Il colle è la mia prospettiva. Le colline non sono mai le stesse, come le attività di chi studia e scrive. Dall'alto lo sguardo spazia e aiuta la fantasia, la ricerca; guardare aiuta a pensare, a mettere insieme le idee, quelle che fanno scrivere per sé o per far leggere agli altri ciò che si produce.

venerdì 10 maggio 2019

Educazione civica nei luoghi di lavoro

Trenta ore settimanali, così scandite: 6 di italiano, 2 di storia, 2 di geografia, 3 di matematica e 2 di  scienze, 3 di inglese e 2 della seconda lingua straniera, 2 ciascuna per educazione musicale, artistica, fisica, tecnologia e una di religione (o materia alternativa, o...)
Nelle scuole secondarie di primo grado (le medie, per capirci) queste sono le materie, a cui vanno aggiunti (o tolti, dipende dal punto di vista) i progetti sul riciclo, l'ambiente, i pericoli della rete (non quelle dei pescatori), l'affettività, il fumo, gli esplosivi, le percussioni.... e i tornei sportivi di vario tipo.
Con grande fatica, stanti i quotidiani drammi legati troppo spesso alle situazioni familiari degli alunni, i benedetti programmi vanno avanti, ben sapendo che parlare di alcol, internet, bullismo, razzismo, rispetto dell'ambiente altro non è che occuparsi di educazione civica. Insegnare il rispetto delle regole sportive, del materiale, del proprio abbigliamento, delle strutture non è forse educazione civica?
I libri di testo, siano essi di italiano, storia o geografia, contengono ampi approfondimenti sui temi legati alla convivenza civile, alla storia sociale d'Italia, d'Europa e anche più in là; le colleghe di inglese proprio stamattina mi raccontavano delle ultime lezioni in cui l'argomento era la Brexit.
A quali materie dovrebbero essere sottratte le ore di cui si parla?
Che cosa si intende esattamente per educazione civica?

La conoscenza  delle elementari regole di convivenza civile e di educazione? A scuola tutto questo si fa quotidianamente, peccato che troppo spesso i ragazzi arrivino in ritardo, siano senza materiale, si comportino come bufali nei corridoi, siano addestrati a considerare la scuola come un optional e non come il primo dovere, oltre che diritto.
Se penso al comportamento nelle piazze, sui social o in televisione di quanti in queste settimane sbraitano di educazione civica mi viene da pensare che servirebbe a loro, più che ai giovani.

Si intende la conoscenza delle regole e delle istituzioni democratiche, vale  a dire l'organizzazione dello Stato nelle sue varie articolazioni?
A scuola si insegnano la nascita della divisione dei poteri, le differenze fondamentali tra i vari tipi di regime. Qui sono d'accordo: sarebbe opportuno spiegare ai ragazzi la differenza tra governo e parlamento, tra maggioranza e opposizione, cos'è un consiglio comunale.
Detto questo, ministri e parlamentari, assessori e consiglieri che fanno tutto fuorché il loro lavoro, che ignorano essi stessi l'altissimo compito per il quale hanno giurato, che propagandano il valore dell'ignoranza al posto della preparazione, mi fanno venire qualche dubbio. 
Come le persone che ancora oggi non hanno capito come si vota e soprattutto per che cosa si va ai seggi in un determinato giorno; oppure quelle che ancora oggi mi dicono "Tu che sei in Comune...", senza capire la differenza tra maggioranza e minoranza, o che credono che i consiglieri comunali siano dipendenti comunali...
A tutti questi servirebbe un corso intensivo di educazione civica.
Come, del resto, a quelli che ritengono le istituzioni un inutile orpello.

Si tratta della conoscenza dei diritti e dei doveri (da quelli del lavoro a quello del pagamento delle famigerate tasse).
Purtroppo l'impressione è che anche in questo campo sempre più cittadini abbiano smarrito il senso di comunità, credano che sia importante solo badare al proprio interesse personale...
E quindi, in sostanza, siamo proprio sicuri che debba essere la scuola a doversi far carico di ogni cosa, di ogni stimolo educativo, di cercare di formare cittadini consapevoli quando poi a casa, nello sport, sul lavoro, nelle sedi politiche avviene l'esatto contrario?
Quanti elettori sanno esattamente per che cosa voteranno il prossimo 26  maggio? Quanti sanno che i partiti sono il fondamento della dialettica democratica? Quanti conoscono la differenza fra i poteri dello Stato, fra governo e parlamento, fra sindaco, giunta e consiglio comunale? Quanti il significato dei contratti nazionali di lavoro, quanti conoscono la differenza fra tasse e contributi INPS?
Si potrebbe continuare...
Se si intende aggiungere una nuova materia scolastica se ne definiscano bene gli ambiti e si aggiunga  un'ora all'orario scolastico, oppure si taglino le partecipazioni a progetti vari, oppure, meglio ancora, la si smetta di parlare a vanvera di scuola quando non ci si entra da almeno 30 anni (e forse la si è frequentata male e con poco profitto) al fine di fare confusione.
Invece, la proposta vera e seria è la seguente: almeno 1 ora al mese di educazione civica obbligatoria, per gli adulti, nei luoghi di lavoro, nelle assemblee dei CdA, nel Parlamento, eccetera.
P.S. A scuola non servono i grembiulini ma palestre e laboratori, soffitti che non cadono, bagni decenti, finestre a norma. Servono più insegnanti di sostegno ben formati e più mediatori e facilitatori culturali.
P.P.S. In tutte le scuole i ragazzi si alzano in piedi quando entra un insegnante o qualsiasi altra persona adulta.

Nessun commento:

Posta un commento