Il Parlamento italiano è stato fra i primi a ratificare la Convenzione di Istanbul su "prevenzione e lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica".
Questa è una buona cosa: dopo tanto tempo, quando ci eravamo tutti convinti di essere fanalino di coda dell'Europa, per una volta ci ritroviamo all'avanguardia.
L'altro giorno Serena Dandini e le altre donne impegnate con lei hanno portato le letture contro il femminicidio a Bruxelles, davanti alle parlamentari europee: la strage deve finire.
Troppe donne continuano a morire, ancora di più finiscono ogni giorno al Pronto Soccorso a causa di "cadute dalle scale", non sappiamo quante rimangono invece chiuse in casa a soffrire e piangere da sole, terrorizzate all'idea che qualcuno possa fare troppe domande, costringerle a dire la verità, a denunciare.
Non sappiamo quante mogli, fidanzate, figlie subiscano ogni giorno violenza da parte di quelli che dovrebbero essere gli uomini che le proteggono: mariti, fidanzati, padri.
Non dimentichiamolo mai: il mostro ha le chiavi di casa, assai raramente è l'uomo nero che ci assale per strada.
A parte le morti, nessuno ormai si preoccupa più di contare o cercare: la statistica soccombe di fronte alla noia di una curva che non accenna a flettere.
Che fare?
Servono leggi più severe, certo. E' necessario che non ci sia nessuna comprensione per chi colpisce una donna, la maltratta, la violenta, la uccide perché pensa sia roba sua, crede di averne la proprietà esclusiva, di poterne disporre a proprio piacimento.
Ancora più necessario, però, è andare ad incidere là dove parte la violenza: gli uomini devono essere educati fin da ragazzi al rispetto, all'amore. Le donne a difendere la propria dignità.
Ancora una volta si tratta di una grande, enorme battaglia culturale, che parta, magari, dal superamento della caratteristica sessista della società italiana.
Mi paiono sacrosante le parole della Presidente della Camera, Laura Boldrini: "Serve porre dei limiti all'uso del corpo della donna nella
comunicazione. È inaccettabile che in questo
paese ogni prodotto, dallo
yogurt al dentifricio, sia veicolato attraverso il corpo della donna. In
Italia le multinazionali fanno pubblicità usando il corpo delle donne
mentre in Europa le stesse pubblicità sono diverse. Dall'oggettivazione
alla violenza il passo è breve. Serve più civiltà ponendo delle regole.
Basta all'oggettivazione dei corpi delle donne perchè passa il messaggio
che con un oggetto puoi farci quello che vuoi».
Potremmo partire da qui e dalla scuola, dall'insegnamento del rispetto della diversità, dello scambio delle opinioni, della libertà degli individui.
E' necessario parlare, parlarne, ma concordo con Serena Dandini che l'altra sera a Padova ha detto: "Sono stufa che a parlare di violenza, a difendere i diritti dei più deboli siano sempre solo le donne".
Avanti, uomini: insegnate ai vostri simili che una carezza dimostra molta più forza di una sberla.
Parliamone.
Isabella Gianelloni
Purtroppo i comportamenti dei maschi fanno parte di una crisi di identità che scatena la paura delle donne, della loro libertà. E la paura genera la violenza, il desiderio di riappropriarsi del presunto diritto di proprietà e quindi di supremazia, costi quel che costi. E purtroppo il costo lo paga sempre la donna.
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