Il colle è la mia prospettiva. Le colline non sono mai le stesse, come le attività di chi studia e scrive. Dall'alto lo sguardo spazia e aiuta la fantasia, la ricerca; guardare aiuta a pensare, a mettere insieme le idee, quelle che fanno scrivere per sé o per far leggere agli altri ciò che si produce.

domenica 29 aprile 2018

Signor Sindaco, siamo su Candid Camera, vero?

Mentre scrivo il sindaco Chies non ha ancora augurato la buona domenica agli amici di Facebook, chissà se è solo in ritardo, sta facendo qualcosa di più interessante che guardare i social oppure sta pensando che per lui e soprattutto per Conegliano si tratta di una domenica quanto meno imbarazzante.
Apprendiamo dalla Tribuna di Treviso che il Sindaco si appresta a ridare le deleghe all'assessore Boscariol, quelle tolte con una revoca datata 29 marzo e protocollata con comunicazione per il Consiglio il 18 aprile scorso.
Fino a quando il tutto rimaneva nei corridoi di piazza Cima, con un po' di imbarazzo e con gli articoli di giornale si poteva pensare a quisquilie, pettegolezzi, baruffe da bar.
Gravi, perché comunque veniva messa in forse l'autorità del Sindaco nei confronti della propria Giunta, e si era indotti a supporre che a comandare, a Conegliano, fossero i vertici politici (di Treviso) di una delle forze di maggioranza.
Infine, con tanto di comunicazione messa all'Odg del prossimo Consiglio Comunale del 3 maggio, il Sindaco Chies ci ha fatto sapere che la decisione di ritirare le deleghe a Boscariol era (il passato è d'obbligo) tutta sua.
Il provvedimento di revoca delle deleghe è un atto ufficiale, nel quale si afferma che è "venuto meno il rapporto fiduciario" fra il Sindaco e l'Assessore. (Punto).
Oggi scopriamo dalla stampa che non è più vero, che il segretario provinciale della Lega ha dato quattro sculaccioni (uno ciascuno) ai suoi consiglieri comunali di Conegliano e ha nuovamente imposto al sindaco di avere fiducia in Boscariol.
Al confronto il mettere e togliere la cera di Karate Kid è un giochetto da dilettanti.
E, mi sa, non siamo su Candid Camera, ma in un groviglio politico assurdo, nel quale non abbiamo ancora capito chi sia a decidere i componenti della Giunta, non capiamo come faccia il Sindaco a riporre, togliere e ridare ancora la propria fiducia per gestire la città. 
Città che, lo diremo nel Consiglio di giovedì, non ha ancora visto nessuna scelta vera da parte di questa Giunta a quasi un anno dal suo insediamento, a parte la ruota panoramica natalizia che, però, non sappiamo ancora quanto sia costata (attendiamo fiduciosi Ferragosto).
La figuraccia del Sindaco, sia a livello amministrativo che politico e personale, è tremenda: i vertici provinciali della Lega dicono basta ai capricci dei Consiglieri leghisti di Conegliano... quindi sono loro a decidere, se non ho capito male.
Signor Sindaco, cosa pensa davvero? Lei si basa sui capricci dei consiglieri, sui delicati equilibri interni a un partito che non è il suo? In base a che cosa dà e toglie la fiducia a un collaboratore?
Come pensa di amministrare Conegliano nei prossimi quattro anni? 
Ai posteri l'ardua sentenza.

martedì 24 aprile 2018

La libertà è bellissima #25aprile

S.Antonio di Tortal, monumento ai caduti della Brigata Piave
Andiamoci, domani, davanti ai monumenti che ricordano i partigiani caduti, è un esercizio importante.
In fondo è più facile starsene in disparte, cercare di schivare ciò che la Storia beffardamente ci piazza davanti. In fondo basta far finta di nulla, girarsi dall'altra parte, giustificarsi (prima di tutto con se stessi) asserendo le motivazioni più diverse, tutte molto serie e circostanziate.
In fondo, da che mondo è mondo "Francia o Spagna purché se magna", e poi, si sa, quelli che si ribellano sono in genere "gente matta", persone che non hanno nulla da perdere...
Si potrebbe continuare a lungo, per giungere sempre nello stesso posto: arriva un momento nel quale girarsi dall'altra parte risulta impossibile, a meno di sconfessare qualunque principio morale o di etica pubblica. Bisogna scegliere.
Quante sono le motivazioni che ci spingono a scegliere? Tante, tantissime. Ciascuno ne ha una propria, ma quando tutte si mettono insieme si trasformano e diventano un coro, una sola voce, alta, forte e sicura.
Nuto Bortot "Marte"








La conquista di quella libertà che oggi troppo spesso confondiamo con la gazzarra, la provocazione, l'insulto reciproco è stata proprio questo, è il frutto di un grande coro di voci diverse unite nella volontà di riscatto di un popolo intero.
Ci sono riusciti, pagando con il sangue e la propria libertà personale: c'era l'ufficiale alpino stanco di veder morire per niente i propri commilitoni, deciso a non diventare lo scendiletto della Germania nazista; c'erano il contadino che aveva visto solo ingiustizie e sapeva da solo da che parte stare, l'intellettuale costretto a imparare di nascosto la verità, il figlio di emigranti poverissimi, le donne stremate dai lutti e dai sacrifici.
Renzo Dalla Nora "Spitfire"
C'era, in sostanza, una gioventù desiderosa di futuro, di aria nuova, di libertà.
Libertà di esprimersi, libertà di lavorare, libertà di non morire in guerre stupide e ingiuste, libertà di pensare. Erano molto diversi fra loro, avevano posizioni politiche spesso incompatibili, alcuni non ne avevano proprio.
Di una cosa erano sicuri: basta guerra, basta dittatura, basta lutti e rappresaglie, basta occupazione straniera.
Ci sono riusciti, regalandoci la libertà, la democrazia, la possibilità, perfino, di dimenticarci di loro, di far finta di niente, di rincorrere false scorciatoie.
La loro memoria oggi serve proprio a ricordarci che le false scorciatoie non danno più libertà a chi la reclama, anzi, ci riportano indietro.
La loro memoria serve a ricordarci che la democrazia ha bisogno di impegno e di studio, che la solidarietà è un valore, che nessun uomo deve essere straniero su questa terra.
Nino De Marchi "Rolando"
Dobbiamo essere orgogliosi di essere Italiani proprio ricordando loro, la loro antica gioventù, il loro vigore e la grande forza.
Oggi l'anagrafe impietosa ce li ha portati via quasi tutti, ma ci rimangono gli insegnamenti, il sorriso, la determinazione.
Nessuno di loro ha mai pensato, per esempio, di non andare a votare: scegliere è un diritto sacrosanto e un dovere verso la comunità.
Grazie, staffette, partigiane, partigiani, internati, prigionieri politici di quella stagione.
A noi tutti, Buon 25 aprile

lunedì 16 aprile 2018

Un polo unico per le scuole cittadine?

La stampa dello scorso 14 aprile riporta la notizia secondo la quale si ipotizza l'unificazione delle scuole medie cittadine presso la Brustolon di Parè.
Io stessa ho più volte denunciato lo stato in cui si trovano, dal punto di vista statico e della sicurezza, diversi istituti della città. Credo che le soluzioni vadano trovate tenendo conto di una serie di fattori come il traffico, la ricaduta sociale, ecc.
Alcune cose preoccupano:
1. Il Comune ha già dei dati secondo i quali le scuole Cima, San Francesco e Grava vanno abbandonate subito perché insicure?
2. Troppo spesso le soluzioni temporanee si rivelano eterne (vedi Biblioteca)
3. Ci dicono che è in atto lo studio per un nuovo Piano del Traffico: come la mettiamo con quanto accade ogni giorno a Paré davanti alle Brustolon?
4. C'è davvero la decsione di far morire per sempre il centro storico?

Ho presentato una interrogazione a risposta scritta per avere alcune risposte. A risposta scritta perché, visto che il Consiglio Comunale di Conegliano si convoca una volta ogni tre mesi e non c'è possibilità di discutere più di 4 interpellanze per gruppo consiliare ogni volta e le minoranze ritengono che invece i temi importanti siano molti, non rimane altra strada che interrogare il Sindaco chiedendo che risponda direttamente ai consiglieri.
Sarà mia cura riportare ai cittadini quanto mi verrà risposto.
Come sempre, di seguito il testo dell'interrogazione.


Oggetto: Interrogazione a risposta scritta sull'unificazione delle scuole medie cittadine in un unico plesso.


PREMESSO CHE
  • La Tribuna di Treviso dello scorso 14 aprile ha pubblicato la notizia dell'affidamento di uno studio di fattibilità riguardo agli interventi necessari per la messa a norma degli istituti scolastici cittadini;
  • Lo stesso articolo ipotizza l'unificazione in un unico polo scolastico delle tre scuole secondarie di primo grado presso la Scuola Brustolon di Parè.
CONSIDERATO CHE
  • Gli edifici che ospitano le scuole Cima, San Francesco (primaria), Grava hanno sicuramente necessità di adeguamenti e messa a norma;
  • La disposizione dei tre istituti all'interno del territorio comunale risponde anche a una logica di ripartizione degli alunni residenti nelle varie zone cittadine;
  • Il traffico davanti alle scuole, e nella fattispecie davanti alle Brustolon, è assai complesso nelle ore di afflusso e deflusso;
  • Nel Piano Triennale delle Opere Pubbliche approvato dal Consiglio Comunale dello scorso 28/12/2017 si evidenziano una spesa presunta di 150.000 € nel 2018, relativa a oneri di urbanizzazione e 150.000 € per l'anno 2019 senza ulteriori specificazioni;
  • Troppo spesso le soluzioni temporanee tendono a trasformarsi in definitive, procurando problemi che si trascinano nel tempo.
Il sottoscritto consigliere CHIEDE:
  • Se le verifiche di staticità e vulnerabilità sismica abbiano già evidenziato criticità tali da ipotizzare la chiusura dei plessi in questione a partire dal prossimo anno scolastico 2018/19;
  • Se si preveda che gli eventuali lavori possano essere in parte finanziati con quanto già previsto nel piano triennale delle opere pubbliche;
  • Se si intenda tenere conto della necessità di accordare ogni risoluzione riguardante le scuole cittadine ad un Piano del Traffico che deve assolutamente affrontare le criticità e favorire la diminuzione dell'uso indiscriminato delle automobili private;
  • Se questa Amministrazione tenga presente il fatto che la presenza delle scuole in determinati quartieri significa anche vita e controllo sociale, aggregazione anche oltre l'orario scolastico;
  • Se non si ritengano necessarie le competenze professionali dei dirigenti scolastici e la partecipazione degli organismi collegiali della scuola in scelte di ordine didattico e sociale di così grande importanza.



martedì 3 aprile 2018

Buio e rovi sulle mura del Castello

L'accesso alle mura da Porta Ser Bele
Qualcuno forse ricorda il giorno dell'inaugurazione del restauro delle mura lato ovest del castello di Conegliano: un'opera realizzata, come si dice, in sinergia fra pubblico e privato. Comune, Regione Veneto, Rotary Club.
Correva l'anno 2011 e nel 2012 fu edito un bel libro che ne racconta la storia, che raccoglie i contributi dei professionisti che hanno collaborato a vario titolo al restauro. I proventi della vendita del libro sarebbero dovuti servire per finanziare l'illuminazione: tutti abbiamo immaginato la bellezza, dalla pianura, delle nostre mura illuminate.
Grandi proclami di Sindaci e Assessori, promesse e poi pilatesche lavate di mani e, pare di capire, una resa incondizionata al destino cinico e baro, tutto sepolto nel ginepraio infestante del "nel dubbio meglio non fare niente".
Tutto finito in un triste oblio, insieme alle centinaia di migliaia di euro investiti.
Come purtroppo previsto nessuno ha mai potuto accedere al camminamento sotto le mura, nessuno si è occupato di tenere in ordine e pulito quel luogo, nessuno ha più parlato di illuminare le mura, la bianca Torre Bemba che da sola meriterebbe lo sguardo della pianura.
È fin troppo facile il paragone: la situazione politica della Giunta cittadina somiglia al groviglio di piante infestanti che ormai cinge le nostre care antiche mura medievali e illuminare i rovi può risultare operazione urticante.
Noi però non demordiamo: la storia e la bellezza di Conegliano dovrebbero venire prima delle liti, delle indecisioni, delle bugie e delle promesse da marinai.
Su questo tema ho presentato l'interpellanza che, come di consueto, trascrivo qui sotto.

Oggetto: Interpellanza sullo stato delle mura lato ovest del castello

PREMESSO CHE
  • Conegliano è città murata, un esempio fra i più belli e storicamente interessanti dell'intero Veneto;
  • Nell'ormai lontano 2011 fu terminato il restauro del lato ovest delle mura, con un impegno totale di quasi un milione di euro;
  • L'opera è stata resa possibile dal contributo del Comune di Conegliano, della Regione Veneto e grazie alla collaborazione del Rotary Club.
CONSIDERATO CHE
  • Le Amministrazioni da allore succedutesi hanno sempre dichiarato di voler procedere all'illuminazione delle mura stesse senza però che l'opera venisse realizzata;
  • Nonostante le richieste giunte da più parti a tutt'oggi le mura non sono usufruibili da nessuno;
  • Nessun accordo è stato raggiunto fra l'Amministrazione e i proprietari dei terreni confinanti per la manutenzione ordinaria del sentiero e il taglio di erbe e piante infestanti;
  • Come paventato, nel frattempo rovi e piante infestanti sono ricresciuti oscurando ormai in parte la visione delle mura dalla pianura e nessun intervento viene svolto né dal Comune né dai privati.
Il sottoscritto consigliere CHIEDE:
  • Se e quando questa Amministrazione intenda procedere all'illuminazione delle mura lato ovest del castello;
  • Se siano in atto contatti con i proprietari confinanti per la manutenzione del sentiero e per l'auspicata usufruibilità dello stesso da parte dei Coneglianesi e dei turisti;
  • Se questa Amministrazione intenda comunque dare dignità a un luogo così importante per la storia di Conegliano.

lunedì 2 aprile 2018

Guappo VS bellezza #Palermo pensieri

La facciata bianca del Duomo di Monreale spicca sulle pietre antichissime; è sul retro, invisibile a chi arriva dalla pianura, guarda le montagne e il paese da proteggere. Da quassù la grande città, là sotto, si mostra con le altezze disuguali dei palazzi, le grandi macchie verdi dei tanti parchi di Palermo, le gru del porto e il mare che si apre verso nord.
Chissà quante volte, nei secoli, frati, principi e pastori hanno scrutato l'orizzonte cercando di decifrare le navi in avvicinamento. La grande facciata d'angolo nasconde il chiostro dei padri Benedettini, uno scrigno di pace e bellezza assolute.
Oggi, interessati o distratti, assetati di cultura o sottostanti a una sorta di "obbligo" qui giungono turisti con ogni mezzo, ufficiale o meno, con licenza oppure no. Tutti sanno che non si può lasciare Palermo prima di essere stati quassù.
Seduta al tavolino di un bar ripenso ai mosaici stupefacenti, al Cristo pantocratore che sovrasta un catino mozzafiato,
alle colonne di pietra ricamata e al giardino del chiostro, cerco di immaginare il passeggiare lento e salmodiante dei monaci.
Il vento ribelle che soffia impenitente ci ricorda la natura, imperiosa, di queste lande fra monti di pascoli complessi e mare generoso e assassino.
Quel mare ha visto navigare fenici, greci, arabi, sconosciuti normanni, spagnoli e garibaldini, e poi gli americani, quando il Mediterraneo pareva l'ultimo lago di una guerra che non voleva finire mai.
Oggi altre imbarcazioni solcano queste onde, altra gente sbarca su queste rive e ancora non sappiamo che cosa lasceranno, che cosa noi lasceremo loro.
Gli americani portarono una nuova idea di libertà accompagnata da contraddizioni, se possibile, ancora più laceranti in una terra usa a digerire i dominatori più diversi, incantati da una natura ridondante, da colori e profumi che sono il risultato di millenni di storia.
Qui prevalgono i colori e i sentimenti accesi, qui le sfumature e le tinte pastello sono difficili da trovare. Eppure ci sono, tra le pieghe di Ballarò a due passi dalle vie eleganti, tra la processione in costume del Venerdì santo che si snoda tra masegni sconnessi e auto in sosta selvaggia e la stupefacente fontana della "Vergogna", lo street food che va tanto di moda e le rivisitazioni dotte del cibo tradizionale, vera quintessenza del sincretismo del gusto.
Arabi e normanni insieme, aiutati dalla sapienza bizantina, a pensarci bene avevano già messo le basi di una nuova Europa.
Dopo un po' che si gira Palermo a girare è la testa, con gli occhi pieni di architettura, pittura (perfino i fiamminghi, raccolti in una mirabile mostra a Palazzo Reale), carrozzelle con le cavalle adornate da cappellini che nemmeno Paperina e Apecar trasformate in originali taxi cittadini, mosaici, tombe dei grandi, parchi e teatri, mercati e umanità colorata (in tutti i sensi possibili).
Licei e università, suburbi, sale pubbliche che paiono ancora parte di un regno a sé stante, artisti di strada e superbi teatri. E alberi, enormi e
magnifici alberi. E vento, che soffia impertinente, ora dal mare e ora dalle valli interne.
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Non è facile giocare a pallone col vento che soffia e la piazza in pendenza, ma i ragazzini, si sa, riescono in avventure mirabolanti.
Godono, fra l'altro, della libertà che i bambini desiderano e penso che qui a Monreale c'è una comunità, intorno a loro, che li sorveglia, li protegge da noi, e noi da loro...
Una piccola acrobazia con i piedi per calciare la palla verso i compagni e una camicia a quadrettoni scozzesi rossi e neri si distingue tra le altre magliette.
Avrà sì e no dieci anni, un cappellino da baseball giallo gli copre la chioma nera come la pece, in una mano tiene un cellulare di ultima generazione che guarda distrattamente mentre comanda i piedi in azione, nell'altra porta con disinvoltura una sigaretta elettronica.
Ampie volute di fumo escono dalla sua bocca, ancora adatta allo zucchero filato.
Si guarda attorno soddisfatto: i suoi compagni di gioco pendono dalle sue labbra e dai suoi piedi; ce n'è uno, grassottello, che farebbe qualunque cosa per somigliargli, ce n'è un altro, più piccolo e giovane, attratto e intimorito.
Nessuno, fra gli adulti intorno, dice nulla. Poi, chissà da dove, sbuca un giovane uomo, uno che con tutta evidenza è già passato da quelle esperienze. Senza dire nulla il piccolo guappo si accoda al suo, diciamo così, maestro.
Noi rimaniamo di stucco a guardare la scena.
Ora il gioco del pallone non ha più senso, il vento soffia sempre, noi turisti ci avviamo verso la fermata dell'autobus.
Rimane il duomo, splendido, lì da secoli. Riuscirà a vegliare sul futuro di quel piccolo uomo perduto?
Chi vincerà, la bellezza o il disprezzo del mondo e di se stessi?