Come diciamo ogni volta in sede di discussione sul Bilancio, siamo certi che i numeri esposti nei documenti e negli allegati sono giusti.
Gli uffici preposti compiono egregiamente il loro dovere, ma noi non siamo qui per dare la pagella alla Ragioneria comunale o agli altri uffici, ma per sentire dalla politica, da chi compie le scelte, quale sia la via decisa.
Il documento che stiamo discutendo dovrebbe contenere gli input del Sindaco e della Giunta, noi dovremmo essere in grado di comprendere da che parte sta andando la città. Invece non si scorge un granché, tra le righe non si vedono progetti nel medio periodo.
Qualche volta, negli anni scorsi, è parso che ci fossero degli "assessori ombra", qualche privato in grado di proporre piani inamovibili e da accettare, sic et simpliciter.
Per venire al concreto, prima di sottolineare due questioni macroscopiche, vorrei accennare a due premesse, riportando due dati scritti fra le numerose righe del Bilancio e dei suoi allegati.
1. Nella breve relazione che precede il Piano delle opere pubbliche si sottolinea "l'impatto significativamente rilevante delle scelte operate nei precorsi esercizi finanziari". Cosa vuol dire? Che non si può fare niente perché abbiamo troppe risorse impegnate da prima? Per fare cosa? Mistero.
2. Ma, e vengo al secondo punto, secondo il TUEL (Testo Unico Enti Locali) le spese per nuovi mutui non possono eccedere il 10% delle entrate correnti del rendiconto del penultimo anno precedente. Ci sentiamo ripetere con orgoglio che Conegliano è a posto, rimanendo ben al di sotto di quella soglia: siamo fra il 2 e il 3 %.
C'è poco da essere orgogliosi, con un po' di coraggio e lungimiranza, oltre a ricercare fondi dove si trovano (Venezia, Roma, Bruxelles), potremmo spendere qualcosa di più.
In una città che invecchia e non riesce ad attrarre giovani, in un centro storico bellissimo ma che pare non interessare per nulla chi lo amministra, non mancherebbero occasioni di investimento.
So già di parlare ancora una volta al vento, ma, per amore di Conegliano, mi sento di chiedervi un atto di coraggio.
Dopo anni e anni finalmente si è deciso di avviare un'indagine sulle strutture delle scuole cittadine. Speriamo bene.
Venendo ai dati del bilancio, a me ne basta uno.
57mila euro per la tutela e la valorizzazione dei beni e attività culturali, vale a dire una cifra irrisoria. In totale abbiamo un Bilancio complessivo di 53 milioni, 57mila sono poco più dello 0,1% .
Caro Sindaco, le sue linee di mandato dicevano ben altro. Quando si partecipa ai tavoli di lavoro sul futuro o ci si impegna per la candidatura Unesco, bisognerebbe, dopo la discussione, passare ad atti concreti. Altrimenti ci prendiamo in giro.
Non basta qualche concertino in giro per il centro per affermare che si tratta di rilancio. Valorizzare e tutelare vuol dire progetti seri. La buona volontà, fuori dal concetto spirituale del termine, è una formula che si usa a scuola per quegli studenti, appunto volonterosi, ma che, in sostanza, non ce la faranno mai.
Ultimo punto.
Acerba dicta, parole amare. Sono sincera: speravo davvero di non leggere più il nome Marras, troppo triste.
E invece, dopo anni e anni di inutili rimbalzi, mutui contratti e dimenticati, soldi stanziati per finta, scopriamo che i 500mila euro previsti per il tetto sono dimagriti: ora ne bastano 300mila, ma nel 2019...
Peggio, per buttare un po' di sale sulle ferite, in commissione l'assessore Toppan ha dichiarato che adesso è ora di fare sul serio. Vuol dire chi fino ad ora avete scherzato?
Non solo, sempre nella stessa commissione ha anche affermato che bisognerà discutere della destinazione d'uso dell'ex convento dei Domenicani. Ci sono quindi dubbi, proposte diverse?
Cosa avete intenzione di fare? Capisco che la biblioteca per molti è qualcosa di astruso, che tanti non ne conoscono, forse, nemmeno la dislocazione, che soprattutto più di qualcuno pensa si tratti di un qualcosa di ineluttabile ma profondamente inutile.
Tanti Coneglianesi però sanno che che così non è, molti di più di rendono conto che paesi molto più piccoli hanno centri culturali, di produzione di cultura, molto più degni.
Nella sostanza rimane una profonda amarezza.
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