Grazie al Comune di Maserada sul Piave che mi ha concesso l'onore di consegnare la Costituzione ai neo diciottenni.
Una cerimonia semplice e solenne.
Di seguito le parole che ho pronunciato davanti alla platea attenta dei ragazzi.
CONSEGNA
DELLA COSTITUZIONE AI DICIOTTENNI DI MASERADA (TV)
4
giugno 2015
Oggi
è un giorno di festa: da due giorni il nostro Paese ha festeggiato i
69 anni della Repubblica, oggi voi diventate cittadini a tutti gli
effetti.
Così
come divennero cittadini le italiane e gli italiani il 2 giugno 1946,
quando per la prima volta poterono votare dopo 20 anni di dittatura e
5 di guerra. Per la prima volta le donne ebbero il diritto di voto,
conquistato a forza di sangue e sacrifici.
Voi
ricevete la Costituzione in un anno speciale, dopo settant’anni
dalla fine del secondo conflitto mondiale: la libertà riconquistata
ha ridato il sorriso a un intero Paese, a un intero continente,
l'Europa, dilaniato da una guerra lunghissima, folle, che alla fine
contò, in tutto il mondo, più di settanta milioni di morti
cancellando per sempre intere comunità.
Cento
anni fa, lo sapete, l’Italia entrava nella Prima Guerra Mondiale:
quelli che morirono, che la subirono, che ne patirono la tragedia e
le devastazioni erano considerati sudditi, non cittadini.
Oggi
voi diventate cittadini a pieno titolo, con tutti i diritti e i
doveri sui quali si regge ogni comunità.
Per
due volte ho pronunciato questa parola, cittadino, una delle più
belle del nostro vocabolario: significa parte di una civiltà, di una
cultura condivise. Nessuno superiore all’altro, tutti ugualmente
liberi e responsabili.
La
consegna della Costituzione, la legge che dà il senso a tutte le
altre, è un simbolo importante: mi auguro davvero che facciate
tesoro di questo piccolo libro, che lo leggiate e lo teniate sempre
in bella vista nella vostra libreria.
Questo
2015 è un anno speciale, nel quale ricorrono almeno tre anniversari
della storia che vale la pena di ricordare:
800
anni fa nasceva la prima “costituzione”: in Inghilterra per la
prima volta si affermava che quello del re non era un potere assoluto
e si scrivevano i diritti dei sudditi. La Magna Charta Libertatum
ancora oggi rimane un esempio di grande civiltà.
100
anni fa l'Italia entrava in guerra, trascinando con sé un numero
immenso di morti, feriti, esuli, dispersi: proprio il nostro
territorio, sulle due sponde del Piave, visse sulla propria pelle
l'ultimo anno, il più tremendo, della Prima Guerra Mondiale.
70
anni fa i partigiani e gli alleati liberavano il Nord Italia dal
fascismo e dal nazismo, vincendo una guerra terribile, fratricida,
disseminata di torture indicibili, terrore, rastrellamenti, morti.
Dopo
l'8 settembre 1943, in un'Italia abbandonata dal proprio Re, divisa
in due dall'occupazione degli alleati nel meridione e dei tedeschi
nel centro nord, tanti giovani, proprio come voi, decisero di uscire
allo scoperto, di ribellarsi a una dittatura che dopo 20 anni aveva
ridotto l'Italia in miseria trascinandola in una guerra senza
speranza.
Tanti
di loro pagarono con il carcere, la deportazione, con il sangue e con
la vita quella scelta, riuscendo a consegnarci un Paese nuovo e a
ridare dignità all'intero popolo italiano.
Primo
Levi parlò di un “muto bisogno di decenza”, qualcosa che va
oltre l'idea di patria e di onore, che è ribellione, voglia di dire
BASTA alla dittatura, alla barbarie, ai rastrellamenti.
I
numeri della Resistenza sono un monito che non va mai scordato: gli
Italiani caduti furono quasi 45mila, 21mila gli invalidi, 35mila le
donne combattenti nelle fila delle formazioni partigiane, 70mila le
aderenti ai gruppi di difesa della donna, più di 3mila fucilate o
impiccate, moltissime quelle processate e condannate dal Tribunale
Speciale fascista.
Proprio
le donne furono la grande novità di quei mesi: noi donne ci siamo
conquistate sul campo il diritto di voto, di essere presenti nel
Parlamento e nelle istituzioni dell'Italia democratica e
repubblicana.
Vi
leggo un breve passo delle memorie di Tina Anselmi, che ha da poco
festeggiato i suoi 88 anni, staffetta partigiana, prima donna
ministro: “La scoperta più importante fatta in quei mesi di lotta
durante la guerra è stata l’importanza della partecipazione: per
cambiare il mondo bisognava esserci. Questo è stato il motivo che mi
ha fatto abbracciare l’impegno politico: la convinzione che esserci
è una parte costitutiva della democrazia, senza partecipazione non
c’è democrazia”.
Da
dove arriva, quindi, la Costituzione, come nascono quei 139 articoli
scritti in un bellissimo italiano, tanto ben fatta da aver ispirato
anche la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo adottata
dalle Nazioni Unite nel 1948?
Prima
l'Italia ne aveva già una, lo Statuto Albertino, adottato quasi
cento anni prima: una legge avanzata a metà 800, ma flessibile,
troppo modificabile facilmente, così da essere usata a piacimento
dal governo di turno.
L'Italia
nuova, quella del 1945, era un Paese tutto nuovo che soprattutto,
dopo la tragedia dei lager e la Resistenza, vedeva le masse popolari
non più disposte ad essere escluse dalle grandi decisioni.
I
partiti di massa avevano diretto insieme la Resistenza al
nazifascismo, adesso dovevano, insieme, dare un nuovo volto, libero e
democratico, al nostro Paese.
La
libertà non è mai per sempre, insieme alla democrazia è una pianta
che va trattata con cura, alimentata, aiutata a crescere, i loro
valori vanno salvati contro ogni tentazione autoritaria.
Di
più, l'architettura di uno Stato è una struttura complessa e
delicata, i cui equilibri sono fondati su un patto reciproco di
cittadinanza.
Perché
Repubblica e non monarchia costituzionale?
Esistono
in Europa grandi democrazie, come quella britannica, governate con un
sistema monarchico: quella casa regnante non si era arresa alla
follia nazista, ha difeso la libertà e l’integrità del proprio
popolo.
All’Italia
la casa regnante ha riservato ben altro trattamento: il re, dopo aver
permesso a Mussolini di instaurare il regime fascista, aver firmato
le leggi razziali contro gli Ebrei nel 1938 e aver trascinato
l’Italia in una guerra suicida, quando si è trovato davanti alla
sconfitta, al disastro della Nazione, ha preferito fuggire e mettersi
in salvo per primo, lasciando più di metà del Paese senza guida e
sotto l’occupazione straniera.
L’Italia
meritava molto di più, compresi i nostri soldati, lasciati in balia
di loro stessi, senza guida né comando, costretti a diventare
pedine, zimbello e nemico delle armate tedesche.
Repubblica
vuol dire anche questo: un potere che non è mai per sempre,
assumere l’incarico più alto per elezione, dimostrando prima (e
non dopo, forse) il proprio valore.
Quando
gli italiani e le italiane (per la prima volta) andarono al voto,
quel 2 giugno 1946, non solo scelsero fra monarchia e repubblica, ma
elessero l'Assemblea costituente:
556
deputati, fra i quali 21 donne: 9 della Democrazia Cristiana, 9
comuniste, 2 socialiste, 1 dell'Uomo Qualunque.
75
fra loro furono scelti per stendere il testo che oggi voi avrete in
regalo: 70 uomini e 5 donne, i padri e le madri costituenti.
Vi
leggo i nomi di quelle cinque donne, alcune giovanissime, perché
meritano di essere ricordate: Maria Federici, Nilde Iotti, Lina
Merlin, Teresa Noce, Ottavia Penna Buscemi.
Quella
commissione riuscì a stendere il testo della Costituzione in
diciotto mesi (dal giugno 1946 al dicembre 1947) un tempo record se
pensiamo alle lungaggini parlamentari di oggi...
Questi
139 articoli sono un testo storico, di grande equilibrio, a
dimostrazione che i compromessi possono essere anche virtuosi.
Quella
che entrò in vigore il 1 gennaio 1948 è una Costituzione rigida,
quindi difficilmente modificabile. I principi di democrazia,
uguaglianza, pari opportunità non sono negoziabili: l'Assemblea
Costituente ha voluto salvare il futuro dell'Italia.
La
Storia ha camminato molto, in questi decenni, e la legge fondamentale
del nostro Paese ha bisogno, come una bella signora matura, di
qualche ritocco.
A
non essere assolutamente modificabili, però, sono i principi
fondamentali che stanno all'inizio, vale a dire i primi 12 articoli e
l'ultimo, il 139: La forma repubblicana non può essere oggetto di
revisione costituzionale.
Difficile
scegliere su quali articoli soffermarmi, perché è talmente bella,
la nostra Costituzione, talmente ben scritta, densa di positività,
di affermazioni di diritti e doveri reciproci da meritare una lettura
completa.
Nel primo, in poche parole, si riassumono tutta la storia
e la via maestra d'Italia, ogni parola è scelta con cura ed è densa
di significato: Italia, repubblica, democrazia, lavoro, sovranità,
popolo
Verrebbe
spontaneo dire: ma come mai la Costituzione non è stata ancora
applicata? Se è così che senso ha? Non si tratta di un ferro
vecchio, di un libro dei sogni?
La
risposta è NO, cari ragazzi, assolutamente NO.
La
democrazia si basa sui partiti che la governano ed i partiti devono
essere “proprietà” dei cittadini che li votano, che vi
aderiscono. Affinché la politica sia la più alta e onorevole
attività umana sono necessari la partecipazione, l'impegno, il
controllo da parte del maggior numero di persone possibile.
Se
la Costituzione fatica ad essere approvata non è colpa sua, ma di
chi dovrebbe farsene garante e di noi tutti, che non siamo abbastanza
severi controllori di chi ci governa.
Fra
quanti scrissero questo testo che oggi ricevete c'erano tanti che non
avevano ancora 40 anni, alcuni ventenni, donne e uomini che,
giovanissimi, avevano scelto la strada dell'impegno, del sacrificio,
dell'abbandono delle proprie sicurezze per un obiettivo più grande,
per dare un futuro di libertà a noi tutti.
È
compito dell'Italia, il Paese in cui è nata la Comunità Europea,
culla insieme alla Grecia della civiltà europea, far sì che
l'Europa diventi davvero una comunità di donne e uomini uguali,
liberi e solidali, non solo un accordo economico.
Voi
giovani, che vivete il continente come il giardino di casa, che
considerate il mondo un'opportunità siete anche la speranza
dell'intero pianeta.
L'Europa
ha vissuto ormai 70 anni di pace, come mai nella sua storia, la Terra
appare invece sconvolta da un numero immenso di guerre e atrocità
rivolte sempre più verso i civili inermi, costretti a fuggire e
troppo spesso morire.
Consegnarvi
questo libro significa passarvi idealmente il testimone, lasciare a
voi, che oggi entrate a pieno titolo nella comunità sociale e
politica d'Italia e d'Europa, il compito di custodirne i principi e
di impegnarvi per migliorare il Paese che un giorno lascerete a chi
verrà, per far sì che ancora una volta l'Italia sia il Paese capace
di inventare un futuro di democrazia, tolleranza, uguaglianza e
libertà per l'Europa e il mondo intero.
W
LA COSTITUZIONE