Il colle è la mia prospettiva. Le colline non sono mai le stesse, come le attività di chi studia e scrive. Dall'alto lo sguardo spazia e aiuta la fantasia, la ricerca; guardare aiuta a pensare, a mettere insieme le idee, quelle che fanno scrivere per sé o per far leggere agli altri ciò che si produce.

sabato 13 giugno 2015

Alpini a Conegliano

Anch'io ho un sogno: si chiama pace. Fin dall'infanzia mi hanno scolpito nel cuore l'idea che sia necessario un mondo senza guerre, senza fame e malattie, di libertà e fratellanza.
Tutte frasi vere e fatte, molto fatte, soprattutto perché fino ad oggi si tratta di chimere, visto che mai come in questi anni il pianeta ha sofferto di un numero così alto di conflitti.
L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa, ma l'Italia, come le altre nazioni, non può fare a meno di guardarsi intorno e di svolgere il proprio ruolo nel contesto internazionale. E questa è azione politica, sullo svolgimento della quale, giustamente, si dibatte e si discute, mentre altrove si bombarda e si spara.
Di una cosa sono certa: nelle guerre, in tutte le guerre, quelli che pagano di più sono i popoli, invasi e depredati, coi propri figli mandati a combattere in prima linea e quasi sempre a morire.
E questa è anche la storia della fanteria italiana, da campagna e da montagna. 
Ad essere arruolati nella "truppa" sono sempre stati soprattutto i figli del popolo, durante le guerre che hanno insanguinato il XX secolo e dopo, quando si trattava comunque di prepararsi a difendere il suolo della Patria: attraverso quell'esperienza, a volte durissima, hanno comunque imparato a conoscersi, a fidarsi l'uno dell'altro, a condividere giorni e notti, brande e rancio. 
Hanno imparato (e detto oggi assume un valore tutto particolare) che la disciplina e l'obbedienza sono anche un valore.
Hanno imparato che la solidarietà è il primo ingrediente per costituire una comunità.
Nino De Marchi, comandante partigiano nella foresta del Cansiglio, non manca mai di associare il suo bel fazzoletto dell'ANPI (che è tricolore) al cappello alpino, ricordando a tutti noi che i soldati amanti della Patria furono il perno dell'organizzazione della Resistenza al nazifascismo.
Gli alpini, nella loro stragrande maggioranza, non amano la guerra e non sono nazionalisti: ciò che li accomuna è certamente il ricordo, la memoria e, perché no, un pizzico di nostalgia per la gioventù.
L'errore più grave della sinistra è stato proprio quello di confondere l'idea di Patria con il nazionalismo, lasciando spesso alla destra e ai nazionalisti proprio l'idea di Patria, che è di tutti.
Oggi il concetto di solidarietà e di amore per il prossimo fa sì che proprio gli Alpini siano spesso i protagonisti del volontariato, in Patria e fuori, ovunque si renda necessario il loro aiuto: ovunque tutti sanno che quando si tratta di lavorare davvero e lasciar stare le chiacchiere loro ci sono.
L'amore della gente, soprattutto della gente di queste terre, per gli alpini nasce proprio da tutto questo: sono spesso figli di questa terra, danno tanto in termini di aiuto e solidarietà.
E' tutto molto semplice, ma non banale.
E pazienza se per due notti non dormirò a causa dei canti sotto le mie finestre...
BENVENUTI ALPINI DEL TRIVENETO!!!

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