Il colle è la mia prospettiva. Le colline non sono mai le stesse, come le attività di chi studia e scrive. Dall'alto lo sguardo spazia e aiuta la fantasia, la ricerca; guardare aiuta a pensare, a mettere insieme le idee, quelle che fanno scrivere per sé o per far leggere agli altri ciò che si produce.

martedì 4 luglio 2017

I prati di Attila #AltaCarnia #Europa

Il muggito ancora acerbo di una giovane manzetta si innesta nello scampanio incessante della mandria.
Le mucche, qui, hanno l'aria serena e soddisfatta, sono padrone assolute di questi prati punteggiati di fiori, con ruscelli che scendono tranquilli (non c'è traccia di siccità in questa parte di Alta Carnia).
La mandria, mentre bruca, passeggia e si riposa, non si cura affatto dei nomi altisonanti rievocati sulla strada costruita dagli uomini.
Queste valli e questi dirupi, riscoperti solo da un turismo pertinace nel cercare luoghi dimenticati, paiono oggi lontanissimi dalla Storia, anche se poco distante da qui, pochissimi chilometri in linea d'aria, l'Europa oggi non sa bene cosa fare, come continuare ad esistere.
E dire che basterebbe fare un salto da queste parti per scoprire non solo l'ennesima ferrata dedicata agli alpini del 15-18, ma un'intera strada che ripercorre a ritroso le date della storia, viste dal punto di vista della valle e lasciate forse a monito che tutto passa, ma in fondo rimane, come una strada di montagna che collega, nascosta ai più, due vallate.
Qualcuno, qualche anno fa, ha deciso di scrivere, bianco sul nero dell'asfalto, date, nomi, memoria di quanti hanno salito e disceso queste valli con più o meno sicurezza.
Così, poco più a valle del Passo Cason di Lanza, scopro che il 1000 è l'anno dell'inizio della Repubblica di Venezia (noi sappiamo che era nata molto prima, ma nelle periferie, si sa, le cose si vengono a sapere un po' dopo). Lì però non ci sono malghe e nessuna mucca calpesta allegramente il nome della Serenissima. 
La caduta dell'Impero Romano, invece, è molto vicina alla traiettoria degli amici bovini che, comunque, si attardano con noncuranza sul ricordo di Attila.
Il grande re barbaro è un po' come i Templari e Garibaldi: è passato e si è fermato un po' ovunque, e nessuno è in grado di affermare il contrario.
Qui c'è una grotta, che oggi confina praticamente con l'Austria, dove il capo degli Unni sarebbe entrato nel 452... a fare che cosa, quassù, non si sa.
Fatto sta che mucche e malgari non hanno creduto che dove fosse passato il suo cavallo non sarebbe cresciuta più l'erba: il pascolo qui è tanto e bello grasso, ricotte e formaggi saporiti, i campanacci risuonano nel silenzio delle montagne e dalla cucina sopra la malga esce un profumino che... avrebbe ammansito anche Attila. 


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