Il colle è la mia prospettiva. Le colline non sono mai le stesse, come le attività di chi studia e scrive. Dall'alto lo sguardo spazia e aiuta la fantasia, la ricerca; guardare aiuta a pensare, a mettere insieme le idee, quelle che fanno scrivere per sé o per far leggere agli altri ciò che si produce.

mercoledì 26 febbraio 2014

#salviamoilcastello I giardini del Castello di Conegliano

INTERPELLANZA SULLO STATO DI MANUTENZIONE DEI GIARDINI DEL CASTELLO DI CONEGLIANO

PREMESSO CHE
  • L'area del Castello, comprendente la Torre-Museo, i giardini, piazzale San Leonardo e la chiesetta di S. Orsola, è il biglietto da visita ed il luogo più famoso della città.
  • Che tale area non solo ha un assoluto valore storico, artistico, architettonico, ma è la meta preferita dai turisti che arrivano a Conegliano e amata da tutti i nostri concittadini.
  • Che dal febbraio del 2012 è in essere la convenzione tra la pubblica amministrazione e la ditta Collot per la gestione dell'area stessa, stipulata con contratto n.111/2011
CONSIDERATO CHE
  • Alla ditta Collot spetta una parte della manutenzione del giardino, la posa di piante di fiori in alcune aree, lo sfalcio dell'erba in altre
  • Il Comune di Conegliano deve garantire la manutenzione del resto del sito e che ormai da lunghissimo tempo, dopo il crollo di una parte delle mura del lato nord e il pericolo di crollo di alcuni merli delle stesse sono stati posti dei teloni di recinzione che non solo non garantiscono la sicurezza ma hanno anche un pessimo esito estetico
  • Sotto tutte le mura del lato nord, fino alla fine della chiesetta di S. Orsola, si è formata una boscaglia inestricabile, che impedisce ogni passaggio anche al solo fine della manutenzione delle mura stesse
  • All'interno della Chiesetta di S. Orsola si notano alcune crepe profonde, soprattutto nella sala interna, che le grondaie risultano ostruite e che gli scarichi del bagno denotano scarsa funzionalità
Il sottoscritto consigliere CHIEDE:
  • Se questa Amministrazione intenda provvedere al più presto al ripristino di condizioni decorose per i giardini del Castello, e alla urgente manutenzione delle mura del lato nord, con massima attenzione all'incolumità dei numerosi turisti che con l'arrivo della primavera torneranno a popolare il nostro luogo più bello e famoso.
  • Se esistano o siano in programma perizie e azioni volte a verificare i danni interni alla chiesetta di S. Orsola e quali siano i progetti di manutenzione della stessa.

Isabella Gianelloni
24 febbraio 2014


venerdì 21 febbraio 2014

Il Cinquecento inquieto e il Duemila disperato

Ieri sera in Consiglio Comunale la maggioranza del Sindaco Zambon ha perso una buona occasione per dimostrare, almeno, un po' di lungimiranza e di coraggio.
Di fronte alla mozione presentata dal PD lo scorso ottobre (!), e discussa solo ieri sera, che chiedeva un pronunciamento politico e un impegno ad osservare quanto previsto dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio e quanto scritto nel rapporto della Soprintendenza per i beni archeologici del Veneto, la maggioranza ha pensato bene di bocciarla.
La scusa accampata dell'"ovvio" e del "dovuto" non regge. Chi ha amministrato finora questa città ben di rado si è preoccupato di salvaguardarne il glorioso e antichissimo passato: scavi e lavori anche nel cuore del centro storico non hanno mai visto l'intervento di archeologi professionisti per verificare la presenza di oggetti e manufatti preziosi.
Le vicende riguardanti il "parco del castello" degli ultimi mesi, poi, sono la cartina al tornasole del vero interesse esistente.
C'è una dose di ipocrisia in tutto questo: dire che è ovvio e dovuto preoccuparsi della salvaguardia del patrimonio archeologico e paesaggistico sottintende l'idea che tutto sia a posto e sappiamo che non è così.
Nell'approvare le ultime varianti al PRG (il PAT ancora non si sa che fine abbia fatto) non abbiamo mai sentito impegni seri volti ad osservare le disposizioni in materia (ricordiamo che il rapporto della Soprintendenza è giunto un anno fa).



A preoccupare è il futuro: ricordiamo che la nostra storia, i nostri monumenti sono un bene inalienabile e soprattutto non riproducibile. Ciò che si perde o si distrugge è perduto per sempre.
Da mesi e mesi le mura del lato nord del Castello versano in una situazione allarmante, i teloni verdi che impediscono di affacciarsi per il pericolo di crollo stanno diventando essi stessi parte del paesaggio (un orrendo paesaggio), i rovi e le sterpaglie sottostanti impediscono di pulire il terreno e di riparare i danni.
Che fine ha fatto l'idea di creare un vero "Parco del Castello", fruibile dalle persone e non solo scritto su un pezzo di carta ormai dimenticato?



Lungo Viale Benini, poco sotto il terrazzo del Belvedere, nella strada si sono aperte crepe che si allargano sempre di più, ormai ci si entra con una mano.

Provvederemo ad informare la Soprintendenza che la maggioranza ha bocciato una mozione che accoglieva e sottolineava l'importanza di quanto da essa comunicato.


venerdì 14 febbraio 2014

Consiglio Comunale sulla povertà - Conegliano 13/02/2014

Ieri sera a Conegliano si è tenuto un Consiglio Comunale aperto sul tema della povertà, chiesto ormai da mesi dalla sottoscritta e da tutto il gruppo del PD.
Sono intervenuti, con parole importanti e testimonianze di alto spessore, il Presidente della Provincia Leonardo Muraro, il Direttore dei Servizi Sociali dell'ULSS 7 Giuseppe Bazzo, il Presidente della Croce Rossa Giorgio Foltran e il responsabile della Caritas diocesana don Roberto Camilotti.
Di seguito pubblico il testo del mio intervento.

Discutere di povertà nel 2014 vuol dire affrontare una serie di situazioni dovute a cause diverse, che per una zona come la nostra, fino a poco tempo fa considerata “patria del benessere diffuso”, fanno tornare alla memoria i momenti più duri dell'ultimo dopoguerra.
Certamente la crisi economica persistente ha grande parte in questo aumento del disagio: sappiamo che negli ultimi anni la provincia di Treviso ha perso circa 26.000 posti di lavoro e al momento non si vedono segni di ripresa.

I dati provenienti dagli uffici comunali e da quanti si occupano della marginalità sociale e della povertà denunciano un andamento crescente del numero di persone costrette a ricorrere all'aiuto di altri per soddisfare i bisogni più elementari: non è possibile accontentarsi del fatto che il numero di quanti vivono senza fissa dimora rimane costante nel tempo.
A questo proposito dobbiamo avere ben presente che Conegliano, nel bene e nel male, è punto di riferimento del comprensorio, per forza di cose la nostra città attrae non solo gli affari ma anche la povertà, se non altro per la presenza dell'Ospedale e dei servizi forniti dall'ULSS contro le dipendenze, il disagio mentale. Due morti nel giro di pochi mesi, anche se non Coneglianesi, sono il sintomo di un disagio più diffuso di quanto si pensi.

I numeri che fanno più pensare, però, verso i quali occorre con urgenza cercare di mettere in atto politiche condivise e che abbiano qualche efficacia reale sono quelli riguardanti l'emergenza economica e sociale di chi, per il momento, una casa ce l'ha ma si trova sull'orlo di un tracollo.
Ascoltare i racconti dei volontari della Croce Rossa che svolgono le “visite” nelle famiglie di quanti chiedono i “pacchi viveri” dà il senso di quanto grave sia la situazione.
Non serve sottolineare che la povertà economica è spesso solo l'ultimo scalino di una situazione di disagio più complessivo: culturale, morale, sociale, sanitario.
La povertà colpisce soprattutto gli anziani, le donne e l'infanzia. Chi lavora nella scuola giornalmente sa bene quale e quanta sia la povertà che finisce per colpire massimamente i minori che spesso reagiscono violentemente alle umiliazioni ed alle difficoltà delle loro famiglie. La povertà non aspetta e la sofferenza di troppe famiglie, italiane e straniere, presenti sul nostro territorio, ha bisogno di piccoli passi concreti: non possiamo immaginare di avere ricette risolutive, occorre piuttosto iniziare in maniera organizzata e continuativa un'azione di supporto per quanti si trovano in situazione di bisogno.

I numeri forniti dall'Amministrazione parlano chiaro. Nel 2013 4.500 persone si sono rivolte agli uffici dei Servizi Sociali: 900 in più rispetto al 2011. Non solo, il Comune di Conegliano ha speso lo scorso anno 71mila euro in 212 micro-contributi una tantum di importo non superiore a 500 euro ciascuno. Ciò sta a significare che 200 persone (100 in più rispetto al 2011) si sono trovate nell'impossibilità di affrontare spese anche minime.
446 sono state le domande pervenute agli uffici del Comune in adesione al bando per l'emergenza sociale della Regione, di queste 333 riguardano nuclei familiari con figli e 201 richiedenti di cittadinanza italiana.
I dati forniti dalla Croce Rossa Italiana, dalla Caritas e dagli altri enti che “sul campo” affrontano giornalmente il problema parlano chiaro: centinaia di persone si rivolgono a loro ogni mese per ottenere i mezzi di sussistenza più elementari; fra questi, a detta degli operatori, ben pochi sono quelli che “approfittano” della situazione.

Si tratta di un mare di bisogni urgenti al quale è difficilissimo dare risposta, ben sapendo fra l'altro che le disponibilità finanziarie dei Comuni sono sempre più scarse.
Nessuno, credo, pensa che noi possiamo creare nuova occupazione o risolvere l'emergenza povertà: ciò che possiamo fare è favorire tutte quelle buone politiche che possono razionalizzare gli aiuti evitando lo spreco di energie, di risorse, di beni materiali, facendo sì che chi ha effettivo bisogno non venga sopravanzato da quanti approfittano della situazione, in maniera deliberata o, ancora una volta, per una sorta di povertà morale e culturale.

Per quanto riguarda il problema della casa è senz'altro positivo che si riapra lo sportello dell'Osservatorio Casa, ma non è possibile lasciare alla sola trattativa privata la soluzione di un problema così importante. Non è pensabile che, a fronte del perdurare della crisi, il comune non abbia un piano per l'edilizia pubblica e ignori la domanda di edilizia sociale. Né si può minimizzare quest'ultimo problema partendo dal presupposto, tutto da verificare, che solo una piccola parte dei 180 richiedenti un alloggio di edilizia sociale abbia i requisiti.

Il vero e proprio appello che possiamo cogliere dagli operatori è quello però (fatto salvo l'obbligo alla riservatezza dei dati) di un coordinamento vero, della messa in rete dei dati riferiti ai bisogni reali, così da promuovere atti concreti e utili.

3 sostanzialmente i fronti sui quali agire:
  • Senza tetto. Come si sa esistono persone “volontariamente” senza fissa dimora ed altri che si trovano invece in difficoltà a causa della perdita del posto di lavoro e, questione da verificare nel nostro territorio, mariti separati costretti a lasciare le abitazioni al coniuge e ai figli e non in grado di provvedere a se stessi. È possibile pensare a case di accoglienza?
  • I poveri. La distribuzione e la raccolta dei viveri vanno razionalizzate per evitare innanzi tutto l'accumulo di alimenti che rischiano di andare in scadenza. Per quanto possibile i volontari della Croce Rossa cercano di conoscere l'esatta entità del numero di persone di ogni nucleo familiare, la presenza di minori e/o di bambini molto piccoli. Da questo punto di vista il coordinamento con i Servizi Sociali del Comune è fondamentale. Va rivisto il Banco Alimentare, coinvolgendo da un lato nuovi soggetti volontari e dall'altro avviando contatti con la grande distribuzione.
  • Le persone a rischio povertà. È questa una delle questioni più complesse, soprattutto a causa della difficoltà di ottenere dati certi e della naturale ritrosia delle persone a denunciare le proprie difficoltà. Proprio in questo ambito più prezioso può diventare un rapporto continuativo di scambio di informazioni fra i Servizi Sociali del Comune, quelli dell'ULSS, le OO.SS., i rappresentanti delle comunità straniere presenti in città. A questo proposito, anche a detta di quanti già lavorano in questo settore all'interno dell'Amministrazione comunale, l'apporto dei mediatori culturali si è rivelato finora preziosissimo per evitare fraintendimenti e per aiutare la comprensione dei problemi e anche delle regole.
Molti comuni italiani si sono attivati in questi ultimi anni per cercare di affrontare il problema della povertà. Uno degli strumenti rivelatosi utile è stato quello dell'accordo con la grande distribuzione 
per attivare “carte famiglia” che danno la possibilità di consistenti risparmi sui generi di prima necessità.
Una questione delicatissima e che credo andrebbe supervisionata in accordo con il settore sociale dell'ULSS è quella relativa ai minori ed alla loro tutela. Come detto la povertà è spesso un fattore anche morale e culturale ed i minori pagano certe situazioni anche in termini di salute: tutti gli insegnanti sanno che spesso i ragazzi vanno a scuola anche se ammalati per la semplice ragione che i genitori o i parenti non sanno dove e come sistemarli, col risultato che la scuola si trova, ancora una volta, a dover affrontare altri problemi senza alcuno strumento per risolverli.

Credo che questa sera dovremo uscire da questo Consiglio con la volontà di ritrovarci entro breve, con quanti intendono operare in questo ambito, per formulare interventi unitari e coordinati.

Isabella Gianelloni – 13 febbraio 2014

mercoledì 12 febbraio 2014

Buon compleanno a l'Unità

Con un linguaggio che appartiene di sicuro non solo allo scorso secolo ma ad un altro millennio, Antonio Gramsci pensava al nuovo giornale come ad un luogo di avanzamento politico e culturale che portasse l'Italia a diventare "Repubblica federale degli operai e contadini".
Chiunque abbia almeno un po' letto le sue riflessioni sa quanto profonda e partecipata fosse la sua riflessione riguardo all'Italia in quanto Nazione e quanto grande lo sforzo per far avanzare, non solo e non tanto le idee comuniste nella società, ma nel sollevare il livello culturale di quelle che un tempo si chiamavano "masse proletarie".
Oggi quel giornale compie 90 anni, un grande traguardo per un foglio che nasceva proprio mentre Mussolini si apprestava a dispiegare tutta la forza delle leggi liberticide, a far uccidere Giacomo Matteotti, ad incarcerare Antonio Gramsci e con lui centinaia di antifascisti.
L'Unità nasceva come un atto di coraggio: negli anni della clandestinità viaggiò nei doppifondi delle lacere valigie di quanti trasportavano in ogni angolo d'Italia le speranze di riscatto.
Ma questo è il passato.
Come passata è quella che Alfredo Reichlin oggi definisce "l'ambizione di essere i migliori". Forse.
Quell'ambizione riguardava una nuova classe dirigente, nata da quella che si chiamava classe operaia, che avrebbe dovuto avere una visione e una cultura, una interpretazione del mondo.
L'Unità ha attraversato, con alti e bassi, la storia di un'Italia che ancora stenta a trovare la propria strada, che arranca non sapendo valorizzare quel tantissimo di buono che ha, che pare strangolata dalle spire di criminalità, malaffare, malgoverno, vizio di dare sempre e comunque la colpa agli altri, incapacità di affrontare le proprie responsabilità.
Per chi come me (siamo tantissimi) si è avvicinato alla politica con il sogno di eliminare le ingiustizie, dare dignità e giustizia al lavoro e agli ultimi, senza guardare il colore della loro pelle, il Paese di provenienza, il modo di stare al mondo, l'Unità ha significato sentirsi parte di un tutto più grande, sapere di avere uno strumento di approfondimento, di tenere fra le mani (cito ancora una volta Reichlin, maestro per tanti di noi) un vessillo.
Molto è cambiato, per fortuna. Il mondo va avanti e il grande problema della sinistra è quello di non riuscire più a leggere per tempo i cambiamenti così da trasmettere chiavi di risoluzione.
E' cambiata la comunicazione, o meglio i suoi strumenti, ma non è cambiata la necessità di dare alle persone gli strumenti per la comprensione del mondo. Siamo drogati di notizie ma ci manca spesso l'informazione vera, quella che stimola la coscienza critica.
Abbiamo una Repubblica, questo è vero, che sta tentando di darsi una struttura meno centralistica.
Gli operai del 2014 sono diversi da quelli del 1924, così come i contadini.
Non era sbagliata, però, l'idea che questa nostra Repubblica debba fondare la propria forza sulle tante diversità, che debba essere il lavoro, in tutte le sue varianti, a tornare al centro della politica, che la terra si chiama settore primario perché dà cibo e valore aggiunto ad un Paese unico al mondo.
L'auspicio di Antonio Gramsci forse andrebbe ripreso: la grande varietà positiva dell'Italia è la via maestra per ricostruire fiducia, partendo dal lavoro, dal sudore quotidiano e dal sacrificio di chi ogni giorno vorrebbe andare a lavorare sereno.
L'Unità è e rimane uno straordinario strumento di riflessione e di spinta all'azione per migliorare.
Grazie e buon compleanno Unità!

Isabella Gianelloni

domenica 2 febbraio 2014

Il nuovo sessismo ignorante non fermerà il cammino delle donne


Disse Sibilla Aleramo:”Si dovevano toccare gli abissi dell’orrore e della tragedia perché gli uomini si convincessero a chiedere l’aiuto delle donne nella società e nella politica”.



Grazie al contributo e al coraggio di 21 Madri della Repubblica e di tutte quelle che precedentemente avevano portato avanti questa battaglia, in prigione, al confino, in esilio, nella Resistenza armata e in quella quotidiana, le donne entrarono ufficialmente dalla porta principale nella vita pubblica del nostro paese, attraverso il riconoscimento nella nostra Costituzione di principi come la pari dignità sociale e l’uguaglianza davanti alla legge di tutti i cittadini (art. 3), la parità tra uomini e donne in ambito lavorativo (art.4 e art.37), l’uguaglianza morale e giuridica dei coniugi all’interno del matrimonio (art.29) e la parità di accesso agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizione di uguaglianza. Un cammino tortuoso e difficile, che può essere più facilmente compreso pensando che per ben venti volte, prima del 1946, la richiesta del voto alle donne era stata presentata e per ben venti volte era stata respinta.

Le Costituenti non si fermarono mai: le Parlamentari di oggi dovrebbero tenerle come esempio di tenacia e di sobrietà, volontà di affermare le idee e massimo rispetto per le Istituzioni democratiche, conquistate con sacrificio, sangue e dolore.
Oggi l'Italia, fra tanti tristi primati, ha anche quello di sembrare ancora un Paese sessista, retrogrado, con una bassissima considerazione delle donne, ridotte a "corpo" possibilmente messo in mostra se risponde ai canoni dettati da altri.
Non è certamente tutto così ed è necessario che donne e uomini diano segnali nuovi, incoraggiando le donne all'impegno, a parlare, a ribadire ancora una volta ciò che la Costituzione già afferma.
Lo chiedo prima di tutto alla politica, che deve recuperare l'autorevolezza che dovrebbe esserle propria, la sobrietà e la serietà dei comportamenti, il rispetto per gli altri, per se stessi e per il ruolo che si riveste.
Faccio mia una frase di Floriana Casellato, deputata di Treviso. "Entrare in Parlamento esige tutto il rispetto e la sacralità di un luogo, per certi aspetti, simile ad una Chiesa: quel luogo rappresenta tutti gli Italiani, i Parlamentari vi svolgono un servizio di altissimo valore".
Brava On. Casellato: vorrei tanto che dalle donne che siedono alla Camera e al Senato ripartisse la riscossa di una politica che deve cacciare manipoli vari, ciarlatani e demagoghi.

Isabella Gianelloni 
Referente Pari Opportunità
PD Provinciale Treviso