Se
il
movimento
femminile
è
nato
nel
corso
del
XIX
secolo
sulle
richieste
del
voto
alle
donne,
possiamo
dire
che
quella
conquista,
definitiva
là
dove
è
avvenuta,
abbia
significato
il
raggiungimento
di
una
vera
parità
fra
i
sessi?
E
poi,
per
fare
un
brevissimo
passaggio
ai
giorni
nostri,
siamo
davvero
sicuri
che
le
sacrosante
“quote
rosa”
significhino
la
parità
in
politica,
nella
gestione
del
potere,
sul
lavoro,
nella
società?
Non
vorrei
che
le
donne
che
riescono
ad
affrancarsi
davvero
diventassero
una
sorta
di
specie
protetta,
lontana
dal
resto
dei
componenti
della
loro
specie.
Per
fare
un
parallelo,
nonostante
un
uomo
della
ricca
e
colta
borghesia
nera
americana
sia
diventato
presidente
degli
Stati
Uniti,
i
ghetti
neri
delle
città
americane
rimangono
luoghi
di
discriminazione,
violenza,
sottocultura,
le
carceri
di
quel
paese
rimangono
popolate
per
la
maggior
parte
da
uomini
con
la
pelle
scura.
Le
quote
rosa,
purtroppo,
non
impediscono
che
il
femminicidio,
lo
sfruttamento
della
prostituzione,
la
concezione
generale
della
donna
debbano
fare
ancora
molti,
troppi
passi
in
avanti.
Le
leggi
e
la
loro
applicazione
pratica
sono
fondamentali,
senza
di
esse
non
ci
può
essere
rivendicazione
e
affermazione
del
diritto.
Per
questo
motivo
non
ringrazieremo
mai
abbastanza
le
avanguardie
politiche
femminili,
quelle
che
hanno
saputo
scrivere
nuovi
capitoli
nelle
“agende”
politiche
del
Novecento.
Ne
ricordiamo
solo
alcune:
Maria
Federici,
Leonilde
Iotti,
Angelina
Merlin,Teresa
Noce,
Ottavia
Penna
Buscemi
sono
le
5
“madri
costituenti”
d'Italia;
Adele
Bei,
prima
donna
senatrice
d'Italia,
Ada
Natali,
prima
donna
sindaco.
Accanto
a
loro
potremmo
indicare
le
antifasciste
rinchiuse
e
confinate
dal
fascismo,
le
donne
della
Resistenza,
le
operaie
e
le
contadine
che
spesso
da
sole
sfidarono
la
polizia
scioperando
per
il
salario
eccetera.
Per
andare
fuori
dai
confini
d'Italia
è
d'obbligo
citare
Rosa
Luxembourg,
Clara
Zetkin,
Corinne
Brown,
Aleksandra
Kollontaj,
le
donne
che
guidarono
l'affermazione
del
suffragio
universale
femminile
fra
i
partiti
socialisti
(1908
– 1909).
fu
dalla
volontà
di
queste
donne
che
nacquero
l'idea
e
la
decisione
di
istituire
il
“Woman's
Day”.
La
data,
nei
primi
anni
del
900,
era
variabile,
veniva
scelta
in
modo
diverso
in
ogni
paese,
ma
comunque
oscillando
tra
la
fine
di
febbraio
e
la
prima
metà
di
marzo,
andando
a
ricordare
momenti
significativi
per
le
rivendicazioni
femminili
nei
vari
Paesi.
L'8
marzo
1917,
prima
dell'ottobre
ben
più
famoso,
a
San
Pietroburgo
furono
ancora
una
volta
le
donne
a
guidare
una
manifestazione
per
chiedere
la
fine
della
guerra.
Per
questo
fu
poi
deciso
che
quella
rimanesse
la
data
della
giornata
dell'operaia,
divenuta
poi
la
giornata
internazionale
della
donna.
Nessun commento:
Posta un commento