Affrontare
l'enorme
questione
del
lavoro
delle
donne
in
Italia
significa
volgere
lo
sguardo
alla
storia
sociale
ed
economica
del
nostro
Paese
e
contemporaneamente
analizzare
l'evoluzione
culturale
e
politica
di
uomini,
donne
e
classi
dirigenti
riguardo
al
mondo
femminile.
Già
negli
ultimi
anni
dell'800
ma
soprattutto
nel
corso
del
XX
secolo
le
principali
lotte
femminili
sono
state
volte
al
riconoscimento
del
ruolo
delle
donne
nella
società
che,
come
ci
dice
oggi
la
nostra
Costituzione,
parte
proprio
dal
lavoro,
dai
diritti
e
dalla
posizione
nella
società
che
ne
conseguono.
La
seconda
grande
questione
che
si
intreccia
alla
precedente
è
proprio
la
concezione
del
lavoro,
di
che
cosa
esso
sia:
se
per
gli
uomini
la
definizione
dello
stesso
è
abbastanza
semplice,
legata
alla
professione
e
alla
mansione
specifiche,
per
le
donne
tutto
diventa
più
complesso.
Quanti
lavori
svolgono
ed
hanno
sempre
svolto
le
donne?
La
donna
contadina
si
occupava
dei
campi
ma
contemporaneamente
della
casa
e
della
cura
dei
figli
e
degli
anziani,
esattamente
come
le
donne
di
oggi,
siano
esse
impiegate
a
bassi
od
alti
livelli
nel
mondo
del
lavoro
retribuito
o
delle
professioni,
continuano
ad
occupare
molta
parte
del
proprio
tempo
in
quello
che
viene
comunemente
definito
“lavoro
di
cura”.
Ad
intervalli
regolari,
a
seconda
dell'insorgere
di
guerre
o
crisi
economiche
le
donne
sono
state
inglobate
nel
mondo
del
lavoro
tradizionale
e
maschile
oppure
ne
sono
state
cacciate
senza
ritegno.
Troppo
spesso
una
certa
tradizione
politica
e
culturale
ha
fatto
dimenticare
che
le
donne
sono
state
il
fulcro
della
rivoluzione
industriale,
le
prime
ad
ingrossare
le
fila
del
proletariato
nascente,
spesso
quasi
le
uniche
ad
avere
il
coraggio
di
sfidare
le
dittature
chiedendo
diritti
e
dignità.
Una data come l'8 marzo, oggi spesso ridotta a pranzi, cene e
salati conti dai fioristi, ricorda proprio la scesa in piazza delle
donne russe contro la guerra nel 1917. Ben prima della Rivoluzione
d'Ottobre erano state le donne a sfidare la polizia dello zar: le
donne sono portatrici di vita, per natura contro la morte.
Oggi
i
passi
avanti
sono
evidenti,
ma
rimane
il
fatto
che
l'Italia
è
ancora
fanalino
di
coda
in
Europa
nell'occupazione
femminile,
nella
tutela
delle
lavoratrici
madri,
nel
controllo
del
rispetto
dei
diritti
e
della
dignità
nel
lavoro,
nell'offerta
di
servizi
che
consentano
di
alleviare
il
lavoro
di
cura,
di
liberare
maggior
tempo
per
il
proprio
accrescimento
personale
e
culturale.
Se
in paesi avanzati come quelli della Scandinavia oggi il differenziale
fra le ore di lavoro totali delle donne e degli uomini (fra lavoro e
casa) è di 5 minuti, in italia è ancora di 183, vale a dire che le
donne italiane lavorano in media 3 ore più dei loro compagni.
È
su questi temi, sul superamento degli ostacoli che si oppongono alla
conquista di un'effettiva parità che le Commissioni per le Pari
Opportunità sono chiamate a svolgere il loro compito: promuovere la
conciliazione degli orari, difendere le discriminazioni soprattutto
nelle realtà meno difese (come le piccolissime aziende, gli esercizi
commerciali, gli studi professionali...), creare un legame con le
donne immigrate che, oltre tutto, soffrono anche di discriminazioni
che meriterebbero da sole giornate di approfondimento.
Nella
situazione di difficoltà economica generale le donne sono colpite
due volte:
- se sono giovani e quindi costrette a mansioni e contratti dequalificanti, a firmare le famose dimissioni in bianco o costrette comunque a rinunciare alla maternità
- se meno giovani perché patiscono doppiamente la difficoltà di reinserimento nel mondo del lavoro e di ottenere mansioni adeguate.
Conegliano
è città capofila dell'industrializzazione di una vasta area
identificabile più o meno con la Sinistra Piave, centro di un
comprensorio manifatturiero con eccellenze europee e mondiali nel
settore del legno e metalmeccanico.
Oggi
la Inox Valley, laddove mantiene alti livelli di innovazione continua
ad essere centro di eccellenza produttiva, ma tutto il settore
metalmeccanico e del suo indotto rischia un grave contraccolpo dalla
crisi profonda di un'azienda come Electrolux, che ha scelto di far
produrre altrove i prodotti di alta fascia lasciando qui solo
produzioni di livello inferiore. In pochi anni Elecrolux ha visto
dimezzare i dipendenti da circa 2000 a un migliaio, oggi in CIG o
riduzione d'orario.
La
città, che nel corso dei decenni ha esportato le zone industriali e
artigianali nei paesi vicini ha oggi una forte presenza dei servizi,
del commercio, del terziario in genere, anch'esso parzialmente in
crisi.
Nel
modello Nordest la crisi qui ha significato, per esempio, che da
inizio anno nella Sinistra Piave c'è stato un 30% in meno di
utilizzo degli impianti, il numero degli occupati in un anno è sceso
di circa 4000 unità, la disoccupazione si attesta intorno al 7%, con
un 18% di giovani senza lavoro.
Con
150 aziende in crisi più o meno 15000 lavoratori della Sinistra
Piave soffrono la CIG o la riduzione dell'orario di lavoro, con grave
incidenza sui guadagni delle famiglie.
Su
un punto tutte le categorie economiche (sindacati, artigiani,
commercianti, industriali) si trovano d'accordo: occorre trovare
insieme la strada per uscire dalla crisi, ridando soprattutto fiato
alle aziende e all'occupazione, ai salari, alla rimessa in moto di un
circolo economico virtuoso.
Che,
però, non potrà più essere quello di prima: il sistema oggi in
crisi è quello che ci ha portato anche a distruggere grandi porzioni
di di territorio, ad inquinare, a consumare risorse che si pensavano
eterne e indistruttibili.
Si
tratta di problemi e questioni che hanno bisogno di livelli superiori
di decisione, nazionale e regionale, ma noi crediamo che anche gli
Enti Locali debbano avere un ruolo assai decisivo, anche perché sono
i primi a dover affrontare, sul campo, i costi sociali derivanti
dalla crisi economica delle famiglie e degli individui.
In
una città come Conegliano parlare di lavoro significa anche occuparci, fra gli altri, di alcuni temi fondamentali:
- Massima attenzione alla questione Electrolux: questa azienda significa centinaia e centinaia di posti di lavoro, al suo interno e nell'indotto, è la storia della manifattura e del sapere tecnico e professionale di un'intera zona.
- Un Comune promotore di un tavolo permanente insieme alle forze economiche e alle realtà scolastiche presenti in città (pensiamo ad Istituti Tecnici come l'ITIS e l'Enologia) e alle Università. Un coordinamento che veda la collaborazione degli altri Comuni vicini per attivare un polo di ricerca su nuove tecnologie, materiali innovativi, formazione dei giovani e all'interno delle imprese, dare sempre maggior importanza al comparto agroalimentare.
- La massima attenzione alla legalità: è ormai quotidiana la denuncia di tentativi di infiltrazioni malavitose nelle aziende in crisi
- Uno sportello che fornisca ascolto, aiuto, informazioni, alle donne vittime di soprusi sul lavoro e non. Un ufficio per le Pari Opportunità vero e non fittizio può avere una grande importanza anche a livello locale
- Vorrei soprattutto un Comune che abbia come bandiera la bellezza: ristrutturare, mettere in campo anche le piccole manutenzioni, riconvertire le abitazioni con criteri eco-sostenibili, abbellire e rendere attraente la città vuol dire creare lavoro, un lavoro utile a tutta la comunità, turismo non a spot ma che trovi risposte concrete sul territorio.Isabella Gianelloni