Il colle è la mia prospettiva. Le colline non sono mai le stesse, come le attività di chi studia e scrive. Dall'alto lo sguardo spazia e aiuta la fantasia, la ricerca; guardare aiuta a pensare, a mettere insieme le idee, quelle che fanno scrivere per sé o per far leggere agli altri ciò che si produce.

giovedì 27 luglio 2017

Parcheggi disabili: e le barriere architettoniche?

Le polemiche estive a volte paiono fatte apposta per riempire le colonne dei giornali, a corto di notizie a causa del periodo feriale.
Non è questo il caso: quando si parla di disabilità sarebbe necessario contare fino a 100 prima di parlare, soprattutto se le dichiarazioni vengono dal Sindaco, neo eletto, di una città come Conegliano.
Sui parcheggi dedicati alle persone con disabilità si sono inanellate due "perle" che meritano, secondo me, di essere riprese.
La legge dice che almeno ogni 50 parcheggi pubblici, o frazione di 50, ne va riservato uno ai disabili.
Per quanto riguarda Conegliano un'ordinanza di qualche anno fa permette alle persone con disabilità di sostare gratuitamente anche nei parcheggi non riservati, per dare maggiore possibilità di movimento ai cittadini in difficoltà, che mi pare una norma di civiltà.
Ogni polemica pare davvero inutile e per giunta fastidiosa: i permessi vengono rilasciati dalla Polizia Locale dopo presentazione di certificazione medica. Chi parcheggia negli stalli dedicati senza averne diritto o senza aver esposto il contrassegno è ovviamente passibile di contravvenzione. Ogni ulteriore speculazione su un tema così delicato è, quanto meno, stucchevole.
Non serve uno sceriffo: i nostri agenti compiono già il loro dovere.
Se il Sindaco è a conoscenza di qualche "furbetto" è suo dovere segnalarlo a chi ne ha competenza, altrimenti è meglio che si preoccupi di più delle odiose barriere architettoniche presenti a Conegliano, che, pare, verranno sistemate solo in parte. Nessuno sa quando e quali.

lunedì 24 luglio 2017

Candidatura Unesco: contano i fatti, non le parole #Conegliano

           Ormai sono stati detti e scritti fiumi di parole sul nostro paesaggio, la sua bellezza, la sua storia, le opportunità e il futuro. La candidatura a patrimonio dell'umanità delle nostre colline, da Valdobbiadene a Vittorio Veneto è una sfida perché un simile riconoscimento non si regala, va conquistato coi fatti. 
            Conegliano, il comune più grosso fra quelli interessati, dovrebbe essere capofila nelle azioni concrete, non solo negli annunci, e le azioni concrete di un Comune si esprimono in primo luogo con scelte urbanistiche coerenti.
 
Oggetto: interpellanza sulle azioni riguardo alla candidatura delle colline a Patrimonio dell'umanità dell'Unesco

PREMESSO CHE

  • In data 25 luglio 2016 è stato firmato un protocollo di intesa fra la Regione Veneto e i Comuni ricompresi nel'ambito del sito candidato a patrimonio dell'umanità denominato “Le colline del prosecco di Conegliano e Valdobbiadene”, tra i quali il Comune di Conegliano, compreso nella core zone del sito;
  • L'art. 1 del protocollo indica come finalità la salvaguardia e la tutela del sito, in armonia con i principi della Convenzione Europea del Paesaggio;
  • Oltre al protocollo è stata elaborata una normativa di indirizzo, quale strumento finalizzato alla crescita della consapevolezza comune dei valori sanciti dalla Convenzione Europea medesima.
CONSIDERATO CHE,
  • L'art. 1 della normativa di indirizzo sopra citata spiega come si tratti di un sistema di regole e principi che ricercano “nella pianificazione comunale il giusto equilibrio tra conservazione e sviluppo”, che si articolano in disposizioni strutturali, funzionali alla verifica e revisione della strumentazione vigente, ed in disposizioni operative, per la redazione delle varianti di adeguamento;
  • L'art. 3 recita: “A seguito dell’approvazione della presente normativa di indirizzo, i Comuni potranno attivare l’iter di adeguamento della propria strumentazione urbanistica attraverso la definizione di una specifica variante al Piano degli Interventi (PRG - PI) vigente, definita nei contenuti sulla base delle indicazioni di cui al presente documento normativo, nei modi previsti dalla stessa LR11/2004. Prioritariamente, i comuni ricadenti anche parzialmente nell’area Core – UNESCO, dovrebbero applicare le prescrizioni e le indicazioni specifiche presenti nella norma tecnica. Secondariamente, i Comuni sottoscrittori del protocollo di intesa di cui al comma 1, potranno effettuare tutti gli approfondimenti analitici che consentano di definire meglio l’intera normativa”;
  • Il 16 dicembre 2016 la Conferenza dei Servizi ha dato approvazione definitiva al PAT adottato da questo Consiglio Comunale il 21/12/2015;
  • Il 18 maggio scorso il Consiglio Comunale ha approvato il primo Piano degli Interventi, quasi dieci mesi dopo la firma del protocollo di intesa con la Regione e gli altri Comuni interessati al sito Unesco;
  • Nel P.I. suddetto non ci sono riferimenti né al protocollo di intesa, né alla normativa di indirizzo, né comunque alla necessità di adeguare le scelte urbanistiche della città all'obiettivo del riconoscimento delle nostre colline come Patrimonio dell'umanità;
  • D'altra parte il P.I. approvato contempla diversi interventi che risultano in aperto contrasto con la normativa d’indirizzo sopra citata.
Il sottoscritto consigliere CHIEDE:
  • Di conoscere i motivi per i quali, nonostante i dieci mesi trascorsi dalla firma del protocollo di intesa, nel P.I. non si ritrovano espliciti riferimenti agli impegni presi;
  • Quando questa Amministrazione intenda avviare un percorso partecipativo, nel quale il Consiglio Comunale nel suo insieme sia in primo piano, per recepire le normative di indirizzo firmate lo scorso anno e procedere alle necessarie varianti del P.I.

domenica 16 luglio 2017

A Conegliano non serve la vispa Teresa

"E tutta giuliva
stringendola viva
gridava a distesa:
L'ho presa! L'ho presa!”.
La gentil farfalletta dell'arcinota poesia è la nostra cara Conegliano, presa a suon di voti dal Sindaco Chies e dai suoi alleati.
Fuor di metafora i primi nodi cominciano a venire al pettine in queste assolate e pigre giornate di luglio.
Al di là dell'apecar di Savno che aspira da tombini e caditoie (ben venga, ovviamente), i primi passi di chi governa la città sembrano davvero incerti, oppure, ahinoi, scontati.
In Via Cavallotti c'è il degrado, i residenti sono ormai arcistufi di segnalare la questione, annosa, e il Sindaco dichiara, da quanto si apprende dalla stampa: "Me lo ha segnalato anche la Polizia Locale e convocheremo i proprietari...".
Glielo ha segnalato la Polizia Locale? Ma non aveva annunciato che tutta la Giunta sarebbe scesa per le strade a verificare lo stato della città? Ma soprattutto, mettiamo che fino ad ora fra una bega interna e l'altra non ne abbiano ancora avuto il tempo, il Sindaco vuol farci credere che è la prima volta che si affaccia alla politica locale? Gli rammentiamo, sommessamente, che negli ultimi cinque anni ha presieduto il Consiglio Comunale, non gratis fra le altre cose, e avrebbe dovuto sentir parlare della cosa, magari quando quel povero disgraziato è stato assassinato proprio lì, oppure se avesse partecipato agli incontri nei quartieri della Giunta per cui ha sempre votato a favore senza mai prendere la parola. Per tacere dei quinquenni precedenti.

Oggi apprendiamo anche che per completare l'Amerigo Vespucci ci vorranno almeno altri due anni. Due anni??? Ma come, non era cosa fatta prima della campagna elettorale? Non era cosa già fattissima durante la campagna elettorale? Eravamo noi dell'opposizione a essere i soliti pessimisti, menagrami, bugiardi... Ecco qua, come non detto, con buona pace della risoluzione dei problemi del centro, del commercio, della viabilità, ecc, ecc, ecc.
Una speranza però c'è: l'ex Sindaco Zambon qualche mese fa dichiarò che in settembre (o ottobre, va bene lo stesso) avrebbe chiesto le dimissioni del Sindaco, qualunque esso fosse, se la strada non fosse terminata.
Bene, eccolo servito: si dimetterà dalla Giunta e chiederà le dimissioni di Chies, anche se ha avuto un posto da assessore?
Tutti cadono dalle nuvole, ma oggi il cielo è sereno, a Conegliano non servono né le vispe Terese né le favolette, ma governi seri e responsabili.


martedì 4 luglio 2017

I prati di Attila #AltaCarnia #Europa

Il muggito ancora acerbo di una giovane manzetta si innesta nello scampanio incessante della mandria.
Le mucche, qui, hanno l'aria serena e soddisfatta, sono padrone assolute di questi prati punteggiati di fiori, con ruscelli che scendono tranquilli (non c'è traccia di siccità in questa parte di Alta Carnia).
La mandria, mentre bruca, passeggia e si riposa, non si cura affatto dei nomi altisonanti rievocati sulla strada costruita dagli uomini.
Queste valli e questi dirupi, riscoperti solo da un turismo pertinace nel cercare luoghi dimenticati, paiono oggi lontanissimi dalla Storia, anche se poco distante da qui, pochissimi chilometri in linea d'aria, l'Europa oggi non sa bene cosa fare, come continuare ad esistere.
E dire che basterebbe fare un salto da queste parti per scoprire non solo l'ennesima ferrata dedicata agli alpini del 15-18, ma un'intera strada che ripercorre a ritroso le date della storia, viste dal punto di vista della valle e lasciate forse a monito che tutto passa, ma in fondo rimane, come una strada di montagna che collega, nascosta ai più, due vallate.
Qualcuno, qualche anno fa, ha deciso di scrivere, bianco sul nero dell'asfalto, date, nomi, memoria di quanti hanno salito e disceso queste valli con più o meno sicurezza.
Così, poco più a valle del Passo Cason di Lanza, scopro che il 1000 è l'anno dell'inizio della Repubblica di Venezia (noi sappiamo che era nata molto prima, ma nelle periferie, si sa, le cose si vengono a sapere un po' dopo). Lì però non ci sono malghe e nessuna mucca calpesta allegramente il nome della Serenissima. 
La caduta dell'Impero Romano, invece, è molto vicina alla traiettoria degli amici bovini che, comunque, si attardano con noncuranza sul ricordo di Attila.
Il grande re barbaro è un po' come i Templari e Garibaldi: è passato e si è fermato un po' ovunque, e nessuno è in grado di affermare il contrario.
Qui c'è una grotta, che oggi confina praticamente con l'Austria, dove il capo degli Unni sarebbe entrato nel 452... a fare che cosa, quassù, non si sa.
Fatto sta che mucche e malgari non hanno creduto che dove fosse passato il suo cavallo non sarebbe cresciuta più l'erba: il pascolo qui è tanto e bello grasso, ricotte e formaggi saporiti, i campanacci risuonano nel silenzio delle montagne e dalla cucina sopra la malga esce un profumino che... avrebbe ammansito anche Attila.