Il colle è la mia prospettiva. Le colline non sono mai le stesse, come le attività di chi studia e scrive. Dall'alto lo sguardo spazia e aiuta la fantasia, la ricerca; guardare aiuta a pensare, a mettere insieme le idee, quelle che fanno scrivere per sé o per far leggere agli altri ciò che si produce.

giovedì 20 ottobre 2011

Il poeta solo

Le strane sembianze di un dormiente col volto di ceramica. Dagli occhi infossati e spenti del Maestro non traspariva nessuna luce e due lacrime uscite dai miei lo hanno salutato. Le labbra sottili e serrate dalla morte non si apriranno mai più, non ci inonderanno con la sua voce saggia e ironica; le mani magre e ossute del grande saggio non obbediranno più all'istinto di scrivere, vergare i fogli, far parlare le parole della fantasia, delle piccole e grandi verità.
Di quell'uomo sotto un abito funebre troppo grande per il suo corpo vecchio ho visto soprattutto la testa, ho immaginato il corto circuito che ha fatto tacere per sempre ciò che ancora aveva da dirci, le osservazioni argute e le taglienti arrabbiature con le quali ci avrebbe sferzato, spronato, sgridato. Carezze, per chi sia abbastanza umile da fermarsi a pensare.
Ecco, se è vero che nella testa nasce il pensiero, la capacità di trasformare emozioni e sentimenti in idee, quella era la parte giovane del vecchio che se n'è andato.
Era solo però, in questa mattina di pioggia battente, a fargli compagnia la guardia silenziosa dei Carabinieri, qualche sparuto visitatore infreddolito, il pensiero e il ricordo, forse, di molti.
Poco ascoltato in vita, come spesso capita ai poeti, chissà se ce ne ricorderemo, qualche volta, dopo che sarà passato il momento della lettura improvvisa e vorace dei suoi versi.
Poco importa in realtà, la verità è spesso troppo semplice per essere compresa, i poeti usano poche parole, minoranza in un mondo logorroico intento ad ascoltarsi senza comprendere ciò che sta dicendo.
Aveva detto da poco che 90 anni sono troppo pochi per capire qualcosa della vita: e i suoi occhi, in quel momento, hanno espresso tutta la saggezza possibile, tutta la profonda comprensione per un'umanità che si sente smarrita, incapace, impaurita.
Grazie, Maestro.

L'ATTIMO FUGGENTE

Ancora qui. Lo riconosco. In orbite
di coazione. Gli altri nell'incorposa
increante libertà. Dal monte
che con troppo alte selve m'affronta
tento vedere e vedermi,
mentre allegria irrita di lumi
san Silvestro, sparge laggiù la notte
di ghiotti muschi, di ghiotte correntie.
E. E, puro vento, sola neve, ch'io toccherò tra poco.
Ditemi che ci siete, tendetevi a sorreggermi.
In voi fui, sono, mi avete atteso,
non mai dubbio v'ha offesi.
Sarai, anima e neve,
tu: colei che non sa
oltre l'immacolato tacere.
Ravvia la mia dispersa fronte. Sollevami. E.
È questo il sospiro che discrimina
che culmina, "l'attimo fuggente".
È questo il crisma nel cui odore io dico:
sì, mi hai raccolto
su da me stesso e con te entro
nella fonte dell'anno.
Andrea Zanzotto

Nessun commento:

Posta un commento