E così anche quest'anno il tema di maturità ha consentito l'uso di un bel po' di inchiostro, sia materiale che, diciamo così, figurato.
Lo scorso anno scoprimmo (incredibile...) che i diciannovenni italiani non avevano mai letto Il giardino dei Finzi Contini, tra l'altro provocando un'impennata delle richieste del testo alle librerie il giorno stesso dell'esame di Stato. Un bel risultato, direi, ne parlai qui proprio un anno fa.
Chissà se oggi sono aumentate le vendite di biciclette o le visualizzazioni dei canali Youtube dedicati alla storia del ciclismo oppure, vedi mai, le ricerche di libri e testi sui Giusti tra le nazioni di Gerusalemme e sulla biografia di Gino Bartali.
Anche questi, va detto, sarebbero risultati lusinghieri per un tema.
Ciò che ancora una volta dà fastidio, soprattutto da parte di chi compone molti titoli dei quotidiani, di chi commenta trasmissioni o, peggio, scrive a vanvera sui famigerati social, è aver evitato accuratamente di leggere per intero la traccia proposta ai ragazzi.
Che, per chi non abbia voglia di andarsela a leggere, prima propone un articolo sul grandissimo Bartali che ne descrive la figura e ne racconta l'inserimento fra i Giusti, pennellando con bravura il contesto storico e il carattere di un grande sportivo.
La traccia propone poi di riflettere sul rapporto tra sport, storia e società.
Ora, nessuno studente che si approcci alla maturità dovrebbe essere del tutto sprovvisto di conoscenze sulla seconda guerra mondiale, sulla Shoah e lo sterminio degli ebrei. Ciascuno dovrebbe sapere che cos'è Gerusalemme e anche che cosa fu il nazifascismo nel nostro Paese. A tutti l'anno 1943 dovrebbe ben dire qualcosa.
Questo, ben si sa, fa parte dei mitici programmi scolastici.
Di più: moltissimi ragazzi italiani per fortuna praticano qualche sport, hanno appesi alle pareti delle loro camere i poster dei campioni di oggi, soprattutto sanno benissimo cosa siano, per esempio, la violenza negli stadi, il tifo razzista, le discriminazioni, il doping.
Quello in corso si chiama Esame di maturità, non dimentichiamolo, cioè la capacità di leggere, comprendere, scomporre un testo e trarne riflessioni da trascrivere in lingua italiana (possibilmente).
Altrimenti cambiamogli il nome, aboliamolo del tutto sfornando gente incapace anche di affrontare il più piccolo ostacolo, abdichiamo alla funzione della scuola (sulla società ormai è difficile trovare qualcosa da dire), che è soprattutto educare a saper interpretare il mondo attraverso gli strumenti dell'analisi, della critica e dell'applicazione delle conoscenze.
Certamente potevano esserci altre mille alternative a Gino Bartali, ma non è questo il problema, e se poi pochissimi hanno scelto quella traccia i motivi possono essere tanti e disparati, di sicuro la scusa buona non può essere che non conoscevano il Gino nazionale.
Solo i docenti che devono correggere le produzioni dei maturandi sanno cosa ci sia scritto su quei fogli protocollo, quanta capacità di analisi e riflessione traspaia, quante conoscenze si siano sedimentate nelle menti e nei cuori dei giovani italiani.
Magari prepariamo tutti insieme dei video tutorial, per il prossimo anno, con le canzoni di Mazzini alla chitarra, Garibaldi che dà lezione di equitazione e von Metternich che apparecchia la tavola (rotonda, ça va sans dire) del Congresso di Vienna...
P.S. Mi raccomando, al MIUR: anche le donne pensano, esplorano, insegnano, creano, scoprono! Altro che polemica su Gino Bartali.
Ciao, Ginettaccio!
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