Nei disegni imperscrutabili della natura, o più probabilmente casualmente fortunati, tra ficus monumentali e fichi d'India a perdita d'occhio occorreva qualcosa che avvicinasse dolcemente l'Africa all'Europa, una terra buona per gli approdi di Fenici e Greci nel loro peregrinare mediterraneo, misteriosa e affascinante.
Ve lo immaginate il Tirreno che finisce poco sotto Sorrento? Niente Golfo di Policastro e il Pollino sbattuto dalle onde e dai venti. Come avrebbe fatto Ulisse ad approdare nei suoi viaggi? Niente Odissea, nessuna terra intermedia...
Invece no: nella sua tumultuosa evoluzione la Terra ha lasciato andare un enorme pezzettone, quasi 800 chilometri di costa che si sono incastrati proprio lì dove ce n'era bisogno, appiccicandosi con clamore sotto il Pollino e donando alla nostra Penisola la forma finale che tanto amiamo, quella riconoscibile subito in ogni planisfero.
Questa, in sostanza, è la Calabria, una terra alpina in mezzo al Mediterraneo, ancora stupita di essere qui, con un mare superbo che non si capacita della stranezza.
Capita che da queste parti si mangi il pesce spada e per dessert dolci secchi con miele e noci.
Capita che a picco sul mare svettino montagne di conifere.
Capita che sopra distese di fichi d'India arsi dal sole inizi una foresta di faggi, pini di ogni tipo, con le radure impreziosite da cespugli di ginepro.
Capita, soprattutto, di fare incontri inaspettati.
Questa è una regione difficile, diciamolo pure anche perché è risaputo, con grandissime contraddizioni, bellezze assolute e brutture inaccettabili.
Chi potrà aiutare la grande bellezza, il patrimonio culturale, paesaggistico, naturale della Calabria, se non i suoi figli più giovani, quelli testardi e innamorati?
Ne abbiamo incontrati, fra gli altri, due speciali, decisi a instillare in ciascuna delle persone che incontrano nel loro lavoro il desiderio di conoscere, sapere di più.
Giuseppe e Demetrio ci hanno accompagnati per un'intera giornata in Aspromonte: con la scusa del bird-watching abbiamo girato in lungo e in largo una porzione di foresta che chiamare stupefacente è ancora poco.
Decine di migliaia di uccelli migratori passano di qui nei loro lunghissimi viaggi, a volte si fanno vedere ed altre rimangono acquattati in attesa che i binocoli se ne vadano, ma lo spettacolo è comunque assicurato: falchi pecchiaioli si contendono il cielo con l'aquila reale, stormi di gruccioni lanciano il loro verso, il picchio nero si crea sapientemente il nido e la dispensa, le cicogne passano in gruppo.
Giuseppe trova i segni del passaggio delle lepri, delle capre, dei cinghiali e dei maiali inselvatichiti, Demetrio sa dove sciare d'inverno guardando il mare, conosce ogni anfratto adatto per l'avventura.
Da quassù si può guardare il Tirreno e poco dopo lo Ionio, mentre sulla costa si brucia col sole, qui la brezza e l'ombra ci danno refrigerio.
Reggio Calabria, andata e ritorno in Aspromonte, tristemente famoso per il male, ma che può e deve riscattarsi mostrando il meglio di sé, ovvero una biodiversità unica, l'alternarsi di pianori, montagne, orti, ulivi e faggi, conifere, sentieri fra pigne, resina e aghi di pino.
L'Aspromonte? Un luogo tutto da scoprire, grazie soprattutto alla passione dei professionisti del Parco Nazionale.
Ancora grazie a Giuseppe e Demetrio, guide instancabili e davvero uniche.
Alla prossima
Complimenti per il tuo pezzo che ci porta in un posto ricordato solo purtroppo per il brutto.
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