Il colle è la mia prospettiva. Le colline non sono mai le stesse, come le attività di chi studia e scrive. Dall'alto lo sguardo spazia e aiuta la fantasia, la ricerca; guardare aiuta a pensare, a mettere insieme le idee, quelle che fanno scrivere per sé o per far leggere agli altri ciò che si produce.

venerdì 5 luglio 2013

Fermiamoli! Basta costruire in collina!

Cima alla fine del Quattrocento era già pittore famoso, affermato e ben pagato, curioso delle novità ma legatissimo alla sua terra. I paesaggi descritti nei suoi quadri, pur nellallegoria necessaria alla comprensione delle scene sacre, ci offrono una miniera di informazioni sulla conformazione del territorio della terraferma veneta, sulla presenza degli scambi commerciali, sulla vegetazione, fino a regalarci limmagine più preziosa per noi coneglianesi: la S. Elena oggi a Washington è più di un quadro, è immagine e mappa della nostra città di allora, con il Castello e la chiesa di S. Leonardo, le mura lungo il Refosso, il ponte sul Monticano verso levante.
Tutto intorno, la precisione del pittore ci illustra le povere case col tetto di paglia di quanti vivevano fuori dalle mura, la vegetazione rigogliosa ma certamente non controllata e ordinata dalluomo così come la conosciamo noi oggi.
La strada che corre sotto è, con le dovute modificazioni dei secoli, la stessa che oggi attraversa la città da est a ovest, la stessa che portava a Conegliano e permetteva di scorgere da lontano il profilo del colle più alto e che si apriva ai viaggiatori con la nobile sequenza delle "case venetamente querule" descritte da Renato Simoni nei primi anni del 900.
Se Conegliano agli inizi del Novecento veniva chiamata, magari con un podi esagerato campanilismo,perla del Veneto, gran parte della sua fama, stando ai racconti dei cronisti della fine del XIX e dei primi decenni del XX secolo, veniva proprio dal suo essere adagiata ai piedi di colli verdissimi, dallinsieme armonioso dei palazzi affacciati sullantico Refosso e adornati di giardini ricchi e curati.
Oggi noi osserviamo l’insieme di ciò che ci trasmette la storia millenaria della città con un sentimento che potremmo definire “stupore distratto”. Stupore perché ci rendiamo conto di quanta sapienza ci fosse nella costruzione, quanta ricerca dell’utile generale, di come ciò che vediamo risponda ad un criterio generale di armonia, stridente con la confusione e la sciatteria che spesso contraddistinguono il costruire degli ultimi sessant’anni; distratto perché ci perdiamo nella visione generale senza osservare più approfonditamente anche i momenti di rottura, le crasi, le ricerche ardite di novità, anche l’attenzione alle mode che ci testimonia la storia dei secoli passati attraverso Conegliano.
Non possiamo ritornare al paesaggio di un tempo, sarebbe impossibile e fuori tempo. Possiamo però preservare la nostra città da altri scempi.
Fermiamoli! No ad altro cemento sulla collina del Castello!

Testo in corsivo tratto da: Isabella Gianelloni, Alberi e pietre

Nessun commento:

Posta un commento