Il 27 gennaio è di solito un giorno freddo, il luogo dove Conegliano ha inserito la lapide a ricordo della comunità ebraica è certamente gelido. Forte il senso di disagio che si prova nello stare lì, in piedi, durante la deposizione della corona e l'ascolto delle parole pronunciate da bambini e autorità.
Ogni anno penso al freddo che dovettero sopportare tutti quelli che nei lager furono davvero: il freddo della natura, quello acuito dalle sofferenze e dal dolore, quello, immenso, dell'atrocità subita, della cappa scesa sull'Europa.
Ogni donna o uomo di buona volontà oggi si sente in dovere di ricordare in qualche modo quella pagina di storia con immagini, parole, voci, scolaresche che ogni anno, grazie ai loro docenti (sempre poco ringraziati a dire il vero) parlano, dicono, cantano, recitano.
1923: esce La coscienza di Zeno di Italo Svevo, che morirà di lì a 5 anni. Lui, triestino, aveva vissuto un'altra tragedia, aveva perfino cambiato cittadinanza dopo la pace di Versailles. Per la sua generazione la Grande Guerra doveva parere già abbastanza, eppure non bastò: vent'anni dopo la pace l'Europa era già in guerra, di nuovo, preparando armi peggiori, tragedie inimmaginabili, ingiustizie tanto grandi che non basterà il resto della storia per cancellarle.
Come spesso accade gli intellettuali colgono prima i segnali, si interrogano anche se non hanno risposte certe, ci consegnano il frutto del loro pensiero.
Un brivido e un silenzio assoluto hanno accompagnato, l'altro giorno, la lettura delle ultime righe della Coscienza di Zeno in classe, nella mia quinta.
Io leggevo e loro ascoltavano, muti e assorti. Alla fine mi hanno guardata, c'è voluto un po' perché si sciogliesse il gelo che era calato, poi sono partiti i commenti, unanimi.
Quello più importante, anche in giornate come quella di oggi, riguarda la forza e la debolezza dell'uomo, la sua capacità di produrre catastrofi per poi dimenticarsene, come fanno i bimbi quando abbandonano un giocattolo che non serve più.
Credo, una volta di più, che vada colta ogni occasione per far crescere nei nostri ragazzi non solo, sacrosanto, il ricordo dell'abominio di Auschwitz e di quella tragedia immane, ma la capacità di costruirsi una memoria che non li colga impreparati davanti al mondo che li circonda.
Ciao Isabella,
RispondiEliminasono Roberto Rognoni.
Uso impropriamente questo canale di comunicazione non riuscendo a contattarti in altra maniera.
Mi permetto di disturbarti per segnalarti che ho aperto un mio blog di racconti che si intitola
“Manuale di Guerriglia Pendolare”.
Lo puoi trovare al seguente link:
www.manualegp.blogspot.com
Come saprai, dal 17 al 23 maggio si terrà la mostra dei lavori dell’Università degli Adulti.
Io partecipo con quattro miei racconti.
Mi piacerebbe che tu dessi un’occhiata a quello che scrivo per avere un tuo autorevole parere, naturalmente senza impegno.
Un caro saluto,
Roberto Rognoni
📬 Via D. Manin 116/4
31015 – Conegliano (TV)
☎️ +39 3286823454
📧 rognoni.roberto@libero.it