Il colle è la mia prospettiva. Le colline non sono mai le stesse, come le attività di chi studia e scrive. Dall'alto lo sguardo spazia e aiuta la fantasia, la ricerca; guardare aiuta a pensare, a mettere insieme le idee, quelle che fanno scrivere per sé o per far leggere agli altri ciò che si produce.

venerdì 3 gennaio 2014

Se camminiamo guardando indietro rischiamo di andare a sbattere

Non si può fermare l'acqua con le mani: inutile, in qualche caso dannoso.
Se un fiume cambia il suo corso è inevitabile che a mutare saranno le sue rive: spariranno magari alcuni campi ma se ne formeranno altri, dove si potranno coltivare nuove specie.
Per uscire di metafora è tutta la storia dell'umanità ad essere costellata di cambiamenti, alcuni repentini, altri lunghi e striscianti. 
La nostra complessa, faticosa e pingue (con qualche smagliatura) civiltà è frutto di una continua serie di migrazioni, immigrazioni, soprattutto di contaminazioni culturali, linguistiche, antropologiche.
La celeberrima stele di Rosetta (II secolo a.C.) celebra proprio la necessità di parlarsi fra diversi, di intendersi.
Solo coloro i quali camminano guardando indietro, col grosso rischio di andare a sbattere, continuano a  non accettare l'idea che ancora una volta stiamo cambiando: ad essere attenti riusciamo ormai a distinguere le differenze somatiche tra le diverse etnie presenti nelle nostre città mettendo un po' di ordine nella nostra babele mentale, imparando e insegnando usanze e parole, conoscendo e trasmettendo cibi.
Altre volte è stato ricordato che quando la nostra Costituzione fu scritta l'Italia era un Paese tutto sommato mono-culturale, di emigranti e non di immigrati, da cui si fuggiva per bisogno. Ciò non impedì a chi la scrisse di guardare avanti, immaginando un'Italia multiculturale, multietnica, dove tutti avrebbero avuto la libertà di professare idee e religioni diverse.
Gli immigrati lavorano qui, i loro figli nascono e vivono qui, sempre più cittadini italiani portano cognomi di origine straniera e professano religioni molto diverse.
Per moltissimi l'Italia è il loro Paese e, quando muoiono, i loro cari desiderano averli vicini: il culto dei morti è una delle tradizioni più sacre di ogni civiltà.
E' vero che, per sacrosanti motivi sanitari, i cimiteri sono luoghi molto particolari, ma è altrettanto vero che sarà bene cominciare a pensare che in un futuro molto prossimo avremo bisogno di spazi dedicati alla sepoltura di persone di religioni diverse dalla cattolica, così come accade già in diverse città italiane.
Non si possono liquidare il dolore ed i precetti religiosi altrui con una battuta, un'alzata di spalle e una risata di cattivo gusto: si può cogliere l'occasione per cominciare a pensare al futuro.
Nessuno ha la bacchetta magica, ma i politici e gli amministratori hanno il preciso dovere di pensare "oltre", di guardare avanti, di immaginare soluzioni che vengano incontro alle vite delle persone.

Isabella Gianelloni

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