Posso tranquillamente affermare che nella politica coneglianese degli ultimi anni il Partito Democratico è stato in prima linea nel porre il problema, proporre ai diversi Sindaci e Assessori che si sono succeduti di affrontarlo insieme alle meritorie associazioni di volontariato, magari servendosi delle strutture già esistenti e snobbate (vedi Fondazione di Comunità).
Ricordo un Consiglio comunale aperto, chiesto da noi dell'opposizione, proprio sui temi della povertà con gli sbadigli, la noia evidente e il silenzio dei consiglieri di maggioranza, alcuni dei quali adesso si ripropongono convinti che tutti dimentichino ciò che in tanti anni non hanno fatto.
Non solo, uno dei risultati più evidenti è che sono state chiuse le docce per i senza tetto organizzate a Casa Fenzi dalla precedente gestione (quella che forse dava fastidio, compreso il compianto Renato Sartor incensato dopo la morte e poco ascoltato in vita).
La pandemia ha sicuramente complicato tutto, ma non è con le chiacchiere e le lacrimucce che si risolvono i problemi, occorre lavoro, tanto lavoro.
Occorre, tanto per cominciare, non lasciare soli i dipendenti comunali che si occupano del settore del Sociale, proporre iniziative che vadano nella direzione della dignità delle persone: il volontariato è insostituibile ma ha sicuramente bisogno di una amministrazione pubblica che funga da facilitatore e non se ne rimanga in disparte.
Certo, spesso i più poveri non vanno nemmeno a votare, hanno in testa l'abbandono, sappiamo che la povertà e l'emarginazione non sono "belle" da vedere.
Esistono, però, altroché se esistono! La civiltà di una comunità si misura anche dall'attenzione e dalle azioni che pone in atto a favore della parte più fragile.
Non raccontiamoci frottole: chi non ha mai voluto affrontare davvero il problema difficilmente lo farà nei prossimi anni.
Conegliano può cambiare passo anche su questo, dal prossimo ottobre
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