Caratteristica
comune sia nell’Ottocento che nella prima metà del Novecento era
la scarsezza del denaro circolante, tra i contadini da un lato, i
quali come sappiamo vivevano ancora spesso un’economia di baratto,
ed il popolino della città dall’altro, che non aveva nemmeno
l’arma del baratto proprio per povertà, per mancanza di mezzi.
E
così da sempre una delle vie d’uscita era il ricorso al Monte di
Pietà. A Conegliano esso aveva tradizione antica, ed il suo destino era sempre
stato legato a quello degli altri istituti di beneficenza. Dopo i
vari passaggi amministrativi tra la fine del XVIII ed i primi anni
del XIX secolo, nel 1831 gli uffici delle due Direzioni dell’Ospedale
e del Monte di Pietà erano state riunite nei locali di proprietà
del Monte, in Contrada San Francesco.
Così
scrisse Antonio Barbieri: “Infatti i Monti (di Pietà N.d.R.) sono
istituti misti di beneficenza e di credito. Di beneficenza perché
sottraggono alle unghie degli usurai il povero mediante prestiti, gli
garantiscono la conservazione e la specie del pegno, ne rispettano la
dignità consentendo che il suo nome rimanga occulto, gli risparmiano
patimenti morali e umiliazioni e da lui pretendono un mite compenso.
Di credito perché del credito ne esercitano la funzione effettuando
i prestiti, ricevendo i prestiti a custodie, a risparmio e in conto
corrente, facendo il servizio di cassa per altri istituti”.
E
poi
continuò:
“Io
credo
che
il
miglioramento
delle
condizioni
economiche
generali,
senza
dubbio
verificatosi
nell’ultimo
ventennio,
lo
sviluppo
delle
Banche
di
credito
nelle
città,
la
istituzione
e
lo
sviluppo
delle
casse
rurali
nei
piccoli
Comuni
sieno
state
le
cause
del
regresso
quasi
costante
nei
prestiti
dal
1870
e
fino
al
1902”.
La
Banca Popolare di Conegliano era nata nel 1879 e si inseriva in tutto
quel tessuto fatto di banche popolari, di latterie cooperative (vedi
la Latteria sociale di Soligo) ed altre istituzioni che vedevano
spesso l’azione in prima linea di avvocati e benestanti.
Uno
dei personaggi più importanti dell’epoca fu sicuramente Gaetano
Schiratti, compagno di studi di Luigi Luzzatti alla facoltà di
Giurisprudenza di Padova e fondatore della Banca di Pieve di Soligo e
della già citata Latteria sociale di Soligo, tutt’oggi una delle
realtà economiche più importanti della Sinistra Piave.
Era
entrato come deputato in parlamento nel 1892, eletto nel Collegio di
Conegliano, e aveva scelto la destra dell’onorevole Sonnino,
“conservatore e riformista”.
Nel
1895,
nel
“Discorso
ai
suoi
elettori
di
Conegliano”
affermava
che
“non
è
colla
violenza
che
si
attenuano
i
dolori
e
le
miserie
umane,
ma
con
l’apostolato
e
con
l’opera
pacifica,
vivendo
fra
gli
operai
e
gli
agricoltori
studiandone
i
bisogni
e
le
aspirazioni,
e
procurando
loro,
senza
secondi
fini,
i
mezzi
di
aumentare
la
produzione,
ed
i
salari,
e
facilitare
loro
il
credito
in
modo
da
rendere
meno
pesante
ed
anche
meno
cara
la
vita,
quando
intorno
a
loro
non
si
facciano
sorgere
illusioni
che
non
possono
mai
avverarsi
giacché
la
ricchezza
pubblica
non
si
livella,
come
non
si
possono
livellare
i
cervelli
e
le
intelligenze”.
Isabella
Gianelloni
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