Il colle è la mia prospettiva. Le colline non sono mai le stesse, come le attività di chi studia e scrive. Dall'alto lo sguardo spazia e aiuta la fantasia, la ricerca; guardare aiuta a pensare, a mettere insieme le idee, quelle che fanno scrivere per sé o per far leggere agli altri ciò che si produce.

sabato 24 settembre 2011

Per Pierluigi, mio marito

Me l'hai chiesto col sorriso sulle labbra e gli occhi pieni di speranza. Da quanti anni ormai cerco di interpretare, di leggere il tuo sguardo che racconta, che ricorda, che si cruccia per un errore compiuto, una giornata
perduta; oppure lo sfavillio della soddisfazione, dell'avventura vissuta come tu la volevi, della freccia scoccata al momento giusto, della consapevolezza di un altro obiettivo raggiunto.
Ti osservo, qualche volta sorniona e divertita, altre volte partecipe, sempre ammirata, quando prepari lo zaino con meticolosa cura, quando ti accerti che ogni cosa sia al suo posto, quando consulti per giorni libri e cartine, relazioni e racconti di altri, quando imperterrito interroghi quel bollettino meteo di cui ti fidi fino ad un certo punto.
Ho visto mille foto, mille immagini, ascoltato centinaia di racconti. Ti ho seguito qualche volta, quando, benignamente, abbassi il tiro e ti concedi una giornata di "riposo" fra sentieri che io percorro con fatica.
Le emozioni e le sensazioni le abbiamo spesso condivise, conosciamo il colore del cielo e delle foglie, il silenzio del movimento improvviso di animali comparsi e subito inghiottiti nuovamente dal mistero di rocce e boschi inaccessibili all'uomo. In verità non a tutti gli uomini, a quelli che non hanno il coraggio di confrontarsi con la natura e con se stessi. Ecco, ti immagino spesso con il tuo zaino e lo "stile impeccabile" di colori sapientemente abbinati che risali ghiaioni impossibili per somigliare almeno un po' agli abitanti di sempre di quelle altitudini. Sai che non sarai mai un camoscio, il tuo cuore non batte come il loro, le gambe non rispondono come le loro zampe, ma io so che dentro di te senti come loro lo spirito e l'anelito di libertà che quegli animali ti trasmettono.
Posso forse interpretare il freddo e la luce del mattino, la maestosità dei panorami e il colore abbacinante della "nostra" dolomia, ascoltare come te il rumore dei campanacci vicino alle malghe, osservare i fiori ed aspirare fino in fondo i profumi e gli odori inebrianti dei boschi e delle radure.
Ci proverò più spesso, ma non potrò mai sentire davvero come te, ci vorrebbe un camoscio, un cervo, forse un'aquila per sapere davvero cosa sente il tuo cuore quando sali, per ore ed ore, verso una cima.

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