Il colle è la mia prospettiva. Le colline non sono mai le stesse, come le attività di chi studia e scrive. Dall'alto lo sguardo spazia e aiuta la fantasia, la ricerca; guardare aiuta a pensare, a mettere insieme le idee, quelle che fanno scrivere per sé o per far leggere agli altri ciò che si produce.

lunedì 12 settembre 2016

"Honestà"? Aggiungiamoci anche "humiltà".

Qualche giorno fa ho trascorso un'ora negli uffici per i Lavori Pubblici di Conegliano: svolgevo quella che in gergo si chiama "attività ispettiva dei consiglieri comunali". In parole povere, avendo chiesto la documentazione relativa a due problematiche della città, i funzionari mi hanno invitata a recarmi lì per verificare insieme di che cosa esattamente avessi bisogno.
Solerti e gentili come sempre, davanti a due faldoni alti ciascuno una quarantina di centimetri hanno iniziato a spiegarmi dall'inizio l'iter di una pratica, usando, fra l'altro, la memoria di ambedue per ricordare non solo ciò che la massa di carte recita, ma il ragionamento che stava dietro le scelte, com'era andata, etc...
Si tratta di due funzionari "di lungo corso", persone che da 20-25 anni lavorano nella struttura del Comune, ben disposti, come i loro colleghi, a rispondere a domande, fornire informazioni, spiegare cose che non sono sempre così semplici, che hanno bisogno di tempo per essere comprese. Starà a me, poi, compiere l'analisi personale e decidere come agire.
Perché racconto tutto questo? Nulla di strano, almeno in una città "normale", dove i rapporti personali (purché improntati al rispetto) sono abbastanza facili e dove i dipendenti comunali lavorano con coscienza e responsabilità.
L'aspetto più normale è però la certezza che non esistono ricette preconfezionate, men che meno la scienza infusa; di più ancora la consapevolezza che quella amministrativa (come quasi ogni altra) è una macchina complessa, delicata, che necessita di studio, applicazione, umiltà, tantissima umiltà.
La voglia di cambiare è legittima e sacrosanta, il desiderio di imprimere un nuovo corso agli eventi è la molla che spinge ad occuparsi di politica: tutto ciò sta alla base della democrazia, purché ci si intenda sul suo significato e sul semplice concetto che l'ultimo che arriva non è per forza il più intelligente e quelli che lo hanno preceduto magari non sono stati né disonesti né imbecilli.
In un mondo complesso la democrazia ateniese non esiste, non è vero che qualunque cittadino può magicamente decidere su provvedimenti per i quali ci vogliono ore di studio perché siano compresi, per questo esiste l'istituto della delega (che, detto per inciso, non funziona con i like di Facebook); chi si assume responsabilità di governo deve essere in grado di espletare il proprio mandato, libero da condizionamenti e obbligato ad assumersi le proprie responsabilità, intellettualmente onesto da ammettere di non essere un UFO caduto dal cielo e nemmeno un emerito sconosciuto là dove si decide davvero. 
Gli altarini, in politica, si scoprono presto, la sicumera non aiuta, anzi.
Per concludere: l'onestà personale non si mette in discussione fino a prova contraria, ma quella intellettuale dovrebbe essere una premessa fondamentale, soprattutto per chi si presenta come novità; l'improvvisazione, per chi vuole governare soprattutto una grande città, è foriera di disastri, come è sotto gli occhi di tutti.
L'umiltà è un'altra caratteristica che ultimamente si vede poco in giro, e dire che permetterebbe di agire con libertà e consapevolezza, con la conoscenza dei propri limiti e la necessaria apertura verso gli altri, avendo chiaro che non si è un cavaliere senza macchia e senza paura contro un intero mondo di ingiusti delinquenti. 
In una parola, l'umiltà, secondo me, è condizione essenziale per l'onestà.
Con buona pace dei bugiardi dell'ultima ora.