Il colle è la mia prospettiva. Le colline non sono mai le stesse, come le attività di chi studia e scrive. Dall'alto lo sguardo spazia e aiuta la fantasia, la ricerca; guardare aiuta a pensare, a mettere insieme le idee, quelle che fanno scrivere per sé o per far leggere agli altri ciò che si produce.

giovedì 29 agosto 2013

Il cucchiaino di plastica

Trovarsi davanti una terrazza nuovissima, almeno cinque metri per sei, ben pavimentata e coperta da un meraviglioso pergolato d'uva.
Attraente, accogliente, deserta alle nove e mezza di un lunedì di agosto. Calabria profonda.
Il cielo è davvero azzurro e le cicale, uguali ovunque, ormai da ore mettono in scena il loro concerto.
Da là in fondo giunge il rumore del martello demolitore di un minuscolo cantiere.
Per il resto tutto tace tranne qualche voce di donna che racconta, forse, ciò che accadeva ma ora non è più.
Due tavolini nella grande terrazza e l'insegna di una marca di gelati mi invitano ad accomodarmi.
Il bar è grande, troppo ampio e il vuoto si avverte, prende il fiato.
Per fortuna una leggera brezza confonde l'effluvio residuo del recente lavaggio con la candeggina.Tutto è pulito, ordinato, vuoto.
E' il posto ideale per stare tranquilla, pensare, magari scrivere qualche appunto.
Leggo la vera sorpresa nello sguardo della proprietaria: chissà, forse in una frazione di secondo si chiede cosa mai potrei volere (chi sono, più o meno, lo ha saputo dalle voci che in un piccolo borgo corrono più veloci di Internet) o scorre mentalmente l'elenco di ciò che potrebbe offrirmi. Oppure nulla di tutto ciò, mi guarda e basta, come qualsiasi barista quando entra un avventore, per di più sconosciuto.
Ordinare un caffé sarebbe troppo semplice, troppo veloce la consumazione. Non lo chiedo.
Potrei optare magari per un caffé con un cornetto ma non mi sono mai piaciuti quelli confezionati, soprattutto al bar mi danno una fastidiosa, miseranda sensazione.
La signora mi guarda dubbiosa e parla con parole incerte: mi rifugio nell'invitante insegna dei gelati... ma non ci sono coppette di quel gelato, solo gelati "normali".
Provo a immaginare fra me e me cosa la signora intenda per normalità dei gelati e perché la coppetta sia qualcosa di speciale, ma con un guizzo la barista mi mostra orgogliosa quattro grandi vaschette: cioccolato, fragola, limone e crema, ammonticchiate alla rinfusa nel frigorifero.
Con quelle potrà confezionare l'agognata coppetta. Wow!
Mi accomodo fuori sorridente e incoraggiata...
- Le va bene se lo metto in un bicchiere?
- Certamente, il bicchiere va benissimo! (Proprio non me la vuol dare, la coppetta...).
Finalmente il mio gelato arriva: un bicchiere per il vino ricolmo di cioccolato e limone.
Con un cucchiaino di plastica.
Quasi quasi ordino un caffé.

Isabella

venerdì 23 agosto 2013

Colleinblog: Frammenti d'Italia in pillole

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lunedì 19 agosto 2013

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