Il colle è la mia prospettiva. Le colline non sono mai le stesse, come le attività di chi studia e scrive. Dall'alto lo sguardo spazia e aiuta la fantasia, la ricerca; guardare aiuta a pensare, a mettere insieme le idee, quelle che fanno scrivere per sé o per far leggere agli altri ciò che si produce.

venerdì 16 settembre 2011

Spalti di Toro Parole in vetta

Un  nume bizzarro ha fatto un regalo ai poeti. In un tempo antico essi vivevano lontani, senza curarsi di guardare troppo all'insù, timorosi di emozioni troppo grandi, occupati a cantare l'amor cortese, i flutti imperiosi, le mille avventure di dame e cavalieri, i drammi dell'uomo, le sue ansie, le paure, le vendette, le speranze e le illusioni.

Da qui vedo e mi sento smarrita dalla bellezza assoluta: guglie impervie ed assolute abitate solo dai semi di piante impavide, frastagliate come i sentimenti dei giovani che si affacciano alla vita; cime unite le une alle altre da vie solcate dagli zoccoli dei camosci, rapidi, fulminei nei balzi decisi; sculture multiformi scolpite dal nume ispirato e sornione, oppure rabbioso, magari stanco e impreciso, determinato a donare, comunque, una prova della propria bravura.
Montanari poeti, pastori silenziosi e pensosi, cacciatori agili come le prede hanno osservato, salito i pinnacoli ed i loro ghiaioni, i prati ed i boschi, trattando le rocce come sorelle, come parenti mutevoli, difficili ma presenti, sempre, nell'orizzonte di ciascuno. Gli esseri umani hanno un nome, siano essi figli amati, amici cercati o nemici detestati. Montanari cacciatori e pastori hanno fatto di più, hanno impresso per sempre nel nome ciò che questi immensi sassi sono per noi, ancora oggi.
Il nume aleggia e protegge le guglie, osserva i prati ed i boschi, sentinelle mutanti degli Spalti; a noi la sfida di cercare poeti per nuovi nomi da dare ad un incanto.
11 settembre 2011

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