Il colle è la mia prospettiva. Le colline non sono mai le stesse, come le attività di chi studia e scrive. Dall'alto lo sguardo spazia e aiuta la fantasia, la ricerca; guardare aiuta a pensare, a mettere insieme le idee, quelle che fanno scrivere per sé o per far leggere agli altri ciò che si produce.

mercoledì 12 agosto 2015

Creta. Seconda puntata con due soffi vitali. Chi ha visto il Minotauro?

2. Una civiltà antica e misteriosa
Il sole è cocente e l'idea di portarsi un cappello a tesa larga si rivela davvero ottima.
Festòs è a due passi dal mar libico, per arrivarci dalla costa settentrionale abbiamo percorso la strada tortuosa che, una volta abbandonata la "National Road" nei pressi di Rhetymno, si inerpica sulla montagna e costeggia il monte Kédros, propaggine meridionale del mitico Monte Ida, dove Zeus fu protetto dalla furia antropofaga del padre.

Sassi, pietre, qualche sparuta capra e un paesaggio lunare, fino a quando in lontananza si scorgono il mare e la fertile piana di Messarà.
Comincia lo spettacolo e si immagina lo stupore di quell'antico popolo davanti a una distesa in dolce declivio, vicina al mare e protetta dai monti, con un colle che pare messo lì apposta dagli dei per costruire un borgo, un palazzo, una città dove dar vita a qualcosa di nuovo.
Mentre arriviamo a Festòs l'emozione sale, i siti archeologici si annunciano quasi ovunque, in questa vecchia e fascinosa Europa, come oasi di accoglienza, qui ogni altro rumore è sovrastato dall'incessante canto delle cicale.
Quando si dice la macchia e l'anima del mediterraneo: cuori e nomi di innamorati incisi nelle resistenti foglie dei fichi d'India, le cortecce di abete di queste solatìe latitudini!
Se civiltà deriva da città, dalla capacità umana di costruire luoghi di vita comune, l'emozione qui serra la gola: quattromila anni fa questo palazzo disponeva di strade, magazzini, luoghi per le abluzioni, stanze decorate con marmi, un teatro dove mettere in scena sogni, idee, miti, segni del potere. Le giare di diverse dimensioni raccontano del modo di conservare e trasportare beni preziosi.
Ci aggiriamo in un luogo tenuto con religioso rispetto (si vede che la Grecia tiene al proprio passato, e fa bene, investe in cultura e fa ancora meglio) pensando che stiamo calpestando pietre tagliate e assemblate con assoluta maestria, che costeggiamo muri a secco ancora in piedi dopo millenni, che camminiamo dove uomini hanno vissuto i primordi di una storia che è poi diventata anche nostra.
Riconosciamo subito, ad un lato del cortile principale del palazzo, la gradinata di quello che è di sicuro uno dei teatri, o luoghi di rappresentazione, più antichi del nostro mondo. E l'emozione diventa palpabile.
In un luogo così sacro si sente una babele di lingue, di turisti curiosi e a volte stupiti, chi ignaro del tutto e chi con gli occhi pieni di emozione. Gli italiani fanno gruppo a sé: ne incontriamo un gruppetto, ci guardiamo e quasi all'unisono ci viene da dire che anche noi, stavolta, abituati alla nostra grandiosa storia archeologica, dobbiamo toglierci il cappello di fronte a tutto questo. Orgogliosamente scopriamo che quel gruppetto di giovani archeologi (e archeologhe) intenti a scavare e repertare è composto di italiani...
Un progetto delle Università di Venezia, Trieste e Catania sta lavorando intorno al significato del "disco di Festo", scavano nella parte alta del sito e giù, ai piedi di un'antichissima strada.... Auguri e buon lavoro, ragazzi!

3. Alla corte di Minosse (nessuna traccia del filo di Arianna).
Sempre di civiltà minoica si tratta, ma qui il discorso è diverso: se Festòs è nota a molti, chi non ha mai sentito le parole dedalo, labirinto, minotauro? Da Iraklio è fin troppo facile giungere a Cnosso.
Vale la pena di lasciare l'auto nell'incredibile parcheggio sotto gli ulivi gestito da Vassili e la sua "banda" di parcheggiatori - ammaliatori - venditori: ci vedono da lontano e in un italiano stentato ma sicuro ci assicurano che il parcheggio, per noi, è gratis, basterà poi consumare qualcosa nell'annesso bar-ristorante. W l'Italia, ci dice Vassili, e con grandi sorrisi ci invita ad entrare nel sito e poi rifocillarci da lui al ritorno (ovviamente sa dire la stessa cosa in ogni lingua, ma è bello pensare che sia vero "italiani-greci una faccia una razza").
Si vede che questo è davvero un luogo famoso quanto il Colosseo: lo testimoniano le decine di negozietti di chincaglierie, cartoline, gadget, il numero di guide all'ingresso, pronte a far visitare in ogni lingua anche gli angoli più nascosti del palazzo (che non esistono, ma qui il confine fra realtà e leggenda è molto labile).
Minosse, grazie all'architetto Dèdalo, riuscì a farsi un palazzo con 1400 stanze, con un cortile di 50x30 metri e la cui struttura è stata in parte ricostruita grazie agli studi di Sir Arthur Evans.
Qui tutto è grandioso e spettacolare, il colore delle colonne fa immaginare la bellezza di un luogo che davvero non aveva eguali. Anche qui decine di locali che erano adibiti a magazzino, giare e anfore, laboratori artigianali, resti di torri di sorveglianza.

Anche qui, come a Festòs, nulla era lasciato al caso e i canali di scolo delle acque piovane (poche) e reflue mantenevano il decoro e la pulizia del luogo.
Un papà, spiegando ai figli cosa stanno calpestando, insegnando loro il rispetto per la storia, fa notare come nei castelli della Loira non esistessero fognature, mentre qui, quattromila anni fa...
Il grande caldo e la suggestione ci suggeriscono di sostare sotto un boschetto di ulivi e siamo fortunati: una guida sta raccontando in italiano la storia di Zeus ed Europa, di Dedalo, del Minotauro, di Teseo e di Arianna.
Il racconto è insieme favola e metafora dell'evoluzione e della conquista greca, la voce della guida è dolce e melodiosa, la sua pronuncia altalenante è davvero un po' cantata e le cicale, incuranti della suggestione, la costringono a fermarsi più volte col loro baccano. Quando ce ne andiamo rimane forte la voglia di sentire ancora raccontare il mito, leggenda che parla oggi con la stessa potenza di ieri, che lascia nel profondo l'idea di essere fortunati: siamo figli del Meditarraneo e delle sue incredibili storie.
Però non poteva mancare un gatto steso all'ombra e incurante di tutto...





 CONTINUA..... ARRIVEDERCI ALLA TERZA PUNTATA
4. Venezia (a proposito di gatti).
Creta galleggia nel Mediterraneo, in mezzo ad un mare "nostrum", ma che ciascuna potenza ha sempre considerato, tutto sommato, "suo".

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