopo lo scoppio della guerra.
Le mani tremano un po', si tratta di maneggiare un materiale prezioso e delicato, le piccole pagine sono sopravvissute al tempo e all'oblio.
Dalla scrittura minuta e perfetta appaiono l'amore e il rispetto per i propri pensieri, l'abitudine al valore anche di piccoli fogli di carta, la sapienza imparata del non sprecare nulla.
Si apre una lettura che già sa di emozione, condivisione, curiosità.
Qualcuno dirà che i diari della Grande Guerra si somigliano: non è vero, ogni uomo, ogni donna è un essere a sé stante, ogni sguardo vede da una diversa prospettiva, ogni orecchio sente suoni diversi, ogni mano tocca, ogni piede calpesta, ogni cuore palpita diversamente.
Benvenuta anche questa memoria, sarà trattata come si fa coi diamanti.

martedì 8 dicembre 2015

Dove sono finite le nostre ali?

8 dicembre, giornata di festa. A parte la nebbia nella pianura veneto-friulana, non sembra davvero inverno.
I costoni delle Prealpi e delle Alpi Carniche sono brulli, nemmeno sulle Giulie si vede la traccia di recenti nevicate, le creste, quasi eteree, si confondono con il celeste pallido di un cielo che attende ancora un po' prima di diventare azzurro, luminoso, sotto i raggi del sole che illuminano e riscaldano.
Giornata ideale per bighellonare, visitare qualche luogo noto o nuovo, o curioso, passeggiare in prati che non conoscono il fango da un bel po', visto che non piove ormai da tempo immemorabile.
Il cimitero di Palmanova è quasi deserto, ma la cosa è quasi scontata, a quest'ora di un mattino di festa: tanti saranno a Messa, tantissimi in montagna a sciare (sulla neve finta e senza bianchi abeti di contorno), altri chissà.
Palmanova vale sempre la visita: le possenti mura, i sentieri per le bici e le scarpe, la splendida piazza assolata e pedonale, un'attrazione incredibile per i bambini che abbiano voglia di correre e giocare senza rischi. Eppure non c'è quasi nessuno, solo qualche decina di persone che esce dalla Chiesa dopo la celebrazione.
Il sole ci scalda prendendo un aperitivo seduti fuori, chissà dove sono tutti?
Non importa, noi continuiamo la gitarella all'aria aperta: prossima tappa a Gradisca, ancora bastioni cinquecenteschi, il genio di Leonardo chiamato dalla Serenissima preoccupata dei nemici alle porte, un'altra cittadina del profondo Friuli che parla veneziano nei palazzi, nelle strade, nei simboli. Lo scorrere delle acque dell'Isonzo rallegra da un lato e richiama la memoria dei primi tremendi anni della Grande Guerra, della carneficina  del Monte San Michele, appena lì sopra.
Oggi solo pace, sole e tanto verde: tutto invita a stare all'aria aperta, passeggiare, chiacchierare.

È davvero strano: anche qui non c'è quasi nessuno in giro. Possibile che tutti siano chiusi in casa o a sciare?
La risposta, ahinoi, è proprio fra le due città, nei due immensi centri commerciali con i parcheggi pieni di automobili, altre ne stanno arrivando in una continua sequenza.
Ecco dov'erano tutti.
Ci dicono che il PIL sta lentamente risalendo, possibile che l'unico modo per dimostrare nuovo ottimismo sia quello di riversarci tutti insieme, omologati, in luoghi (meglio forse non-luoghi) tutti uguali, vestiti tutti uguali a comprare le stesse cose che quasi sicuramente non ci servono?
Stasera i telegiornali ci mostreranno ancora una volta cittadini trasformati in allegri (fino a quando?) consumatori, muniti di sacchetti o, eventualità ancora peggiore, frequentatori squattrinati di luoghi sberluccicanti che si illudono di far parte della massa festante.
Con giornate come queste, credetemi, gli squattrinati potrebbero almeno prendersi la rivincita sugli altri aprendo le ali del respiro e della voglia di sognare, pensare, guardandosi intorno.
Non costa niente e rende più felici.