Il colle è la mia prospettiva. Le colline non sono mai le stesse, come le attività di chi studia e scrive. Dall'alto lo sguardo spazia e aiuta la fantasia, la ricerca; guardare aiuta a pensare, a mettere insieme le idee, quelle che fanno scrivere per sé o per far leggere agli altri ciò che si produce.

domenica 9 ottobre 2016

Un triste vento

Buongiorno a tutti, a quelli che si sono chiesti come mai non scrivo da settimane e anche a quelli, la stragrande maggioranza, che non se ne sono curati per nulla.
Forse mi sono smarrita in una valanga continua di informazioni, troppo spesso di presunte notizie lanciate e rilanciate mille volte, deformate ad arte, smozzicate per ignoranza, rivoltate per il solo gusto di riempire l'immensa e orgiastica osteria frequentata dal popolo dei social.
Sia chiaro, io per prima frequento la suddetta osteria virtuale, nella quale si incontrano anche tante persone simpatiche, si leggono barzellette divertenti, si chiacchiera innocentemente del più e del meno.
Fin qui tutto bene; a far male è lo choc quotidiano davanti a persone che con la stessa facilità invocano Dio, adorano gattini coccolati come neonati (che sempre meno nascono dalle nostre parti) e spargono odio, odio viscerale verso altri esseri umani.
Abbiamo tutti uno stesso pianeta, nel quale dopo millenni di scontri, guerre fratricide, sgozzamenti e distruzioni, mirabolanti invenzioni e poetica, testarda ricerca di bellezza e armonia, non abbiamo ancora imparato la semplice verità che siamo da sempre destinati ad incontrarci.
Una grande parte della Terra vede scomparire ciò che resta di civiltà antichissime, distrutto da una furia cieca e orrenda, un'altra, ipertrofica e troppo annoiata per inventare qualcosa di veramente nuovo, si stringe attorno alle proprie poche e caduche sicurezze: automobili, case, denaro frutto di tanto lavoro ma destinato al sogno dell'acquisto perenne quindi fondamentalmente inutile, addirittura al viaggio verso quella parte di mondo che da un lato è precluso a causa delle guerre, del terrorismo, degli uragani, dei terremoti e dall'altro mantiene il fascino molto esotico del buon selvaggio, del "posti stupendi ma non ci vivrei, dovresti vedere i bambini, artigianato che non costa nulla, loro vivono davvero con niente, brutta la povertà, poverini ma io non ci posso fare niente".
Fondamentale, comunque, che se ne stiano lontani.
C'è un triste vento, in giro, troppo somigliante a quello cantato da Salvatore Quasimodo, un vento che trasuda solo paura e odio, che fa smarrire la giusta proporzione delle cose, che tende a pensare di ridurre i nostri grandi problemi di civiltà stanca e molle a un'unica causa: gli altri.
Qualunque cosa siano gli altri, non importa, sono altri da noi, che siamo bravi, intelligenti, onesti e buoni, molto buoni. In vent'anni e forse più siamo riusciti a crescere generazioni talmente comode da spaventarsi davanti a due centimetri di neve, da misurare gli effetti del clima solo se legati alla possibilità o meno di un week-end di sole, da non conoscere più il significato del desiderio e dell'impegno per esaudirlo, da non riuscire a concentrarsi su un pensiero complesso per più di 5 minuti.
È triste il vento che vede un candidato a diventare l'uomo più potente del pianeta bullarsi come un guappo di periferia della propria cattiveria, del disprezzo verso chiunque non sia come lui, della violenza verso le donne, i musulmani, i non americani-bianchi-ricchi-selfmade che trasuda dalle sue parole, in un Paese che è sì la più grande democrazia del mondo, ma che mantiene un tasso di omicidi ineguagliato.
È triste il vento che crede davvero che l'unica soluzione stia nel nascondersi dietro una orribile bugia generatrice solo di odio e, in fondo, malessere, vale a dire la convinzione che ogni nostro male provenga da oltre i nostri confini, siano essi quelli di un mare divenuto enorme bara o quelli del fiume vicino, o del cancello di casa.
Qualcuno si ribella a tanta stupida ottusità, qualcuno argomenta tentando di spiegare la storia, qualcuno tace, sopraffatto e stordito da tanta cattiveria, tanti lavorano anche per migliorare le cose.
Per fortuna tanti pensano diversamente, senza nascondersi i problemi e le difficoltà provano ad affrontarli partendo dal presupposto che su questo pianeta tutti dovrebbero avere la stessa libertà di vivere dignitosamente.
Per fortuna proprio oggi in tanti stanno marciando, ancora una volta, da Perugia verso Assisi, luogo di meditazione e impegno per la pace.

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