Ieri sera a Conegliano si è tenuto un Consiglio Comunale aperto sul tema della povertà, chiesto ormai da mesi dalla sottoscritta e da tutto il gruppo del PD.
Sono intervenuti, con parole importanti e testimonianze di alto spessore, il Presidente della Provincia Leonardo Muraro, il Direttore dei Servizi Sociali dell'ULSS 7 Giuseppe Bazzo, il Presidente della Croce Rossa Giorgio Foltran e il responsabile della Caritas diocesana don Roberto Camilotti.
Di seguito pubblico il testo del mio intervento.
Discutere
di povertà nel 2014 vuol dire affrontare una serie di situazioni
dovute a cause diverse, che per una zona come la nostra, fino a poco
tempo fa considerata “patria del benessere diffuso”, fanno
tornare alla memoria i momenti più duri dell'ultimo dopoguerra.
Certamente
la crisi economica persistente ha grande parte in questo aumento del
disagio: sappiamo che negli ultimi anni la provincia di Treviso ha
perso circa 26.000 posti di lavoro e al momento non si vedono segni
di ripresa.
I
dati provenienti dagli uffici comunali e da quanti si occupano della
marginalità sociale e della povertà denunciano un andamento
crescente del numero di persone costrette a ricorrere all'aiuto di
altri per soddisfare i bisogni più elementari: non è possibile
accontentarsi del fatto che il numero di quanti vivono senza fissa
dimora rimane costante nel tempo.
A
questo proposito dobbiamo avere ben presente che Conegliano, nel bene
e nel male, è punto di riferimento del comprensorio, per forza di
cose la nostra città attrae non solo gli affari ma anche la povertà,
se non altro per la presenza dell'Ospedale e dei servizi forniti
dall'ULSS contro le dipendenze, il disagio mentale. Due morti nel
giro di pochi mesi, anche se non Coneglianesi, sono il sintomo di un
disagio più diffuso di quanto si pensi.
I
numeri che fanno più pensare, però, verso i quali occorre con
urgenza cercare di mettere in atto politiche condivise e che abbiano
qualche efficacia reale sono quelli riguardanti l'emergenza economica
e sociale di chi, per il momento, una casa ce l'ha ma si trova
sull'orlo di un tracollo.
Ascoltare
i racconti dei volontari della Croce Rossa che svolgono le “visite”
nelle famiglie di quanti chiedono i “pacchi viveri” dà il senso
di quanto grave sia la situazione.
Non
serve sottolineare che la povertà economica è spesso solo l'ultimo
scalino di una situazione di disagio più complessivo: culturale,
morale, sociale, sanitario.
La
povertà colpisce soprattutto gli anziani, le donne e l'infanzia. Chi
lavora nella scuola giornalmente sa bene quale e quanta sia la
povertà che finisce per colpire massimamente i minori che spesso
reagiscono violentemente alle umiliazioni ed alle difficoltà delle
loro famiglie. La povertà non aspetta e la sofferenza di troppe
famiglie, italiane e straniere, presenti sul nostro territorio, ha
bisogno di piccoli passi concreti: non possiamo immaginare di avere
ricette risolutive, occorre piuttosto iniziare in maniera organizzata
e continuativa un'azione di supporto per quanti si trovano in
situazione di bisogno.
I
numeri forniti dall'Amministrazione parlano chiaro. Nel 2013 4.500
persone si sono rivolte agli uffici dei Servizi Sociali: 900 in più
rispetto al 2011. Non solo, il Comune di Conegliano ha speso lo
scorso anno 71mila euro in 212 micro-contributi una tantum di importo
non superiore a 500 euro ciascuno. Ciò sta a significare che 200
persone (100 in più rispetto al 2011) si sono trovate
nell'impossibilità di affrontare spese anche minime.
446
sono state le domande pervenute agli uffici del Comune in adesione al
bando per l'emergenza sociale della Regione, di queste 333 riguardano
nuclei familiari con figli e 201 richiedenti di cittadinanza
italiana.
I
dati forniti dalla Croce Rossa Italiana, dalla Caritas e dagli altri
enti che “sul campo” affrontano giornalmente il problema parlano
chiaro: centinaia di persone si rivolgono a loro ogni mese per
ottenere i mezzi di sussistenza più elementari; fra questi, a detta
degli operatori, ben pochi sono quelli che “approfittano” della
situazione.
Si
tratta di un mare di bisogni urgenti al quale è difficilissimo dare
risposta, ben sapendo fra l'altro che le disponibilità finanziarie
dei Comuni sono sempre più scarse.
Nessuno,
credo, pensa che noi possiamo creare nuova occupazione o risolvere
l'emergenza povertà: ciò che possiamo fare è favorire tutte quelle
buone politiche che possono razionalizzare gli aiuti evitando lo
spreco di energie, di risorse, di beni materiali, facendo sì che chi
ha effettivo bisogno non venga sopravanzato da quanti approfittano
della situazione, in maniera deliberata o, ancora una volta, per una
sorta di povertà morale e culturale.
Per
quanto riguarda il problema della casa è senz'altro positivo che si
riapra lo sportello dell'Osservatorio Casa, ma non è possibile
lasciare alla sola trattativa privata la soluzione di un problema
così importante. Non è pensabile che, a fronte del perdurare della
crisi, il comune non abbia un piano per l'edilizia pubblica e ignori
la domanda di edilizia sociale. Né si può minimizzare quest'ultimo
problema partendo dal presupposto, tutto da verificare, che solo una
piccola parte dei 180 richiedenti un alloggio di edilizia sociale
abbia i requisiti.
Il
vero e proprio appello che possiamo cogliere dagli operatori è
quello però (fatto salvo l'obbligo alla riservatezza dei dati) di un
coordinamento vero, della messa in rete dei dati riferiti ai bisogni
reali, così da promuovere atti concreti e utili.
3
sostanzialmente i fronti sui quali agire:
Senza
tetto. Come si sa esistono persone “volontariamente” senza fissa
dimora ed altri che si trovano invece in difficoltà a causa della
perdita del posto di lavoro e, questione da verificare nel nostro
territorio, mariti separati costretti a lasciare le abitazioni al
coniuge e ai figli e non in grado di provvedere a se stessi. È
possibile pensare a case di accoglienza?
I
poveri. La distribuzione e la raccolta dei viveri vanno
razionalizzate per evitare innanzi tutto l'accumulo di alimenti che
rischiano di andare in scadenza. Per quanto possibile i volontari
della Croce Rossa cercano di conoscere l'esatta entità del numero
di persone di ogni nucleo familiare, la presenza di minori e/o di
bambini molto piccoli. Da questo punto di vista il coordinamento con
i Servizi Sociali del Comune è fondamentale. Va rivisto il Banco
Alimentare, coinvolgendo da un lato nuovi soggetti volontari e
dall'altro avviando contatti con la grande distribuzione.
Le
persone a rischio povertà. È questa una delle questioni più
complesse, soprattutto a causa della difficoltà di ottenere dati
certi e della naturale ritrosia delle persone a denunciare le
proprie difficoltà. Proprio in questo ambito più prezioso può
diventare un rapporto continuativo di scambio di informazioni fra i
Servizi Sociali del Comune, quelli dell'ULSS, le OO.SS., i
rappresentanti delle comunità straniere presenti in città. A
questo proposito, anche a detta di quanti già lavorano in questo
settore all'interno dell'Amministrazione comunale, l'apporto dei
mediatori culturali si è rivelato finora preziosissimo per evitare
fraintendimenti e per aiutare la comprensione dei problemi e anche
delle regole.
Molti
comuni italiani si sono attivati in questi ultimi anni per cercare di
affrontare il problema della povertà. Uno degli strumenti rivelatosi
utile è stato quello dell'accordo con la grande distribuzione
per
attivare “carte famiglia” che danno la possibilità di
consistenti risparmi sui generi di prima necessità.
Una
questione delicatissima e che credo andrebbe supervisionata in
accordo con il settore sociale dell'ULSS è quella relativa ai minori
ed alla loro tutela. Come detto la povertà è spesso un fattore
anche morale e culturale ed i minori pagano certe situazioni anche in
termini di salute: tutti gli insegnanti sanno che spesso i ragazzi
vanno a scuola anche se ammalati per la semplice ragione che i
genitori o i parenti non sanno dove e come sistemarli, col risultato
che la scuola si trova, ancora una volta, a dover affrontare altri
problemi senza alcuno strumento per risolverli.
Credo
che questa sera dovremo uscire da questo Consiglio con la volontà di
ritrovarci entro breve, con quanti intendono operare in questo
ambito, per formulare interventi unitari e coordinati.
Isabella
Gianelloni – 13 febbraio 2014