Non è facile, di questi tempi, parlare d'amore. Si rischia senz'altro la banalità oppure, nella peggiore delle ipotesi, qualcuno può cadere nella prurigine, nell'ammiccamento, nella volgarità. Forse non lo è mai stato.
Grazie, quindi, a Flavio Caroli, grazie a Pordenonelegge che lo ha invitato. L'arte è maestra, l'arte ci aiuta a comprendere meglio quale sia il pensiero, quello migliore, dell'uomo su quello che il professore ha definito uno dei "fondamentali" della vita. O meglio, in conclusione, il punto di partenza dell'agire dell'uomo. Bellissimo il passaggio iniziale sulla concezione romana, e pompeiana della vita terrena, e carnale, vissuta giorno per giorno, interamente, nell'incognita del domani.
Siamo stati trasportati nelle pieghe della concezione cristiana e nell'interpretazione, spesso libera senza apparirlo, che la pittura ha dato per secoli delle emozioni umane, dell'istinto riproduttivo, del senso di libertà e di angoscia da sempre legati all'amore.
Dalla struggente melancolia del ritratto giorgionesco, con la luce che gioca con i sentimenti del protagonista abbiamo poi vissuto l'intensità dell'estasi di Santa Teresa come ce l'ha consegnata la sconvolgente bellezza della statua di Bernini.
La sensualità della Maja di Goya ci introduce alla concezione contemporanea, ad un erotismo non più nascosto, alla prepotenza delle sensazioni, giù fino a Courbet, Klimt, al grande Picasso col suo amore assoluto e dissoluto, onnivoro ed esaltante.
Un viaggio, quello dell'arte nel mondo dei nostri sentimenti che ci aiuta a comprenderci meglio, a pensare, magari, che dovremmo ripartire da lì, dalle nostre sensazioni primigenie, dall'atteggiamento verso gli altri esseri umani, dalla capacità di mettersi in gioco, forse uno dei più grandi insegnamenti (e sfide) dell'amore.
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