Non si tratta di morti bianche, né di fatalità ineluttabili e imprevedibili: gli
esseri umani, si sa, sono soggetti a distrazioni, momenti di debolezza, malori.
Nessun lavoratore, dipendente, artigiano, imprenditore pensa di partire una
mattina per non tornare la sera, eppure la strage continua, implacabile,
lasciando famiglie e comunità nel dolore.
Nel XXI secolo abbiamo ormai i mezzi
tecnologici per far lavorare le persone in sicurezza: ci sono miliardari che si
fanno un giro in orbita, automobili con guida "intelligente" e mille altri
dispositivi.
Costano, si dice, ma quanto costano e quanto valgono le vite umane?
Che quotazione diamo al dolore di chi resta o di chi non potrà mai più lavorare
a causa di un grave infortunio?
Qualche anno fa chiesi al Sindaco di Conegliano di farsi promotore presso la Conferenza dei Sindaci dell'ULSS di una grande
iniziativa volta a incidere presso la Regione Veneto per promuovere il
rafforzamento degli SPISAL e di ogni attività utile alla prevenzione nei luoghi
di lavoro.
In sostanza non mi fu nemmeno risposto, se non con le ennesime scuse per non fare niente, e dire che, vista anche la
grande quantità di aziende presenti nel nostro territorio, la provincia di
Treviso è sempre ai primi posti in questa tristissima classifica.
Credo sia
passata, ormai, l'ora, ma è necessario che la politica riparta proprio da qui, dalla sicurezza di chi lavora.
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