Quella di oggi è una giornata che possiamo definire storica per il nostro territorio: il riconoscimento delle Colline di Conegliano e Valdobbiadene come patrimonio dell'Unesco.
La notizia giunta da Baku ha già fatto il giro del web e del tam tam delle persone, delle istituzioni, dei comitati e associazioni.
Molti stanno già brindando, altri ritengono sia una pessima notizia, molti altri forse nemmeno sanno cosa significhi.
La vera sfida inizia da oggi: dobbiamo essere degni di un riconoscimento prestigioso, degni di ciò che i tanti visitatori che verranno si aspettano di trovare, degni del futuro che dobbiamo preparare, per il nostro ambiente e le generazioni future.
Ai tantissimi che temono un incremento nell'uso dei pesticidi nella coltivazione della vite credo spetterà la vigilanza attiva e propositiva, la collaborazione con le istituzioni preposte per la salvaguardia e l'incremento della biodiversità, elemento fondamentale di questo come di ogni altro territorio.
A tutti quelli che stanno brindando spetta lo stesso compito, unito all'impegno per lo sviluppo di un turismo sostenibile, per creare nuove occasioni di lavoro e avanzamento nel rispetto dell'ambiente, quell'ambiente che è, appunto, patrimonio dell'umanità.
Si tratta di colline talmente belle da togliere il fiato, si tratta di un paesaggio culturale, costituito dal lavorio incessante di madre natura unito al lavoro e alla sapienza umane. Tutto perfetto? No, ovviamente, ma ripartire dalla bellezza è fondamentale.
La nostra è una storia di successi e
dolorose sconfitte, di lavoro diuturno ma anche di sfruttamento, di
grande capacità imprenditoriale e povertà.
Tutte
queste caratteristiche vanno tenute in considerazione, noi siamo il
risultato di tutto questo, il nostro stesso paesaggio ne è lo specchio.
Da amministratore pubblico, ahimè di minoranza, posso dire che la prima urgenza sarà, secondo me, coinvolgere e far crescere la consapevolezza del nuovo ruolo che tutti gli abitanti di questo territorio avranno.
Abbiamo tante competenze, usiamole per migliorare, per trovare i fondi necessari a preparare un'accoglienza coi fiocchi a chi arriverà anche da lontano, a migliorare anche la vita di chi, qui, ci vive già.
La città di Conegliano, insieme a Valdobbiadene e Vittorio Veneto, sarà per forza punto di approdo: condivisione delle scelte, collaborazione nella definizione delle strategie, consapevolezza che non va bene chiudersi nelle segrete stanze per decidere i prossimi passi dovrebbero essere le parole d'ordine.
Foto Arcangelo Piai |
In questi anni abbiamo spesso dimostrato tutta la nostra attenzione a questo obiettivo raggiunto oggi, (modestamente sono orgogliosa di aver contribuito alla parte storica della prima stesura del dossier), ora esigo che, da domani, ci sia un cambio di passo.
Qui non si tratta delle beghe di pianerottolo interne più o meno alla maggioranza di un Comune, ma di stare sotto i riflettori del mondo, al quale importa poco del nostro solito, pluridecennale piccolo cabotaggio, ma che guarda, piuttosto, a quale idea abbiamo del nostro territorio, che non può, non deve e non sarà imbalsamato.
Io sono cittadina di Conegliano: desidero che questa città sappia finalmente pensare in grande, perché grande è il mondo che ora ci guarda e che vorrà vedere, fra una robinia e l'altra, le nostre mura, che vorrà essere accolto, arrivando in auto o in treno o in autobus o in bicicletta o a piedi, non da orrori urbanistici dimenticati, sporchi e degradati, ma da una città in fermento, in cambiamento, col faro della bellezza.
Nessun commento:
Posta un commento