Il colle è la mia prospettiva. Le colline non sono mai le stesse, come le attività di chi studia e scrive. Dall'alto lo sguardo spazia e aiuta la fantasia, la ricerca; guardare aiuta a pensare, a mettere insieme le idee, quelle che fanno scrivere per sé o per far leggere agli altri ciò che si produce.

martedì 12 settembre 2017

XII.IX.MMXVII ah no! 12.09.2017

Vergogna? Un corso di lingua araba? Ma per favore!
Sarebbe fin troppo facile, ovvio, ricordare che nella data di oggi c'è un numeretto magico che messo insieme agli altri ha cambiato il nostro modo di pensare la matematica, la logica, è perfino la base per l'informatica.
È anche superfluo far presente termini come azimut, zenit, nadir, che sono la base dell'astronomia (quella che si basa sulla scienza, non sugli oroscopi).
Diventa pura saccenza affermare che prima di parlare di storia sarebbe bene studiarla e mi permetto di riportare qualche riga di Alessandro Barbero sulla battaglia di Lepanto: "Ma la battaglia di Lepanto ebbe delle conseguenze o non servì a niente? Sul piano politico e militare, è giusto concludere che ne ebbe ben poche, non foss'altro perché fu combattuta a ottobre. (...) Ha poco senso ripetere che la battaglia salvò l'Occidente: anche se per miracolo avesse vinto, il kapudan pascià avrebbe riguadagnato il porto e smobilitato la flotta. (...) Alla fine, l'importanza storica di Lepanto sta soprattutto nel suo enorme impatto emotivo e propagandistico".
Fra le altre cose il trattato di pace, steso nelle due lingue, nella versione araba in lettere dorate firmato da Selim II, è conservato presso l'Archivio di Stato ai Frari di Venezia. 
Ah, ecco: chissà come mai proprio a Venezia è presente la migliore facoltà di lingue orientali (insieme a Napoli, anche qui chissà come mai) d'Italia... Potremmo proporre di chiuderla, passo la proposta alla Lega, o Liga, o come si chiama.
Potrei continuare, ma il discorso diventerebbe troppo complicato per chi si occupa solo, appunto, di propaganda che fa leva sull'ignoranza. Come diceva Mussolini (guarda un po'), il popolo non deve sapere, ma credere. Appunto, lui lo sapeva e abbiamo visto com'è andata a finire.
I ragazzi di lingua araba che frequentano le nostre scuole non solo studiano e imparano l'italiano, ma acquisiscono i nostri principi, il nostro modo di pensare, di leggere il mondo. Quando poi in prima media si studia l'avvento dell'Islam si scopre, insieme a loro, quanti siano in realtà i punti d'incontro, quante le contaminazioni linguistiche e culturali.
Purtroppo non conosco l'arabo e posso assicurare che se ne avessi il tempo andrei a frequentare almeno qualcuna delle lezioni gratuite di Pieve di Soligo, se non altro perché sono curiosa e ogni volta che leggo un nuovo libro di storia scopro qualcosa di nuovo, che non sapevo e che mi stupisce.
Detto fra noi, conoscere un po' di arabo ci aiuterebbe anche a interpretare frasi e comunicazioni utili anche alla nostra sicurezza, ma questo è un discorso che esula da quello più propriamente culturale.
Dante Alighieri è uno dei pilastri della civiltà cristiana (credo che anche i leghisti concordino), ma mise Ulisse all'inferno per i suoi inganni e si trovò invece commosso davanti a quei versi che ancora oggi emozionano, dopo 700 anni: "Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza".
Caro assessore Boscariol, proprio noi Veneti siamo quelli, fra gli Italiani, ad aver avuto più rapporti fecondi con il mondo orientale e arabo; la Serenissima di cui tanto vi riempite la bocca è anche quella che fu scomunicata dalla Chiesa, che offriva libertà di commercio, che arrivò a imbrogliare il papa durante la IV (in numeri romani) Crociata del 1204 per fermarsi a Costantinopoli.
Potremmo continuare per decine di pagine, ma non ne vale la pena. Tralascio lo studio del Corano, testo importantissimo che sarebbe utile da studiare, con senso critico, da musulmani e non, magari discutendone insieme. Vuoi vedere che troveremmo incredibili sorprese? Ma chi si riempie la bocca di fede cristiana spesso non solo non ha mai letto la Bibbia, ma nemmeno il Vangelo.
La sostanza è questa: chi ha paura di un semplicissimo corso di arabo, in una parola ha paura non solo della cultura, cosa di per sé già grave, ma anche del proprio passato, della verità distorta che non porta a nulla di buono.
Ho una proposta: vuole che ci iscriviamo e lo frequentiamo insieme: mettiamo l'automobile una volta per ciascuno, Pieve di Soligo non è lontana.



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