Il colle è la mia prospettiva. Le colline non sono mai le stesse, come le attività di chi studia e scrive. Dall'alto lo sguardo spazia e aiuta la fantasia, la ricerca; guardare aiuta a pensare, a mettere insieme le idee, quelle che fanno scrivere per sé o per far leggere agli altri ciò che si produce.

martedì 21 aprile 2015

Primavera coneglianese

Metti un mattino nel quale hai il privilegio di poter decidere cosa fare, hai bisogno di riflettere ascoltandoti in silenzio. E' fuori il luogo giusto, è la forza della primavera a chiamare.
Fin dalle pietre vecchie della città si scorge il tripudio dei colori e dei profumi, i davanzali delle finestre e i giardini traboccano di fiori e diverte la gara fra i becchi gialli dei merli, padroni nella città in ogni stagione, e le code nere delle rondini, tornate in gran numero e indaffaratissime a sistemare le loro "case delle vacanze".

Ancora una volta la salita verso la collina mette nella giusta disposizione d'animo, le ombre mutevoli delle fronde ormai cresciute di Viale Benini creano giochi di luce, forme bizzarre sull'asfalto.
Non ci si stanca mai di guardare il panorama dal belvedere, di spingere lo sguardo sulla collina di Susegana proprio qui davanti, su una campagna coltivata e bella come un giardino.

 Villa Gera, resa ancora più bianca dal sole che la inonda, svetta in mezzo ai mille verdi che la circondano: viti, ulivi, cespugli.




La natura, nonostante i maldestri tentativi degli esseri umani di rovinare ciò che resta, dimostra anche quest'anno tutta la sua prorompente forza, i fiori sui rami degli alberi stanno lasciando il passo alle foglie, tra poco inizieranno a crescere piccoli frutti. E' un miracolo che si ripete puntuale e riesce ogni volta a stupirci, a farci star bene, a riflettere su cosa siamo davvero.



Proseguo verso Costa e penso che Conegliano, con tutte le sue grandi contraddizioni, con le ferite che le sono state inferte dai suoi stessi abitanti, è ancora un bel posto in cui vivere, conserva angoli di paradiso come questo, case immerse nel verde, una vista mozzafiato sulle Prealpi e sulle Alpi, vigneti e giardini curati da mani sapienti.




 Luigi è indaffarato intorno alla chiesa di San Silvestro, mi vede, mi chiama e mi dice di entrare.
Ha ragione lui, la piccola chiesa non solo è curata e pulita ma profuma di fiori appena colti, invita a sedersi e pensare.
Luigi mi segue con lo sguardo e, non contento: "Guarda che puoi accendere due candele alla Madonna, l'accendino è proprio lì sotto". Poi mi sorride. Ed io, obbediente, accendo le due candele.
Gironzolo un po' osservando le tele e gli affreschi che tutti insieme danno un senso di leggiadra armonia.
Luigi ha voglia di parlare: "Sto appendendo bene queste pubblicazioni di matrimonio, sono così rare, ormai! Speriamo che 'sto matrimonio duri... Mah, sarà perché la gente non ha più pazienza. Hanno tutti fretta e poca pazienza".
Luigi ha ragione, fretta e intolleranza non vanno d'accordo con l'armonia.
Noto il fonte battesimale, in pietra e legno azzurro, davvero bello.
"Mi scusi, Luigi, posso fotografarlo?"
Luigi mi guarda interrogativo: "E' qui da sempre, sarà di sicuro antico più di 100 anni. Fai pure la fotografia, non fai niente di male".
Gli sorrido e lo saluto con gratitudine. Luigi era la persona giusta da incontrare stamattina.
Sono allegra quando esco dalla chiesa, Luigi è contento perché anche oggi ha svolto bene il suo compito, con amore e con pazienza, adesso può chiudere e andare a portare la sua saggezza da qualche altra parte.




 Torno a valle incantata ancora dalle colline, da questo verde, dal profumo intensissimo di un glicine che mi accoglie quasi in fondo alla discesa.
Grazie, primavera.


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