Che le acque non fossero proprio tranquille era chiaro da tempo: assenze, diciamo così, "programmate", più o meno come quelle degli studenti che temono un compito, discussioni fra le righe, messaggi e frecce volanti.
Come era prevedibile qualcosa alla fine è accaduto, anche perché una maggioranza composta da sei liste fa sicuramente fatica a rimanere compatta, soprattutto quando lo stato della città è sotto gli occhi di tutti e quando, a leggere le delibere proposte al Consiglio Comunale e quelle licenziate dalla Giunta, ci si rende conto che ci si limita all'ordinaria amministrazione e poco più.
La colpa di tutto, ovviamente, è sempre di qualcun altro: Roma, Venezia (poco a dire il vero...), gli alieni, il destino cinico e baro...
Quanto accaduto nell'ultima seduta del Consiglio Comunale (quella del giorno dopo è risultata una farsa, in cui c'era poco da ridere, però) è l'emblema dello stato di confusione in cui versa la maggioranza del sindaco Chies.
In tutto questo a fare più rumore è ovviamente la cosiddetta "vicenda Zambon", che ha aspetti diversi, entrambi legati al metodo con cui si fa politica, anche perché riguarda la persona più in vista, più famosa della politica cittadina nonché provinciale.
A Floriano Zambon, al di là di una lunga amicizia personale che nulla ha a che vedere con le diverse posizioni politiche, vanno sicuramente riconosciuti la capacità di tener presente il fattore umano e di rispettare, prima di tutto, le persone e anche il riconoscimento del valore degli avversari politici.
Da tanti segnali che sono arrivati da questa maggioranza a partire dal proprio insediamento abbiamo tutti notato un aumento di arroganza, di chiusura, a volte di vero e proprio fastidio verso chi critica o propone qualcosa di diverso, come se il Consiglio e la città stessa fossero proprietà privata, appannaggio esclusivo di chi siede sui banchi di governo.
Nessuno di noi ha ovviamente mai potuto assistere alle riunioni di maggioranza, ma i mal di pancia sono stati evidenti fin dall'esordio, nel 2017, in occasione dell'elezione del Presidente del Consiglio Comunale e di quelli delle commissioni, con situazioni al limiti del parossismo.
Gli esempi sarebbero moltissimi, a partire, magari, dalla discussione sull'ancora misterioso PUT, che la maggioranza ha voluto avvenisse a compartimenti stagni e non, come sarebbe stato normale, in una assemblea consiliare: il sospetto che siano volati stracci e altro negli incontri fra le liste che appoggiano il sindaco Chies oppure che ci siano spinte e contro-spinte poco chiare è sorto spontaneo...
La conclusione, ahinoi, è molto triste: dietro alle luminarie di Natale, Conegliano aspetta che chi dovrebbe governarla cominci ad occuparsene.
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