Mercato a Conegliano - 1940 |
Ma sì, dai, si tratta solo di chiacchiere agostane tanto per tenere alta l'attenzione su qualcosa di diverso dalle tremende e tristissime cronache nazionali ed estere...
Adesso arriva settembre e si torna a fare sul serio...
Serio, appunto, vogliamo occuparci davvero della nostra città? Le notizie sul destino del nostro mercato settimanale provocano immediatamente qualche riflessione semiseria.
Immaginate per un momento le signore in cerca di buoni affari sguinzagliate tra la Zoppas Arena e il Colnù il venerdì mattina... qualche intraprendente giovanotto potrebbe inventarsi dei corsi accelerati di baseball con lancio dei carciofi o rincorse nel campo di rugby portando in meta un'anguria. La piscina del Colnù, poi, si presta ovviamente a simpatiche macchinette per pescare i premi: 1 euro, mezzo chilo di sardine; 2 euro 3 seppioline. Vicino al lago di Pradella, da raggiungere ovviamente a piedi o in bicicletta una bella bancarella di tute da ginnastica.
E la sacrosanta "ombretta" con annesso mezzo uovo sodo o folpet dove potremmo servirla?
Niente da fare, quel mito potrà resistere solo il lunedì a Vittorio, il martedì e il sabato a Treviso, il mercoledì a Oderzo. Il venerdì, come è ovvio, astinenza, in nome delle tradizioni.
In realtà c'è poco da ridere: non so se valga la pena ricordare che in tutta Italia i centri storici delle città si tengono ben stretti i mercati tradizionali, al punto che qualche amministrazione li rende permanenti e coperti.
Non so se valga la pena ricordare che da quasi quattro secoli ogni venerdì il centro di Conegliano è luogo di ritrovo e di affari, per chi vende e per chi compra.
Vale soprattutto la pena, di questo sono certa, far presente che, come ci ricordano i documenti scritti dalla maggioranza che ci governa (ma forse si dimenticano di ciò che scrivono), il nostro centro storico è un "centro commerciale naturale", è cioè naturalmente luogo d'incontro, di scambio di idee, racconti, incredibilmente senza Facebook.
Il mercato, poi, è quel luogo in cui si può fare la spesa senza spendere fortune, in cui anche chi non può frequentare altri negozi riesce a vestire sé e la famiglia.
È un luogo in cui i commercianti hanno tempo e voglia di farti un sorriso e scambiare quattro chiacchiere.
Il venerdì mattina, infine, è ormai l'unico momento in cui il nostro centro storico è frequentato da persone, tante persone, colorate e allegre senza essere ubriache. Nel resto del tempo la mestizia accompagna chi ci viene e i commercianti (quelli fissi) rimasti.
Non penso che possiamo immaginare un centro che vive solo dalle 19 in poi, con schiamazzi e sporcizia conseguenti (a proposito, com'è finito l'accordo del Sindaco con gli esercenti dei locali pubblici? Aspettiamo la prossima Festalonga?).
Certamente c'è bisogno di un qualche restyling fra le bancarelle, ma anche in questo caso, invece di provocare sconcerto fra i coneglianesi e gli ambulanti, perché non immaginare di sedersi intorno a un tavolo e iniziare a pensare?
Continuiamo a parlare a vanvera di prodotti tipici, tradizioni venete e tutto quanto suona bene detto: vogliamo fare qualcosa? Che so, immaginare zone del mercato vocate ad alcuni tipi merceologici, incentivare l'arrivo di artigiani...
L'unica cosa da non fare assolutamente è strappare un altro pezzo di anima a Conegliano, questo no! Si tratterebbe di un delitto senza attenuanti.
Per chi lo desidera, il link a un mio post di 7 anni fa sul mercato di Conegliano negli anni '30 del secolo scorso:
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