Il colle è la mia prospettiva. Le colline non sono mai le stesse, come le attività di chi studia e scrive. Dall'alto lo sguardo spazia e aiuta la fantasia, la ricerca; guardare aiuta a pensare, a mettere insieme le idee, quelle che fanno scrivere per sé o per far leggere agli altri ciò che si produce.

venerdì 21 dicembre 2018

Bilancio Preventivo di Conegliano. Sempre tristezza

Di seguito il testo del mio intervento nella seduta ordinaria del Consiglio Comunale di stasera convocato per l'approvazione del Bilancio di Previsione 2019 - 2021






Se il Bilancio è l’atto politico fondamentale per una amministrazione, noi siamo qui esattamente per questo motivo: i conteggi e l’impianto tecnico, i dati contabili e il loro raffronto prodotti dagli uffici tecnici non sono ovviamente in discussione; l’abbiamo detto sempre ma non fa male ripeterlo.
Nel Bilancio e nel Documento di Programmazione Triennale dovremmo scorgere, almeno, la direzione nella quale si vuole andare, vedere chiaramente, almeno, le idee, i desideri, le aspirazioni.
Se negli anni scorsi mi si è detto spesso che le poste messe a bilancio per lavori pubblici importanti erano in realtà numeri e basta (parlo della Marras ma lo faccio solo in questa occasione, ormai è troppa la tristezza se penso a quanto fanno per la propria biblioteca comuni molto più piccoli di noi), stavolta non si vedono nemmeno quelli.
Il corposo DUP riporta giustamente le linee di mandato del Sindaco che, però, è già al suo secondo bilancio previsionale senza che noi siamo in grado di capire bene da che parte stiamo andando.
Parto da una semplice domanda su un tema che può all’apparenza sembrare di secondaria importanza: per gli Asili nido è prevista una spesa di più di 8.000 euro per l’acquisto di pannolini, vorrei sapere se si tratta di pannolini lavabili, sempre più usati nel mondo per diminuire la massa di rifiuti non riciclabili.
Detto questo vorrei porre l’attenzione su alcuni aspetti.
A. Il Bilancio prevede un aumento delle spese per la sicurezza che, va detto, sono un’ottima cosa e in più punti si parla di salute pubblica. Ho cercato fra le numerose pagine dei documenti per questa sera, ma non ho trovato nulla riguardo a due temi che ritengo importanti. Nemmeno un mese fa era il 25 novembre, giornata dedicata alla lotta contro la violenza verso le donne e il femminicidio: Conegliano, tristissimo primato, risulta al primo posto in provincia di Treviso per il numero di donne picchiate in casa. Quando ho chiesto, mesi fa, la nomina della Commissione Pari Opportunità, mi si è risposto che, ancora una volta e guarda caso, avevate già deciso tutto. I risultati si sono visti: la  prima convocazione della Commissione è arrivata stasera. Era ora! Nei documenti che stiamo analizzando stasera, però, nessuna proposta di coordinamento e investimento, che, so, di progetti volti a mettere in atto azioni forti e concrete nella nostra città. Anche in quel caso tutto è stato affidato alle iniziative di associazioni esterne: dal Comune di Conegliano nulla.
Città che, articolo di oggi sulla Tribuna di Treviso, si ritrova al secondo posto in provincia per giocate pro-capite e nelle sale slot, con 2685 euro a testa spesi. Lo stesso articolo ricorda anche che la nostra Città non ha ancora adottato il regolamento dell’Associazione Comuni della Marca Trevigiana su orari e sicurezza. Con il bel risultato che sempre più famiglie si ritrovano a fare i conti con vere e proprie tragedie.
B. Sul diritto allo studio ci si concentra sull’affidamento dei Centri socio-educativi pomeridiani e su quelli Ricreativi Estivi, iniziative ottime e utilissime, s’intende.
È vero però che gli Istituti scolastici cittadini si stanno impegnando tantissimo per la predisposizione dei Piani Triennali per l’Offerta Formativa e sempre di più lavorano duramente per aderire a progetti e ottenere possibilità all’interno di quella che si chiama “scuola digitale”. Peccato che, a differenza di quasi tutte le scuole dei paesi contermini, gli istituti coneglianesi siano sostanzialmente privi di lavagne interattive e comunque di schermi digitali nelle classi. Si vincono i tablet per lavorare nelle classi ma non si possono usare, i docenti partecipano ai corsi di formazione ma poi devono litigare fra loro anche solo per far vedere un documentario ai propri alunni.
Anche su questo tema, avrei piacere di sbagliarmi, non ho trovato nulla.
C. Abbiamo capito tutti che di Piazza Carducci, con annessi e connessi, ne parleremo con calma, più avanti, forse (sempre stando a questo bilancio e al piano delle opere pubbliche)...
Non si capisce però, ancora una volta, cosa si intenda fare nel frattempo.
Con tutti i problemi connessi soprattutto al traffico (appunto) è bello vedere la città animata per il Natale, le persone che girano a piedi per il centro (un po’ meno in via XX settembre, appunto), il clima di festa. Ne do atto.
A preoccuparmi sono i restanti undici mesi. Le polemiche, più o meno pilotate, sui giornali non aiutano a rialzare neanche una saracinesca abbassata e leggendo quanto questa Amministrazione immagina per la Missione 14, ovvero Sviluppo economico e Competitività, è evidente che sale lo sconforto.
Descrizione del programma 01 – Industria, PMI e Artigianato
Leggo: Il programma riguarda l’amministrazione ed il funzionamento delle attività per la programmazione di interventi e  progetti di sostegno e di sviluppo del commercio locale.
Motivazione delle scelte e finalità da conseguire
Il programma comprende le attività dell’ufficio attività produttive.
Il perdurare della situazione di crisi economica richiede la creazione di un sistema strutturato ed organizzato territorialmente, capace di polarizzare le attività commerciali e di contribuire al perseguimento delle seguenti finalità:
- rigenerare il tessuto urbano, rivitalizzandone la centralità, sviluppando idee a sostegno del commercio, anche attraverso idonee forme di attrattività, ecc…
Ma le finalità da conseguire nel 2019 recitano: Al fine di qualificare ancor più le attività commerciali del contesto cittadino in un contesto anche culturale, ci si è posti l’obiettivo di valorizzare il Mercato Agricolo di Conegliano, organizzando momenti di presentazione delle
caratteristiche e delle qualità dei prodotti.
Che cos’è il Mercato Agricolo di Conegliano? Che cosa significa? Al posto della pista di pattinaggio pianteremo patate? Intendiamo far aprire una serie di negozi di frutta e verdura, salumi e carni in centro storico?

Domanda delle domande: è questo il modo di programmare il prossimo triennio per un centro storico in affanno e che non può aspettare solo il Natale?

domenica 16 dicembre 2018

Venezia, la Storia; omaggio a un maestro

Capita, a Venezia, che svolti dopo una calle e ti ritrovi in un mondo diverso. All'improvviso il flusso incessante dei turisti si interrompe, il vociare si fa più lontano e la città si fa ascoltare, scoprire, riesce comunque a stupire.
Pochi, una volta ammirati Tintoretto e  Tiziano, si accorgono del portone (piccolo se commisurato  alla magnificenza della chiesa adiacente) accanto alla chiesa dei Frari, proprio sul canale, eppure l'Archivio di Stato di  Venezia è proprio lì: chilometri di  faldoni capaci di illustrare fin nelle pieghe più nascoste e impensate la millenaria storia della Serenissima, i suoi bizantinismi e la sua organizzazione, la sua attenzione ai particolari e la costante preoccupazione per un dominio e una città continuamente minacciati da avvenimenti più grandi di lei.
Santa Maria del Giglio, con la sua lunghissima storia, le sue opere meravigliose e le splendide nicchie esterne sorge poco lontano da San Marco. Costeggiandola si giunge in riva a un altro canale, proprio sul retro della Fenice. Anche lì c'è un portone, tutto sommato anonimo, da cui si accedeva a un luogo prezioso, vivido di pensiero e attività: uno fra i primi Dipartimenti di Studi Storici d'Italia non poteva che nascere a Venezia, dove la Storia e le storie si intrecciano da secoli e dove i complessi accadimenti, gli intrecci della Repubblica di Venezia con il suo dominio e con il resto del mondo riescono a riservare ancora sorprese. In quel vecchio palazzo, del tutto inadatto dal punto di vista logistico a contenere aule universitarie, migliaia di studenti hanno avuto il privilegio di imparare da luminari assoluti, di scoprire il mondo della ricerca, la passione di non accontentarsi mai e di continuare a cercare, ben sapendo che dagli archivi escono sempre notizie che non ti saresti aspettato e che, addirittura, possono mettere in crisi le teorie che lo studioso si era fatto prima nella testa.
Sì, perché la ricerca storica è così, maestri come Cozzi, Berengo e altri hanno insegnato a  tutti noi che sopra ad ogni altro valore bisogna collocare l'onestà intellettuale, la pazienza e l'umiltà.
Il mio maestro, Marino Berengo, abitava in un palazzetto lungo un rio minore, vicino alle  Fondamenta Nuove ma dove non arrivano gli echi dei vaporetti e delle onde; quando svoltavo da Campo Santi Apostoli per andare da lui, ancora una volta pensavo al privilegio di poter frequentare Venezia in quel modo, entrando in luoghi che mi facevano crescere, non solo come studentessa ma come essere umano. 
In Dipartimento, "al Giglio" come si diceva in gergo, il numero di telefono di casa del Professor Berengo, accademico dei Lincei per dire solo di uno dei suoi titoli,  era appeso in bacheca, a disposizione dei laureandi. A nessuno veniva in mente di fargli scherzi o di importunarlo inutilmente, tanto lui era sempre lì all'Università, a spiegare, discutere, insegnare, in aula come nei corridoi o sulle scale. Era malfermo di salute, ma una roccia nello svolgere il suo dovere, il suo lavoro, fino alla fine.
In assenza di internet andavo a casa sua a discutere l'avanzamento della tesi e mi chiedevo come facessero a starci, tutti quei libri, in uno studio. Ne aveva migliaia e migliaia, poi, in scaffali di ferro zincato che occupavano quasi tutto il piano terra della casa: li trovava con fiuto infallibile a colpo sicuro, magicamente li apriva nel punto giusto per indicarmi una nuova idea di ricerca, darmi uno spunto diverso, indirizzarmi al meglio.
Ed era un uomo allegro e simpatico, amante della buona cucina (sosteneva di cucinare il ragù più buono di Venezia...), ospite impeccabile (mi accoglieva sempre col caffè o il tè pronto), ma totalmente nemico delle nuove tecnologie, compresa la tastiera del telefono fisso di casa, per le quali si serviva della consulenza paziente e innamorata di sua moglie, la professoressa Segre, ordinaria all'Università di Tel Aviv.
Uscivo ricca da casa sua e il giorno della laurea avrei voluto abbracciarlo per tutto ciò che mi aveva donato, per aver insegnato a me e a tutte le centinaia di allievi che aveva avuto durante la sua lunga carriera il valore della cultura e della sua diffusione, l'importanza di dare agli altri ciò che si è imparato, a patto che questi abbiano la voglia e l'umiltà di imparare.
Perché parlarne oggi? Non c'è nessun anniversario, se non la mia contentezza per aver trovato una copia quasi del tutto esaurita di una sua opera sulla quale ho passato "qualche" ora di studio.
È presto detto. Lui, e come lui tantissimi altri, ha trascorso l'intera vita a studiare, a non accontentarsi, a leggere e rileggere, spiegare e rispiegare, stupirsi ogni volta di fronte a ciò che non conosceva ancora.
È bello svoltare, dopo una calle, una strada, una banalità e fermarsi a scoprire quanto c'è ancora da sapere; è affascinante imparare a riconoscere i maestri da quell'aura di serenità che li avvolge, dalla loro insistenza nel non accontentarsi del primo libro letto e neanche del centesimo, dal desiderio di divulgare e imparare per tutta la vita.
Grazie, Marino Berengo

sabato 24 novembre 2018

Violenza sulle donne: Conegliano, doloroso silenzio

Il Gazzettino, 24 novembre 2018
Un altro 25 novembre sta arrivando, proprio mentre si accendono le luminarie per il prossimo Natale.
Ancora una volta i dati sono allarmanti: tante, troppe donne continuano a rimanere vittime dei comportamenti criminali di uomini che le picchiano, le umiliano, tolgono dignità e serenità a loro e spesso ai loro figli, le uccidono.
Ancora tanto, troppo dolore, amplificato se possibile dalla consapevolezza che i carnefici, lungi da essere mostri sconosciuti, hanno quasi sempre le chiavi di casa.
Se ne parla molto, soprattutto dopo ogni fatto di cronaca nera, sul territorio si organizzano luoghi di accoglienza, si cerca di organizzare una rete di solidarietà legale e psicologica per le donne che vogliono uscire dal controllo dei loro aguzzini, si tenta di sensibilizzare le giovani donne e, fondamentale, i ragazzi che saranno uomini domani.
La civiltà di una società dipende molto da come le sue donne sono considerate: ebbene, siamo troppo indietro, non si fa abbastanza, nelle pieghe delle comunità permangono ignoranza, brutalità, disprezzo.
Stamattina nella mia scuola delle ragazzine hanno fatto il giro delle classi mostrando un foglio di carta con sopra disegnate due scarpette rosse, simbolo della giornata di domani.
Ho sorriso loro, ne ho parlato dopo con i miei alunni, ma mi è salito lo sconforto.
Sconforto, rabbia e delusione perché ancora una volta ho capito di avere avuto, purtroppo, ragione.
Avevo ragione quando ho chiesto alla nuova amministrazione comunale perché dopo quasi un anno e mezzo non fosse stata nominata la nuova Commissione Pari Opportunità.
Ho avuto ragione quando ho giudicato pessimo il metodo adottato per nominarla, pensando che se l'unico problema era quello di inserire più uomini al suo interno, oltre a qualche consigliera comunale di facciata, si trattava di una maniera per svuotare la Commissione di senso e desiderio di lavorare.
Nessuna convocazione è seguita alla nomina da parte del Consiglio Comunale, soprattutto nessuna azione da parte dell'Assessore, nessuna proposta: zero assoluto.
Uno zero assordante e fastidioso.
I dati ci dicono che nel grande numero di donne picchiate in casa in provincia di Treviso Conegliano è al primo posto.
Tristissimo primato: ci sarebbe tanto da fare, magari proprio qualche progetto con e per le scuole.
E chi, se non la Commissione Pari Opportunità, dovrebbe pensare, proporre, organizzare?
Ma, si sa, è più importante pensare alle spese per la seconda ruota panoramica, forse pensando che prendendo un po' di aria fresca alle donne picchiate le ferite facciano meno male.

lunedì 19 novembre 2018

Filosofia in prima media? Certo!

Tempi, bui, si dice. Ragazzi disattenti e superficiali, si mormora. Peggio ancora qualcuno pensa che la scuola debba servire per trovare poi un  lavoro. Più in basso nel girone infernale c'è chi vorrebbe programmare la didattica in funzione della performance dell'Istituto nelle prove INVALSI.
Sostanzialmente esistono tanti adulti che, per poca volontà, stanchezza, desiderio di non porsi troppi problemi e di assumersi il minor numero di responsabilità, preferiscono inserire i bambini in apposite "griglie" da cui potranno uscire solo con grande difficoltà (magari leggermente abbrustoliti).
Ebbene, a me le griglie piacciono solo se utili a cuocere i cibi.

 Succede che una mattina come tante l'orario interno della classe recita: "Antologia, la  favola".
Avrei dovuto scrivere: Ora di filosofia.
Filosofia in prima media? Altroché.
Dalla celeberrima favola del lupo e dell'agnello i ragazzi sono passati autonomamente al tema del bullismo e, grazie anche  a un simpatico test presente nel libro di testo, hanno verificato le proprie attitudini: abbiamo riscontrato una sola vittima, un bullo (ma solo a tratti), un paio di leader, alcune persone equilibrate e un grande numero di "spettatori".
Che cos'è, se non filosofia, iniziare a chiedersi cosa voglia dire essere spettatori inerti davanti a ciò che accade oppure intervenire?
E cosa vuol dire intervenire, quali sono le diverse forme di intervento?
Cosa vuol dire scegliere di non scegliere o scegliere di prendere posizione?
C'è qualche caso in cui la violenza è giustificabile?
Poi, dopo quasi un'ora di discussione intensa, partecipata, vivace a tratti, dagli alunni parte la domanda delle domande: cosa vuol dire "morale", come si distingue il bene dal male?

Hanno fatto praticamente tutto da soli, a me è bastato dare il "la" e porre, qui e là, qualche interrogativo nuovo.
La filosofia è proprio una materia adatta ai bambini, che sono tutt'altro che superficiali, anzi, sanno porre domande molto difficili ad adulti che dovrebbero però essere più attenti, ascoltarli e non banalizzare mai i loro pensieri.
 


domenica 4 novembre 2018

Un centenario strattonato #4novembre

Un centenario accade una volta sola, i prossimi saranno ricordati dagli storici e da chi verrà molto dopo di noi.
Ce ne hanno parlato fino alla nausea negli anni scorsi, appena iniziato questo lunghissimo periodo di celebrazioni, abbiamo ascoltato interviste, qualcuno ha letto dei libri, visto film spesso di assai dubbia fattura e ancor meno rigore storiografico; abbiamo anche saputo che la Francia, nazione degna di questo nome, ha per esempio ricordato e celebrato Verdun per tutto il 2016, accompagnando le scolaresche a visitare il luogo del disastro, della carneficina di seicentomila uomini avvenuta praticamente durante tutto il 1916. Un avvenimento tremendo, un massacro.
Poi, nella nostra piccola Italia, si sono moltiplicate le iniziative, soprattutto nel nordest, là dove correvano i seicento chilometri del fronte nel 1915 e dove il Piave mormorò: mostre, musei e trincee restaurati, cori, pièces teatrali, conferenze, raduni delle associazioni combattentistiche... 
Con una novità: in questo centenario ci si è finalmente resi conto che esistevano anche le donne e si è cercato in qualche modo di riparare a decenni di polveroso e colpevole silenzio.
Tutto con un unico leit motiv: bisogna che i giovani imparino, bisogna trasmettere ai giovani la memoria, i giovani devono sapere, i giovani...
Ora che il 4 novembre sta volgendo al termine, oltre al plauso a quanti, comunque e quasi sempre con pochi mezzi, si sono dati da fare, sorge spontanea la domanda: esattamente cos'è che dobbiamo tramandare ai giovani? Che cosa dovrebbero ricordare? Perché tutto questo è così importante?
Che cosa stiamo insegnando loro se ancora non riusciamo a condividere la memoria di ciò che accadde a Caporetto, se non riusciamo a distinguere tra Cadorna e Diaz, se non ragioniamo su come erano la società e la politica italiane un secolo fa, se ci ostiniamo a strattonare la Storia cercando di farla coincidere con la politica odierna, trasformando i protagonisti, soprattutto quelli inconsapevoli di allora, in bandiere buone per l'una e l'altra parte in lotta?
Soprattutto, siamo capaci una buona volta di distinguere tra le piccole patrie di ciascuno di noi, una Patria più grande che allora aveva poco più di cinquant'anni e il fatto che si trattò di un conflitto mondiale e non limitato ai nostri luoghi epici?
Lo so, la storia è faccenda complicata, ma non è banalizzandola che la si rende più digeribile, non è con l'improvvisazione che si costruisce un sentire condiviso, che si costruisce un'idea, un sentimento nazionale, che, sia ben chiaro, è tutt'altra cosa rispetto al nazionalismo.
Oggi nessuno di noi riesce a immaginare cosa significasse stare in una trincea, nessuno di noi saprebbe resistere alla fatica, alle privazioni che erano pane quotidiano per le donne e gli uomini di cento anni fa, e non è facendone un mito che si avvicinano i famosi "giovani" all'amore per la storia, al rispetto per chi ha subito tutto quello, all'impegno affinché non accada mai più.
Sentire, in questi giorni, frasi sovraniste o, peggio, razziste, affiancate alla memoria della Grande Guerra dà un senso di nausea, di rabbia, di profonda ingiustizia: se a qualcosa dovrebbero servire le cifre atroci dei circa 17 milioni di morti sarebbe proprio per comprenderne la profonda follia. I confini d'Europa, che furono rimessi in discussione nemmeno trent'anni dopo dalla follia nazista e fascista, sono stati tracciati col sangue di milioni di innocenti, non importa da che parte combattessero.
Lo stesso vale per chi vorrebbe trattare tutti i soldati, i civili che resistettero e si difesero, le donne come delle povere marionette ignoranti: non fu così, non fu solo così. I Veneti non erano mai stati tedeschi e nemmeno loro amici, i trentini invece spesso non si fidavano del Paese di cui parlavano la lingua, ma che era una nazione debole e nata da poco. Sarebbe ora di ridare dignità ai nostri nonni e bisnonni, immaginando che furono anche capaci di compiere delle scelte, di combattere per ciò in cui credevano.
Con tutta la pelosa retorica di queste giornate la provincia di Treviso, per esempio, non è nemmeno riuscita a far sì che il Ponte della Priula fosse restaurato e inaugurato prima di questo 4 novembre insieme al monumento che c'è sulla sua riva sinistra: avremmo non solo evitato i danni della piena dei giorni scorsi, ma dato corpo alle celebrazioni, dimostrando di essere capaci di atti concreti.
Invece, in generale, siamo un Paese che troppo spesso arriva in ritardo agli appuntamenti, che si appella ai giovani ma si dimentica di trattare davvero come sacri i luoghi della propria memoria, dalle piccole lapidi dei comuni sparsi in tutta Italia fino ai monumenti, ai sacrari e agli ossari dei luoghi delle battaglie, da Redipuglia a Nervesa, dal Monte Grappa al Falzarego, dal Pasubio alla Carnia...

Il prossimo anno, in realtà, il centenario continuerà: il trattato di pace di Versailles del 1919 tentò di ridisegnare la carta politica d'Europa, cancellando, quello sì, consuetudini, lingue, minoranze, convivenze vecchie di secoli, consegnando ai decenni successivi la mancata risoluzione dei nuovi drammi, delle grandi tragedie dimenticate perché immolate sull'altare di nuove ragion di stato che in breve ci portarono all'immane tragedia della seconda guerra mondiale e che, in parte, sopravvivono anche oggi.
Ecco, di questo, se fossimo seri, potremmo cominciare a parlare ai giovani, vale a dire di confini, di come fu deciso a tavolino il destino di milioni di donne e di uomini stanchi e, comunque, sconfitti, del fatto che si tratta di costruzioni quasi sempre arbitrarie, che cancellano identità e diritti, altro che sovranismo!
Oggi dovrebbe essere una giornata di riflessione, non di urla, di ricordo e rispetto, di onore a quanti hanno versato il proprio sangue. Non ci serve una retorica bolsa di vittoria (magari mutilata), semmai uno sguardo unitario al tricolore, ricordando che la nostra bandiera è figlia di una stagione di grandi speranze, di grandi lotte in nome della libertà e dell'uguaglianza.

sabato 27 ottobre 2018

Sulle interruzioni di energia elettrica a Conegliano

Ormai dalla fine di settembre in città, ma anche in zone limitrofe, si verificano improvvise interruzioni dell'energia elettrica, con danni soprattutto alle apparecchiature elettroniche, pubbliche, private e delle imprese commerciali e produttive.
Ho presentato questa sera stessa, dopo gli ennesismi episodi, una interrogazione urgente a risposta scritta al Sindaco affinché solleciti una soluzione da parte di Enel.
Di seguito, come di consueto, il testo.

 

 Oggetto: Interrogazione URGENTE a risposta scritta sulle interruzioni di energia elettrica nel territorio della città.


Nelle ultime settimane, almeno a partire dalla fine del mese di settembre, si verificano spesso, in diverse zone della città di Conegliano, ma anche oltre, interruzioni improvvise di energia elettrica.

  • Nonostante le interruzioni durino solo pochi secondi causano molti disagi sia ai cittadini, alle famiglie, che alle attività commerciali e produttive;
  • Le ripercussioni investono anche gli apparati semaforici, con conseguente pericolo alla circolazione;
  • Ne risentono, in modo anche grave, i sistemi e gli apparati elettronici, dai computer ai televisori ai sistemi di allarme, sia per uso domestico che commerciale.

Il sottoscritto consigliere CHIEDE quindi con urgenza:

  • Se l'Amministrazione comunale abbia già provveduto a chiedere chiarimenti e la soluzione del problema presso l'Ente erogatore dell'energia elettrica;
  • Che comunque l'Amministrazione Comunale si faccia carico immediatamente del problema, verificando le eventuali azioni messe in atto dall'Ente erogatore dell'energia e condividendo le informazioni con i cittadini e le imprese.

giovedì 18 ottobre 2018

Le Pari Opportunità del Palazzo

E così la Giunta ha partorito la Commissione Pari Opportunità, o meglio ha cambiato il regolamento per la composizione della stessa.
Sia nella risposta che l'assessore mi ha dato nel Consiglio Comunale del 27 settembre scorso sia nel testo della delibera di Giunta n. 360 del 4 ottobre, nessun cenno viene fatto alla necessità di uno sportello donna e di una lotta senza quartiere contro la violenza di genere, il femminicidio e per garantire soprattutto alle donne (che, ricordiamolo, in attesa della Commissione mista coneglianese rimangono la parte più debole) pari opportunità nella società. La grande preoccupazione pare essere quella dell'ingresso nella Commissione degli uomini.
Mi aspettavo, per esempio, l'ingresso di rappresentanti delle associazioni che si occupano della disabilità che, in quanto a opportunità, avrebbero molto da dire, invece niente, tutto perfettamente inscatolato, già predisposto, già immaginato.
L'altra novità, che mi ha fatto sobbalzare, è quella della nomina di consiglieri comunali. Consiglieri comunali, obbligatoriamente tali? E perché mai? Forse che nella società civile non ci sono altre realtà degne di nota oltre a quelle, meritorie peraltro, citate e inserite nella delibera?
È sicura la Giunta che le associazioni, ripeto, meritorie, citate siano le uniche degne di lavorare in questa commissione?
Che contributo maggiore possono portare i consiglieri comunali rispetto ad altri cittadini, per non parlare delle cittadine? Non era meglio lasciare la libertà a maggioranza e minoranza di indicare persone altre, diverse, fuori dal palazzo e dai giochi consueti?
A pensare male, diceva quel famoso politico, si fa peccato ma difficilmente ci si sbaglia: c'è qualcuno desideroso di appuntare una qualche medaglietta sul risvolto della giacca? 
La delibera prevede che la commissione debba riunirsi almeno una volta ...all'anno...: siamo sicuri che i consiglieri comunali premeranno all'inverosimile per aggiungere altre riunioni a quelle cui già partecipano?
Un'ultima domanda: in questo profluvio di pari opportunità al maschile perché mai l'avvocato deve essere per forza donna e il chirurgo/odontoiatra un maschio?
Misteri delle opportunità, poco in pareggio, a mio avviso: i processi alle intenzioni non vanno mai bene, ma la partenza, in questo caso, non mi pare delle migliori.
Auguri a quanti verranno nominati e ancora grazie a chi, nello scorso quinquennio, ha lavorato sodo, incontrandosi ben più di una volta all'anno.

martedì 16 ottobre 2018

Contro i bambini: VERGOGNA!

C'è quello che si sente già un poeta ed è considerato tale dai suoi compagni anche se fatica con doppie e accenti, quello che non riesce a scrivere una riga senza almeno un errore, c'è quello svogliato, quello bravissimo e poi anche quello volenteroso. Qualcuno vive situazioni familiari e sociali tremende e se ne lamenta nei temi. Qualcuno è sbruffone e decisamente antipatico, altri sono adorabili, oppure timidi, o anche desiderosi di imparare.
In ogni caso riempiono le giornate, oltre che le aule. Chi sono? Sono i tanti ragazzi che frequentano le nostre scuole, hanno cognomi di tutti i tipi: italiani, slavi, nordafricani, africani, cinesi...
Hanno tante facce, sanno farci arrabbiare e stupirci ogni giorno. Alcuni sono fortunati e altri hanno difficoltà nel comprendere, ma tutto ciò è indipendente dalla carta d'identità dei loro genitori.

Intollerabile è che coloro i quali dovrebbero garantire serenità e sicurezza non sappiano fare altro che seminare odio e ingiustizia.

C'è un pezzo di carta troppo spesso dimenticato, si chiama "Dichiarazione Universale dei diritti del fanciullo", sottoscritta proprio per difendere i bambini, dare loro una speranza, immaginare per loro un futuro fatto soprattutto di dignità.
È perfino fastidioso ricordare a certa gente che senza i figli di persone giunte qui da ogni parte del mondo molti insegnanti sarebbero senza posto di lavoro e molti istituti di periferia chiusi già da anni, con conseguenti, inutili, comitati per la difesa delle scuole...
In un Paese che brilla per l'enorme evasione fiscale, in cui i furbi in giacca e cravatta truffano a loro piacimento, in una Regione, come il Veneto, in cui si sono sviluppati fra i più gravi scandali della storia della Repubblica con enorme sperpero di denaro pubblico, con quale faccia ve la prendete con i più piccoli?

Mense negate, libri negati, qualcuno vorrebbe negare anche l'accesso alle cure mediche. 
VERGOGNATEVI!

Chi ruba, chi delinque, chi spaccia, chi picchia i familiari va punito, severamente punito, indipendentemente da quale sia la cittadinanza o l'estrazione sociale.
I bambini vanno salvaguardati, vanno invece stimolati a studiare, a confrontarsi con gli altri, a eccellere, possibilmente, indipendentemente dal cognome che portano.
VERGOGNATEVI! Nascondersi dietro a un razzismo d'accatto per confondere le acque colpendo i più deboli è odioso, nauseante, rivoltante.

Sappiate una cosa, comunque: la strada è già tracciata, i bambini parlano e giocano fra loro, le coppie "miste" sono una realtà sempre più frequente, siamo destinati, e beato chi vedrà quella realtà, a mescolarci una volta di più, come è avvenuto da e per millenni.
E, vi prego, non partecipate alle celebrazioni per il centenario della Grande Guerra: non ne siete degni.

martedì 25 settembre 2018

Pari Opportunità, queste sconosciute #Conegliano

È trascorso ormai più di un anno dall'insediamento della Giunta Chies e dal conferimento delle deleghe agli assessori.
Se c'era un referato di cui andare fieri nella scorsa amministrazione era proprio quello alle Pari Opportunità: grazie alle componenti della Commissione e alla volontà dell'allora Assessore Franca Perin, in cinque anni le iniziative sono state molte e di ottima qualità.
Continuare non sarebbe stato difficile: bastava forse ridare il giusto spazio a un tema ancora non risolto e proseguire il cammino intrapreso prima.
Invece, ancora nulla di fatto: la Commissione Pari Opportunità non è ancora stata insediata e non se ne sente nemmeno parlare da parte dell'Assessore.
Intanto per fortuna le Forze dell'Ordine si sono mobilitate e presso i Carabinieri si apre una stanza per ospitare le donne vittime di abuso, a Vittorio Veneto continua a lavorare il Centro Antiviolenza, ma, ahinoi, la Città di Conegliano tace. Si tratta di un silenzio pesante.
Ne ho chiesto conto al Sindaco con una interpellanza che sarà discussa giovedì prossimo in Consiglio Comunale. Come sempre ne riporto di seguito il testo.

Oggetto: Interpellanza sulla costituzione della Commissione Pari Opportunità

PREMESSO CHE

  • La civiltà di una comunità si vede anche dalle opportunità che vengono date alle sue varie componenti;
  • Soprattutto per quanto riguarda le donne nella nostra società è ancora lungo il cammino da fare per la parità nel lavoro, nel rispetto e nella promozione sociale;
  • Le Commissioni Pari Opportunità sono sorte proprio per favorire il processo di evoluzione positiva della società e aiutare le donne a una piena realizzazione.
CONSIDERATO CHE
  • Nello scorso mandato consiliare la Commissione Pari Opportunità della Città di Conegliano ha lavorato positivamente, producendo un grande numero di iniziative molto partecipate;
  • L'attuale Sindaco ha conferito ormai lo scorso anno la delega alle Pari Opportunità all'Assessore Brugioni, ma ancora la Commissione non è stata nominata;
  • Le problematiche relative a questo tema sono molteplici e proprio la Commissione avrebbe il compito di affrontarle, di concerto con il Comune.
Il sottoscritto consigliere CHIEDE:
  • Se e quando questa Amministrazione intenda procedere alla nomina della Commissione Pari Opportunità.

martedì 28 agosto 2018

Mercato... Presentata interrogazione al sindaco

Come preannunciato i consiglieri comunali del Partito Democratico e di CambiAmo Conegliano hanno presentato, tutti insieme, una interrogazione al Sindaco e al Presidente del Consiglio Comunale, chiedendo dichiarazioni ufficiali sul tema del mercato settimanale.
Come mia abitudine ne trascrivo il testo.
Rimaniamo in attesa delle risposte.




Oggetto: Interrogazione sul futuro del mercato settimanale

PREMESSO CHE
  • Nelle ultime settimane la stampa ha pubblicato diversi articoli sul futuro del mercato settimanale del venerdì, nei quali si ipotizzano spostamenti e/o riduzioni dello stesso.
  • Dagli stessi articoli si evince che le motivazioni addotte riguarderebbero da un lato la sicurezza e dall'altro la destinazione pedonale dell'attuale Viale Carducci
CONSIDERATO CHE
  • Il mercato del venerdì esiste a Conegliano da quasi quattrocento anni e può senza dubbio essere considerato un patrimonio culturale immateriale del nostro territorio, rispondente alla definizione di Patrimonio Culturale Immateriale inserita nella Convenzione Unesco del 2003 (Art. 2);
  • In ogni città, grande o piccola, d'Italia, il mercato è strettamente legato alle piazze e alle strade del centro storico. Spostarlo in zone periferiche vorrebbe dire, senz'altro, la sua fine;
  • Nella fattispecie il nostro centro storico soffre da anni la chiusura di negozi e attività, ha urgente bisogno di essere rivitalizzato e proprio il venerdì è una delle occasioni nelle quali si riempie di persone provenienti da tutti i paesi a noi vicini;
  • Il mercato del venerdì, con la presenza di 175 banchi di vendita, è anche fonte di lavoro e sostentamento per molte famiglie, oltre che un'ulteriore e importante occasione per gli altri esercizi pubblici esistenti;
  • Una zona pedonalizzata, come si immagina possa diventare l'attuale Viale Carducci, è il luogo ideale anche per svolgervi il mercato in sicurezza;
  • Come dichiarato da più parti (associazioni di categoria comprese), può rendersi necessario un intervento di restyling del mercato settimanale, aumentando i controlli e dando spazio, magari, a categorie merceologiche nuove o rinnovate, con l'obiettivo di renderlo ancora più attrattivo;
  • In Via XX Settembre il mercato coesiste da sempre con le altre attività, sia commerciali che culturali o ricreative.
I sottoscritti consiglieri CHIEDONO:
  • Se rispondano al vero le ipotesi di spostamento del mercato alla Zoppas Arena o nella zona del Colnù;
  • Quali siano le problematiche igienico-sanitarie relative al mantenimento del mercato nella sede attuale e come si ritenga di superarle sia con i nuovi assetti sia in vista di qualsiasi altra manifestazione;
  • Se questa Amministrazione abbia avviato un tavolo di concertazione con i rappresentanti delle categorie interessate;
  • A che punto sia la predisposizione del nuovo Piano del Traffico e che assetto si intenda dare al centro storico nel suo insieme;
  • Che cosa si intenda fare concretamente per salvaguardare una tradizione e un'occasione di lavoro così importante, cercando, semmai, di rinnovarlo, offrendo gli spazi e le occasioni, accanto a quelle tradizionali, a prodotti artigianali e agricoli di qualità.

venerdì 24 agosto 2018

Mercato spostato = mercato morto

Mercato a Conegliano - 1940
Ma sì, dai, si tratta solo di chiacchiere agostane tanto per tenere alta l'attenzione su qualcosa di diverso dalle tremende e tristissime cronache nazionali ed estere...
Adesso arriva settembre e si torna a fare sul serio...
Serio, appunto, vogliamo occuparci davvero della nostra città? Le notizie sul destino del nostro mercato settimanale provocano immediatamente qualche riflessione semiseria.
Immaginate per un momento le signore in cerca di buoni affari sguinzagliate tra la Zoppas Arena e il Colnù il venerdì mattina... qualche intraprendente giovanotto potrebbe inventarsi dei corsi accelerati di baseball con lancio dei carciofi o rincorse nel campo di rugby portando in meta un'anguria. La piscina del Colnù, poi, si presta ovviamente a simpatiche macchinette per pescare i premi: 1 euro, mezzo chilo di sardine; 2 euro 3 seppioline. Vicino al lago di Pradella, da raggiungere ovviamente a piedi o in bicicletta una bella bancarella di tute da ginnastica.
E la sacrosanta "ombretta" con annesso mezzo uovo sodo o folpet dove potremmo servirla?
Niente da fare, quel mito potrà resistere solo il lunedì a Vittorio, il martedì e il sabato a Treviso, il mercoledì a Oderzo. Il venerdì, come è ovvio, astinenza, in nome delle tradizioni.
In realtà c'è poco da ridere: non so se valga la pena ricordare che in tutta Italia i centri storici delle città si tengono ben stretti i mercati tradizionali, al punto che qualche amministrazione li rende permanenti e coperti.
Non so se valga la pena ricordare che da quasi quattro secoli ogni venerdì il centro di Conegliano è luogo di ritrovo e di affari, per chi vende e per chi compra.
Vale soprattutto la pena, di questo sono certa, far presente che, come ci ricordano i documenti scritti dalla maggioranza che ci governa (ma forse si dimenticano di ciò che scrivono), il nostro centro storico è un "centro commerciale naturale", è cioè naturalmente luogo d'incontro, di scambio di idee, racconti, incredibilmente senza Facebook.
Il mercato, poi, è quel luogo in cui si può fare la spesa senza spendere fortune, in cui anche chi non può frequentare altri negozi riesce a vestire sé e la famiglia.
È un luogo in cui i commercianti hanno tempo e voglia di farti un sorriso e scambiare quattro chiacchiere.
Il venerdì mattina, infine, è ormai l'unico momento in cui il nostro centro storico è frequentato da persone, tante persone, colorate e allegre senza essere ubriache. Nel resto del tempo la mestizia accompagna chi ci viene e i commercianti (quelli fissi) rimasti.
Non penso che possiamo immaginare un centro che vive solo dalle 19 in poi, con schiamazzi e sporcizia conseguenti (a proposito, com'è finito l'accordo del Sindaco con gli esercenti dei locali pubblici? Aspettiamo la prossima Festalonga?).
Certamente c'è bisogno di un qualche restyling fra le bancarelle, ma anche in questo caso, invece di provocare sconcerto fra i coneglianesi e gli ambulanti, perché non immaginare di sedersi intorno a un tavolo e iniziare a pensare? 
Continuiamo a parlare a vanvera di prodotti tipici, tradizioni venete e tutto quanto suona bene detto: vogliamo fare qualcosa? Che so, immaginare zone del mercato vocate ad alcuni tipi merceologici, incentivare l'arrivo di artigiani...
L'unica cosa da non fare assolutamente è strappare un altro pezzo di anima a Conegliano, questo no! Si tratterebbe di un delitto senza attenuanti.

Per chi lo desidera, il link a un mio post di 7 anni fa sul mercato di Conegliano negli anni '30 del secolo scorso:



mercoledì 8 agosto 2018

Romagna e la casa del poeta

L'estate romagnola è esattamente come te la immagini: gente ovunque, spiagge vocianti, un mare adatto a tutti, anche ai non nuotatori.
Appena scende la sera si accendono le luci e le  strade paiono un fiume colorato: cappelli, passeggini, gelati, merci di ogni tipo, bimbi che vorrebbero ogni cosa, ogni giostrina, ogni oggetto accattivante  e colorato.
La spiaggia, quando finalmente si è fatto buio, si popola dei  ragazzi che hanno voglia di scherzi e intimità: è tutta loro e se ne stanno, gratis, in prima fila. Parlano fitto fitto e chissà di che cosa, forse delle stesse cose di cui parlano, da millenni, i giovani e gli innamorati. 
Cesenatico ha una spiaggia e un lungomare esattamente come te li aspetti, ma il suo Porto canale ha qualcosa di diverso. Non può sfuggire che quelle due strade che costeggiano il canale somigliano a due calli, solo che a Venezia non ci corrono le biciclette...
Ci stiamo tutti: negozi, ristoranti coi tavoli all'aperto, pedoni, biciclette e abilissimi camerieri allenati per lo slalom.
Nell'aria l'inconfondibile profumo del mare che finisce sulle tavole, accattivante a quest'ora della
sera; davanti agli occhi le vele gialle e rosse dell'antica marineria, placidamente adagiate lungo il canale. L'effetto è straordinario nella luce del tramonto, parla di una lunghissima tradizione di lavoro e rapporto col mare, quando non c'erano giostrine e ogni ben di Dio nelle vetrine e nelle case.
C'è un traghetto che somiglia a un piccolo imbarcadero per i vaporetti della mia laguna che incessantemente trasporta le persone, comprese le biciclette a 0,10 €, di qua e di là dal canale. Il simpatico signore che lo aziona mi avverte che non è proprio come a Venezia, c'è qualche canale di meno...
Poi, in fondo alla strada, prima del primo ponte che attraversa l'acqua, c'è la casa del poeta.
Marino Moretti una volta si incontrava a scuola accanto ad Aldo Palazzeschi e qui scopro che erano amici. Me li immagino a guardare fuori dalla finestra in qualche pomeriggio d'autunno, quando la nebbiolina cresce e i contorni si fanno meno nitidi, a parlare di tutto e di niente davanti a un bicchiere di vino sincero. 
Me lo immagino, Moretti, con De Pisis in cerca di colori che osserva l'intonaco delle case lungo il canale, che guarda coi suoi occhi speciali quelle vele piene di significato.
E poi me lo immagino, il poeta, quando torna al suo paese dopo il soggiorno fiorentino. La gentile e preparata guida mi fa notare il tinello con i mobili in stile fiorentino, sobri ed eleganti, ma poi sorridiamo notando che l'adiacente cucina è, invece, tutta romagnola. Le nostre radici sono i gusti e i profumi dell'infanzia, vale anche per i poeti.
L'impiantito di cotto rosso è esattamente come dovrebbe essere nella casa di un poeta: assorbe, rimanda un senso di calore e pensiero soffuso.
Nel giardino interno, prima della legnaia, è in corso un affollatissimo incontro sulla poesia e le immagini: pare fatto apposta per convincermi a tornare in visita quando ci sarà maggior silenzio.
Oggi la casa del poeta è di tutti, con un attivo centro studi e una municipalità intelligente che la preserva e ce la offre, gratis, perché raccogliere il messaggio di un poeta significa migliorare un po' noi stessi. 
In fondo la poesia è un pensiero fattosi soffio e armonia, che nasce da uno stretto rapporto tra la mente e il cuore del poeta e ciò che egli scruta dalla propria particolare finestra sul mondo. 
In fondo il colore dell'impiantito di casa Moretti somiglia a quello di tante vele romagnole: colore e calore, condivisione, tele dipinte e libri antichi, edizioni rare vicino alla madia, un camino che pare sprigionare ancora i profumi della cucina di decenni fa.
Profumo di buono, profumo di Romagna.

martedì 17 luglio 2018

Il castello nel cuore? Ma quando mai

Lavori in programma per il castello? Per quando, signor Sindaco?
A quanto ne sappiamo i Comuni compilano una cosa che si chiama Bilancio, fra l'altro triennale. Ebbene, in quelle pagine non c'è traccia neanche della parola "castello". Il piano delle opere pubbliche è desolatamente, sostanzialmente, quasi vuoto.
Di cosa parliamo, quindi? Esiste qualche altro documento contabile sconosciuto ai consiglieri comunali?
La realtà è quella che denunciamo da anni, da quando l'attuale Sindaco era prima Assessore e poi Presidente del consiglio comunale.
Duole dirlo, ma l'unica visione del castello era quella che si intravedeva dalla ruota panoramica.
Fra l'altro, siamo proprio sicuri che i cipressi dei giardini del castello siano tutti in salute? Io farei fare un controllo a chi di dovere.

mercoledì 11 luglio 2018

Movida molesta? Ma davvero?

Ebbene sì, l'estate coneglianese è arrivata davvero, nonostante il tempo sia un po' bizzarro.
Niente frena, però, la voglia matta di fare festa e di farla qui in città.
Ottima notizia: il primo venerdì della Festalonga ha registrato un grande successo, Conegliano traboccava di persone, ho visto tantissime famiglie con bambini, ho potuto constatare l'impegno volto a proporre anche altro, oltre agli ormai classici concertini e prove sportive.
Davvero notevoli, va detto, le proposte diverse in Corte delle Rose: un plauso a chi ha ideato e organizzato il tutto.
Solo che... Solo che le famiglie e le persone "normali" a una certa ora tornano a casa, lasciando campo libero a chi ha voglia di vedere l'alba.
Anche qui nulla di male, ciascuno gestisce il proprio tempo come meglio gli aggrada, con la clausola che anche il riposo degli altri va rispettato e chi si sveglia la mattina, mentre i festaioli vanno a dormire, ha diritto di trovare le strade, i portoni, gli angoli, i davanzali come erano il pomeriggio precedente.
Abbiamo visto com'è andata: urla belluine e schiamazzi fino a notte fonda, "resti" depositati da gente ubriaca, nessun rispetto per la quiete e per i luoghi, bellissimi, del nostro centro.
Avevo sollevato la questione qualche anno fa in Consiglio Comunale e allora mi si era risposto che qualche calice di prosecco non poteva rappresentare un problema....
L'ho risollevata il mese scorso, insieme alla collega Rossetto, chiedendo che fosse svolta una pesante azione preventiva, parlando con i gestori dei locali del centro.
Il Sindaco mi ha dato sostanzialmente ragione, mi ha risposto però che molto dipende dai locali e dai loro gestori, la clientela è l'immagine di chi amministra il bar. Appunto, signor Sindaco, occorreva una pesante azione preventiva.
Le avvisaglie c'erano già state in primavera, con i primi caldi, ed era evidente che intensificandosi le manifestazioni sarebbe aumentato il numero dei cretini in circolazione, che non leggono il regolamento di Polizia Urbana e, anche se lo leggessero, se ne farebbero comunque beffe.
Leggo ora che a breve sarà convocato un tavolo con i baristi per affrontare il problema. 
A breve? Oggi è mercoledì, signor Sindaco, dopodomani ci sarà la seconda puntata della Festalonga... 
Oltre alle tante famiglie, alle persone allegre, agli spettacoli e ai mercatini, cosa dobbiamo aspettarci?
Ci sarà un tavolo con lei e i gestori dei bar in Piazza Cima? A che ora? Propongo di convocarlo, itinerante per le strade, dall'1 alle 4 del mattino. In sostanza un'azione preventiva di stampo peripatetico, che fa molto Aristotele.

mercoledì 27 giugno 2018

Odioso speculare sui bambini #Conegliano #mensescolastiche

E così, ciò che è uscito dalla porta rientra dalla finestra nel peggiore dei modi.
Il 3 maggio scorso il Consiglio Comunale, recependo dopo mesi quanto previsto dalla legge, ha approvato il regolamento per l'accesso alle prestazioni sociali agevolate.
L'articolo 3 prevede che il diritto, fatto salvo quanto dichiarato nel mod. ISEE, spetta ai cittadini residenti a Conegliano (senza altra specificazione) e agli stranieri residenti in Italia da almeno 2 anni.
Tutto questo riguarda soprattutto gli adulti e, nel regolamento, non si fa menzione delle mense scolastiche.
La delibera di Giunta 232 dello scorso 14 giugno dice invece qualcosa di nuovo e grave.
Scopriamo che per poter usufruire del buono pasto agevolato per i figli in età scolare di chi ha redditi bassi, bisogna essere residenti a Conegliano da almeno 3 (tre) anni...
Il che significa che anche le famiglie italiane che si spostano per vari motivi e che, visto che vengono da fuori, hanno maggiori difficoltà nella gestione familiare, dovranno arrangiarsi.
Odioso sistema per creare differenze e discriminazioni fin dalla giovane età, immaginando che esistano bisogni di serie A e bisogni di serie B, peggio ancora bambini di serie A e bambini di serie B.
Tra le altre cose ricordiamo che, ad esempio, i cittadini italiani ed europei hanno diritto di spostarsi ovunque nel territorio dell'UE.
Abbiamo tutti negli occhi certe immagini proposte in questi ultimi anni dalla televisione, con bambini costretti al digiuno o a pane e acqua mentre i loro compagni di classe mangiano una bella pastasciutta, scene che non vorremmo mai vedere a Conegliano.
Ancora una volta: giusto evitare l'evasione di quanto dovuto, recuperare per quanto possibile ciò che le casse comunali devono avere da chi non paga, ma speculare per pochi euro sui pasti dei bambini è, diciamo così, ripugnante.

mercoledì 20 giugno 2018

Finzi Contini e dintorni

Oggi pomeriggio sono andata in libreria; chiacchierando con il mio amico Riccardo il discorso è finito sui temi di maturità di oggi: uno dei titoli riportati da tutta la stampa riguarda "Il giardino dei Finzi Contini" di Giorgio Bassani.
Discutevamo, Riccardo ed io, sugli altri titoli, pensando a quale avremmo scelto noi, concludendo che tutti erano davvero belli, c'era l'imbarazzo della scelta: la Costituzione, la solitudine (che bellezza, uno dei temi più cari agli adolescenti e ai giovani in generale, quanta possibilità di convivere con la propria solitudine proprio grazie all'arte e alla letteratura!), la bioetica...
La vera notizia però me l'ha data il libraio: nel pomeriggio di oggi ha venduto le copie del romanzo di Bassani che aveva disponibili.
La scuola allora ha fatto centro: inutile dire che i temi della maturità citano autori non letti durante l'anno scolastico, per fortuna gli scrittori e gli artisti possibili sono centinaia, centinaia e centinaia le opere, migliaia le possibilità date dal momento, dalla preferenza dei singoli docenti (la libertà didattica per fortuna esiste), dall'occasione che si crea in un luogo magico e misterioso che si chiama classe.
È un posto, un luogo vero, perché unico e irripetibile, dove accadono cose incredibili, dove chi insegna e chi apprende stabiliscono un rapporto di reciproca istruzione, di scambio continuo, il cui fine non è tanto e non solo la trasmissione di conoscenze e nozioni, ma proprio la sollecitazione della curiosità, la formazione di tanti novelli Ulisse che non vogliano viver come bruti, ma cercare soluzioni, aprirsi a ciò che non conoscono, non smettere mai di pensare, imparare, formarsi.
Ebbene, se in tante città e paesi d'Italia oggi tanti giovani sono andati a comprarsi una copia dei Finzi Contini vuol dire che la scuola ha compiuto il proprio dovere: tutti domandano un sacco di cose a una istituzione che rimane, con tutti i suoi problemi, un'agenzia libera ed efficace in questo tormentato passaggio storico, lei nel frattempo continua a formare le coscienze, nel senso che fornisce ai ragazzi gli strumenti per crescere. Quel libro, il passo bellissimo riportato nella traccia d'esame, sono serviti da stimolo per ragionare, capire, informarsi, innamorarsi magari della scrittura.
È qualcosa di incommensurabilmente importante, è ciò che si chiama creare le premesse per il futuro: un domani fatto non di automi o scimmie ammaestrate, ma di esseri umani pensanti, capaci di mettere noi e se stessi in discussione. 
È meraviglioso, questo sì, ed è ciò che continua a dare speranza.
Speranza che non può che incarnarsi nei giovani: diamo loro la fiducia che meritano, sollecitiamoli a pensare, porsi domande, non accettare a capo chino le soluzioni più facili.
Infine, davvero, grazie a chi ha immaginato le tracce per questa maturità, che si svolge in un periodo così complicato e irto di domande inquietanti.
Continuiamo a credere nella scuola, è ancora uno dei luoghi migliori del nostro Paese.




lunedì 11 giugno 2018

Grazie, Sindaco, delle scuse, ma la risposta e i dati quando arriveranno?

Lo scorso 31 maggio il Sindaco Chies mi ha chiesto scusa per il ritardo nella risposta alla mia interrogazione sulla sicurezza e il futuro della Scuola Cima e San Francesco.
L'interrogazione, che riporto in calce ancora una volta, è dello scorso 16 aprile...
Tra le altre cose nella stessa seduta del consiglio comunale il Sindaco, rispondendo al mio intervento sulla variazione di bilancio, ha affermato quanto segue:
"Parliamo delle scuole. Io due minuti vorrei dedicarli veramente alle scuole perché tanto ho sentito parlare negli ultimi mesi della Scuola Cima. Mi scuso, tra l’altro, con la Consigliera Gianelloni per il ritardo nella risposta, ma oggi vediamo a bilancio 55 mila euro per la Scuola San Francesco, questo perché? Perché c’è un problema di sfondellamento nei solai e questo deve essere assolutamente riparato in tempi brevi. Sono state fatte le analisi statiche con le prove di carico sui solai e non ci sono problemi da questo punto di vista. È arrivata la perizia di vulnerabilità sismica, coefficiente 0,23, comunque lo metteremo a disposizione della Consigliera Gianelloni. Per cui diciamo che siamo andati nella direzione che avevamo promesso quando noi ci siamo insediati come Amministrazione – e ringrazio i Consiglieri di maggioranza che hanno votato il primo bilancio. Abbiamo detto: prendiamo per mano le scuole della città, senza paura facciamo le analisi di vulnerabilità sismica, vediamo la situazione perché anche questa è un’opera di civiltà, e poi decideremo come intervenire. Abbiamo fatto, per adesso, quelle tre Scuole secondarie di primo grado, e metteremo i dati a disposizione di tutti i Consiglieri. E questo, però, denota una cosa, abbiamo detto: al di là di quello che diranno le perizie – che terremo sicuramente in considerazione perché dobbiamo farlo – dobbiamo fare un’analisi razionale di qual è la situazione della città per capire se è possibile fare anche una riorganizzazione scolastica, ma questo si può fare nel
momento in cui avremo il Piano del traffico perché, come diceva lei, Consigliere, non è che noi mettiamo gli edifici a caso, senza pensare come poi fanno i ragazzi a raggiungerli. (...) Non vogliamo assolutamente chiudere la Scuola Cima quest’anno, altrimenti non andremmo a spenderci 55 mila euro".

Ebbene, dopo le scuse la risposta all'interrogazione non è ancora arrivata, come del resto le perizie.
Il Sindaco dichiara anche che l'Amministrazione terrà in considerazione le perizie... Vorrei ben vedere!
La scuola è finita, e da "radio scarpa" sappiamo che circola insistente l'ipotesi di accorpare le Cima alle Brustolon (ancora...). Fra poco i ragazzi di terza media sosterranno gli esami. Loro mi auguro che saranno tutti promossi, il Sindaco non lo so. Devo ancora vedere i compiti...

Queste le richieste della mia interrogazione (non mi basta l'intervento in Consiglio, che dice ben poco):
  • Se le verifiche di staticità e vulnerabilità sismica abbiano già evidenziato criticità tali da ipotizzare la chiusura dei plessi in questione a partire dal prossimo anno scolastico 2018/19;
  • Se si preveda che gli eventuali lavori possano essere in parte finanziati con quanto già previsto nel piano triennale delle opere pubbliche;
  • Se si intenda tenere conto della necessità di accordare ogni risoluzione riguardante le scuole cittadine ad un Piano del Traffico che deve assolutamente affrontare le criticità e favorire la diminuzione dell'uso indiscriminato delle automobili private;
  • Se questa Amministrazione tenga presente il fatto che la presenza delle scuole in determinati quartieri significa anche vita e controllo sociale, aggregazione anche oltre l'orario scolastico;
  • Se non si ritengano necessarie le competenze professionali dei dirigenti scolastici e la partecipazione degli organismi collegiali della scuola in scelte di ordine didattico e sociale di così grande importanza.