Il colle è la mia prospettiva. Le colline non sono mai le stesse, come le attività di chi studia e scrive. Dall'alto lo sguardo spazia e aiuta la fantasia, la ricerca; guardare aiuta a pensare, a mettere insieme le idee, quelle che fanno scrivere per sé o per far leggere agli altri ciò che si produce.

martedì 3 marzo 2020

#Conegliano #LilianaSegre

Purtroppo per motivi di salute ieri sera non ero presente alla seduta del Consiglio Comunale, cosa che mi dispiace molto visto che ci tengo ad onorare il compito che mi è stato affidato dai cittadini.
Mi dispiace doppiamente perché era in discussione la mozione, di cui sono prima firmataria, per il conferimento della cittadinanza onoraria di Conegliano alla senatrice Liliana Segre.
Sarebbe spettato a me illustrarla e avrei chiesto al Presidente del Consiglio Comunale di poter rinunciare agli interventi mio e dei miei colleghi di minoranza per dare la parola a lei, mandando in onda il discorso che Liliana Segre ha tenuto al Parlamento Europeo, davanti ai deputati in lacrime e ossequioso silenzio.
Sì, perché le sue parole semplici e chiare valgono più di mille dei nostri discorsi, perché mai nulla nella storia d'Europa è stato paragonabile all'orrore del nazifascismo. Nulla. Nulla. Nulla.
Quei milioni finiti in cenere nel vento ci parlano ancora, urlano il loro dolore a tutti noi, ci danno l'indicazione chiara sulla colpa di fondo, l'odio, sui veri colpevoli, i nazisti in primis insieme ai loro compari fascisti che hanno fatto da spie e mandato coscientemente a morire altri italiani colpevoli solo di essere nati, tutti quelli che hanno fatto finta di non sapere o che hanno approfittato della situazione per mettere in atto qualche vendetta personale.
Tutti questi sono parte di quell'ombra nera che ha coperto l'Europa per troppi anni, colpevoli per sempre di tutto l'odio seminato e cresciuto, un seme che ancora oggi produce quegli sterpi senza foglie verdi ma solo secchi e pieni di veleno, per parafrasare il grande Alighieri.
A fare da palo e da complici ai colpevoli ci sono state (e ci sono ancora) soprattutto l'ignoranza e l'ipocrisia.

Fa specie sentir parlare di Italia da chi voleva pulirsi il didietro col Tricolore, da chi nelle cerimonie pubbliche è costretto a partecipare ma non riesce proprio a guardarlo, il Tricolore che sale durante le note di Fratelli d'Italia,  men che meno ad accennare anche solo col labiale alle parole. 
Qualcuno ha paura della memoria della Shoah perché teme di far parte,  anche se in piccola misura, della banda di cui parlavo sopra, e allora la vergogna porta a usare i famosi "ma", "anche", "se".
Vogliamo unificare tutto? Facciamolo, e allora diradando l'ombra nera vedremo gli orrori commessi dagli Italiani in Africa (altro che faccette nere contente: donne stuprate e vendute), parleremo finalmente con  coscienza della storia del nostro confine orientale dove popoli di lingua italiana, slovena, croata, austriaca (con tutte le tante varianti dialettali) hanno convissuto per secoli prima dell'avvento della disgrazia nazionalista, chiederemo scusa del sinonimo, per nulla scherzoso, slavo-schiavo, ci vergogneremo pubblicamente e ufficialmente dei crimini commessi dagli italiani in Jugoslavia, dell'aver impedito ai cittadini di lingua slava persino di mantenere il proprio nome e di poter pregare Dio nella propria lingua, di aver usato per  primi le foibe dopo aver distrutto interi villaggi.
C'è la possibilità remota di giustificare i massacri di italiani innocenti da parte delle truppe di Tito? No, assolutamente no, su questo non si discute. Risulta ammissibile equiparare la Resistenza ai massacri? No, assolutamente no e su questo nessun italiano che ami la  propria terra può avere dubbi. Ovunque, in tutta Europa, proprio la Resistenza, i partigiani italiani, francesi, greci (gli spagnoli avevano un altro feroce dittatore amico di Hitler e Mussolini), slavi in generale, sono quelli che hanno contribuito a sconfiggere quell'ombra nera e far tornare, almeno in parte, il sereno.
Il nazionalismo slavo ha portato altri lutti? Certo che sì, ma abbiamo capito che si tratta di un'idea trasversale, portatrice di lutti e orrori ovunque abbia preso piede.

Tra l'altro in tema di esodi e profughi vale la pena di sapere quali e quante furono le difficoltà per quei poveri esuli istriani e dalmati una volta giunti nella sognata Italia: non c'era posto per loro, si diceva che "Prima noi, gli italiani veri". Appunto. 
I documenti d'archivio (gli storici seri questo fanno prima di scrivere, cioè leggono e studiano le carte) raccontano tutti gli ostacoli che incontrarono, le denunce, le baruffe. Poi per loro è tornato il sereno, accompagnato sicuramente dalla nostalgia per quanto avevano dovuto lasciare e dal profondo senso dell'ingiustizia patita.
Non è seminando altro odio che si trova la pace, non è mescolando alla rinfusa le vicende della storia che si fa chiarezza o si spiegano le cose, sempre che il fine non sia quello di una misera, miserrima propaganda.

Auschwitz rappresenta più di ogni altro luogo quella cappa nera, la sua liberazione un simbolo fondamentale del diradarsi della notte per far spazio a nuovi raggi di sole.
Per questo non può e non potrà mai essere mescolato in un minestrone nauseabondo.
Mi auguro che Conegliano si dimostri degna di aver conferito la cittadinanza a Liliana Segre, a cui va il mio caloroso abbraccio.

  

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