Mi ha scritto che da qualche tempo a questa parte il servizio è stato demandato direttamente alla ditta che confeziona i pasti, i cui dipendenti, ovviamente, sono pagati e formati per portare il cibo e nient'altro.
La signora non si lamenta della qualità, che a questo punto è il problema minore, ma che da mesi nessuno le chieda come sta, se va tutto bene.
Vi pare poco? No, in realtà è quasi tutto: chi è solo ha bisogno come il pane di una parola di conforto, di sentirsi parte di una comunità che si occupa anche dei più fragili. E gli anziani, oltre a tutto anche disabili, sono in assoluto i più deboli.
Cosa vogliamo fare? Per un sindaco-imprenditore che bada solo all'avanzo di bilancio quella signora è un numero come un altro, anzi un costo, chi ha amministrato fino ad ora ha pensato, in fondo, la stessa cosa.
Invece no, lo ribadisco ancora una volta: una città è prima di tutto una comunità: in centro come nei quartieri più periferici nessuno deve sentirsi abbandonato, lasciato solo.
Da consigliere comunale ho ricevuto spesso richieste di aiuto, sollecitazioni, segnalazioni e, in virtù della carica che ricoprivo, ho prima di tutto verificato come stessero le cose con gli uffici preposti. Io stessa, da insegnante e da cittadina, ho segnalato e chiesto chiarimenti per alcune situazioni.
Questo deve fare un amministratore: se governa impegnarsi per una grande opera di inclusione, condivisione, miglioramento dei servizi a favore della popolazione, se sta all'opposizione non smettere mai di stare, comunque, al servizio delle persone.
Soprattutto nell'ambito sociale la parola d'ordine deve essere sempre questa: nessuno deve essere lasciato solo.
Cara signora, le risponderò via lettera, con la sua stessa modalità, e se sarò eletta, da consigliere, mi impegnerò ancora perché né lei né nessun altro venga più lasciato solo.
Conegliano può, da ottobre
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