Il colle è la mia prospettiva. Le colline non sono mai le stesse, come le attività di chi studia e scrive. Dall'alto lo sguardo spazia e aiuta la fantasia, la ricerca; guardare aiuta a pensare, a mettere insieme le idee, quelle che fanno scrivere per sé o per far leggere agli altri ciò che si produce.

domenica 24 gennaio 2016

Cara mamma, cara Lina

È stato un sabato da ricordare.
Incontro Lina, 84 anni dietro due occhi azzurri che sanno ancora ridere e guardare avanti. È contenta di incontrarmi e raccontarmi un pezzetto di una lunga vita, felice perché come tutti i vecchi ama raccontare, ma spesso chi sta loro vicino ha sentito tante volte le stesse storie e un po' si stanca nel sentirle ancora.
Lina è figlia di mezzadri, di una di quelle famiglie che non si adagiavano nella miseria, ma si davano da fare per migliorare la propria condizione: i vicini dicevano che loro "dormivano con un piede giù dal letto".
A poco più di dieci anni l'infanzia finì brutalmente: la guerra, l'occupazione tedesca, le Brigate Nere e la X Mas sconvolsero una vita contadina che fino a quel momento era andata avanti tutto sommato tranquilla.
"Pippo" sorvolava le case, i caccia bombardieri oscuravano il cielo e, se gli zii erano al fronte e gli uomini rimasti a casa cercavano di mandare avanti la campagna, le due donne più grandi tenevano saldamente in mano la situazione.
La mamma consolava ed evitava il panico sforzando difficili sorrisi; la nonna, memore dell'altra guerra, governava con mano ferma la situazione. Punto di riferimento di tutto teneva a bada i tedeschi e i fascisti che le avevano occupato mezza casa per paura dei bombardamenti in città. Con la scusa di un figlio che poteva tornare dal fronte da un momento all'altro, riusciva a confezionare un pasto in più ogni sera, che magicamente spariva: con tedeschi e fascisti in casa riusciva a nascondere un cugino nel granaio.
Lina oggi è ancora orgogliosa di quella nonna - coraggio, di una donna che parlava solo quando era necessario e che sapeva sempre quando e cosa fare, che non aveva paura di niente, tranne di perdere quei due figli al fronte.

Cara mamma, ieri finalmente ho rivisto tutto il tuo ardore, tutta la tua capacità di analisi, tutta la voglia mai sopita di dire ciò che pensi, di affermarlo a testa alta.
Qualcuno pensa forse che tu ti sia "rammollita", che, vista la tua quasi totale assenza dall'agone politico quotidiano, tu non abbia più nulla da dire.
Ci sei andata, a quel Congresso, hai detto ciò che pensi, che senti da sempre: tu che hai visto tuo padre arrestato e picchiato dai fascisti e che quando ero piccola, non lo scorderò mai, mi dicevi sempre: "Da grande pensa ciò che vuoi, vota per chi vuoi, ma ricorda sempre che dovrai essere antifascista".
Ho tenuto fede alle tue raccomandazioni, non poteva essere altrimenti, ma oggi sono io ad essere orgogliosa di te: ieri sera ripensavi al tuo intervento, ho visto il tuo orgoglio e gli occhi che ridevano, contenti di aver parlato, di nuovo, in un'assemblea.
Anche tu non hai paura di nessuno, anche tu, quando è ora, ti rimetti in gioco. Sarebbe bello rivederti di nuovo in pista, almeno qualche volta, per continuare ad affermare ciò che pensi, ciò che mi hai insegnato.

Ieri, dunque, un pomeriggio speciale, grazie a due donne. Grazie alle donne che non si arrendono mai.

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