Il colle è la mia prospettiva. Le colline non sono mai le stesse, come le attività di chi studia e scrive. Dall'alto lo sguardo spazia e aiuta la fantasia, la ricerca; guardare aiuta a pensare, a mettere insieme le idee, quelle che fanno scrivere per sé o per far leggere agli altri ciò che si produce.

sabato 12 maggio 2018

Insegnare è anche imparare #scuola

Sabato mattina, il calendario di classe prevede Epica e Geografia.
Compiti per casa assegnati: una lettura sui mostri e le sirene nel mito classico e lo studio di alcune pagine sulle vie di trasporto in Europa e in Italia.
Parte la discussione sui mostri e da ragazzi di prima media esce la consapevolezza del significato dei mostri, le paure ancestrali dell'uomo, quelle più solite (la morte, il dolore, la perdita degli affetti) e quelle che non ti aspetti...
Uno alza la mano e parla della paura della perdita della memoria e dei propri ricordi (su questo abbiamo lavorato insieme mesi fa), scatenando un fuoco di fila di interventi su questioni filosofiche complesse e intense.
Io faccio fatica a seguirli, nell'intensità dei pensieri che escono, felice e stupefatta, anche soddisfatta.
Infine uno alza la mano e affronta il tema più difficile: "Prof, ma esistono anche i mostri tristi, quelli che vivono nascosti".
E un altro: "Sì, sono quelli che hanno bisogno di aiuto".
Io mi insinuo, dopo aver alzato la mano: "E di quale cavaliere abbiamo bisogno per aiutare il mostro triste?"
"Un bambino!" - è un coro... 
"Il mostro triste siamo noi che abbiamo paura di essere giudicati, di non essere adatti, all'altezza".
L'ora sta per scadere quando iniziamo a parlare di sirene.
Il risultato è che la lavagna è piena di parole e alla fine c'è uno schema bellissimo: per sconfiggere il mostro-drago serve un eroe forte, per aiutare il mostro triste basta un bambino che veda nel suo cuore e non si fermi all'esterno, per non farsi incantare dalle sirene servono la forza di volontà e la consapevolezza.
Sono stremata, ma sanno stupirmi ancora: parlando di trasporto di merci, persone e parole nessuno si ferma a treni, auto, aerei (saltano fuori anche le biciclette, i monopattini e le gondole, come mezzi di trasporto), ma avviamo un lungo discorso sulla comunicazione.
Loro sanno cos'è Internet (più o meno, e più ne parliamo più prendono coscienza), ma vedo i loro occhi luccicare quando spiego loro l'invenzione della radio, cos'era il ticchettio del telegrafo, racconto del nastro della telescrivente.
E loro, di rimando, tornano indietro alla lettera spedita per posta, al messaggio spedito da Carlo Magno tramite il suo messaggero... E l'invenzione della stampa, i cinegiornali.
Alla fine, un'altra campanella sta per suonare... "Prof, ma in fondo c'è un mezzo di comunicazione ancora più antico: gli uomini che parlano fra loro".
Ragazzi miei, siete stati fantastici, grazie di cuore dalla vostra prof, prosciugata ma felice.

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