Il colle è la mia prospettiva. Le colline non sono mai le stesse, come le attività di chi studia e scrive. Dall'alto lo sguardo spazia e aiuta la fantasia, la ricerca; guardare aiuta a pensare, a mettere insieme le idee, quelle che fanno scrivere per sé o per far leggere agli altri ciò che si produce.

sabato 6 marzo 2021

8 marzo, di testa e di corpo

Invertendo l'ordine dei fattori il prodotto non cambia: abitiamo un corpo che sostanzialmente non ci siamo scelte e adoperiamo la testa per usarlo tutti i giorni.

Il corpo è ciò che gli altri vedono, ma noi, oltre a vederlo, lo sentiamo. Questione di consapevolezza, quindi di testa.

Agli esordi degli anni '70 il Collettivo delle donne di Boston pubblicò un testo allora rivoluzionario, che temo sarebbe di grande attualità anche oggi, per le donne più o meno giovani che ancora si trovano a disagio, temono di non essere accettate, lottano contro il proprio corpo senza sapere dove andare a parare, soprattutto lo usano come vetrina, come l'unico sé da condividere, come copertina di un racconto la cui trama è scritta altrove.

Dicevano le donne di Boston, fra le mille altre cose fondamentali: "Per noi, educazione del corpo è educazione psicologica: dal nostro corpo noi muoviamo verso il mondo".

Da allora è trascorso mezzo secolo e ancora la giornata di lunedì prossimo è relegata a ciò che non dovrebbe essere, una sciocca vetrina, una narrazione voluta altrove, da un mondo maschile (una parte di esso, ovviamente) che ha deciso per noi non solo se e quanto farci lavorare, quanto pagarci, quale tipo di carriera concedere, ma addirittura cosa è giusto e cosa no, contrabbandando per libertà ciò che invece è soddisfazione altrui.

La pandemia in corso se non altro quest'anno ci libererà dall'incubo dei volantini con le serate a tema, con bellimbusti che per una sera danno l'illusione di rovesciare i ruoli.

Leggo però con sconcerto articoli, anche sulla stampa locale, che approfittano dell'occasione per disquisire di taglie di abbigliamento, dal cosiddetto outfit all'intimo, più o meno procace, quasi che la vera rivoluzione stesse nella quantità di corpo che si è disposte a mostrare...

Questione tra l'altro antica come il mondo, come l'altra cosa antica come il mondo.

Intendiamoci, per quanto mi riguarda ciascuna (e ciascuno) è libera di vivere come le pare la propria vita, soprattutto la propria sessualità, il dubbio però mi viene quando di donne si parla sia facendo uso di insulse melensaggini o per doppi sensi, quando le stesse donne parlano di sé solo per ciò che appaiono o, peggio, quando sono state convinte che ciò che mostrano sia davvero tutto ciò che sono.

Avrei potuto scrivere come ogni anno un pezzo che ricordi i diritti delle donne conculcati in tutto il mondo, il femminicidio e i maltrattamenti per i quali l'Italia rimane in alta classifica a livello europeo, il continuo attentato alla legge 194, le difficoltà nel lavoro e per lavorare, i lavori precari messi ancora più in difficoltà dalla crisi di questi mesi...

Avrei potuto ricordare per l'ennesima volta quando, come e perché nacque l'8 marzo, perché la mimosa ne è il simbolo.

Avrei potuto scrivere della politica, di come sia ancora tanto difficile, anche dalle mie parti, un cambio effettivo di passo.

Avrei potuto. 

Forse però avevano ragione le donne di Boston, mezzo secolo fa, ad affermare che in fondo è tutta questione di consapevolezza, quella che ci permette di non mostrarci, se non ne abbiamo voglia, o di farlo senza per questo essere etichettate o additate come fenomeni, quella che soprattutto ci porta a non pensare come gli altri vogliono che facciamo.

Gli organi di informazione, si sa, cercano le notizie, meglio se pruriginose, e i direttori sono quasi sempre maschi, magari ammiccanti e sorridenti pensando alle copie vendute o alla pubblicità incassata, sempre sul corpo delle donne.

È giunto (e passato da un bel po') il tempo di cambiare davvero narrazione, di smetterla con atteggiamenti, parole, azioni che non fanno altro che svilire, relegare, fare violenza ogni giorno contro le donne. A partire dai mezzi di informazione.

Buon 8 marzo di consapevolezza.



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