Il colle è la mia prospettiva. Le colline non sono mai le stesse, come le attività di chi studia e scrive. Dall'alto lo sguardo spazia e aiuta la fantasia, la ricerca; guardare aiuta a pensare, a mettere insieme le idee, quelle che fanno scrivere per sé o per far leggere agli altri ciò che si produce.

mercoledì 29 giugno 2016

Letteratura e bellezza contro l'orrore. #istanbul #bellezza

Ancora bombe, ancora morti, ancora orrore. Allo sdegno devono seguire politiche attive contro il terrorismo, a noi cittadini la capacità di discernere, capire, aprire la mente verso un mondo che cambia e si evolve.
Difficile dire ancora qualcosa davanti ad altro sangue innocente. Mi sento solo di dedicare a noi tutti qualche riga bellissima di Marcel Proust sulla scrittura e sulla lettura.

 Quanto al libro interiore di segni sconosciuti (segni in rilievo, sembrava, che la mia attenzione, esplorando il mio inconscio, andava a cercare, urtava, aggirava come un palombaro che scandaglia), per la cui lettura nessuno poteva offrirmi l'aiuto di nessuna regola, la lettura stessa consisteva in un atto di creazione dove non c'è alcuno che possa sostituirci e nemmeno collaborare con noi. Quanti, così, tralasciano di scriverlo! Quanti compiti non ci si assume pur di sottrarsi a quello! Ogni avvenimento, fosse l'affare Dreyfus, fosse la guerra, aveva fornito altre scuse agli scrittori per non decifrare quel libro; volevano assicurare il trionfo del diritto, rifare l'unità morale della nazione, non avevano il tempo di pensare alla letteratura. Ma erano solo delle scuse, perché non avevano - o non avevano più - genio, cioè istinto. L'istinto, infatti, detta il compito, e l'intelligenza fornisce i pretesti per eluderlo. Solo che le scuse non fanno parte dell'arte, le intenzioni non vi contano nulla, in ogni momento l'artista deve ascoltare il proprio istinto, e questo fa sì che l'arte sia quel che c'è di più reale, la più austera scuola della vita, e il vero giudizio finale. Quel libro, arduo più di ogni altro da decifrare, è anche il solo che la realtà ci abbia dettato, il solo che sia stato "impresso" in noi dalla realtà medesima. Di qualsiasi idea lasciataci dalla vita si tratti, la sua figura materiale, traccia dell'impressione ch'essa ha prodotta in noi, è comunque il pegno della sua verità necessaria. Le idee formate dall'intelligenza pura non hanno che una verità logica, una verità possibile, la loro elezione è arbitraria. Il libro dai caratteri figurati, non tracciati da noi, è il solo nostro libro. Non che le idee formate da noi non possano essere giuste dal punto di vista logico; ma non sappiamo se sono vere. Slo l'impressione, per misera che ne sembri la materia e ineffabile la traccia, è un criterio di verità, perché lei sola è capace - a patto ch'esso sappia estarne quella verità - di condurlo a una perfezione maggiore e di dargli una gioia pura. L'impressione è per lo scrittore ciò che la sperimentazione è per lo scienziato, con la differenza che nello scienziato il lavoro dell'intelligenza viene prima, nello scrittore dopo. Ciò che non abbiamo dovuto decifrare, chiarire col  nostro sforzo personale, ciò che era già chiaro prima di noi non ci appartiene. Viene da noi solo quanto traiamo dall'oscurità che è in noi ed è ignoto agli altri.

Marcel Proust - Il tempo ritrovato

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