Il colle è la mia prospettiva. Le colline non sono mai le stesse, come le attività di chi studia e scrive. Dall'alto lo sguardo spazia e aiuta la fantasia, la ricerca; guardare aiuta a pensare, a mettere insieme le idee, quelle che fanno scrivere per sé o per far leggere agli altri ciò che si produce.

mercoledì 10 aprile 2013

La società è malata, anche noi possiamo essere medici.

Apro i giornali stamattina e trovo altre notizie tragiche, altre persone si sono tolte la vita qui, in questa città.
Nel giornale on-line appena sotto la tragedia appare l'articolo sull'osteria abusiva sotto le mura della città, aperta senza permessi che, come ovvio e naturale, faceva tutto in nero, pagando nella stessa maniera le persone che ci lavoravano...
I commenti dei lettori a quest'ultima notizia chiedono a gran voce che non si disturbi la simpatica persona che, in "barba" ad ogni legge e regolamento, vendeva crostini, spritz e prosecchi.
C'è un grande stridore fra queste due parti di una stessa comunità: da un lato la disperazione, il buio psicologico, la sensazione di solitudine e dall'altro la prosecuzione sempre più sfacciata di un modo di fare tutto nostrano, composto di individualismo, allegra inosservanza di regole, leggi, norme in nome sempre e comunque di un dio tutto minuscolo ma totalizzante: il denaro. Denaro a fiumi spesso accompagnato dal consumo di cocaina e simili: andate a chiedere a chi lavora in certi locali, a chi conosce tanta gente di questa "Conegliano da bere".
Fondamentale, inoltre, l'evasione sistematica del fisco e la conseguente morale diretta a politici, amministratori, immigrati.
In tutto questo l'impegno quotidiano e costante, unito a quelle che un tempo si chiamavano "spalle grosse" per affrontare le avversità può apparire fuori moda, obsoleto, passato.
Qualcuno investe se stesso nel tour serale dello spritz e del prosecco, altri, molti, inseguono un lavoro che c'è sempre meno al quale hanno affidato ogni significato di sé, tanti purtroppo non riescono a reggere il ritmo imposto e in una società che fonda se stessa sull'apparire, sulle apparenze, che in un delirio continuo di finte informazioni di reti para-socializzanti di post news e tag ci lascia soli.
C'è tanto vuoto in tutto questo, chiamiamolo come ci pare: morale, etico, del comportamento, dei valori. Ci sono morali religiose cui aggrapparsi ma ne esiste un'altra, laica, civile che si fonda su solidarietà, consapevolezza di sé, delle debolezze e dei propri pregi, del fatto che i nostri figli non ci giudicheranno da quante cose sapremo acquistare ma da quali cose sapremo trasmettere.
Ci vuole coraggio, questo è sicuro.
Da un lato la politica deve fare il suo dovere e mettere in atto politiche di risanamento e sviluppo, ridare ai Comuni la possibilità di intervenire pagando i debiti e attivando servizi di aiuto alle persone in difficoltà.
Dall'altro penso che la risposta migliore a quanti oggi si dibattono nell'idea di imitare chi non ce l'ha fatta stia in un cambio di passo generalizzato da parte di tutti. Tutti, nessuno escluso: per troppo tempo qualcuno ha pensato che si potesse delegare ad altri il proprio pensiero, la definizione della scala dei valori. Tutto questo si è dimostrato un tragico imbroglio, che non si risolve, comunque, con un generico "vaffa". L'impegno costa fatica, sudore, ma è l'unica strada seria da imboccare.
Isabella Gianelloni

3 commenti:

  1. Riflessioni interessanti. Temo che il malato sia oramai cronico e che non ci sia più spazio per la cura. Temo inoltre che neanche il medico sia adatto per curare una malattia che non vuole conoscere e per la quale è assolutamente impreparato. Se parli della politica, non escludo la responsabilità di nessuno, per ciò che stiamo vivendo. Nè dei partiti, nè di noi che li abbiamo votati, nè di chi il voto non lo ha dato.
    Possiamo ripartire. Già, ripartire, quindi vuol dire che siamo fermi.
    Solo con l'esempio dato da ciascuno di noi, si può pensare ad un futuro diverso. I "Vaffa" stanno bene e sono meritati. L'errore è quello di non far seguire una pars construens dopo la distruzione e quindi fermarsi solo ad una critica sterile che è tale in quanto finalizzata solo a compiacere a se stessa.
    Domenico

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  2. Ciao Isabella, ci sta venendo meno il cuore, non riusciamo a stupirci più del buono e del bello che c'è... e non riusciamo a riconoscerlo né a giustificarlo.... non siamo a capaci a definire nè il buono nè il bello... ci mancano le parole per definirli... e se non si vede nè il buono nè il bello, vediamo solo ciò che non è buono nè bello.... e ciascuno si difende! costruisce bastioni... per difendersi attacca disprezza accusa emargina si chiude in sè stesso si arrangia... agisce con inganno o prepotenza o di nascosto.... non deve servire una fede per definire il buono ed il bello, basta l'uomo... memoria intelligenza e volontà libera... attenzione alla realtà pensiero ed azione. L'agire politico è buono e bello... occorre amare la politica... il potere è necessario ed è un valore... ma il potere è servizio ed amore... non ce serve un papa venuto dai confini del mondo che si richiama al suo Dio per ricordarcelo... e ciascuno deve amare il potere che sia servizio... e questo deve essere frutto di ragionamento e non di fede... volerci bene rispettarci aiutarsi reciprocamente organizzarci in politica chi di quà chi di là ma con rispetto ammirazione e gratitudine per chi si mette a disposizione, per chi concorre ad organizzare il potere/servizio/valore nella politica in democrazia. E sollecitare Partecipazione da parte di tutti... Mi piacerebbe davvero che riprendessimo le prediche, laiche e non dai pulpiti,come una volta si faceva a scuola, in famiglia, nelle associazioni e nei partiti, ma anche in osteria... tanti incontri multigenerazionali, dove i giovani ascoltavano i vecchi e si interrogavano, prediche per promuovere l'Umanesimo che è filosfia, che è logica, che è pensiero umano... te lo dico da cristiano praticante che agisce anche con fede... in primis con fede nell'uomo, che ha un volto - e ciascun volto è speciale - ed una schiena sempre indistinta che ci rende in fondo (schiena) tutti uguali... guardiamoci in faccia.... cervhiamo e valorizziamo la specialità di ciascuno! Non vedo altro metodo per riportare i valori in primo piano, come obbiettivo di azione di ciascuno con tutti gli altri.
    E' stato un piacere leggerti, Isabella.
    Gigi Bignotti.

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  3. Grazie Gigi, e grazie anche a Domenico. L'obiettivo di queste mie riflessioni è soprattutto spingere gli altri a parlare, a confrontarsi. Fino a quando si parla e ci si confronta c'è la speranza, può nascere la solidarietà, la volontà di condivisione. Questa si chiama società civile. Grazie davvero.
    Isabella

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