Il colle è la mia prospettiva. Le colline non sono mai le stesse, come le attività di chi studia e scrive. Dall'alto lo sguardo spazia e aiuta la fantasia, la ricerca; guardare aiuta a pensare, a mettere insieme le idee, quelle che fanno scrivere per sé o per far leggere agli altri ciò che si produce.

lunedì 26 settembre 2011

Conegliano alla fine della Serenissima

Conegliano godeva da sempre del favore dato dalla sua felice posizione geografica, che ne aveva favorito lo sviluppo produttivo ed economico e ne aveva fatto il centro più importante del circondario, abbastanza vicina com’è al Piave, ultimo avamposto della pianura prima delle montagne, attraversata dalla Strada Postale del Friuli, transito obbligato per chiunque si recasse da Venezia verso il Friuli, appunto.
Con l’approssimarsi della guerra nei territori della Terraferma veneta, tutte queste favorevoli situazioni si trasformavano d’un tratto in circostanze tremende, con esiti sconvolgenti per una economia e una popolazione tutto sommato molto fragili.
Si è calcolato che fra il 1797 e il 1815 passarono per queste contrade centinaia di migliaia di soldati dei diversi eserciti in guerra, alternativamente austriaci e francesi, financo russi. I paesi posti in luoghi più isolati, e anche il Cenedese, ringraziavano pubblicamente Dio per averli lasciati fuori da tutto ciò che il passaggio continuo di truppe significava. Fra il 1796 e i primi mesi del 1797 Conegliano fu il centro di acquartieramento delle truppe austriache, con il conseguente andirivieni di soldati, cavalli, carri e cannoni.
Quando nel marzo 1797 i Francesi operarono lo sfondamento decisivo nel Coneglianese, all’inseguimento degli Austriaci in fuga transitarono non meno di 40mila francesi, fra i quali il generale Bonaparte, che prese alloggio nella cittadina e di qui ripassò una seconda volta, diretto a Treviso, il 25 ottobre, una settimana dopo la firma del trattato di Campoformido.
Il 18 maggio vennero convocati in San Martino i capi famiglia, nel numero di 211, su istruzione del generale di brigata francese Meyer, per eleggere i 9 membri della Municipalità, nella quale per la prima volta sedevano anche membri di famiglie non nobili.
I 9 eletti furono: Vettor Gera, Pietro Caronelli, Ernesto Montalban, Paolo Buffonelli, Giobatta Binda, Sebastiano Da Frè, Giuseppe Cappelletto, Giovanni Biadene, Antonio Montalban.
Fra questi è da notare il nome di Giuseppe Cappelletto, democratico e giacobino, che sarà confermato nell’amministrazione della cosa pubblica anche dopo l’arrivo degli Austriaci, grazie alle sue indiscusse capacità.
Lo stesso generale Meyer sottoscrisse di suo pugno la nomina, chiarendo anche i compiti della Municipalità.
Essa aveva l’amministrazione della città e dei comuni limitrofi, doveva procurare gli alloggi delle truppe e la loro sussistenza, tenere il registro dei viveri, delle requisizioni del Comandante della Piazza e del Commissario di guerra, la Cancelleria e l’Archivio per i quali si raccomandava di vegliare “attentamente onde niente possa essere distratto”.
L’impiego della forza armata e la giustizia dipendevano direttamente dall’esercito francese.
In realtà la città era considerata in stato d’assedio, e i membri della Municipalità giurarono fedeltà alla Repubblica Francese.
La primavera del 1797 sembrò comunque l’inizio di una nuova era, col cambio, almeno in parte, della classe dirigente e ripresero fiato quelle speranze democratiche che avevano animato molti spiriti prima e dopo la Rivoluzione Francese, anche se occorre osservare che il Coneglianese non era certo luogo di giacobini estremisti, e pur avendo visto vitali circoli intellettuali nella seconda metà del Settecento, gli echi della rivoluzione non vi avevano portato sconvolgimenti eccessivi.
I Municipalisti avevano inviato al generale Meyer una “memoria istorico-ragionata” che raccoglieva i momenti salienti della storia coneglianese, esprimendo fra l’altro l’indipendenza “da sempre” dalla città di Treviso e la sua funzione guida, fino al 1600, nel Cenedese. La fine della sudditanza da Venezia era proclamata come un tentativo di ritorno alle libertà e prerogative di quel tempo andato.
In quei mesi convulsi, ovunque Napoleone si fermasse, ovunque ciò apparisse possibile, tutte le comunità cercavano di far giungere petizioni, richieste, delegazioni più o meno rappresentative. Conegliano, ovviamente, non era altro che un Comune fra i tanti a rivendicare un trattamento di riguardo, destinato, come gli altri, a veder cadere nel vuoto le proprie richieste.

1 commento:

  1. finalmente qualcosa che si può leggere con piacere e con intelletto

    michelangelo

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